PRIMA TAPPA: Piazza Maggiore
È il cuore pulsante della città di Bologna, luogo che ha visto succedersi storia, manifestazioni, eventi, lotte e che è stato parte integrante dello sviluppo della città.
Circondata da alcuni fra gli edifici più antichi di Bologna, Piazza Maggiore è un simbolo e uno degli esempi più antichi del concetto di piazza in Italia.
È il cuore pulsante della città di Bologna, luogo che ha visto succedersi storia, manifestazioni, eventi, lotte e che è stato parte integrante dello sviluppo della città.
Circondata da alcuni fra gli edifici più antichi di Bologna, Piazza Maggiore è un simbolo e uno degli esempi più antichi del concetto di piazza in Italia. Costruita a partire dal 1200, fu uno dei primi esempi di piazza nella nuova accezione che il termine prese subito dopo la caduta dell’Impero Romano. Fino a quel momento i luoghi di aggregazione, di ritrovo e di scambio erano i fori e le basiliche.
I cittadini sentirono il bisogno di avere un luogo in cui mercanteggiare e ritrovarsi e scelsero questo punto della città, che divenne quindi una zona nevralgica. All’epoca la città contava circa 50.000 abitanti: tutti dovevano avere la possibilità di assistere agli eventi pubblici e per questo venne scelta quest’area che, grazie alle demolizioni delle costruzioni precedenti, divenne grande abbastanza per accoglierli tutti. Anche se la costruzione della piazza iniziò nel 1200, essa prese la forma che mantiene attualmente a partire dal 1400. Inizialmente non aveva l’appellativo di Piazza Maggiore: da metà ’800 fino al 1943 fu intitolata a Vittorio Emanuele II; dal 1943 al 1945 fu Piazza della Repubblica; dal 1945 è stata denominata con il nome con cui oggi è conosciutissima.
SECONDA TAPPA: Archiginnasio
Riccamente decorato e posizionato nel cuore del centro storico, il Palazzo dell’Archiginnasio di Bologna è capace, a distanza di secoli, di raccontare la sua storia in modo attraente e generoso. Nelle sale cinquecentesche si respira tutta l’atmosfera della Bologna città di cultura, studio e università, caratteristiche che ancora oggi contraddistinguono la capitale emiliana. Il Palazzo dell’Archiginnasio fu fatto costruire dal Cardinale Borromeo; il progetto venne affidato all’architetto Antonio Morandi detto il Terribilia. I lavori durarono dal 1562 al 1563, anno in cui il palazzo fu inaugurato e divenne centro unitario dell’insegnamento delle diverse discipline universitarie (che fino a quel momento si svolgevano in varie sedi).
L’edificio venne gravemente danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale: nel 1944 una bomba centrò l’edificio, e alcune parti (come il Teatro Anatomico) sono state ricostruite nel dopoguerra.
Il palazzo ha una struttura a due piani, con portico anteriore e cortile centrale, nel quale si trova la Cappella di Santa Maria dei Bulgari. All’interno, si possono apprezzare numerose statue lungo le pareti, che rappresentano medici dell’antichità e della contemporaneità. Particolarmente pregevole è il Teatro Anatomico, dalla forma ad anfiteatro, con pareti in legno d’abete e raffinato soffitto ligneo a cassettoni.
Il Palazzo dell’Archiginnasio rimase sede dell’Università fino al 1803, e dal 1838 ospita la Biblioteca Civica.
TERZA TAPPA: Basilica di San Petronio
La Basilica di San Petronio, dedicata al patrono cittadino (ottavo vescovo di Bologna dal 431 al 450), è la più grande e importante chiesa bolognese (m 132 di lunghezza, 66 di larghezza totale, 47 di altezza). Nel 1514 Arduino degli Arriguzzi propone un nuovo modello a croce latina che avrebbe superato in grandezza la chiesa di San Pietro a Roma. Secondo la leggenda Pio IV bloccò la realizzazione di questo sogno megalomane, sollecitando i lavori per la costruzione dell’Archiginnasio. Anche la facciata rimase incompiuta. Celebre fu la Cappella musicale petroniana il cui il simbolo più prestigioso è un organo tuttora funzionante, costruito attorno al 1470 da Lorenzo da Prato: il più vecchio al mondo ancora in uso. L’interno del tempio, benché costruito in diverse epoche, ha un mirabile senso classico, lontano quindi dal gotico oltremontano. È diviso in tre navate sorrette da dieci piloni a nervatura poligona, sui quali si slanciano gli archi e le volte: le campate della navata maggiore sono a pianta quadrata. Il Sole, simbolo dell’antica divinità è presente anche all’interno della chiesa: si tratta della meridiana che attraversa il pavimento della navata sinistra.
Realizzata dall’astronomo Gian Domenico Cassini nel 1655, coi suoi 66,8 metri è la più lunga del mondo. Indica con sorprendente precisione il mezzogiorno solare, al punto che si narrache i vecchi orologiai di Bologna andassero in San Petronio per regolare gli orologi. Una delle particolarità è che non è una linea d’ombra a indicare l’orario come nelle meridiane tradizionali, ma un cono di luce che ricorda la figura del Sole. Una leggenda vuole che visitare la meridiana sia di buon auspicio per gli innamorati, in quanto periodicamente proietta un’immagine a forma di cuore.
QUARTA TAPPA: Piazza e Basilica di Santo Stefano
Dove anticamente sorgeva il Tempio di Iside, si trova ora il complesso di Santo Stefano e, sebbene il termine “complesso” possa sembrare più adatto ad una costruzione recentissima, non ne esiste uno migliore per indicare un insieme di diverse chiese, cappelle, chiostro e monastero, nessuno dei quali, però, è intitolato a Stefano, il primo martire cristiano.
Quello di Santo Stefano è il complesso più singolare di Bologna, vero santuario cittadino e culla della fede dei padri. È noto soprattutto come “sette chiese” perché composto dall’unione di più edifici sorti in epoche diverse.
Le origini del complesso sono controverse e discusse. Secondo l’ipotesi più accreditata fu elevato da Petronio sulle rovine di un tempio pagano preesistente, vicino al quale sarebbero state poi affiancate una riproduzione del Santo Sepolcro di Gerusalemme e, accanto al sacello con le spoglie dei protomartiri bolognesi Vitale e Agricola, gli edifici eretti fra il X e il XIII secolo dai Benedettini.
Sulla piazza si affacciano la chiesa del Crocifisso, di origine longobarda, del Calvario e dei SS. Vitale e Agricola e la chiesa della Trinità, ristrutturata fra il XII e il XIII secolo. All’interno si possono ammirare inoltre il Cortile di Pilato, con un bacile marmoreo donato da Liutprando e Ilprando, re dei Longobardi e il chiostro benedettino a duplice loggiato (sec. X-XIII), una delle più superbe creazioni del romanico emiliano. Da visitare infine il Museo che conserva dipinti, sculture e altre opere d’arte di varie epoche.
QUINTA TAPPA: Due Torri
È antico il fascino di Bologna. Chi percorre i vicoli del centro storico, i monumenti e i portici che hanno reso celebre nel mondo la città, ne resta completamente ammaliato. Tutti conoscono la Bologna “dotta”, “grassa” e “turrita”. Noi riscopriremo il significato di questi tre appellativi.
Citata nella Divina Commedia di Dante Alighieri, la Torre Garisenda, è famosa per la sua pendenza di 3,25 metri verso est/sudest, che indusse ad abbassarla di circa 20 metri a metà del ‘300. A partire dal Quattrocento la torre fu acquistata dall’Arte dei Drappieri, che ne diventò, poi, l’unica proprietaria fino alla fine dell’Ottocento, quando divenne proprietà comunale. Le superfici murarie esterne della torre sono state restaurate fra il 1998 ed il 2000, mentre una prima fase del consolidamento delle murature è stata attuata nel 1999 – 2000. La torre è visitabile dall’esterno. Alla fine del ‘300, la Torre degli Asinelli passò in proprietà al Comune. Il portale, posto sul lato della Torre che dà su Strada Maggiore, fu costruito in epoca rinascimentale quando la torre fu corredata del basso torresotto merlato. Il torresotto ha ospitato, prima, un corpo di guardia, poi, botteghe artigiane e commerciali. Subito dietro il portale, si trova la porticina, con architrave in selenite, che dà accesso alla torre. Questa piccola porta non è coeva alla torre poiché, come detto, tali costruzioni, che avevano scopo prima di tutto difensivo/offensivo, non presentavano porte di accesso, bensì una portafinestra posta a diversi metri dal suolo. Le torri erano, infatti, provviste di vari ballatoi esterni in legno sorretti da barre in selenite, dette meniani, di cui oggi è possibile osservare solo i monconi. Nel corso dei secoli la Torre degli Asinelli ha rappresentato un luogo simbolo per diversi aspetti della vita civile e militare bolognese: gli scienziati Giovanni Battista Riccioli (nel 1640) e Giovanni Battista Guglielmini (nel secolo successivo) utilizzarono la torre per esperimenti sul moto dei gravi e sulla rotazione della terra. Durante la seconda guerra mondiale,tra il 1943 e il 1945, la torre fu utilizzata con funzioni di avvistamento: quattro volontari si appostavano in cima alla torre durante i bombardamenti al fine di indirizzare i soccorsi verso i luoghi colpiti dalle bombe alleate. Infine, una curiosità: la Torre Asinelli nella sua lunga storia fu spesso colpita da fulmini, finché nel 1824 fu collocato l’impianto parafulmine. C’è una leggenda, collegata alla Torre degli Asinelli, di cui parleremo.
SESTA TAPPA: I portici, Patrimonio Mondiale UNESCO dal 2021
Bologna è ufficialmente la Città dei Portici con la nomina di Patrimonio Mondiale UNESCO arrivata il 28 luglio 2021 direttamente da Fuzhou in Cina.
L’iscrizione costituisce un nuovo riconoscimento da parte di UNESCO per la città di Bologna che, nel 2006, è stata dichiarata Città Creativa della Musica. Il 28 luglio 2021 i Portici di Bologna sono stati insigniti del riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Da dieci secoli i portici di Bologna sono protagonisti dell’ospitalità e del buon vivere della città. Concepiti in origine come spazi coperti di proprietà privata e oggi utilizzati dal pubblico, i portici sono un simbolo di sostenibilità e contemporaneità, ancora oggi riconosciuti dai bolognesi e dai visitatori come elementi identificativi della città.
SETTIMA TAPPA: Il Quadrilatero
Questo quartiere ospitava già dal medioevo la gran parte delle corporazioni di artigiani della città ed è oggi uno di quei luoghi più caratteristici di Bologna.
Le strade che attraversano questo quartiere sono per la maggior parte pedonali, la zona è frequentata da residenti e turisti e le strade sono spesso affollate e piene di vita. Il quadrilatero è una tappa imperdibile per chi visita la città per la prima volta ma anche le persone che frequentano Bologna da anni amano tornarci. Infatti ci sono numerosi locali e gastronomie pronte a soddisfare le esigenze dei golosi. Lo stesso vale per lo shopping, si possono trovare negozi di ogni genere, dall’extra lusso a quelli di fascia media, per non parlare dei banchi ortofrutticoli e quelli del pesce dove i bolognesi sono soliti fare la spesa.
OTTAVA TAPPA: Fontana del Nettuno
La fontana, detta anche del Gigante, venne realizzata dal francese Jean Boulogne (Giambologna) tra il 1563 e il 1566, su progetto del pittore palermitano Tommaso Laureti. La statua rappresenta il dio del mare in atto di placare le onde. Sotto stanno quattro putti con delfini e quattro sirene. Il monumento è stato oggetto di un radicale restauro tra il 1988 e il 1990. La piazza del Nettuno fu aperta nel 1564, abbattendo diverse case medievali, nell’ambito della riorganizzazione urbanistica del centro cittadino promossa dal vice legato Pier Donato Cesi.
L’evento, che si terrà sabato, 9 settembre 2023 (con punto di ritrovo in piazza Galvani, sotto la statua dello scienziato), partirà alle ore 20, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà verso le ore 22.
Costo della visita guidata (che comprende: accoglienza, radio guide, guida turistica certificata e assistenza): € 19,00.
CONSIGLIATE SCARPE COMODE.
IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.
Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).
La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.
In caso di maltempo, la visita guidata si effettuerà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.
Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…
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Posted on settembre 19, 2023
Casalecchio di Reno (BO), 18 novembre 2023, ore 11: La Chiusa e i suoi misteri. Apertura, in esclusiva, della più antica opera di meccanica idraulica del mondo, ancora oggi utilizzata…
by IloveER
La visita vi darà la possibilità di esplorare un sito normalmente non accessibile al pubblico, la cui storia attraversa i secoli…
Nell’antichità questo sbarramento e deviazione del fiume Reno fece le fortune della città di Bologna prima e dell’agricoltura poi, fornendo alla città e alla campagna sia una inesauribile fonte energetica, sia una buona quantità d’acqua per l’irrigazione dei campi. Ma facciamo un passo indietro. La Chiusa di Casalecchio di Reno anticamente aveva una doppia funzione, serviva infatti sia come regolazione delle bizzarre e capricciose acque del fiume, spesso soggetto a piene improvvise e repentine secche, sia come opera idraulica che piegava il corso d’acqua agli usi della città di Bologna. Un canale infatti deviava parte della portata del Reno nella città felsinea che tra salti d’acqua, porti e canalizzazioni, era riuscita nel tempo a sfruttare la forza dell’acqua per azionare i marchingegni e gli argani idraulici degli opifici cittadini. A cavallo del Medioevo, quindi, Bologna poteva assomigliare ad una piccola Venezia, piena di canalizzazioni (pare fossero circa 86) che riuscivano a portare l’acqua del canale proveniente dal Reno in molte delle vie cittadine. Le prime testimonianze della realizzazione dell’opera sono datate intorno all’anno Mille. A quel tempo Bologna già sfruttava in parte l’acqua proveniente da alcuni rii cittadini, ma i commerci e la navigazione avevano bisogno per svilupparsi di un flusso d’acqua costante, che fosse in grado con la sua portata di azionare i pesanti argani e mulini delle industrie cittadine. Fu così deciso di intraprendere questa imponente opera di deviazione del fiume attraverso un minuzioso piano di organizzazione delle risorse idriche che farebbe invidia ancora oggi per la precisione e dovizia con cui venivano sfruttate le preziose acque del Reno.
Nel tempo i canali bolognesi e la Chiusa di Casalecchio vennero spesso ristrutturati e ammodernati, o semplicemente riparati a causa di qualche piena del fiume, tanto che oggi si può affermare che il sistema idraulico bolognese è stato un millenario “lavori in corso” in cui l’uomo e la natura si sono fronteggiati in una lotta acerrima: l’uomo cercando di “educare” ai propri scopi la forza del fiume, mentre la Natura riprendendosi, ogni volta che poteva, il terreno sottrattole.
Nel tempo quindi questa imponente opera di ingegneria si è arricchita e migliorata, ha subito danni e distruzioni catastrofiche, ma non ha mai smesso di essere quella cerniera che ha sempre collegato la città di Bologna all’ambiente circostante, rendendola dipendente da questo.
Oggi la chiusa è visitabile ed è inserita all’interno di un area naturale molto vasta, tanto che molti abitanti della zona la sfruttano d’estate come luogo di relax, di pesca o per qualche bagno refrigerante. A dire il vero i popolani locali hanno sempre avuto l’abitudine di nuotare sia nel Reno, che nei canali bolognesi, cosa che ha suscitato spesso le ire delle autorità cittadine per lo scarso rispetto dei costumi morali della popolazione.
Per questa sua estrema importanza nel sistema economico della zona sulla Chiusa del Reno sono cresciuti miti e leggende, come il mito di un fantasma di colore rosso che si aggirerebbe tra i ballatoi durante la notte o come la leggenda di un tesoro nascosto in uno degli innumerevoli e millenari interventi di riparazione. In un epoca in cui non esistevano le energie fossili, la Chiusa sul Reno di Casalecchio, quindi, fu e rimane tutt’ora uno strumento di produzione energetica e uno strumento cui l’antica cittadinanza della zona intese il suo rapporto con il territorio, un mezzo per uno sviluppo economico più celere e una importante opera di regolazione dell’igiene pubblica. Visitare la chiusa oggi è allora un modo per apprezzare l’ingegneria umana, ma soprattutto è un modo per affrontare, valutare e riflettere sul rapporto tra l’uomo, l’ambiente e sulla cura e manutenzione di questo, come unico mezzo per controllare le forze naturali e piegarle al servizio umano nel modo più armonioso e sostenibile possibile.
La Chiusa e le opere idrauliche ad essa collegate sono espressione di una tecnologia paleoindustriale di grande impatto monumentale e paesaggistico e vanno considerate come uno dei siti di “archeologia delle acque” più interessanti e significativi d’Europa. Nel 2000 il sito ha ottenuto il riconoscimento UNESCO di “Patrimonio messaggero di una cultura di pace a favore dei giovani”. La visita vi darà la possibilità di esplorare un sito storico-tecnico normalmente non accessibile al pubblico, la cui storia attraversa i secoli dal Duecento fino ad oggi. Sospesi tra il fiume e il canale e circondati dal paesaggio del Parco della Chiusa, percorrerete il camminamento costruito nel XVI secolo, il cui progetto è stato attribuito al genio di Jacopo Barozzi, detto il Vignola, forse l’architetto più noto e più rappresentativo del tardo Rinascimento. Ammirerete la monumentale opera idraulica, il cui scivolo è lungo m 160 e largo m 35, con un dislivello di m 8, e scoprirete l’importanza funzionale ancora attuale della Chiusa, le cui conservazione e manutenzione sono curate dall’antico Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno.
Il sito è un luogo d’interesse storico, tecnico e paesaggistico, riuniti in un’unica passeggiata guidata da personale del Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno.
Consigliate scarpe comode. I bambini piccoli devono, obbligatoriamente, essere tenuti per mano.
L’evento, che si terrà sabato, 18 novembre 2023 (con punto di ritrovo davanti all’ingresso principale, via Porrettana n. 187, Casalecchio di Reno – Bologna), partirà alle ore 11, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora e mezza.
Costo della visita guidata (con ingresso esclusivo + guida turistica + radio guide): € 25,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata.
IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.
La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).
In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.
Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…