Bologna, 19 novembre 2023, ore 15: “Fino all’ultimo mistero”. La Certosa e i suoi lati inediti. Aneddoti e vicende storiche, collegati al mondo dell’esoterismo e dell’arcano…

ultimo_mistero_certosa2023A Bologna, nessun luogo è come il Cimitero Monumentale. Un museo a cielo aperto, il quale raccoglie in sé una moltitudine di storie, un repertorio straordinario di arte funeraria che ancora oggi possiamo ammirare e vicende storiche, collegate al mondo dell’esoterismo e dell’arcano…

21951002_10155499816878382_6050657294576888926_oIn un passato non troppo antico, divenne un luogo dove passeggiare la domenica per scoprire le novità artistiche del momento e la meta imprescindibile per visitatori come Lord Byron e Charles Dickens, trasformandosi nel repertorio straordinario di arte funeraria, famoso in tutta Europa.

Si passa dalle tombe del primo Ottocento, quasi prive di simboli religiosi, a sepolture eccentriche in stile Retour d’Egypte, passando per il Liberty, fino a sepolture ove non mancano aspetti esoterici e massonici…

edfIl cimitero della Certosa di Bologna venne fondato nel 1801 riutilizzando le strutture del convento certosino edificato a partire dal 1334 e soppresso nel 1796. La chiesa di san Girolamo è testimonianza intatta della ricchezza perduta del convento. Alle pareti spicca il grande ciclo di dipinti dedicati alla vita di Cristo, realizzato dai principali pittori bolognesi della metà del XVII secolo. Fulcro del cimitero è il Chiostro Terzo, riflesso fedele della cultura neoclassica locale dove, alle iniziali tombe dipinte, si sostituirono poi opere in stucco e scagliola e – a partire dalla metà dell’Ottocento – in marmo e bronzo. Il complesso nel corso dei secoli è il risultato di una articolata stratificazione di logge, chiostri ed edifici che vanno dal XV secolo ad oggi, che man mano assumono caratteri di progressivaIMG20220626165312 ampiezza e monumentalità. All’interno si conserva un vastissimo patrimonio di pitture e sculture realizzate da quasi tutti gli artisti bolognesi attivi nel XIX e XX secolo, testimonianza delle complesse vicende artistiche, storiche e intellettuali di Bologna, cui si sono aggiunte in anni recenti alcuni interventi di artisti contemporanei. Notevoli le presenze artistiche ottocentesche ‘forestiere’, vero banco di confronto e stimolo per gli artisti locali.

IMG20220626170223Nel cimitero sono ospitate alcune figure importanti per la storia locale e nazionale, tra cui lo statista Marco Minghetti; i pittori Giorgio Morandi e Bruno Saetti; il premio Nobel per la letteratura Giosue Carducci e lo scrittore Riccardo Bacchelli; il cantante d’opera Carlo Broschi detto Farinelli, il compositore Ottorino Respighi e il cantante Lucio Dalla; il generale Giuseppe Grabinski e il primo ministro Taddeo Matuszevic, polacchi; i fondatori delle aziende Maserati, Ducati e Weber e della casa editrice Zanichelli. La Certosa è stata perIMG20220918105456 tutto l’Ottocento meta privilegiata del visitatore a Bologna. Lord Byron, Jules Janin, Charles Dickens e Theodor Mommsen hanno lasciato traccia scritta della loro passeggiata nel cimitero.

Dal 2021 la Certosa di Bologna è Patrimonio dell’Umanità UNESCO nell’ambito del progetto “Portici di Bologna”.

279016556_10159668925043382_6800754597701384473_n Il cimitero fu inaugurato con l’intenzione di farne il luogo dove esaltare il contributo deiIMG20230506154119 cittadini rispetto alle glorieIl cimitero comunale fu istituito nel 1801 riutilizzando le preesistenti strutture della Certosa di San Girolamo di Casara, fondata a metà del Trecento, soppressa nel 1797 da Napoleone, e di cui è sopravvissuta la Chiesa di San Girolamo. La forte passione della nobiltà e della borghesia per la costruzione dei sepolcri familiari trasformò la Certosa in un vero e proprio “museo all’aria aperta”, tappa del grand tour italiano: la visitarono Chateaubriand, Byron, Dickens, Mommsen, Stendhal. In particolare il Chiostro Terzo (o della Cappella) è un ciclo notevole di ispirazione neoclassica e simbologia illuministica; uniche forse nel mondo sono le tombe dipinte a tempera e quelle realizzate in stucco e scagliola. Il cimitero ha subito un forte ampliamento dagli anni cinquanta in poi. Nel 2007 la sala del Pantheon, dagli anni novanta del Novecento già destinata ai riti laici, diventa una sala del Commiato per chiunque intenda usufruire di un periodo di raccoglimento prima del rito; il nuovo allestimento è ad opera dell’artista Flavio Favelli. La chiesa, non parrocchiale, è da diversi anni gestita dalla comunità dei passionisti.

IMG20230326154354Un ruolo decisivo nel fascino che distingue la Certosa di Bologna dagli altri cimiteri monumentali europei deriva dalla complessa articolazione degli spazi. Dall’originario nucleo conventuale si diramano logge, sale e porticati che ricreano scorci e ambienti che rimandano alla città dei “vivi”. Anche il porticato ad archi, presente all’entrata est del cimitero, che si congiunge (salvo una brevissima soluzione di continuità) con quello che conduce al santuario della Madonna di San Luca posta sul colle della Guardia, vuole significare una continuità fra la necropoli e la città dei vivi.


L’evento, che si terrà domenica, 19 novembre 2023 (con punto di ritrovo sotto al portico, a ridosso della chiesa di San Girolamo, ingresso da viale Gandhi), partirà alle 15, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle 17. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della visita guidata (con accoglienza + guida turistica + radio guide):  22,00.
Sconto di € 2,00 per gli over 60.
Consigliate, scarpe comode.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.

Casalecchio di Reno (BO), 18 novembre 2023, ore 11: La Chiusa e i suoi misteri. Apertura, in esclusiva, della più antica opera di meccanica idraulica del mondo, ancora oggi utilizzata…

chiusa_casalecchio_2022La visita vi darà la possibilità di esplorare un sito normalmente non accessibile al pubblico, la cui storia attraversa i secoli…

Quando parliamo della Chiusa di Casalecchio di Reno, non stiamo parlando di una normale opera di ingegneria idraulica, come ne possiamo trovare tante nel nostro paese, ma della più antica opera di meccanica idraulica del mondo, ancora oggi utilizzata in maniera continua ed ininterrotta…

La Chiusa di Casalecchio è uno sbarramento artificiale realizzato a metà del XIV secolo lungo il corso del fiume Reno che consente di derivare una parte delle acque del fiume per sfruttarle artificialmente attraverso un canale eponimo (il canale di Reno), il quale ha contribuito in larga parte alle fortune economiche e alla difesa idraulica della città di Bologna dal medioevo fino ai giorni nostri.

Nell’antichità questo sbarramento e deviazione del fiume Reno fece le fortune della città di Bologna prima e dell’agricoltura poi, fornendo alla città e alla campagna sia una inesauribile fonte energetica, sia  una buona quantità d’acqua per l’irrigazione dei campi. Ma facciamo un passo indietro. La Chiusa di Casalecchio di Reno anticamente aveva una doppia funzione, serviva infatti sia come regolazione delle bizzarre e capricciose acque del fiume, spesso soggetto a piene improvvise e repentine secche, sia come opera idraulica che piegava il corso d’acqua agli usi della città di Bologna. Un canale infatti deviava parte della portata del Reno nella città felsinea che tra salti d’acqua, porti e canalizzazioni, era riuscita nel tempo a sfruttare la forza dell’acqua per azionare i marchingegni e gli argani idraulici degli opifici cittadini. A cavallo del Medioevo, quindi, Bologna poteva assomigliare ad una piccola Venezia, piena di canalizzazioni (pare fossero circa 86) che riuscivano a portare l’acqua del canale proveniente dal Reno in molte delle vie cittadine. Le prime testimonianze della realizzazione dell’opera sono datate intorno all’anno Mille. A quel tempo Bologna già sfruttava in parte l’acqua proveniente da alcuni rii cittadini, ma i commerci e la navigazione avevano bisogno per svilupparsi di un flusso d’acqua  costante, che fosse in grado con la sua portata di azionare i pesanti argani e mulini delle industrie cittadine. Fu così deciso di intraprendere questa imponente opera di deviazione del fiume attraverso un minuzioso piano di organizzazione delle risorse idriche che farebbe invidia ancora oggi per la precisione e dovizia con cui venivano sfruttate le preziose acque del Reno.

Nel tempo i canali bolognesi e la Chiusa di Casalecchio vennero spesso ristrutturati e ammodernati, o semplicemente riparati a causa di qualche piena del fiume, tanto che oggi si può affermare che il sistema idraulico bolognese è stato un millenario “lavori in corso” in cui l’uomo e la natura si sono fronteggiati in una lotta acerrima: l’uomo cercando di “educare” ai propri scopi la forza del fiume, mentre la Natura riprendendosi, ogni volta che poteva, il terreno sottrattole.
Nel tempo quindi questa imponente opera di ingegneria si è arricchita e migliorata, ha subito danni e distruzioni catastrofiche, ma non ha mai smesso di essere quella cerniera che ha sempre collegato la città di Bologna all’ambiente circostante, rendendola dipendente da questo.

Oggi la chiusa è visitabile ed è inserita all’interno di un area naturale molto vasta, tanto che molti abitanti della zona la sfruttano d’estate come luogo di relax, di pesca o per qualche bagno refrigerante. A dire il vero i popolani locali hanno sempre avuto l’abitudine di nuotare sia nel Reno, che nei canali bolognesi, cosa che ha suscitato spesso le ire delle autorità cittadine per lo scarso rispetto dei costumi morali della popolazione.

218403745_10159151868963382_4292190569817895644_nPer questa sua estrema importanza nel sistema economico della zona sulla Chiusa del Reno sono cresciuti miti e leggende, come il mito di un fantasma di colore rosso che si aggirerebbe tra i ballatoi durante la notte o come la leggenda di un tesoro nascosto in uno degli innumerevoli e millenari interventi di riparazione. In un epoca in cui non esistevano le energie fossili, la Chiusa sul Reno di Casalecchio, quindi, fu e rimane tutt’ora uno strumento di produzione energetica e uno strumento cui l’antica cittadinanza della zona intese il suo rapporto con il territorio, un mezzo per uno sviluppo economico più celere e una importante opera di regolazione dell’igiene pubblica. Visitare la chiusa oggi è allora un modo per apprezzare l’ingegneria umana, ma soprattutto è un modo per affrontare, valutare e riflettere sul rapporto tra l’uomo, l’ambiente e sulla cura e manutenzione di questo, come unico mezzo per controllare le forze naturali e piegarle al servizio umano nel modo più armonioso e sostenibile possibile.

20170301_155330La Chiusa e le opere idrauliche ad essa collegate sono espressione di una tecnologia paleoindustriale di grande impatto monumentale e paesaggistico e vanno considerate come uno dei siti di “archeologia delle acque” più interessanti e significativi d’Europa. Nel 2000 il sito ha ottenuto il riconoscimento UNESCO di “Patrimonio messaggero di una cultura di pace a favore dei giovani”. La visita vi darà la possibilità di esplorare un sito storico-tecnico normalmente non accessibile al pubblico, la cui storia attraversa i secoli dal Duecento fino ad oggi. Sospesi tra il fiume e il canale e circondati dal paesaggio del Parco della Chiusa, percorrerete il camminamento costruito nel XVI secolo, il cui progetto è stato attribuito Copertina_Foto di Paolo Cortesi 3al genio di Jacopo Barozzi, detto il Vignola, forse l’architetto più noto e più rappresentativo del tardo Rinascimento. Ammirerete la monumentale opera idraulica, il cui scivolo è lungo m 160 e largo m 35, con un dislivello di m 8, e scoprirete l’importanza funzionale ancora attuale della Chiusa, le cui conservazione e manutenzione sono curate dall’antico Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno.

Il sito è un luogo d’interesse storico, tecnico e paesaggistico, riuniti in un’unica passeggiata guidata da personale del Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno.

Consigliate scarpe comode. I bambini piccoli devono, obbligatoriamente, essere tenuti per mano.


L’evento, che si terrà sabato, 18 novembre 2023 (con punto di ritrovo davanti all’ingresso principale, via Porrettana n. 187, Casalecchio di Reno – Bologna), partirà alle ore 11, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora e mezza. 

Costo della visita guidata (con ingresso esclusivo + guida turistica + radio guide):  25,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 14 ottobre 2023, ore 11 e 14: Esplorazioni urbane. Alla scoperta delle vie d’acqua, con straordinaria discesa nel canale di Reno, in secca manutentiva, annuale, con caschetto e stivaloni, in sotterranea…

esplorazioniurbane_BOLOGNA_2023Alla scoperta delle vie d’acqua, con straordinaria discesa, partendo dal Guazzatoio. per guadare il Canale di Reno, in secca manutentiva, annuale, con stivali e caschetto, alla scoperta della storia che scorre sotto la città…

Il Canale di Reno (ciò che, solitamente, potete ammirare dalla finestrella di via Piella e da via Malcontenti, una volta l’anno, è in secca, per via della relativa manutenzione ordinaria. E sarà proprio in quella occasione che lo percorreremo a piedi, con casco e stivaloni, in un’occasione senza precedenti…

IMG20221022120557Bologna nasconde un complesso reticolo di circa 60 km di vie d’acqua, soltanto in parte visibile. Fin dal XII secolo, la città si dota di un sistema idraulico artificiale, composto da chiuse, canali e condutture sotterranee che distribuivano l’acqua, utilizzata, prevalentemente come fonte di energia per le attività produttive. Sotto Bologna esisteIMG20221022113119 una piccola Venezia, una fittissima ragnatela di canali e di torrenti con gli approdi, le chiuse e le antiche vestigia del sistema idraulico che nel passato favorì lo sviluppo dei traffici e dei trasporti fino al Po e, di qui, all’Adriatico e a Venezia…

Ogni anno inizia, con l’abbassamento della paratìa alla Chiusa di Casalecchio, l’operazione “secca manutentiva” del Canale di Reno. Per circa un mese i corsi d’acqua alimentati dal Reno che irrorano la città verranno asciugati.

Tecnicamente, il Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno interrompe l’alimentazione dell’antica via d’acqua della città di Bologna, al fine di poter avviare i lavori di manutenzione utili per far fronte alla necessità determinata dalle piogge e nevicate del periodo invernale. Sfalcio del verde, sistemazione degli argini, manutenzione edile e verifica degli impianti di regolazione. Fondamentali attività che, al verificarsi di piene, potrebbero creare danni al territorio. La secca durerà fino a metà novembre, circa.

Durante la “secca’, per proteggere e salvaguardare il patrimonio naturale, i pesci rimasti intrappolati dall’improvvisa assenza di acqua verranno prelevati e portati nell’alveo del Reno. Per quattro settimane le squadre di manutenzione saranno all’opera e ai cittadini si offrirà uno sguardo inconsueto sui canali.

248398969_10159339651143382_6406376243131544862_nCANALE DELLE MOLINE: APERTURA ESCLUSIVA DEL GUAZZATOIO, DURANTE LA SECCA MANUTENTIVA, CON STIVALI E CASCHETTO (UNA PARTE DEL TOUR SARA’ SOTTERRANEA)
Ogni anno, per circa tre settimane, viene eseguita la secca manutentiva” del sistema dei canali cittadini, ovv248766430_10159339649993382_5416483848812937453_nero, l’interruzione dell’alimentazione delle antiche vie d’acqua della città di Bologna per poter realizzare i lavori di manutenzione. Con la mancanza d’acqua nel Canale di Renovi porteremo a percorrere il suo letto, a piedi, con caschetto e stivaloni (non forniti), passando sotto a ponti e vie inaccessibili, assolutamente chiuse al pubblico, nel tratto che parte da via Malcontenti e arriva a ridosso della “Pioggia”.


L’evento, che si terrà sabato, 14 ottobre 2023 (con punto di ritrovo presso il Guazzatoio, via Augusto Righi n. 1, Bologna), partirà alle ore 11 e alle ore 14, con la responsabile didattica di Canali di Bologna e si concluderà dopo un’ora e trenta. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (con accoglienza + guida turistica + radio guide + INGRESSO STRAORDINARIO NEL CANALE DELLE MOLINE, DA VIA MALCONTENTI A VIA OBERDAN, CON CASCHETTO, FORNITO):  32,00.
Sconto di € 2,00 per i ragazzi e per gli over 60.

OBBLIGATORI: STIVALI DI GOMMA O SCARPE DA TREKKEING, ALTE, NON FORNITI.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.

Bologna, 18 novembre 2023, ore 15:30: Acque nascoste in città. Alla ricerca di canali e condutture sotterranee, con straordinaria discesa nel Guazzatoio…

acquenascoste_BOLOGNAAlla scoperta di una fittissima ragnatela di canali e torrenti, che nel passato favorì lo sviluppo dei traffici e dei trasporti fino al Po…

Bologna nasconde un complesso reticolo di circa 60 km di vie d’acqua, soltanto in parte visibile. Fin dal XII secolo la città si dota di un sistema idraulico artificiale composto da chiuse, canali e condutture sotterranee che distribuivano l’acqua, utilizzata prevalentemente come fonte di energia per le attività produttive.


Forse non lo sapevate, ma sotto Bologna esiste una piccola Venezia. La città felsinea nasconde sotto le proprie strade una fittissima ragnatela di canali e di torrenti con gli approdi, le chiuse e le antiche vestigia del sistema idraulico che nel passato favorì lo sviluppo dei traffici e dei trasporti fino al Po e, di qui, all’Adriatico e a Venezia…

canale-reno-bologna-wellness-delle-acque-la-grada-700x400CANALE DI RENO: GRADA…
In seguito ad accordi con alcuni privati, nel 1208 il Comune di Bologna fece costruire una nuova chiusa sul fiume Reno a Casalecchio e un canale che entrava in città alla Grada. Il nome si riferisce alle due grate di ferro, tuttora visibili, usate per fermare i rami e le frasche trasportate dalla corrente e per impedire introduzioni clandestine di merci e di persone all’interno della cinta muraria. Il canale di Reno alimentava diverse lavorazioni.

bologna-wellness-delle-acque-lavandaia-nuda-700x400MONUMENTO ALLA LAVANDAIA…
All’incrocio tra via della Grada e via San Felice una statua (a dire il vero molto controversa data l’immagine alquanto succinta e non ritenuta rispettosa) ricorda per sempre il lavoro durissimo della lavandaie di Bologna.

cavaticcioCANALE NAVILE: CAVATICCIO…
All’incrocio fra le attuali vie Riva di Reno e Marconi si dirama il Cavaticcio, realizzato riutilizzando, verosimilmente, l’antico corso del Rio Vallescura che scaturiva dai rilievi collinari fra le porte San Mamolo e Saragozza. Il Cavaticcio alimentava il canale navigabile, chiamato Navile. Lungo il primo tratto del Cavaticcio, caratterizzato da una notevole pendenza, erano distribuite alcune cartiere e segherie per legname, la prima delle quali fu edificata nel 1347.

bologna_salara_arcigayCANALE NAVILE: EX AREA PORTUALE…
Dalla metà del XVI secolo questa area era occupata dal porto cittadino, progettato da Iacopo Barozzi detto il Vignola. Qui iniziava il canale Navile che, alimentato dal Cavaticcio, consentiva di navigare fino a Ferrara e Venezia. L’area portuale era dotata di diverse infrastrutture, fra le quali la settecentesca Salara, ancora visibile sulla destra, utilizzata per il deposito del sale. Con l’abbandono dei trasporti via acqua il complesso portuale venne completamente disattivato fra il 1934 e il 1935.

14736811090_cea3f5d0fe_bCANALE DI RENO: APERTURA ESCLUSIVA DEL GUAZZATOIO (CON DISCESA A RIDOSSO DEL CANALE RENO)…
Lo scivolo scendeva a un guazzatoio destinato all’abbeveraggio e al lavaggio degli equini e dei bovini, realizzato nel canale di Reno nel 1219, anno in cui venne aperta la piazza del Mercato (attuale piazza VIII Agosto).

canale delle moline a bologna CANALE DI RENO: VIA PIELLA, AFFACCIO SUL CANALE…
Scampato alle coperture attuate fra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento, questo tratto di canale fungeva da fossato difensivo della seconda cerchia muraria, edificata nell’XI secolo. In passato il canale era fornito di lavatoi privati a ponte levatoio, costituiti da tavolati di legno sospesi sul livello dell’acqua, e di botti e vasche in cui si calavano le lavandaie per lavare i panni senza bagnarsi.


L’evento, che si terrà sabato, 18 novembre 2023 (con punto di ritrovo, in via della Grada n. 12, Bologna), partirà alle ore 15:30, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà intorno alle 17:30. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (che comprende: ingresso esclusivo al Guazzatoio, meravigliosa location, a ridosso del canale Reno, guida turistica e radio guide):  25,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

Consigliate scarpe comode.

Il tour è a numero chiuso.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 12 novembre 2023, ore 10: Il labirinto sotterraneo. “Villa Benni” e il suo rifugio antiaereo, a 15 metri nel sottosuolo…

villabenni_2022Alle porte della citta delle Due Torri, è situata “Villa Benni”. Un luogo d’incanto, per il suo parco, la villa e il rifugio antiaereo, sotterraneo…

IMG20221013101754Sede del comando tedesco, durante la seconda guerra mondiale e in stile Liberty, “Villa Benni” fu costruita per volontà di Alfredo Benni, già facoltosoIMG20221013095642 proprietario terriero, nella zona del budriese. A cinque minuti di cammino dal centro di Bologna, conta due ettari e mezzo di verde e un curioso camino rasoterra, che è il primo indizio del rifugio antiaereo, voluto proprio dagli ufficiali nazisti per assicurarsi la massima protezione, in caso di attacco.


IMG20221013101843Cinquantadue scalini (25 metri di lunghezza, totale) portano a una fitta rete di undici gallerie a circa quindici metri sotto il livello del suolo. Manodopera italiana, con una grande quantità di stanze a forme variegate, con numerose funzioni (centrale radio, magazzino delleIMG20221013102112 armi, magazzino viveri, magazzino abbigliamento), assicurava una grande protezione antiaerea, agli ufficiali. Il cunicolo di accesso doveva sempre restare libero, poiché l’aria era fondamentale all’interno delle gallerie. Due ingressi: uno vicino all’accesso principale della villa, IMG20221013102209l’altro, sul retro, con muro anti soffio e un bellissimo arco antiurto, che serviva a spezzare un’eventuale onda d’urto di un ordigno esploso. L’impianto elettrico è originale. Si nota, all’interno del parco, l’affascinante presenza diIMG20221013103419

 una “garitta”, costruita per il riparo della sentinella, posta all’entrata secondaria che evoca ingressi di rumorose jeep militari e auto di rappresentanza… 

277535993_444883207434655_2223264304133196438_nAnche se sembra impossibile che un’abitazione a cinque minuti di cammino dal centro di Bologna possa essere circondata da un vero e proprio parco, sarebbe riduttivo definire quello che sta intorno a “Villa Benni”, semplicemente un giardino. Due ettari e mezzo di verde abbracciano la costruzione, con piante tipiche del sottobosco, felci, ciclamini primaverili e invernali e, in un angolo, un curioso caminoIMG20221013095507 rasoterra, che è il primo indizio dell’esistenza del rifugio antiaereo costruito dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Tuie secolari, tigli, Calicantus estivi – quelli che profumano d’aceto e mela – faggi, lecci, ippocampi, cedri del libano, un sorbo, un fico, un albero di rusticani e un’infinita varietà di altre piante costeggiano, scavalcano e si allontanano dal viale che corre – o sarebbe meglio dire, cammina – intorno alla villa, toccando, come ideali tappe di un percorso a metà strada tra la botanica e la storia, le testimonianze di un’epoca bellica che per un certo lasso di tempo è riuscita a colonizzare anche questo angolo sublime alle porte della città delle Due Torri. Villa che è stata IMG_8354-300x200sede del comando tedesco, durante la seconda guerra mondiale. Una villa in stile Liberty, ricca di stile e di bellezze. Situata davanti alla Madonna Grassa che è una statua settecentesca dello scultore Ferreri, ed è una delle stazioni della processione della Madonna di San Luca (è la prima stazione). Via Saragozza è dal 1900 un luogo prestigioso per costruire la propria residenza. La villa è stata costruita nel 1927, per volontà di Alfredo Benni (nasce a Vedrana di Budrio ed era proprietario della tenuta di Mezzolara, proprietà dell’ultima vedova di Napoleone III) che è stato sicuramente uno dei più importanti imprenditori agricoli della prima metà del novecento, nella nostra Regione. Prima di “Villa Benni”, c’erano già degli edifici ed erano casini di caccia, di famiglie bolognesi (sin dal 1400, primi insediamenti). Il progetto è di Bruno Orsoni, architetto molto notoIMG20221013100900 negli anni ’20 a Bologna. Costruita in un periodo post bellico, è un’espressione dell’atmosfera che si viveva a quei tempi (molto agiata). Questa villa ha vissuto un momento cupo, durante il periodo bellico.

La seconda guerra mondiale ha lasciato traccia del suo passaggio in uno dei rifugi meglio conservati della città, costruito in maniera magistrale. È ottimamente conservato. LaIMG20221013100950 particolarità di “Villa Benni” è che è rimasta cristallizzata al 1920. Tutto, anche nell’arredamento, è rimasto collegato a quell’epoca. Anche i radiatori sono rimasti risalenti all’epoca. L’ingresso è molto arioso e ricorda le planimetrie delle ville cinquecentesche bolognesi. La villa ha l’ottagono in ogni suo arredo, come simbolo di vita eterna nel cristianesimo. Questo tipo di simbologia, un tempo, era molto forte. Chi poteva permetterselo cercava di utilizzarli nella propria residenza. La villa è stata voluta per il figlio Aureliano e per la moglie a cui Alfredo era legato. Un simbolo di eternità della famiglia, della sua stirpe. Il parco arriva a noi come è stato pensato nel 1927, escluse le tuie, plurisecolari, che erano già presenti. Moltissima vegetazione, veramente straordinaria, è presente al suo interno. Da un angolo non troppo visibile, al lato dello scalone principale, un piccolo e mimetizzato cancello costituisce l’accesso al rifugio antiaereo, costruito dai nazisti durante la IMG20221013102230seconda guerra mondiale, quando i tedeschi requisirono “Villa Benni” per farne l’Alto Comando a Bologna. Cinquantadue scalini (25 metri di lunghezza, totale) portano a una fitta rete di undici gallerie a circa quindici metri sotto il livello del suolo. L’impianto elettrico è originale. Costruito con manodopera italiana e voluto dai tedeschi. Una grande quantità di stanze a forme variegate, per costituire una forte protezione antiaerea, quindi, portare, agli ufficiali, la massima protezione, possibile. Il cunicolo di accesso doveva essere sempre libero, poiché l’aria era fondamentaleIMG20221013101705 all’interno delle gallerie. Tutto il sistema ha un’ottima ventilazione naturale.

Sono presenti due ingressi (vicino all’ingresso principale della villa, sede degli ufficiali e sul retro, con un bellissimo arco e muro anti soffio, centrale, che doveva spezzare un’eventuale onda d’urto di un ordigno esploso). Le numerose stanze avevano tantissime funzioni: centrale radio, magazzino delle armi, magazzino viveri, abbigliamento e una sorta di sistema molto rudimentale di riscaldamento e ventilazione. C’era anche una “riservetta”, una stanza riservata alle munizioni. Il rifugio è davvero molto grandeIMG20221013101713 e poteva contenere 150/200 persone. Arrivava anche qualche civile, a difendersi dagli attacchi aerei. Una volta, questa zona, si prestava alla costruzione di rifugi in galleria. Per questo, da Porta Saragozza, fino al Meloncello, ne sussistevano dieci. Molto grande l’arco antiurto. Il rifugio non venne mai colpito, fortunatamente. Dalla villaIMG20221013101322 sono passati i tedeschi, gli inglesi, gli americani e, infine, anche gli italiani. C’è un cratere, una grande voragine, all’interno del parco (terreno), dove doveva sorgere una potentissima stazione radio. Gli inglesi la vollero trasformare in una struttura antiatomica, ma non fu mai terminata, fino alla fine del conflitto. È presente anche una “garitta”, costruita per il riparo della sentinella, posta all’entrata secondaria del parco, che evoca ingressi di rumorose jeep militari e auto di rappresentanza a quella che era la sede prescelta per ospitare il comando nazista a Bologna.


L’evento, che si terrà domenica, 12 novembre 2023 (con punto d’incontro davanti all’ingresso principale di Villa Benni, via Saragozza n. 210), partirà alle 10, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora e venti, circa. 

Costo della visita guidata 25,00.
Sconto di € 2,00 per gli over 60.
Consigliate, scarpe comode.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.

Bologna, 22 ottobre 2023, ore 10, 11, 12 e 13 (durata: un’ora, 15° costanti; UNICO SITO SOTTERRANEO, PRESENTE A BOLOGNA): “Tunnel misteriosi nel sottosuolo”. Visita agli antichi condotti idrici, sotterranei, realizzati per alimentare la fontana del Nettuno e l’orto di Sala Borsa…

Nel sottosuolo di Bologna ci sono luoghi sotterranei, sconosciuti, che raccontano una parte dell’antica città sull’acqua…

bagni_di_mario_2021“Tunnel misteriosi nel sottosuolo” è un viaggio. Un viaggio nella Bologna rinascimentale. Una cisterna, ricca di cunicoli e condotti, sotterranei, denominati “Conserva di Valverde”, che furono realizzati per alimentare la fontana del Nettuno e l’orto dei Semplici (attuale Sala Borsa).

Un tour davvero singolare, dove sono situate vasche originariamente destinate a raccogliere l’acqua proveniente da quattro condotti che si inoltrano nella collina di Valverde e che si utilizzavano per raccogliere le acque cittadine.

65038093_10157035899093382_1559603501074481152_nConserva di Valverde…
La Conserva di Valverde, che si suppose luogo per uso termale quando venne scoperta, nel XX secolo, in realtà non ha mai avuto attinenza con quell’uso. Cisterna di epoca rinascimentale (1563) eseguita da Tommaso Laureti, architetto palermitano, fu realizzata per alimentare la fontana del Nettuno e altre particolarità idrauliche come l’orto dei Semplici (oggi, piazza coperta di Sala Borsa).

Tunnel e cunicoli: scendendo nel sottosuolo incontriamo, oltre ad un vestibolo, una spettacolare sala ottagonale (sovrastata da un’ampia cupola avente stessa forma) dove, nel piano di calpestio, sono scavate otto piccole vasche originariamente destinate a raccogliere l’acqua proveniente da66108455_10157076726638382_4518577385217458176_n quattro condotti che si inoltrano nella collina di Valverde. Da questi l’acqua usciva depurata mediante un procedimento di decantazione. All’interno del primo cunicolo si segnala la particolarità di un camino di aerazione completamente ricoperto da incrostazioni calcaree secolari. Inoltre, è presente una seconda piccola camera ottagonale, detta Cisternetta, dotata di un’ulteriore vasca di decantazione, oggi, ancora visibile). L’acqua che usciva da questa seconda camera scendeva al livello inferiore tramite apposita tubazione, per percorrere centinaia di metri, prima di sfociare nel pieno centro città, andando ad alimentare la fontana del Nettuno e l’orto di Sala Borsa. Tutte le acque provenienti dalla Conserva di Valverde procedevano all’interno di un cunicolo in mattoni fin nei pressi della chiesa di Santa Maria dell’Annunziata, dove si univano a quelle del condotto del Remondato (fonte Remonda) che a sua volta raccoglieva le acque che scaturivano da San Michele in Bosco. Da qui sono immesse all’interno di una tubazione (originariamente in orcioli di terracotta) che, alloggiata sopra un muretto, arriva attraverso un cunicolo lungo oltre 1 km sotto la Fontana del Nettuno, realizzata proprio in quegli anni.


L’evento, che si terrà domenica, 22 ottobre 2023 (con punto di ritrovo presso la Conserva di Valverde, via Bagni di Mario n. 10, Bologna), partirà alle ore 10, alle ore 11, alle ore 12 e alle ore 13, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora

Costo della sola visita guidata (con ingresso esclusivo + guida turistica):  22,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 21 ottobre 2023, ore 11, 12, 14, 15, 16 e 17: “A casa di Dalla”. Un viaggio nei luoghi più intimi del cantautore e poeta, che Bologna porta nel cuore…

a_casa_di_dalla2“Bologna, ogni strada c’è una buca. Per prima cosa, mangio una pizza da Altero. C’è un barista buffo, un tipo nero. Bologna, sai… mi sei mancata un casino.” (Lucio Dalla)

Le porte del quattrocentesco Palazzo Fontana, dove Lucio Dalla aveva scelto di vivere nell’ultima parte della vita, venivano spalancate solo occasionalmente e nella data del 4 marzo, anniversario del compleanno. Da bambino, con la madre sarta, l’artista aveva abitato al 2 di piazza Cavour, lo slargo che corrisponde alla mitica “Piazza Grande”. Aveva poi scelto Casa Fontana perché da qui poteva ascoltare le campane di San Petronio di cui amava il tocco…

sputoUna targa nell’androne del palazzo riporta il suo pseudonimo condominiale: per vezzo, si faceva chiamare prof. Domenico Sputo. L’appartamento è la summa del suo universo. Afflitto, come lui stesso confessava, da “presepite acuta”, Dalla collezionava tutto ciò che univa sacro e profano. Sotto soffitti lignei dipinti ci sono frammenti di presepi napoletani e statue di aspetto canzonatorio cui il cantautore esprimeva gratitudine giornaliera offrendo confetti come ex-voto. La sala sede della sua casa discografica, la Pressing Line, conserva il ritratto di Caruso, la copertina del vinile di 4 marzo 1943 con cui nel ’71 vinse Sanremo e la laurea honoris causa dell’Università di Bologna data per “l’inquietudine timbrica” che lo spingeva a cantare. Fuori da queste pareti, il legame di Dalla con la città resta strettoe tracciabile. In via Caprarie e via Orefici, incastonate nella pavimentazione ci sono targhe a forma di stella con i nomi dei grandi del jazz passati per Bologna. C’è la Fitzgerald. C’è naturalmente Dalla. Sotto antiche volte, in via C. Battisti, si trova la cantina per jam session Dr. Dixie Jazz Band dove, con Pupi Avati, Lucio aveva cominciato a suonare il jazz. La chiesa di San Domenico è dove Dalla avrebbe conosciuto padre Michele Casati, il “caro amico” cui scrive nella canzone L’Anno che verrà.

Foto Massimo Paolone/LaPresse 10 luglio 2021 Bologna, Italia Cronaca Inaugurazione della statua dedicata a Lucio Dalla, donata dal cugino Lino Zaccanti alla città nell'ambito di un'iniziativa promossa dalla Fondazione Lucio Dalla Nella foto: La statua di Lucio Dalla Photo Massimo Paolone/LaPresse July 10, 2021 Bologna, Italy News Inauguration of the statue dedicated to Lucio Dalla, donated by his cousin Lino Zaccanti to the city as part of an initiative promoted by the Lucio Dalla Foundation In the pic: the statue dedicated to Lucio Dalla - Foto Massimo Paolone/LaPresse 10 luglio 2021 Bologna, Italia Cronaca Inaugurazione della statua dedicata a Lucio Dalla, donata dal cugino Lino Zaccanti alla città nell'ambito di un'iniziativa promossa dalla Fondazione Lucio Dalla - fotografo: Massimo PaoloneLucio Dalla, artista geniale ed eclettico. Cantautore, musicista, ma anche attore e regista, appassionato ed esperto d’arte, innamorato del cinema e della fotografia e affascinato dalla poesia. Al centro della sua vita c’è stata sempre l’arte, di cui si è nutrito, che lo ha ispirato e che egli stesso ha alimentato con una produzione artistica acclamata a livello mondiale, eterogenea e ricchissima. La sua casa, che Lucio amava profondamente, rappresenta tutto questo e costituisce un percorso affascinante tra le sue innumerevoli passioni e i suoi interessi mossi da un’insaziabile curiosità che, negli anni, lo ha portato a riempire gli spazi mescolando stili, epoche, copie di opere e preziosi originali, oggetti di valore e cose di poco conto, ma in grado di suscitare in lui emozioni e ricordi e in noi stupore e meraviglia. Meraviglia per la bellezza della casa e della ricca collezione d’arte, dagli artisti del ‘500 ai contemporanei, e stupore per i “premi” come lui li definiva, collanine o confetti dorati, che l’ ”eterno bambino” adagiava su opere e oggetti per ripagare, a modo suo, l’emozione che gli suscitavano. Visitare la casa di Lucio, attraversare le sue stanze, sentirne il profumo, osservarne gli oggetti, significa compiere un viaggio nella sua vita. La Fondazione dopo la sua scomparsa ha organizzato la visita intitolando ogni stanza prendendo spunto dalle storie che ciascuna ci racconta. La casa di Lucio si trova al piano nobile di un pregevole Palazzo Bolognese originario del ‘400 che all’inizio del ‘500 divenne di proprietà della famiglia Fontana il cui blasone è dipinto negli affreschi della Bottega di Antonio Basoli e Felice Giani che decorano i saloni.

casadalla_bologna1La “stanza Caruso”
Ancora oggi in questo salone ha la sede Pressing Line, etichetta discografica fondata e presieduta da Lucio Dalla che negli anni è stata artefice di alcuni tra i suoi album di maggior successo come Dallamericaruso, Dalla-Morandi, Cambio, Canzoni, solo per citarne alcuni. La casa discografica ha anche prodotto molti nuovi talenti del panorama musicale italiano, due nomi tra tutti: Luca Carboni e Samuele Bersani oltre ad aver promosso l’album Varietà del 1989 di Gianni Morandi. Questo grande ambiente era ufficio, sala riunioni, sala da pranzo e ufficio amministrativo, testimoniando ancora l’assoluta integrazione tra privato e lavoro. Lucio considerava i collaboratori come la propria famiglia con la quale amava condividere passioni e quotidianità.
Numerose le opere esposte, sia dipinti che sculture, tra le quali ritratti di Dalla realizzati da amici artisti. Particolarissimo quello di Carlo Pasini, allievo di Mondino, interamente realizzato con puntine da disegno.
Dalla sceglieva le opere e gli oggetti in totale autonomia, non si faceva consigliare, ma seguiva il proprio gusto personale senza dare troppa importanza al valore economico e di mercato. Molto importanti erano per lui le amicizie, i legami e le opere presenti in questa casa testimoniano le tante frequentazioni con artisti, più o meno famosi, a volte incoraggiati e aiutati proprio da Dalla.
Sono ora esposte sul grande tavolo di cristallo alcuni premi ricevuti da Lucio Dalla tra i quali un microfono donatogli dalla RCA.

Wooden wind musical instrument clarinet. Close-up.“Stanza delle Colonne”
Uno dei tanti salotti della casa che rappresenta al meglio lo splendore dei Palazzi bolognesi: gli alti soffitti sono affrescati da artisti della scuola di Antonio Basoli, esponente del neoclassicismo bolognese, a terra i pavimenti in legno di inizio ‘800, ornano poi il salone le alte colonne lavorate a marmo.
In questa stanza il comune denominatore è il “luogo”: tutte le opere rimandano a Napoli, al sud Italia, alla Sicilia, a Capri e testimoniano l’interesse di Dalla per questi luoghi e questa cultura che ha profondamente amato sin dall’adolescenza, dalle prime vacanze al Sud trascorse con la madre poi appuntamento fisso delle sue estati.
L’artista ricordò quel periodo in una intervista all’Europeo:
“E’ stato durante queste vacanze da emigrante alla rovescia, che è avvenuta in me la spaccatura tra due diversi modi di vivere. Così oggi mi ritrovo con due anime; quella nordica (ordinata, efficiente, futuribile, perfezionista, esigente verso di sé e verso gli altri) e quella meridionale (disordinata, brada, sensuale, onirica, mistica). E’ nel sud che sono diventato religioso, di una religiosità forsennata, irrazionale, pagana.”

Lo “Studio di Lucio”
Si tratta di una piccola stanza, ufficio e studio personale dell’artista che amava sedersi sulla poltrona vicino alla finestra e qui riceveva i suoi collaboratori o gli ospiti per riunioni “ristrette”. Moltissimi gli oggetti a lui cari come un frammento del muro di Berlino davanti al quale l’artista compose il famoso brano che ha come protagonisti due amanti, uno di Berlino Est, l’altro di Berlino Ovest, che progettano di avere una figlia che si chiamerà “Futura”. Molti i libri, di cui uno autografato da Dan Brown, grandissimo fan di Lucio, e opere alle pareti. Tra queste un disegno di Milo Manara, regalo dell’artista a Lucio, che diventerà la copertina di “12000 Lune”: Dalla è rappresentato come un marinaio al timone, alle sue spalle San Petronio sotto una notte stellata.


L’evento, che si terrà sabato, 21 ottobre 2023 (con punto di ritrovo in piazza de’ Celestini, di fronte al murales di Dalla), partirà alle ore 11, 12, 14, 15, 16 e alle ore 17, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora.

Costo della visita guidata (con ingresso esclusivo + guida turistica + accoglienza):  28,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO (15 persone per turno).

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario. A chi dovesse essere impossibilitato a partecipare, forniamo un credito senza scadenza.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 9 settembre 2023, ore 20: Accadde in città. I luoghi, imperdibili, del centro storico, bolognese…

accadde_in_cittaPiccola, accogliente, antica e moderna, Bologna si scopre a piedi, passeggiando sotto ai suoi portici, volgendo il naso all’insù, per ammirare la meraviglia delle sue Torri Medievali.

La visita ai monumenti più rappresentativi della città, con il racconto delle tante identità e delle storie che la attraversano.

IMG20230430154330PRIMA TAPPA: Piazza Maggiore
È il cuore pulsante della città di Bologna, luogo che ha visto succedersi storia, manifestazioni, eventi, lotte e che è stato parte integrante dello sviluppo della città.
Circondata da alcuni fra gli edifici più antichi di Bologna, Piazza Maggiore è un simbolo e uno degli esempi più antichi del concetto di piazza in Italia.
È il cuore pulsante della città di Bologna, luogo che ha visto succedersiIMG20230430151140 storia, manifestazioni, eventi, lotte e che è stato parte integrante dello sviluppo della città.
Circondata da alcuni fra gli edifici più antichi di Bologna, Piazza Maggiore è un simbolo e uno degli esempi più antichi del concetto di piazza in Italia. Costruita a partire dal 1200, fu uno dei primi esempi di piazza nella nuova accezione che il termine prese subito dopo la caduta dell’Impero Romano. Fino a quel momento i luoghi di aggregazione, di ritrovo e di scambio erano i fori e le basiliche.
I cittadini sentirono il bisogno di avere un luogo in cui mercanteggiare e ritrovarsi IMG20230402104036e scelsero questo punto della città, che divenne quindi una zona nevralgica. All’epoca la città contava circa 50.000 abitanti: tutti dovevano avere la possibilità di assistere agli eventi pubblici e per questo venne scelta quest’area che, grazie alle demolizioni delle costruzioni precedenti, divenne grande abbastanza per accoglierli tutti. Anche se la costruzione della piazza iniziò nel 1200, essa prese la forma che mantiene attualmente a partire dal 1400. Inizialmente non aveva l’appellativo di Piazza Maggiore: da metà ’800 fino al 1943 fu intitolata a Vittorio Emanuele II; dal 1943 al 1945 fu Piazza della Repubblica; dal 1945 è stata denominata con il nome con cui oggi è conosciutissima.

277746656_10159634250993382_2687446381666192989_nSECONDA TAPPA: Archiginnasio
Riccamente decorato e posizionato nel cuore del centro storico, il Palazzo dell’Archiginnasio di Bologna è capace, a distanza di secoli, di raccontare la sua storia in modo attraente e generoso. Nelle sale cinquecentesche si respira tutta l’atmosfera della Bologna città di cultura, studio e università, caratteristiche che ancora oggi contraddistinguono la capitale emiliana. Il Palazzo dell’Archiginnasio fu fatto costruire dal Cardinale Borromeo; il progetto venne affidato all’architetto Antonio Morandi detto il Terribilia. I lavori durarono dal 1562 al 1563, anno in cui il palazzo fu inaugurato e divenne centro unitario dell’insegnamento delle diverse discipline universitarie (che fino a quel momento si svolgevano in varie sedi).
L’edificio venne gravemente danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale: nel 1944 una277985868_10159634250988382_4162197467185262459_n bomba centrò l’edificio, e alcune parti (come il Teatro Anatomico) sono state ricostruite nel dopoguerra.
Il palazzo ha una struttura a due piani, con portico anteriore e cortile centrale, nel quale si trova la Cappella di Santa Maria dei Bulgari. All’interno, si possono apprezzare numerose statue lungo le pareti, che rappresentano medici dell’antichità e della contemporaneità. Particolarmente pregevole è il Teatro Anatomico, dalla forma ad anfiteatro, con pareti in legno d’abete e raffinato soffitto ligneo a cassettoni.
Il Palazzo dell’Archiginnasio rimase sede dell’Università fino al 1803, e dal 1838 ospita la Biblioteca Civica.

IMG20230430154322 TERZA TAPPA: Basilica di San Petronio
La Basilica di San Petronio, dedicata al patrono cittadino (ottavo vescovo di Bologna dal 431 al 450), è la più grande e importante chiesa bolognese (m 132 di lunghezza, 66 di larghezza totale, 47 di altezza). Nel 1514 Arduino degli Arriguzzi propone un nuovo modello a croce latina che avrebbe superato in grandezza la chiesa di San Pietro a Roma. Secondo la leggenda Pio IV bloccò la realizzazione di questo sogno megalomane, sollecitando i lavori per la costruzione dell’Archiginnasio. Anche la facciata rimase incompiuta. Celebre fu la Cappella musicale petroniana il cui il simbolo più prestigioso è un organo tuttora funzionante, costruito attorno al 1470 da Lorenzo da Prato: il più vecchio alIMG20230610205106 mondo ancora in uso. L’interno del tempio, benché costruito in diverse epoche, ha un mirabile senso classico, lontano quindi dal gotico oltremontano. È diviso in tre navate sorrette da dieci piloni a nervatura poligona, sui quali si slanciano gli archi e le volte: le campate della navata maggiore sono a pianta quadrata. Il Sole, simbolo dell’antica divinità è presente anche all’interno della chiesa: si tratta della meridiana che attraversa il pavimento della navata sinistra.
Schermata 2022-10-10 alle 18.37.47Realizzata dall’astronomo Gian Domenico Cassini nel 1655, coi suoi 66,8 metri è la più lunga del mondo. Indica con sorprendente precisione il mezzogiorno solare, al punto che si narrache i vecchi orologiai di Bologna andassero in San Petronio per regolare gli orologi. Una delle particolarità è che non è una linea d’ombra a indicare l’orario come nelle meridiane tradizionali, ma un cono di luce che ricorda la figura del Sole. Una leggenda vuole che visitare la meridiana sia di buon auspicio per gli innamorati, in quanto periodicamente proietta un’immagine a forma di cuore.

IMG20230401102951QUARTA TAPPA: Piazza e Basilica di Santo Stefano
Dove anticamente sorgeva il Tempio di Iside, si trova ora il complesso di Santo Stefano e, sebbene il termine “complesso” possa sembrare più adatto ad una costruzione recentissima, non ne esiste uno migliore per indicare un insieme di diverse chiese, cappelle, chiostro e monastero, nessuno dei quali, però, è intitolato a Stefano, il primo martire cristiano.
Quello di Santo Stefano è il complesso più singolare di Bologna, vero santuario cittadino e culla della fede dei padri. È noto soprattutto come “sette chiese”IMG20230204110012 perché composto dall’unione di più edifici sorti in epoche diverse.
Le origini del complesso sono controverse e discusse. Secondo l’ipotesi più accreditata fu elevato da Petronio sulle rovine di un tempio pagano preesistente, vicino al quale sarebbero state poi affiancate una riproduzione del Santo Sepolcro di Gerusalemme e, accanto al sacello con le spoglie dei protomartiri bolognesi Vitale e Agricola, gli edifici eretti fra il X e il XIII secolo dai Benedettini.
IMG20230617212333Sulla piazza si affacciano la chiesa del Crocifisso, di origine longobarda, del Calvario e dei SS. Vitale e Agricola e la chiesa della Trinità, ristrutturata fra il XII e il XIII secolo. All’interno si possono ammirare inoltre il Cortile di Pilato, con un bacile marmoreo donato da Liutprando e Ilprando, re dei Longobardi e il chiostro benedettino a duplice loggiato (sec. X-XIII), una delle più superbe creazioni del romanico emiliano. Da visitare infine il Museo che conserva dipinti, sculture e altre opere d’arte di varie epoche.

IMG20220917160221QUINTA TAPPA: Due Torri
È antico il fascino di Bologna. Chi percorre i vicoli del centro storico, i monumenti e i portici che hanno reso celebre nel mondo la città, ne resta completamente ammaliato. Tutti conoscono la Bologna “dotta”, “grassa” e “turrita”. Noi riscopriremo il significato di questi tre appellativi.
Citata nella Divina Commedia di Dante Alighieri, la Torre Garisenda, è famosa per la sua pendenza di 3,25 metri verso est/sudest, che indusse ad abbassarla di circa 20 metri a metà del ‘300. A partire dal Quattrocento la torre fu acquistataasinelli dall’Arte dei Drappieri, che ne diventò, poi, l’unica proprietaria fino alla fine dell’Ottocento, quando divenne proprietà comunale. Le superfici murarie esterne della torre sono state restaurate fra il 1998 ed il 2000, mentre una prima fase del consolidamento delle murature è stata attuata nel 1999 – 2000. La torre è visitabile dall’esterno. Alla fine del ‘300, la Torre degli Asinelli passò in proprietà al Comune. Il portale, posto sul lato della Torre che dà su Strada Maggiore, fu costruito in garisendaepoca rinascimentale quando la torre fu corredata del basso torresotto merlato. Il torresotto ha ospitato, prima, un corpo di guardia, poi, botteghe artigiane e commerciali. Subito dietro il portale, si trova la porticina, con architrave in selenite, che dà accesso alla torre. Questa piccola porta non è coeva alla torre poiché, come detto, tali costruzioni, che avevano scopo prima di tutto difensivo/offensivo, non presentavano porte di accesso, bensì una portafinestra posta a diversi metri dal suolo. Le torri erano, infatti, provviste di vari ballatoi esterni in legno sorretti da barre in selenite, dette meniani, di cui oggi è possibile osservare solo i monconi. Nel corso dei secoli la Torre degli Asinelli ha rappresentato un luogo simbolo per diversi aspetti della vita civile e militare bolognese: gli scienziati Giovanni Battista Riccioli (nel 1640) e Giovanni Battista Guglielmini (nel secolo successivo) utilizzarono la torre per esperimenti sul moto dei gravi e sulla rotazione della terra. Durante la seconda guerra mondiale,tra il 1943 e il 1945, la torre fu utilizzata con funzioni di avvistamento: quattro volontari si appostavano in cima alla torre durante i bombardamenti al fine di indirizzare i soccorsi verso i luoghi colpiti dalle bombe alleate. Infine, una curiosità: la Torre Asinelli nella sua lunga storia fu spesso colpita da fulmini, finché nel 1824 fu collocato l’impianto parafulmine. C’è una leggenda, collegata alla Torre degli Asinelli, di cui parleremo.

IMG20230617204345SESTA TAPPA: I portici, Patrimonio Mondiale UNESCO dal 2021
Bologna è ufficialmente la Città dei Portici con la nomina di Patrimonio Mondiale UNESCO arrivata il 28 luglio 2021 direttamente da Fuzhou in Cina.
L’iscrizione costituisce un nuovo riconoscimento da parte di UNESCO per la città di Bologna che, nel 2006, è stata dichiarata Città Creativa della Musica. Il 28 luglio 2021 i Portici di Bologna sono stati insigniti del riconoscimento diIMG20230121202450_BURST001_COVER Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Da dieci secoli i portici di Bologna sono protagonisti dell’ospitalità e del buon vivere della città. Concepiti in origine come spazi coperti di proprietà privata e oggi utilizzati dal pubblico, i portici sono un simbolo di sostenibilità e contemporaneità, ancora oggi riconosciuti dai bolognesi e dai visitatori come elementi identificativi della città.

20200325170107_landscape_4_3_mobileSETTIMA TAPPA: Il Quadrilatero
Questo quartiere ospitava già dal medioevo la gran parte delle corporazioni di artigiani della città ed è oggi uno di quei luoghi più caratteristici di Bologna.
Le strade che attraversano questo quartiere sono per la maggior parte pedonali, la zona è frequentata da residenti e turisti e le strade sono spesso affollate e piene di vita. Il quadrilatero è una tappa imperdibile per chi visita la città per la prima volta ma anche le persone che frequentano Bologna da anni amano tornarci.mercato-2 Infatti ci sono numerosi locali e gastronomie pronte a soddisfare le esigenze dei golosi. Lo stesso vale per lo shopping, si possono trovare negozi di ogni genere, dall’extra lusso a quelli di fascia media, per non parlare dei banchi ortofrutticoli e quelli del pesce dove i bolognesi sono soliti fare la spesa.

IMG20230225194751OTTAVA TAPPA: Fontana del Nettuno
La fontana, detta anche del Gigante, venne realizzata dal francese Jean Boulogne (Giambologna) tra il 1563 e il 1566, su progetto del pittore palermitano Tommaso Laureti. La statua rappresenta il dio del mare in atto di placare le onde. Sotto stanno quattro putti con delfini e quattro sirene. Il monumento è stato oggetto di un radicale restauro tra il 1988 e il 1990. La piazza del Nettuno fu aperta nel 1564, abbattendo diverse case medievali, nell’ambito della riorganizzazione urbanistica del centro cittadino promossa dal vice legato Pier Donato Cesi.


L’evento, che si terrà sabato, 9 settembre 2023 (con punto di ritrovo in piazza Galvani, sotto la statua dello scienziato), partirà alle ore 20, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà verso le ore 22. 

Costo della visita guidata (che comprende: accoglienza, radio guide, guida turistica certificata e assistenza):  19,00.

CONSIGLIATE SCARPE COMODE.
IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si effettuerà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 8 ottobre 2023, ore 14:30: Il labirinto sotterraneo. “Villa Benni” e il suo rifugio antiaereo, a 15 metri nel sottosuolo…

villabenni_2022Alle porte della citta delle Due Torri, è situata “Villa Benni”. Un luogo d’incanto, per il suo parco, la villa e il rifugio antiaereo, sotterraneo…

IMG20221013101754Sede del comando tedesco, durante la seconda guerra mondiale e in stile Liberty, “Villa Benni” fu costruita per volontà di Alfredo Benni, già facoltosoIMG20221013095642 proprietario terriero, nella zona del budriese. A cinque minuti di cammino dal centro di Bologna, conta due ettari e mezzo di verde e un curioso camino rasoterra, che è il primo indizio del rifugio antiaereo, voluto proprio dagli ufficiali nazisti per assicurarsi la massima protezione, in caso di attacco.


IMG20221013101843Cinquantadue scalini (25 metri di lunghezza, totale) portano a una fitta rete di undici gallerie a circa quindici metri sotto il livello del suolo. Manodopera italiana, con una grande quantità di stanze a forme variegate, con numerose funzioni (centrale radio, magazzino delleIMG20221013102112 armi, magazzino viveri, magazzino abbigliamento), assicurava una grande protezione antiaerea, agli ufficiali. Il cunicolo di accesso doveva sempre restare libero, poiché l’aria era fondamentale all’interno delle gallerie. Due ingressi: uno vicino all’accesso principale della villa, IMG20221013102209l’altro, sul retro, con muro anti soffio e un bellissimo arco antiurto, che serviva a spezzare un’eventuale onda d’urto di un ordigno esploso. L’impianto elettrico è originale. Si nota, all’interno del parco, l’affascinante presenza diIMG20221013103419  una “garitta”, costruita per il riparo della sentinella, posta all’entrata secondaria che evoca ingressi di rumorose jeep militari e auto di rappresentanza… 

277535993_444883207434655_2223264304133196438_nAnche se sembra impossibile che un’abitazione a cinque minuti di cammino dal centro di Bologna possa essere circondata da un vero e proprio parco, sarebbe riduttivo definire quello che sta intorno a “Villa Benni”, semplicemente un giardino. Due ettari e mezzo di verde abbracciano la costruzione, con piante tipiche del sottobosco, felci, ciclamini primaverili e invernali e, in un angolo, un curioso caminoIMG20221013095507 rasoterra, che è il primo indizio dell’esistenza del rifugio antiaereo costruito dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Tuie secolari, tigli, Calicantus estivi – quelli che profumano d’aceto e mela – faggi, lecci, ippocampi, cedri del libano, un sorbo, un fico, un albero di rusticani e un’infinita varietà di altre piante costeggiano, scavalcano e si allontanano dal viale che corre – o sarebbe meglio dire, cammina – intorno alla villa, toccando, come ideali tappe di un percorso a metà strada tra la botanica e la storia, le testimonianze di un’epoca bellica che per un certo lasso di tempo è riuscita a colonizzare anche questo angolo sublime alle porte della città delle Due Torri. Villa che è stata IMG_8354-300x200sede del comando tedesco, durante la seconda guerra mondiale. Una villa in stile Liberty, ricca di stile e di bellezze. Situata davanti alla Madonna Grassa che è una statua settecentesca dello scultore Ferreri, ed è una delle stazioni della processione della Madonna di San Luca (è la prima stazione). Via Saragozza è dal 1900 un luogo prestigioso per costruire la propria residenza. La villa è stata costruita nel 1927, per volontà di Alfredo Benni (nasce a Vedrana di Budrio ed era proprietario della tenuta di Mezzolara, proprietà dell’ultima vedova di Napoleone III) che è stato sicuramente uno dei più importanti imprenditori agricoli della prima metà del novecento, nella nostra Regione. Prima di “Villa Benni”, c’erano già degli edifici ed erano casini di caccia, di famiglie bolognesi (sin dal 1400, primi insediamenti). Il progetto è di Bruno Orsoni, architetto molto notoIMG20221013100900 negli anni ’20 a Bologna. Costruita in un periodo post bellico, è un’espressione dell’atmosfera che si viveva a quei tempi (molto agiata). Questa villa ha vissuto un momento cupo, durante il periodo bellico.

La seconda guerra mondiale ha lasciato traccia del suo passaggio in uno dei rifugi meglio conservati della città, costruito in maniera magistrale. È ottimamente conservato. LaIMG20221013100950 particolarità di “Villa Benni” è che è rimasta cristallizzata al 1920. Tutto, anche nell’arredamento, è rimasto collegato a quell’epoca. Anche i radiatori sono rimasti risalenti all’epoca. L’ingresso è molto arioso e ricorda le planimetrie delle ville cinquecentesche bolognesi. La villa ha l’ottagono in ogni suo arredo, come simbolo di vita eterna nel cristianesimo. Questo tipo di simbologia, un tempo, era molto forte. Chi poteva permetterselo cercava di utilizzarli nella propria residenza. La villa è stata voluta per il figlio Aureliano e per la moglie a cui Alfredo era legato. Un simbolo di eternità della famiglia, della sua stirpe. Il parco arriva a noi come è stato pensato nel 1927, escluse le tuie, plurisecolari, che erano già presenti. Moltissima vegetazione, veramente straordinaria, è presente al suo interno. Da un angolo non troppo visibile, al lato dello scalone principale, un piccolo e mimetizzato cancello costituisce l’accesso al rifugio antiaereo, costruito dai nazisti durante la IMG20221013102230seconda guerra mondiale, quando i tedeschi requisirono “Villa Benni” per farne l’Alto Comando a Bologna. Cinquantadue scalini (25 metri di lunghezza, totale) portano a una fitta rete di undici gallerie a circa quindici metri sotto il livello del suolo. L’impianto elettrico è originale. Costruito con manodopera italiana e voluto dai tedeschi. Una grande quantità di stanze a forme variegate, per costituire una forte protezione antiaerea, quindi, portare, agli ufficiali, la massima protezione, possibile. Il cunicolo di accesso doveva essere sempre libero, poiché l’aria era fondamentaleIMG20221013101705 all’interno delle gallerie. Tutto il sistema ha un’ottima ventilazione naturale.

Sono presenti due ingressi (vicino all’ingresso principale della villa, sede degli ufficiali e sul retro, con un bellissimo arco e muro anti soffio, centrale, che doveva spezzare un’eventuale onda d’urto di un ordigno esploso). Le numerose stanze avevano tantissime funzioni: centrale radio, magazzino delle armi, magazzino viveri, abbigliamento e una sorta di sistema molto rudimentale di riscaldamento e ventilazione. C’era anche una “riservetta”, una stanza riservata alle munizioni. Il rifugio è davvero molto grandeIMG20221013101713 e poteva contenere 150/200 persone. Arrivava anche qualche civile, a difendersi dagli attacchi aerei. Una volta, questa zona, si prestava alla costruzione di rifugi in galleria. Per questo, da Porta Saragozza, fino al Meloncello, ne sussistevano dieci. Molto grande l’arco antiurto. Il rifugio non venne mai colpito, fortunatamente. Dalla villaIMG20221013101322 sono passati i tedeschi, gli inglesi, gli americani e, infine, anche gli italiani. C’è un cratere, una grande voragine, all’interno del parco (terreno), dove doveva sorgere una potentissima stazione radio. Gli inglesi la vollero trasformare in una struttura antiatomica, ma non fu mai terminata, fino alla fine del conflitto. È presente anche una “garitta”, costruita per il riparo della sentinella, posta all’entrata secondaria del parco, che evoca ingressi di rumorose jeep militari e auto di rappresentanza a quella che era la sede prescelta per ospitare il comando nazista a Bologna.


L’evento, che si terrà domenica, 8 ottobre 2023 (con punto d’incontro davanti all’ingresso principale di Villa Benni, via Saragozza n. 210), partirà alle 14:30, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora e mezza, circa. 

Costo della visita guidata 25,00.
Sconto di € 2,00 per gli over 60.
Consigliate, scarpe comode.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.

Casalecchio di Reno (BO), 23 settembre 2023, ore 11: La Chiusa e i suoi misteri. Apertura, in esclusiva, della più antica opera di meccanica idraulica del mondo, ancora oggi utilizzata…

chiusa_casalecchio_2022La visita vi darà la possibilità di esplorare un sito normalmente non accessibile al pubblico, la cui storia attraversa i secoli…

Quando parliamo della Chiusa di Casalecchio di Reno, non stiamo parlando di una normale opera di ingegneria idraulica, come ne possiamo trovare tante nel nostro paese, ma della più antica opera di meccanica idraulica del mondo, ancora oggi utilizzata in maniera continua ed ininterrotta…

La Chiusa di Casalecchio è uno sbarramento artificiale realizzato a metà del XIV secolo lungo il corso del fiume Reno che consente di derivare una parte delle acque del fiume per sfruttarle artificialmente attraverso un canale eponimo (il canale di Reno), il quale ha contribuito in larga parte alle fortune economiche e alla difesa idraulica della città di Bologna dal medioevo fino ai giorni nostri.

Nell’antichità questo sbarramento e deviazione del fiume Reno fece le fortune della città di Bologna prima e dell’agricoltura poi, fornendo alla città e alla campagna sia una inesauribile fonte energetica, sia  una buona quantità d’acqua per l’irrigazione dei campi. Ma facciamo un passo indietro. La Chiusa di Casalecchio di Reno anticamente aveva una doppia funzione, serviva infatti sia come regolazione delle bizzarre e capricciose acque del fiume, spesso soggetto a piene improvvise e repentine secche, sia come opera idraulica che piegava il corso d’acqua agli usi della città di Bologna. Un canale infatti deviava parte della portata del Reno nella città felsinea che tra salti d’acqua, porti e canalizzazioni, era riuscita nel tempo a sfruttare la forza dell’acqua per azionare i marchingegni e gli argani idraulici degli opifici cittadini. A cavallo del Medioevo, quindi, Bologna poteva assomigliare ad una piccola Venezia, piena di canalizzazioni (pare fossero circa 86) che riuscivano a portare l’acqua del canale proveniente dal Reno in molte delle vie cittadine. Le prime testimonianze della realizzazione dell’opera sono datate intorno all’anno Mille. A quel tempo Bologna già sfruttava in parte l’acqua proveniente da alcuni rii cittadini, ma i commerci e la navigazione avevano bisogno per svilupparsi di un flusso d’acqua  costante, che fosse in grado con la sua portata di azionare i pesanti argani e mulini delle industrie cittadine. Fu così deciso di intraprendere questa imponente opera di deviazione del fiume attraverso un minuzioso piano di organizzazione delle risorse idriche che farebbe invidia ancora oggi per la precisione e dovizia con cui venivano sfruttate le preziose acque del Reno.

Nel tempo i canali bolognesi e la Chiusa di Casalecchio vennero spesso ristrutturati e ammodernati, o semplicemente riparati a causa di qualche piena del fiume, tanto che oggi si può affermare che il sistema idraulico bolognese è stato un millenario “lavori in corso” in cui l’uomo e la natura si sono fronteggiati in una lotta acerrima: l’uomo cercando di “educare” ai propri scopi la forza del fiume, mentre la Natura riprendendosi, ogni volta che poteva, il terreno sottrattole.
Nel tempo quindi questa imponente opera di ingegneria si è arricchita e migliorata, ha subito danni e distruzioni catastrofiche, ma non ha mai smesso di essere quella cerniera che ha sempre collegato la città di Bologna all’ambiente circostante, rendendola dipendente da questo.

Oggi la chiusa è visitabile ed è inserita all’interno di un area naturale molto vasta, tanto che molti abitanti della zona la sfruttano d’estate come luogo di relax, di pesca o per qualche bagno refrigerante. A dire il vero i popolani locali hanno sempre avuto l’abitudine di nuotare sia nel Reno, che nei canali bolognesi, cosa che ha suscitato spesso le ire delle autorità cittadine per lo scarso rispetto dei costumi morali della popolazione.

218403745_10159151868963382_4292190569817895644_nPer questa sua estrema importanza nel sistema economico della zona sulla Chiusa del Reno sono cresciuti miti e leggende, come il mito di un fantasma di colore rosso che si aggirerebbe tra i ballatoi durante la notte o come la leggenda di un tesoro nascosto in uno degli innumerevoli e millenari interventi di riparazione. In un epoca in cui non esistevano le energie fossili, la Chiusa sul Reno di Casalecchio, quindi, fu e rimane tutt’ora uno strumento di produzione energetica e uno strumento cui l’antica cittadinanza della zona intese il suo rapporto con il territorio, un mezzo per uno sviluppo economico più celere e una importante opera di regolazione dell’igiene pubblica. Visitare la chiusa oggi è allora un modo per apprezzare l’ingegneria umana, ma soprattutto è un modo per affrontare, valutare e riflettere sul rapporto tra l’uomo, l’ambiente e sulla cura e manutenzione di questo, come unico mezzo per controllare le forze naturali e piegarle al servizio umano nel modo più armonioso e sostenibile possibile.

20170301_155330La Chiusa e le opere idrauliche ad essa collegate sono espressione di una tecnologia paleoindustriale di grande impatto monumentale e paesaggistico e vanno considerate come uno dei siti di “archeologia delle acque” più interessanti e significativi d’Europa. Nel 2000 il sito ha ottenuto il riconoscimento UNESCO di “Patrimonio messaggero di una cultura di pace a favore dei giovani”. La visita vi darà la possibilità di esplorare un sito storico-tecnico normalmente non accessibile al pubblico, la cui storia attraversa i secoli dal Duecento fino ad oggi. Sospesi tra il fiume e il canale e circondati dal paesaggio del Parco della Chiusa, percorrerete il camminamento costruito nel XVI secolo, il cui progetto è stato attribuito Copertina_Foto di Paolo Cortesi 3al genio di Jacopo Barozzi, detto il Vignola, forse l’architetto più noto e più rappresentativo del tardo Rinascimento. Ammirerete la monumentale opera idraulica, il cui scivolo è lungo m 160 e largo m 35, con un dislivello di m 8, e scoprirete l’importanza funzionale ancora attuale della Chiusa, le cui conservazione e manutenzione sono curate dall’antico Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno.

Il sito è un luogo d’interesse storico, tecnico e paesaggistico, riuniti in un’unica passeggiata guidata da personale del Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno.

Consigliate scarpe comode. I bambini piccoli devono, obbligatoriamente, essere tenuti per mano.


L’evento, che si terrà sabato, 23 settembre 2023 (con punto di ritrovo davanti all’ingresso principale, via Porrettana n. 187, Casalecchio di Reno – Bologna), partirà alle ore 11, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora e mezza. 

Costo della visita guidata (con ingresso esclusivo + guida turistica + radio guide):  25,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…