Bologna, 2 settembre 2023, ore 15:30: Acque nascoste in città. Alla ricerca di canali e condutture sotterranee, con straordinaria discesa nel Guazzatoio…

acquenascoste_BOLOGNAAlla scoperta di una fittissima ragnatela di canali e torrenti, che nel passato favorì lo sviluppo dei traffici e dei trasporti fino al Po…

Bologna nasconde un complesso reticolo di circa 60 km di vie d’acqua, soltanto in parte visibile. Fin dal XII secolo la città si dota di un sistema idraulico artificiale composto da chiuse, canali e condutture sotterranee che distribuivano l’acqua, utilizzata prevalentemente come fonte di energia per le attività produttive.


Forse non lo sapevate, ma sotto Bologna esiste una piccola Venezia. La città felsinea nasconde sotto le proprie strade una fittissima ragnatela di canali e di torrenti con gli approdi, le chiuse e le antiche vestigia del sistema idraulico che nel passato favorì lo sviluppo dei traffici e dei trasporti fino al Po e, di qui, all’Adriatico e a Venezia…

canale-reno-bologna-wellness-delle-acque-la-grada-700x400CANALE DI RENO: GRADA…
In seguito ad accordi con alcuni privati, nel 1208 il Comune di Bologna fece costruire una nuova chiusa sul fiume Reno a Casalecchio e un canale che entrava in città alla Grada. Il nome si riferisce alle due grate di ferro, tuttora visibili, usate per fermare i rami e le frasche trasportate dalla corrente e per impedire introduzioni clandestine di merci e di persone all’interno della cinta muraria. Il canale di Reno alimentava diverse lavorazioni.

bologna-wellness-delle-acque-lavandaia-nuda-700x400MONUMENTO ALLA LAVANDAIA…
All’incrocio tra via della Grada e via San Felice una statua (a dire il vero molto controversa data l’immagine alquanto succinta e non ritenuta rispettosa) ricorda per sempre il lavoro durissimo della lavandaie di Bologna.

cavaticcioCANALE NAVILE: CAVATICCIO…
All’incrocio fra le attuali vie Riva di Reno e Marconi si dirama il Cavaticcio, realizzato riutilizzando, verosimilmente, l’antico corso del Rio Vallescura che scaturiva dai rilievi collinari fra le porte San Mamolo e Saragozza. Il Cavaticcio alimentava il canale navigabile, chiamato Navile. Lungo il primo tratto del Cavaticcio, caratterizzato da una notevole pendenza, erano distribuite alcune cartiere e segherie per legname, la prima delle quali fu edificata nel 1347.

bologna_salara_arcigayCANALE NAVILE: EX AREA PORTUALE…
Dalla metà del XVI secolo questa area era occupata dal porto cittadino, progettato da Iacopo Barozzi detto il Vignola. Qui iniziava il canale Navile che, alimentato dal Cavaticcio, consentiva di navigare fino a Ferrara e Venezia. L’area portuale era dotata di diverse infrastrutture, fra le quali la settecentesca Salara, ancora visibile sulla destra, utilizzata per il deposito del sale. Con l’abbandono dei trasporti via acqua il complesso portuale venne completamente disattivato fra il 1934 e il 1935.

14736811090_cea3f5d0fe_bCANALE DI RENO: APERTURA ESCLUSIVA DEL GUAZZATOIO (CON DISCESA A RIDOSSO DEL CANALE RENO)…
Lo scivolo scendeva a un guazzatoio destinato all’abbeveraggio e al lavaggio degli equini e dei bovini, realizzato nel canale di Reno nel 1219, anno in cui venne aperta la piazza del Mercato (attuale piazza VIII Agosto).

canale delle moline a bologna CANALE DI RENO: VIA PIELLA, AFFACCIO SUL CANALE…
Scampato alle coperture attuate fra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento, questo tratto di canale fungeva da fossato difensivo della seconda cerchia muraria, edificata nell’XI secolo. In passato il canale era fornito di lavatoi privati a ponte levatoio, costituiti da tavolati di legno sospesi sul livello dell’acqua, e di botti e vasche in cui si calavano le lavandaie per lavare i panni senza bagnarsi.


L’evento, che si terrà sabato, 2 settembre 2023 (con punto di ritrovo davanti all’ingresso del Guazzatoio, via Augusto Righi n. 1, Bologna), partirà alle ore 15:30, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà intorno alle 17:30. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (che comprende: ingresso esclusivo al Guazzatoio, meravigliosa location, a ridosso del canale Reno, guida turistica e radio guide):  25,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

Consigliate scarpe comode.

Il tour è a numero chiuso.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 1° ottobre 2023, ore 14:40: “Torre a Palazzo”. Visita alla Torre dell’Orologio (o d’Accursio) e alle Collezioni Comunali d’Arte…

torre_a_palazzoGli incredibili e suggestivi aneddoti sul palazzo più famoso di Bologna e la sua immensa Torre dell’Orologio, dalla loro costituzione, fino ai giorni nostri, davanti al panorama imperdibile sulla suggestiva Piazza Maggiore e, per seguire, le Collezioni Comunali d’Arte, il museo dai Saloni Nobili dal lontano ‘500…

IMG20230430150551_BURST001_COVEREntrando dal cortile e salendo la elegante “scalinata dei cavalli”, fino al secondo piano, si accede alla Torre Accursio, meglio nota come Torre dell’Orologio. Da qui, nasce un percorso, all’internoIMG20230430162612 delle sale dell’edificio, sino ad arrivare al cuore pulsante della Torre: il meccanismo che fa funzionare l’orologio. Seconda tappa, saranno le Collezioni Comunali d’arte, ospitate nelle sale che un tempo erano adibite a residenza dei Cardinali Legati: dipinti, oggetti d’arte, mobili, porcellane e tessuti, che vanno dal Medioevo fino ad oggi, giungendo alla Sala Urbana, capolavoro del Barocco bolognese con la sua decorazione araldica

IMG20230430145847La Torre dell’Orologio…

Situata in Piazza Maggiore, Torre Accursi è anche nota come Torre dell’Orologio. Monumento tra i più notevoli della piazza e del centro di Bologna, è nuovamente aperta al pubblico: il pregio del Palazzo in cui è inclusa, il meccanismo dell’orologio e alcune viste imperdibili ne fanno un luogo di visita imprescindibile.

Il suo nome originario viene da Accursio, che ne era il proprietario. Giunto da Firenze per studiare legge e divenuto poi illustre giurista, volle costruirsi laIMG20230430145911 sua casa: una costruzione molto grande che includeva una scuola, con il portico verso la piazza, e una torre in angolo.

La torre venne inglobata dalla residenza di Accursio che, poco dopo la morte del proprietario, venne acquistata dal nuovo Comune, in fase di espansione. Con la vendita della casa, degli Accursi sulla scena rimarrà solo il nome dato al futuro municipio di Bologna.

Ciò che ancora oggi salta agli occhi è l’enorme orologio meccanico, posto sulla facciata della Torre nel 1444. Alla meridiana posta sulla torre dell’Arengo restava il compito di segnare le ore diurne e soprattutto il mezzogiorno, rispetto a cui venivano tarati tutti gli altri orologi, mentre dal IMG202304301532261451 il nuovo meccanismo iniziò a scandire anche la notte. Per fare posto al nuovo orologio la vecchia torre venne un po’ alzata e completata con una torre di modeste dimensioni e consistenza.

Dopo il pesante intervento di restauro di tutto il palazzo, eseguito fra il 1885 e il 1887 da Raffaele Faccioli, dalla torre venne rimosso il parapetto rinascimentale a pilastrini, sostituito con la fascia di mattoni considerata più adatta al nuovo aspetto complessivo del palazzo, di ritrovato stile medievale. Infatti il porticato ora visibile sotto palazzo d’Accursio è relativamente recente.IMG20230430154330

Le Collezioni Comunali d’Arte…

Il Palazzo Comunale è costituito da un insieme di edifici che nel corso dei secoli sono via via stati uniti ad un nucleo più antico acquisito dal Comune alla fine del Duecento, comprendente fra l’altro l’abitazione di Accursio, maestro di diritto nello Studio bolognese. IMG20230430161800Fu inizialmente destinato a conservare le pubbliche riserve granarie e ad ospitare alcuni uffici municipali

All’interno del complesso si possono visitare, salendo la cinquecentesca scala cordonata attribuita tradizionalmente al Bramante ed in origine concepita per l’ascesa trionfale a cavallo dei rappresentanti del governo cittadino, una successione di sale-loggia e di cappelle:
• Sala d’Ercole
• Sala del Senato ora Sala del Consiglio Comunale
• Sala Regia poi Farnese
• Cappella del Legato o Farnese
• Agli interventi dei secoli successivi risalgono alcune sale del palazzo.
Al primo piano la Sala Rossa.
• Al secondo piano, all’interno dell’appartamento invernale dei cardinali legati, oggi sede delle Collezioni Comunali d’arte, si trova la Sala Urbana. Dedicata nel 1630 al papa UrbanoIMG20230430162314 VIII presenta alle pareti una galleria di stemmi dei legati, vicelegati e governatori che si sono succeduti a Bologna tra 1327 e 1744.

Fondate nel 1936, hanno sede in quello che fu anticamente l’appartamento dei Cardinali Legati, con fregi e soffitti dipinti dal Cinquecento al primo Ottocento. Espongono un importante patrimonio di dipinti, mobili, arredi, suppellettili, provenienti dalle principali donazioni pervenute al Comune di Bologna soprattutto nel corso dell’Ottocento e nel primo Novecento (Baruzzi, Pizzardi, Pepoli, Rusconi), oltre ad importanti opere già appartenute alle IMG20230430162530magistrature cittadine, fra cui l’importantissimo nucleo di Opere di Donato Creti donate al Senato Cittadino da Marcantonio Collina Sbaraglia nel 1744, e ad una parte cospicua dell’ingente collezione dell’artista Pelagio Palagi (morto nel 1860). Si segnala in particolare il cospicuo nucleo di tavole e croci scolpite e dipinte di epoca medievale,IMG20230430163353di cui la parte più cospicua prima del 1936 era inserita nella sezione medievale del Museo Civico di palazzo Galvani, inaugurato nel 1882. Vi compaiono il Maestro dei Crocefissi francescani, lo “pseudo-Jacopino”, Vitale da Bologna, Jacopo di Paolo, il Maestro di Arquà, il probabile Maestro di Offida, Barnaba da Modena, Alvar Pirez, opere ancora anonime di scuole diverse.

Le Collezioni Comunali espongono inoltre dipinti e sculture di artisti postmedievali, che si scalano dal Quattrocento fino agli inizi del Novecento.


L’evento, che si terrà domenica, 1° ottobre 2023 (con punto di ritrovo in piazza Nettuno, lato che guarda Sala Borsa), partirà alle 14:40, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle 16:40. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (ingresso alla Torre dell’Orologio e Collezioni Comunali d’Arte + accoglienza + guida turistica + radio guide):  25,00.
Sconto di € 2,00 per gli over 60.
Consigliate, scarpe comode.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.

Bologna, 24 settembre 2023, ore 15: “Le streghe e l’Inquisizione”. Un viaggio tra streghe enormissime, Revenant (teschi chiodati), medici astrologi, fino allo storico Tribunale dell’Inquisizione (INGRESSO ESCLUSIVO)…

streghe_e_inquisizioneDalle leggende più oscure ai fatti storici più inquietanti, Bologna si svela città dai segreti risvolti, streghe enormissime, Revenant (teschi chiodati), medici astrologi, approdando allo storico Tribunale dell’Inquisizione, situato all’interno del Complesso di San Domenico

Ore 15, prima tappa: Demoni, streghe e vampiri, i luoghi magici di Bologna

Demoni, streghe e vampiri, un viaggio nella magia di Bologna…

Il vampirismo, con i suoi Revenant bolognesi, la caccia alle streghe con la messa al rogo dell’henormissima Gentile Budrioli, la diffusione della Teriaca, considerata una panacea universale, i medici astrologi, che attraverso gli studi astronomici e l’oroscopo, erano richiestissimi anche dai principi, la Diavolessa di via d’Azeglio, protettrice dei viandanti, le apparizioni paranormali di torre Lambertini e, infine, le prime dissezioni sui cadaveri umani del teatro Anatomico dell’Archiginnasio, saranno le tappe principali di questo incredibile e suggestivo, tour.

Cranio rinvenuto nella cripta della basilica di S. Pietro, a Bologna. VIII-X secPrima tappa: IL VAMPIRISMO (i revenant bolognesi, ritrovati in un famoso luogo del centro cittadino, che vi sveleremo)…
Nel pensiero di ognuno di noi è Dracula il vampiro per antonomasia. E forse qualcuno che lavorò a Bologna potrebbe averlo davvero incontrato! Di sicuro, ha conosciuto il personaggio storico che ispirò il romanziere inglese. Stiamo parlando di Galeotto Marzio, che ricoprì la carica di lettore di Retorica e Poesia presso l’università di Bologna dal 1462 al 1477.
Personaggio eclettico, si direzionò verso studi di filologia, medicina, chiromanzia e astrologia.
La sua opera, gli valse un’accusa dal tribunale dell’Inquisizione e fu messo, per questo, alla berlina in pubblica piazza. Il suo libro fu anche bruciato. Galeotto, frequentò un’associazione di Budapest in cui si disquisiva di pura alchimia. In questo contesto, si cita la presenza di un certo “Vlad III di Valacchia, il Dracul”.
Anche Vasques d’Ayola, studente spagnolo in città, si occupò di non-morti, di vampiri di Bologna e scrisse, ispirato dagli studi di Galeotto, un racconto-ricerca sui Revenant, i redivivi. Scrisse di sepolture strane, di corpi scarnati e carichi di catene. I Revenant, così vengono soprannominati i redivivi, vengono descritti come persone border-line, che in vita hanno dovuto fare i conti con una vita disagiata, spesso, vissuta ai margini della società e che si sono dedicati alla delinquenza e, soprattutto, al maligno. Utilizzavano le arti nere per il loro potere terreno (a volte, riesumato il corpo sospettato di malvagità notturna e notati i caratteristici segnali di sicura non-morte – elasticità del corpo, bocca aperta mostrante i denti, oppure, un ventre particolarmente rigonfio di sangue), quindi, alla loro morte, il corpo veniva riesumato, legato, gli veniva estratto il cuore, veniva percosso con chiodi e spine e, tra le soluzioni più frequenti, vi era quella di conficcare lunghi chiodi benedetti nella testa del defunto, per fissare il suo luogo a terra e impedirgli il ritorno. Spesso, alle persone sospettate di potersi trasformare in vampiri, si amputavano gli arti.

279440827_10159683890138382_2828382671569331598_nSeconda tappa: LA CACCIA ALLE STREGHE…
C’erano potenti pozioni, malefiche o d’amore. Potevano aumentare il desiderio e favorire la fedeltà. Oppure, condurre la persona alla pazzia. Potevano donare potenza virile all’uomo e facoltà feconda alla donna. La Mandragora divenne il simbolo delle arti occulte delle streghe. Uno dei più potenti unguenti. Come si sa, la stessa contiene diverse sostanze tossiche che possono portare allucinazioni, che le antiche popolazioni consideravano visioni magiche, quindi, anche per questo motivo era considerata favorevole alla magia nera. Le origini della strega sono ascrivibili al complesso sistema di riti e miti antichi, come il sabba, ad esempio, che sarebbe un’antica cerimonia sciamanica, i cui attributi principali reggerebbero il mondo dell’occulto. Oppure, lo stato di trance e le trasformazioni in altri stadi, sarebbe provocata da erbe e funghi velenosi, sinonimo di magia nera, quindi, di arte del demonio.
Il termine “strega” potrebbe significare “strige, uccello notturno”, animale ritenuto in grado di succhiare il sangue dei bambini nella culla e di avvelenarli.
A volte, per indicare queste donne, si utilizzava la parola “lamia”, evocando un demonio femminile crudele. Oppure, “masca”, anima di morto.
Fino all’anno mille l’immagine della strega e dello stregone sembrano aver rivestito un ruolo marginale all’interno del sistema sociale.
Erano condannate dalla Chiesa le pratiche magiche, ma, allo stesso tempo, erano tollerate, in quanto l’istituzione religiosa doveva cercare di sconfiggere le pratiche pagane ancora molto diffuse e le insorgenti eresie, poiché solo Dio avrebbe dovuto avere il potere sugli elementi e le streghe, ovviamente, erano considerate pericolose in quanto seguaci di culti pagani, di derivazione assolutamente satanica.
A Bologna, Dina di Castagnolo fu portata al rogo nel 1357 a causa della sua abitudine di praticare la magia nera per indurre a rapporti carnali con l’uso di bamboline di cera, scongiuri e formule magiche e servendosi di piante velenose che dava, successivamente, da mangiare ai clienti, ai quali indicava di praticare riti e formule magiche precise, per far cadere nella rete carnale la vittima.
Una certa Caterina fu accusata di praticare riti di magia nera nei confronti del marito per togliergli la volontà psichica e incontrare, all’interno della sua abitazione, l’amante di Milano. Addirittura, la stessa aveva confessato di aver tagliato in due parti un colombo ancora vivo e di avergli strappato il cuore con i denti e tutto perché era insoddisfatta della sua condizione famigliare. Caterina utilizzava, per far addormentare il marito, l’oppio ricavato dal papavero, che una volta veniva utilizzato anche nelle minestre dei bambini per favorire il sonno.
La strega henormissima di Bologna fu Gentile Budrioli che discendeva da una famiglia nobile. Viveva nel torresotto compreso nelle mura di fronte alla chiesa di San Francesco. Gentile divenne astrologa e alchimista (negromanzia). La sua fama crebbe poiché cominciò a mettere in pratica la sua opera di guarire i mali dell’anima e del corpo. La gente l’apprezzava, ma affermava che avesse fatto un patto col diavolo, attraverso un rituale ripetuto nel tempo, per ottenere in cambio: ricchezza, potere e conoscenza.Gentile entrò nelle grazie di Ginevra Sforza, moglie di Giovanni II di Bentivoglio, al punto da esser einvitata a Mantova per curare la di lei figlioletta, Laura. Si creò un clima di pace in casa, che fu interrotto dalla congiura dei Malvezzi. Essi avevano tramato per uccidere i Bentivoglio e riconquistare Bologna. Giovanni scoprì la congiura e si vendicò, speditamente. Il clima a corte rimase tesissimo e il popolo mormorava che lui stesso non aveva tempra, ma che si facesse condizionare e plagiare da Gentile e Ginevra. La figura di Gentile, a questo punto, divenne molto scomoda, tanto che, per accontentare il popolo e accattivarsi la benevolenza del Pontefice, giovanni levò la protezione alla donna, poiché si persuase che le sue magie fossero veramente pericolose. Egli trovò il modo per liberarsi di lei, consegnandola al tribunale dell’Inquisizione con l’accusa di stregoneria, ignobile, diabolica e maledetta. La sua accusa fu quella di utilizzare i suoi poteri contro i membri della classe dirigente bolognese. Il processo di svolse in San Petronio, dove sotto tortura confessò terribili colpe esercitate per oltre vent’anni, a contatto con Lucifero stesso. Furono trovate polveri magiche (che prelevava dai defunti) e oggetti sacri con i quali celebrava messe nere ed esercitava i suoi poteri magici. Fu consegnata dall’Inquisizione al braccio secolare e messa al rogo in piazza San Domenico. Il boia, mastro Giacomo, legò la strega e fu messa al rogo insieme a polvere da sparo, per accreditare ancora meglio il suo legame con i demoni. Per questo, Gentile, venne soprannominata “strega henormissima”.

brododiserpe2012saaTerza tappa: LA TERIACA, PANACEA DI TUTTI I MALI…
Nel II secolo, si diffuse la teriaca, un farmaco inventato da Galeno che conteneva, tra gli altri ingredienti, dosi elevate di oppio. Galeno si trasferì dalla Grecia a Roma, nel 163 d.C. La sua opera univa conoscenze antiche a quelle esoteriche. La sua teriaca comprendeva meno di settanta ingredienti e divenne un famoso rimedio (nato su base alchemica), considerato la panacea universale. Utilizzato, in prima battuta, contro il morso di animali velenosi. Tra i suoi ingredienti, guarda caso, figurava anche la carne della vipera.
All’origine, in effetti, il termine “teriaca” designava un’intera categoria di farmaci nati per combattere l’avvelenamento. La stessa fu addirittura paragonata alla pietra filosofale degli alchimisti, quindi, in grado di curare tutti i mali. Per questo motivo, Ulisse Aldrovandi la produsse a Bologna nel 1574 nella spezieria del convento di San Salvatore. La chiesa era una delle spezierie cittadine, insieme a quella dell’Archiginnasio, del Meloncello e poche altre. Fu messa a punto all’interno dell’Archiginnasio. La relativa preparazione sottostava a un preciso rituale che, tra l’altro, vi racconteremo.

280020845_10159689865303382_2998308827716236183_nQuarta tappa: ASTRONOMIA E ASTROLOGIA, A BOLOGNA…
Nel XIII secolo l’astrologia fu un’arte apprezzata in Italia. Basti ricordare i legami tra Federico II e Michele Scoto, quelli tra Guido da Montefeltro e Guido Bonatti. Va sottolineato, inoltre, che in quest’epoca l’astrologia aveva molti più legami con il governo della cosa pubblica – i prìncipi, infatti, volevano conoscere la propria “fortuna” – che non con il privato, in particolare con la medicina. Ciò può essere riscontrato dalla lista dei possibili usi di un oroscopo, così come risulta dai trattati di Guido Bonatti e di Bartolomeo da Parma. All’inizio del secolo successivo si registra un diverso atteggiamento. Sia Pietro d’Abano (1250-1315), il famoso professore padovano di Medicina, che Francesco Stabili, meglio noto come Cecco d’Ascoli, mostrano un grandissimo interesse per quella che sarà poi denominata “astrologia medica”. L’astrologia medica includeva l’uso degli oroscopi e questo richiedeva una conoscenza più dettagliata dell’astronomia matematica di quanto non fosse giudicato necessario quando questa disciplina era apprezzata essenzialmente per il suo contenuto culturale, nel contesto delle arti liberali. In particolare era necessario insegnare le procedure per il calcolo delle longitudini dei pianeti e quelle per l’uso dell’astrolabio, il meraviglioso calcolatore analogico che permette di determinare, ad ogni data ora di un qualsiasi giorno dell’anno e senza fatica, le posizioni nel cielo delle stelle, dei pianeti e dell’eclittica e i cui principi di funzionamento, basati sugli sviluppi più avanzati della geometria greca, restavano per i più misteriosi.

195604455_10159050728233382_3920459350651771048_nQuinta tappa: LA DIAVOLESSA DI VIA D’AZEGLIO…
La diavolessa di via d’Azeglio, protettrice dei viandanti in un periodo in cui camminare di notte per le strade bolognesi rappresentava un viaggio pericoloso, è copia di un’altra scultura, uguale, creata dal Giambologna, presso la fontana del Nettuno. Nella tradizione popolare, il diavolo era associato o assimilato ad animali, per lo più come serpente, drago, capra o cane. Poteva assumere anche sembianze umane. Spesso, appariva mostruoso e deforme. Il diavolo, seguendo l’iconografia medievale dei tarocchi, rappresenterebbe il grande caos da cui nasce la vita. È androgino e, nella sua figura, coesistono i contrari, l’alto e il basso, unione del maschile col femminile. Per questo, rappresenta il potere creativo tra uomo e donna, ma anche la dipendenza e la schiavitù dei sensi, quando l’attrazione sensuale divine morbosa. Così, la diavolessa, posta in una posizione d’angolo sui muri, serve a rinfrescare la memoria del peccato.

torre-lambertini-pal.-re-enzo-5e Sesta tappa: TORRE LAMBERTINI E I FANTASMI DI CITTA’…
A Bologna, è la torre dei Lambertini ad aggiudicarsi il premiato sulle apparizioni dei fantasmi. Essa fu incorporata alla residenza del Capitano del Popolo, sul lato che guarda via degli Orefici. Sembra avere ospitato il più antico orologio pubblico della città. La leggenda vuole che, questa torre sia tuttora abitata dalle presenze della famiglia Lambertini, che a volte, si incontrano con i capitani del Popolo, usurpatori dell’antica residenza e con i fantasmi delle donne rinchiuse in essa, quando fu carcere femminile. Fu il cardinal Prospero della famiglia Lambertini, poi divenuto papa Benedetto XIV a descrivere, per la prima volta, i fenomeni paranormali nel suo testo di parapsicologia.

Schermata 2021-11-04 alle 19.21.00Settima tappa: ARCHIGINNASIO, CON LE PRIME DISSEZIONI SUI CADAVERI E IL TEATRO ANATOMICO…
La sala, chiamata Teatro per la caratteristica forma ad anfiteatro, fu progettata nel 1637 per le lezioni anatomiche dall’architetto bolognese Antonio Paolucci detto il Levanti, scolaro dei Carracci.
Venne rivestita in legno d’abete e decorata con due ordini di statue raffiguranti in basso dodici celebri medici (Ippocrate, Galeno, Fabrizio Bartoletti, Girolamo Sbaraglia, Marcello Malpighi, Carlo Fracassati, Mondino de’ Liuzzi, Bartolomeo da Varignana, Pietro d’Argelata, Costanzo Varolio, Giulio Cesare Aranzio, Gaspare Tagliacozzi) e in alto venti dei più famosi anatomisti dello Studio bolognese. La cattedra del lettore, che sovrasta quella del dimostratore, è fiancheggiata da due statue dette “Spellati”, scolpite nel 1734 su disegno di Ercole Lelli, che servivano a visualizzare il corpo umano, come un libro aperto. Sopra al baldacchino una figura femminile seduta, allegoria dell’Anatomia, riceve come omaggio da un putto alato non un fiore, ma un femore.

Schermata 2021-11-04 alle 19.54.24Ottava tappa: SAN PROCOLO E I FUNERALI DELLA CHIAROVEGGENTE, ANNA BONAZINGA D’AMICO…
A partire dal 1860, Anna Bonazinga d’Amico, esercita presso il frequentatissimo “gabinetto medico-magnetico, di via Solferino n. 15. Le cronache dell’epoca raccontano della presunta capacità della chiaroveggente di indirizzare i flussi energetici attraverso le proprie mani, per guarire le persone malate. Per usufruire delle consultazioni di Anna era sufficiente inviare una lettera contenente i sintomi della persona malata, insieme a due capelli e un compenso di 3,20 lire. Molto partecipate erano anche le sue celebri “serate magnetiche”, che prevedevano esibizioni di sonnambulismo. Nonostante queste pratiche fossero avversate dalla Chiesa, a Bologna, Anna era una figura molto amata. Le venne, infatti, celebrato il funerale solenne, presso la chiesa di San Procolo e dedicati ben due monumenti in Certosa. Anna Bonazinga, donna dell’Ottocento, che nel suo campo è stata un’autorità molto stimata, ci restituisce il ritratto di una Bologna incuriosita dal mistero.


Ore 16, seconda tappa: Il Tribunale dell’Inquisizione della Basilica di San Domenico
San Domenico: La Basilica e il Tribunale dell’Inquisizione

IMG20230402162416Un gioiello d’arte e di storia, uno dei complessi più importanti di Bologna. Si trova qui la celeberrima Arca di San Domenico, capolavoroIMG20230402165859 universale di scultura che conserva le spoglie di san Domenico di Guzman: realizzata da Nicola Pisano e allievi, la parte superiore è opera di Nicolò dell’Arca, mentre tre delle statue sono opera giovanile di Michelangelo. Il monumentale coro intarsiato – un tempo chiamato l’ottava meraviglia del mondo – è un capolavoro per la finezza dell’intarsio ligneo. Ma la visita non si ferma alla Basilica: vedremo, infatti, il Tribunale dell’Inquisizione! 

Nel 1233 a Bologna fu istituito presso il convento di san Domenico il tribunale dell’inquisizione. Fu uno dei più violenti dell’epoca, specie nella caccia alle streghe. Le bolognesi condannate per stregoneria erano per lo più astrologhe, erboriste, prostitute.
Secondo le confessioni ottenute dall’inquisizione le streghe si radunavano per il sabba nei boschi vicino a Paderno volandovi su scope o bastoni, però bisogna considerare che allora nel bolognese era molto diffusa la coltivazione della canapa e presso i contadini si era soliti mangiare quello che si produceva e pertanto erano molto usate 3235a-aricette a base di canapa che procuravano allucinazioni da cui tali confessioni.

Il tribunale dell’inquisizione non lasciava scampo alle sue vittime, gli avvocati non erano disposti ad occuparsi della difesa degli inquisiti per non rendersi invisi, se gli indagati resistevano alla tortura senza confessare era una prova di colpevolezza poiché era il diavolo che li rendeva insensibili al dolore. Appena eseguita la sentenza si provvedeva al sequestro dei beni del condannato che venivano suddivisi in tre parti, una per il comune, una per l’inquisitore ed una per l’accusatore. Ciò portava ad aumentare il numero di sentenze in periodi di crisi economiche.


L’evento, che si terrà domenica, 24 settembre 2023 (con punto di ritrovo in piazza Galvani, sotto alla statua dello scienziato), partirà alle 15, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle 17:15. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della visita guidata (con accoglienza + guida turistica + ingresso esclusivo presso il Tribunale dell’Inquisizione della Basilica di San Domenico + radio guide):  22,00.
Sconto di € 2,00 per gli over 60.
Consigliate, scarpe comode.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 7 ottobre 2023, ore 11, 12, 14, 15, 16 e 17: “A casa di Dalla”. Un viaggio nei luoghi più intimi del cantautore e poeta, che Bologna porta nel cuore…

a_casa_di_dalla2“Bologna, ogni strada c’è una buca. Per prima cosa, mangio una pizza da Altero. C’è un barista buffo, un tipo nero. Bologna, sai… mi sei mancata un casino.” (Lucio Dalla)

Le porte del quattrocentesco Palazzo Fontana, dove Lucio Dalla aveva scelto di vivere nell’ultima parte della vita, venivano spalancate solo occasionalmente e nella data del 4 marzo, anniversario del compleanno. Da bambino, con la madre sarta, l’artista aveva abitato al 2 di piazza Cavour, lo slargo che corrisponde alla mitica “Piazza Grande”. Aveva poi scelto Casa Fontana perché da qui poteva ascoltare le campane di San Petronio di cui amava il tocco…

sputoUna targa nell’androne del palazzo riporta il suo pseudonimo condominiale: per vezzo, si faceva chiamare prof. Domenico Sputo. L’appartamento è la summa del suo universo. Afflitto, come lui stesso confessava, da “presepite acuta”, Dalla collezionava tutto ciò che univa sacro e profano. Sotto soffitti lignei dipinti ci sono frammenti di presepi napoletani e statue di aspetto canzonatorio cui il cantautore esprimeva gratitudine giornaliera offrendo confetti come ex-voto. La sala sede della sua casa discografica, la Pressing Line, conserva il ritratto di Caruso, la copertina del vinile di 4 marzo 1943 con cui nel ’71 vinse Sanremo e la laurea honoris causa dell’Università di Bologna data per “l’inquietudine timbrica” che lo spingeva a cantare. Fuori da queste pareti, il legame di Dalla con la città resta strettoe tracciabile. In via Caprarie e via Orefici, incastonate nella pavimentazione ci sono targhe a forma di stella con i nomi dei grandi del jazz passati per Bologna. C’è la Fitzgerald. C’è naturalmente Dalla. Sotto antiche volte, in via C. Battisti, si trova la cantina per jam session Dr. Dixie Jazz Band dove, con Pupi Avati, Lucio aveva cominciato a suonare il jazz. La chiesa di San Domenico è dove Dalla avrebbe conosciuto padre Michele Casati, il “caro amico” cui scrive nella canzone L’Anno che verrà.

Foto Massimo Paolone/LaPresse 10 luglio 2021 Bologna, Italia Cronaca Inaugurazione della statua dedicata a Lucio Dalla, donata dal cugino Lino Zaccanti alla città nell'ambito di un'iniziativa promossa dalla Fondazione Lucio Dalla Nella foto: La statua di Lucio Dalla Photo Massimo Paolone/LaPresse July 10, 2021 Bologna, Italy News Inauguration of the statue dedicated to Lucio Dalla, donated by his cousin Lino Zaccanti to the city as part of an initiative promoted by the Lucio Dalla Foundation In the pic: the statue dedicated to Lucio Dalla - Foto Massimo Paolone/LaPresse 10 luglio 2021 Bologna, Italia Cronaca Inaugurazione della statua dedicata a Lucio Dalla, donata dal cugino Lino Zaccanti alla città nell'ambito di un'iniziativa promossa dalla Fondazione Lucio Dalla - fotografo: Massimo PaoloneLucio Dalla, artista geniale ed eclettico. Cantautore, musicista, ma anche attore e regista, appassionato ed esperto d’arte, innamorato del cinema e della fotografia e affascinato dalla poesia. Al centro della sua vita c’è stata sempre l’arte, di cui si è nutrito, che lo ha ispirato e che egli stesso ha alimentato con una produzione artistica acclamata a livello mondiale, eterogenea e ricchissima. La sua casa, che Lucio amava profondamente, rappresenta tutto questo e costituisce un percorso affascinante tra le sue innumerevoli passioni e i suoi interessi mossi da un’insaziabile curiosità che, negli anni, lo ha portato a riempire gli spazi mescolando stili, epoche, copie di opere e preziosi originali, oggetti di valore e cose di poco conto, ma in grado di suscitare in lui emozioni e ricordi e in noi stupore e meraviglia. Meraviglia per la bellezza della casa e della ricca collezione d’arte, dagli artisti del ‘500 ai contemporanei, e stupore per i “premi” come lui li definiva, collanine o confetti dorati, che l’ ”eterno bambino” adagiava su opere e oggetti per ripagare, a modo suo, l’emozione che gli suscitavano. Visitare la casa di Lucio, attraversare le sue stanze, sentirne il profumo, osservarne gli oggetti, significa compiere un viaggio nella sua vita. La Fondazione dopo la sua scomparsa ha organizzato la visita intitolando ogni stanza prendendo spunto dalle storie che ciascuna ci racconta. La casa di Lucio si trova al piano nobile di un pregevole Palazzo Bolognese originario del ‘400 che all’inizio del ‘500 divenne di proprietà della famiglia Fontana il cui blasone è dipinto negli affreschi della Bottega di Antonio Basoli e Felice Giani che decorano i saloni.

casadalla_bologna1La “stanza Caruso”
Ancora oggi in questo salone ha la sede Pressing Line, etichetta discografica fondata e presieduta da Lucio Dalla che negli anni è stata artefice di alcuni tra i suoi album di maggior successo come Dallamericaruso, Dalla-Morandi, Cambio, Canzoni, solo per citarne alcuni. La casa discografica ha anche prodotto molti nuovi talenti del panorama musicale italiano, due nomi tra tutti: Luca Carboni e Samuele Bersani oltre ad aver promosso l’album Varietà del 1989 di Gianni Morandi. Questo grande ambiente era ufficio, sala riunioni, sala da pranzo e ufficio amministrativo, testimoniando ancora l’assoluta integrazione tra privato e lavoro. Lucio considerava i collaboratori come la propria famiglia con la quale amava condividere passioni e quotidianità.
Numerose le opere esposte, sia dipinti che sculture, tra le quali ritratti di Dalla realizzati da amici artisti. Particolarissimo quello di Carlo Pasini, allievo di Mondino, interamente realizzato con puntine da disegno.
Dalla sceglieva le opere e gli oggetti in totale autonomia, non si faceva consigliare, ma seguiva il proprio gusto personale senza dare troppa importanza al valore economico e di mercato. Molto importanti erano per lui le amicizie, i legami e le opere presenti in questa casa testimoniano le tante frequentazioni con artisti, più o meno famosi, a volte incoraggiati e aiutati proprio da Dalla.
Sono ora esposte sul grande tavolo di cristallo alcuni premi ricevuti da Lucio Dalla tra i quali un microfono donatogli dalla RCA.

Wooden wind musical instrument clarinet. Close-up.“Stanza delle Colonne”
Uno dei tanti salotti della casa che rappresenta al meglio lo splendore dei Palazzi bolognesi: gli alti soffitti sono affrescati da artisti della scuola di Antonio Basoli, esponente del neoclassicismo bolognese, a terra i pavimenti in legno di inizio ‘800, ornano poi il salone le alte colonne lavorate a marmo.
In questa stanza il comune denominatore è il “luogo”: tutte le opere rimandano a Napoli, al sud Italia, alla Sicilia, a Capri e testimoniano l’interesse di Dalla per questi luoghi e questa cultura che ha profondamente amato sin dall’adolescenza, dalle prime vacanze al Sud trascorse con la madre poi appuntamento fisso delle sue estati.
L’artista ricordò quel periodo in una intervista all’Europeo:
“E’ stato durante queste vacanze da emigrante alla rovescia, che è avvenuta in me la spaccatura tra due diversi modi di vivere. Così oggi mi ritrovo con due anime; quella nordica (ordinata, efficiente, futuribile, perfezionista, esigente verso di sé e verso gli altri) e quella meridionale (disordinata, brada, sensuale, onirica, mistica). E’ nel sud che sono diventato religioso, di una religiosità forsennata, irrazionale, pagana.”

Lo “Studio di Lucio”
Si tratta di una piccola stanza, ufficio e studio personale dell’artista che amava sedersi sulla poltrona vicino alla finestra e qui riceveva i suoi collaboratori o gli ospiti per riunioni “ristrette”. Moltissimi gli oggetti a lui cari come un frammento del muro di Berlino davanti al quale l’artista compose il famoso brano che ha come protagonisti due amanti, uno di Berlino Est, l’altro di Berlino Ovest, che progettano di avere una figlia che si chiamerà “Futura”. Molti i libri, di cui uno autografato da Dan Brown, grandissimo fan di Lucio, e opere alle pareti. Tra queste un disegno di Milo Manara, regalo dell’artista a Lucio, che diventerà la copertina di “12000 Lune”: Dalla è rappresentato come un marinaio al timone, alle sue spalle San Petronio sotto una notte stellata.


L’evento, che si terrà sabato, 7 ottobre 2023 (con punto di ritrovo in piazza de’ Celestini, di fronte al murales di Dalla), partirà alle ore 11, 12, 14, 15, 16 e alle ore 17, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora.

Costo della visita guidata (con ingresso esclusivo + guida turistica + accoglienza):  28,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO (15 persone per turno).

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario. A chi dovesse essere impossibilitato a partecipare, forniamo un credito senza scadenza.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 30 settembre 2023, ore 15: “Storie di eterne melodie”. Seguendo le tracce e i misteri della musica, nella Città della Musica, con visita esclusiva al Museo Internazionale della Musica…

Parlare di Bologna, senza citarne la fervida realtà musicale che la contraddistingue, è praticamente impossibile. In effetti, anche l’Unesco, nel 2006, l’ha dichiarata “Città Creativa della Musica”. Camminando per le vie del centro, ripercorreremo le tappe di grandi maestri (con aneddoti e misteri, che il grande pubblico non conosce), per concludere la visita al Museo Internazionale della Musica…

storie_di_eterne_melodie_2022“Storie di eterne melodie” è un viaggio. Un viaggio nella città della musica. Una Bologna che ha, intrinseca, nella propria storia, la Cultura della Musica. Le prime tracce riguardanti l’attività musicale bolognese risalgono al Duecento, ma il fermento vero e proprio va a coincidere con gli anni dell’amministrazione pontificia.

Un tour davvero singolare, che partirà dal Convento di San Domenico, toccherà la Basilica di San Petronio e uno scorcio di vita di Rossini, per concludersi presso il suggestivo “Museo Internazionale della Musica”. Alcuni dei protagonisti indiscussi della Musica, presso il Capoluogo, sono stati: Mozart, Rossini, Farinelli, Donizetti che, a Bologna hanno studiato e vissuto.

IMG20230204164553Prima tappa: MUSEO INTERNAZIONALE E BIBLIOTECA DELLA MUSICA (ingresso esclusivo)…
Il Museo ha sede all’interno del prestigioso “Palazzo Sanguinetti”, nel centro storico di Bologna. L’edificio è stato riaperto al pubblico dopo un lungo e attento restauro, che ha riportato all’originario splendore gli affreschi presenti. Il piano nobile ospita le nove sale, splendidamente affrescate, dove si ripercorrono sei secoli di storia della musica con dipinti di personaggi illustri, strumenti musicali antichi e una selezione di documenti storici di enorme valore (trattati, volumi, libretti d’opera, lettere,Museomusicalogo manoscritti, partiture autografe, provenienti dal lascito di Padre Giambattista Martini, francescano, grande compositore e teorico della musica. Il Museo ospita, al piano terra, la fedele ricostruzione del laboratorio del famoso liutaio bolognese, Otello Bignami. Nella sala tre si illustrano i rapporti tra Padre Martini e le personalità di spicco del mondo musicale dell’epoca, quali: Mozart, Bach, Gainsborough. Nella medesima sala è possibile ammirare i famosi “Sportelli” di libreria musicale di Giuseppe Maria Crespi. Alcuni tra i pezzi più rilevanti sono esposti nella “Sala delle Arti”, dedicata ai “Libri per Musica e Strumenti”, del sedicesimo e diciassettesimo secolo. Testi rarissimi di fine Quattrocento, fino al primo libro musicale a stampa, 47577539731_96afc8b866_brealizzato da Ottaviano Petrucci. La sala numero sei è dedicato al celebre cantante, Carlo Broschi, detto “Farinelli”. Meravigliosi i ritratti presenti, tra i quali risaltano quello di Antonio Vivaldi e Domenico Cimarosa. Nella sala sette, risalta l’Ottocento e Gioachino Rossini, il cui nome è particolarmente legato a Bologna (ritratti, busti, libretti delle prime recite della sua futura moglie e cantante, Isabella Colbran, la partitura autografa de “Il Barbiere di Siviglia”, ma anche effetti personali curiosissimi, come la vestaglia da camera o il parrucchino, nonché il pianoforte a coda). Il percorso prosegue, attraverso i secoli, gli usi e le mode musicali, nella sala otto, dedicata ai “Libri per Musica e Strumenti nei secoli diciottesimo e diciannovesimo (viole d’amore e flauti traversi, affiancati alle partiture composte da Torelli, Vivaldi, Bertoni e altri, immensi, autori e i clarinetti e, infine, il bellissimo “Buccin”, realizzato a Lione da Tabard). L’architetto Giovanni Battista Martinetti, di fatto, all’edifico attuale aggrega parte della casa confinante contente una torreIMG20230204174427 medievale. Nel 1832 il Palazzo diviene di proprietà del celebre tenore Domenico Donzelli, il quale ospita Gioacchino Rossini durante la ristrutturazione della propria abitazione situata anch’essa in Strada Maggiore, a distanza di pochi metri. Nel 1870 diviene di proprietà della famiglia Sanguinetti, ultimi proprietari del Palazzo prima della donazione di questo al Comune. Ai Sanguinetti si devono le più recenti decorazioni nella parte dell’edificio destinato a biblioteca, tra cui la “Sala Egizia” affrescata da Gaetano Lodi. Gli spazi esterni della proprietà, oltre a comprendere il magnifico scalone monumentale, sono costituiti da due cortili di diverse dimensioni.
Le decorazioni che vengono realizzate all’interno di Palazzo Sanguinetti, sotto la direzione del Martinetti, rappresentano una sorta di preziosissima antologia di stile neoclassico e una delle più importanti Schermata 2022-12-19 alle 15.03.30testimonianze nella città di Bologna del periodo napoleonico. Vi partecipano i più significativi pittori dell’epoca. A Francesco Santini, già citato in precedenza, spetta anche la decorazione degli ornati della parete dello scalone. Altri importanti artisti che vi partecipano sono: Pelagio Pelagi, Antonio Basoli, Vincenzo Martinelli, Domenico Corsino. Eleonora Sanguinetti, nel 1986, in ricordo del padre, dona la maggior parteSchermata 2022-12-19 alle 15.03.44

 dell’edificio al Comune proprio perché vi possa essere ospitata l’attuale Biblioteca e Museo. Dal 2006, grazie alla presenza di questo museo internazionale, al Teatro Comunale, al Conservatorio intitolato a Padre Martini, all’Accademia Filarmonica e, soprattutto, grazie alla nascita della prima facoltà universitaria che studia la musica, l’arte e lo spettacolo, Bologna viene insignita dall’Unesco come Città Creativa della Musica.

MozartVeronadallaRosaSeconda tappa: CONVENTO DI SAN DOMENICO, PIANO DI MOZART…
La chiesa di San Domenico e l’annesso convento costituiscono uno dei più importanti complessi monumentali della città. Lungo le navate laterali si aprono numerose cappelle riccamente decorate. La basilica conserva – e qui, si fonda la prima tappa del tour – l’organo su cui studiò Wolfgang Amadeus Mozart, quando soggiornò a Bologna (Mozart, nel 1770 aveva 14 anni ed era impegnato, sotto la guida del padre, in un viaggio in Italia. Il primo soggiorno bolognese di Mozart ebbe luogo nel marzo dello stesso anno. Inoltre, dal 20 luglio al 18 ottobre. In quell’occasione, Mozart prese lezioni da Giovanni Battista Martini, proprio sul piano conservato nella chiesta di San Domenico).

organo_s_petronio_bolognaTerza tappa: ORGANO MONUMENTALE DI SAN PETRONIO…

La basilica di San Petronio è la chiesa principale di Bologna: domina l’antistante piazza Maggiore e, nonostante sia ampiamente incompiuta, è la sesta chiesa più grande d’Europa. Ai due lati dell’altare maggiore, sopra delle apposite cantorie, si trovano due organi a canne, tra i più antichi d’Italia e gli unici, ancora funzionanti. Il più antico è quello situato sul lato destro del presbiterio: un capolavoro che venne costruito nel 1400 e, pur essendo stato rimaneggiato nei secoli, è il più antico degli organi italiani giunti fino a noi. Nel corso dei secoli, entrambi gli strumenti hanno subito alcune modifiche ed entrambi sono stati, nel corso del tempo, restaurati.

casa_rossiniQuarta tappa: CASA ROSSINI…
Il palazzo, acquistato nel 1824 dal celebre compositore pesarese Gioacchino Rossini, fu la dimora del musicista per circa vent’anni, prima del suo trasferimento a Parigi. Sulla facciata principale troneggia un distico latino che recita: “Non è il padrone che deve inorgoglirsi della casa, ma la casa del padrone”, mentre su quella laterale, tra note musicali, si legge il distico “Accompagna i versi con le sette note musicali, in mezzo ad un profumato boschetto di alloro”…


L’evento, che si terrà, sabato, 30 settembre 2023 (con punto di ritrovo in piazza San Domenico, davanti alla Basilica), partirà alle ore 15, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle 17. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (con ingresso esclusivo presso il Museo della Musica + guida turistica + radio guide):  25,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario. A chi dovesse essere impossibilitato a partecipare, forniamo un credito senza scadenza.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 30 settembre 2023, ore 20: Seven. Sette misteri da svelare. Storie insolite, che si raccontano all’ombra del capoluogo emiliano…

Seven. Sette misteri da svelare: viaggio alla scoperta dell’altra faccia dei monumenti del capoluogo emiliano…

seven_2023Bologna è unica. Uniche, sono le sue ombre. Diventiamo predatori di misteri da svelare, attraverso alcuni importanti monumenti del centro storico. Una serata da brivido, in cui ci caleremo in una Bologna che non avevamo mai celebrato.

Storie insolite, che si raccontano all’ombra dei suoi vicoli medievali e dei suoi monumenti. Bologna è una città ammantata di un fascino arcano. Un set perfetto, insomma, per svelare i sette principali misteri del capoluogo emiliano.

350px-Torre_GalluzziTorre dei Galluzzi: Boccaccio ha una sconcia novella intorno a madonna Beatrice, che sopravanzava ogni altra in bellezza, non che intorno al suo marito Egano Galluzzi e ad un gentiluomo di Firenze col mentito nome d’Anichino.
In ogni caso la storia più celebre della “Galluzzi” è Romeo e Giulietta, bolognesi. Tutto nasce dalla rivalità tra i Galluzzi, di parte guelfa, e i Carbonesi, di parte ghibellina, le due famiglie più potenti della città attorno al 1258. I figli più giovani delle due famiglie, Virginia Galluzzi e Alberto Carbonesi, si incontrarono e si innamorarono perdutamente. I due trovarono un frate disposto a sposarli e trascorsero la prima notte di nozze indisturbati, tuttavia l’idillio durò poco. Giampietro Galluzzi li scoprì ed accecato dall’ira uccise Alberto. Virginia, disperata, si impiccò sulla torre (o da un balcone a seconda delle versioni) ancora visibile nella Corte Galluzzi, da cui si può accedere in piazza Galvani o via d’Azeglio.

Il papa che visse due volte: a Ugo Boncompagni, passato alla storia con il nome di papa Gregorio XIII, il cui pontificato è stato uno dei piùgregorioXIII significativi dell’intera cristianità, sono collegate alcune profezie e leggende, avute luogo proprio negli anni in cui, questo papa bolognese, fu in carica. Inoltre? Qual è il legame della statua che lo raffigura con San Petronio, santo protettore della città di Bologna? Inoltre, qual è il legame con Il calendario solare, ufficiale, utilizzato in quasi tutti i paesi del mondo?

lasantaSanta Caterina da Bologna e il miracolo del corpo, custodito presso la chiesa del Corpus Domini: costruito fra il 1477 e il 1480 dai toscani Nicolò Marchionne da Firenze e Francesco Fucci da Doccia, il Corpus Domini è uno dei santuari più cari alla devozione popolare. L’edificio è conosciuto anche con il nome di “Chiesa della Santa” in quanto in esso è conservato il corpo di Santa Caterina de’ Vigri, fondatrice nel 1456 del primo convento di suore Clarisse a Bologna. Il corpo della Santa, che visse nel convento fino alla sua morte, si conserva incorrotto nella cappella da più di cinquecento anni. L’edificio presenta una bella facciata rinascimentale, unico elemento rimasto della costruzione originale, la cui parte grezza  è ravvivata da eleganti rilievi in terracotta attribuiti a Sperandio da Mantova. La chiesa fu totalmente ristrutturata nel 1687 dall’architetto G. Giacomo Monti, che decise di decorare l’interno attraverso splendide pitture di M. Antonio Franceschini, ornati di Enrico Haffner e rilievi in stucco di Giuseppe Mazza: purtroppo i bombardamenti dell’ultima guerra hanno fatto in gran parte scempio di questo prezioso apparato artistico.
Degni di nota alcuni dipinti del Franceschini, tra cui il famoso Transito di S.Giuseppe (1692), e di Lodovico Carracci nonché la tomba del fisico Luigi Galvani e di Laura Bassi, celebre donna-scienziato del secolo XVIII.

Luigi Galvani e il collegamento con Frankenstein: sapevate che il celebre romanzo “Frankenstein” è basato su fatti realmente accaduti? Mary Shelley trasse ispirazione da alcuni esperimenti che furono condotti proprio dal bolognese Giovanni Aldini, professore e ricercatore di fisica presso l’Università di Bologna. Nato nel 1792 a Bologna e nipote del noto Luigi Galvani, Giovanni seguì le orme dello zio nello studio degli effetti degli stimoli elettrici sui cadaveri: il fenomeno del galvanismo. Aldini organizzava rappresentazioni macabre e raccapriccianti, durante le quali faceva aprire gli occhi e la bocca a teste di animali e contrarre arti a corpi decapitati, applicando la corrente elettrica.galvani2 Egli era convinto che con l’elettricità fosse possibile risuscitare un cadavere, ma per tentare l’esperimento gli occorreva un corpo intero e in buono stato. Normalmente si serviva dei corpi dei condannati a morte, ma dato che in quasi tutti gli stati europei le esecuzioni avvenivano per decapitazione, nel 1803 Aldini si recò a Londra, dove l’impiccagione gli poteva garantire cadaveri interi. Trovato il prigioniero adatto ne attese la condanna a morte: George Forrest, probabilmente innocente, fu accusato dell’omicidio di moglie e figlia e si racconta che Aldini comprò i giudici per giudicarlo colpevole. Non appena fu eseguita la sentenza prelevò il cadavere per i suoi esperimenti in pubblico, dando vita a uno dei suoi spettacoli più teatrali, tanto riuscito che il suo assistente morì d’infarto la notte stessa. Applicando elettrodi in varie parti del corpo fece sollevare al cadavere le braccia e le gambe, aprire la bocca e gli occhi, sollevare il petto come in un profondo respiro. Gran parte del pubblico credette che il cadavere fosse risuscitato, sia pure per breve tempo.

buca_campane2L’osteria Buca delle Campane e la congrega segreta: l’Osteria Buca delle Campane ha sede in un palazzo che risale al XIII secolo, nell’antica via Bagnaroli, così chiamata poichè a quei tempi vi abitò una famiglia di questo nome. Il 5 marzo 1478 lo stabile fu acquistato da Giovanni di Musotto Malvezzi per lire 60. Il giovedì del 27 novembre 1488, sulle ore 18, in tale palazzo fu scoperta una congiura ordita da Giovanni Girolamo, Filippo di Battista Malvezzi e i loro amici, i quali volevano uccidere Giovanni Bentivogli e tutta la sua famiglia. Nel 1501 vi fu alloggiato l’Ambasciatore di Francia diretto a Firenze. Ai primi del ‘600 la via prese il nome di “via delle Campane”, poichè nella vicina chiesa di San Giacomo esisteva una fonderia di campane dal 1548, da cui deriva il nome dell’Osteria. Intorno al 1628 lo stabile passò sotto la proprietà della famiglia Lambertini Pollicini. In una stanza al pianterreno nacque il 31 marzo 1675, Prospero Lorenzo di Marcello Lambertini, destinato poi a diventare, il 30 aprile 1731, Vescovo di Bologna, poi il 17 agosto 1740 divenne Papa Benedetto XIV. Alla fine del 1800, l’antico palazzo fu acquistato dalla famiglia Marconi, dalla quale discende il celebre scienziato Guglielmo Giovanni Maria Marconi. Fisico e inventore italiano, Marconi è conosciuto in tutto il mondo per aver sviluppato per primo un efficace sistema di comunicazione con telegrafia senza fili via onde radio che ottenne una notevole diffusione: evoluzioni di tale sistema portarono allo sviluppo dei moderni sistemi e metodi di telecomunicazione come la radio, la televisione e in generale tutti i sistemi che utilizzano le comunicazioni senza fili. Eredi la moglie, Marchesa Maria Cristina e la figlia, Principessa Elettra. Nel 1905 all’Osteria Buca delle Campane fu rappresentata la commedia il Cardinale Lambertini, opera del commediografo bolognese Alfredo Testoni che ha per protagonista il Cardinale Bolognese. Fin dal 1958 l’Osteria fu sede della Goliardica Balla dell’Oca, ove è conservata la colonna, attorno alla quale venivano legate le matricole in attesa del processo studentesco. Gli affreschi che adornano le pareti della Sala degli Affreschi sono opera di tale studenti, tra i quali spicca il nome del maestro fumettista italiano Magnus, pseudonimo di Roberto Raviola nato e vissuto a Bologna, la cui arte ha conquistato l’intera Europa.

Le Sette Chiese, sede dei templari a Bologna: Bologna fu la sede templare più importante d’Italia, a capo della “provincia” del nord Italia. La storia templare della città fu però colpita da una feroce “damnatio memoriae” e per secoli si cercò di cancellarne tutte le tracce ed anche di rimuoverne il ricordo dalla storia. L’organizzazione del Tempio in Italia si basava su due province: una al nord, detta provincia di Lombardia, che comprendeva anche la Sardegna e faceva capo a Bologna, e una al sud, detta provincia di Apulia che faceva capo alla commenda di Monte Sant’Angelo. Roma non era soggetta a tali suddivisioni territoriali. I Templari arrivarono a Bologna nel 1161 e stabilirono la loro sede in strada Maggiore, tra vicolo Malgrado a via Torleone. L’entrata principale corrispondeva a quello che è oggi Palazzo Scaroli, in strada Maggiore n.80, vicino al monastero di Santa Caterina. Il Tempio a Bologna possedeva, fuori città, la più bella Commanderia del Nord Italia, il Cenobio di San Vittore, sui colli bolognesi. Il termine moderno ‘Commendatore’ deriva dal titolo del capo della Commanderia. Il termine era in uso sia tra i Templari che tra gli Ospitalieri.santostefanosera  Il Tempio possedeva inoltre 4 chiese nel centro di Bologna, di cui 3 in Strada Maggiore, molti terreni e vari palazzi. Appena a ridosso del centro città, era stata costruita, quasi mille anni prima, una Gerusalemme in miniatura, ancora oggi nota con questo nome, intorno al complesso di Santo Stefano, che non era di proprietà templare ma che i Templari rivitalizzarono con i loro rapporti con la Terrasanta.

archiginnasioArchiginnasio e Teatro Anatomico: la realizzazione dell’Archiginnasio fu commissionata da papa Pio IV per mezzo del Cardinale Legato Carlo Borromeo e del suo vice Pier Donato Cesi che assegnarono il progetto ad Antonio Morandi (detto il Terribilia), il quale terminò il lavoro di costruzione tra il 1562 ed il 1563. Ma qual era l’obiettivo di questa immensa e suggestiva realizzazione monumentale? Inoltre, sappiamo che, è da sempre particolarmente prestigiosa a Bologna la facoltà di Medicina, come prova l’esistenza dello straordinario teatro anatomico tutt’ora visitabile all’interno del palazzo dell’Archiginnasio. Tra le sue pareti operò un chirurgo ammantato da un’auraTeatro-anatomico di leggenda, Gaspare Tagliacozzi, un uomo che ha precorso le epoche e compiuto prodigi tali da essere accusato di stregoneria tramite un processo postumo.


L’evento, che si terrà sabato, 30 settembre 2023 (con punto di ritrovo in piazza Galvani, sotto la statua dello scienziato), partirà alle ore 20, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle 21:30. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour.

Costo della sola visita guidata (con accoglienza + guida turistica + radio guide
):  16,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata.

Dopo il tour, ci sarà la possibilità di cenare, insieme, con menu completo, tradizionale o vegetariano, che va dal primo piatto al dolce, bevande incluse, presso la trattoria “Belfiore”:  25,00.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 29 settembre 2023, ore 20:30: visita guidata alla Basilica di San Petronio, ai suoi aneddoti e segreti, con apertura esclusiva, serale…

La Basilica di San Petronio, apre in esclusiva per “I love Emilia Romagna”. Arte, cultura e leggendari aneddoti, daranno vita a una serata da ricordare (apertura straordinaria della Cappella Bolognini)…

sanpetronio_sera_2022Diversamente da ciò che avviene in altre città italiane ed europee, l’edificio sacro più importante di Bologna non è la cattedrale, bensì la Basilica dalla caratteristica facciata incompiuta che si trova in Piazza Maggiore ed è intitolata al patrono della città, San Petronio.

Ma chi era san Petronio? In realtà, si tratta di un vero e proprio mistero. La sua vita è avvolta nel mito dato che, su di lui esistono pochissime testimonianze storiche. È documentato che visse a Bologna nel V secolo: il suo nome compare come ottavo vescovo di Bologna nell’Elenco4-linferno Renano, l’antica lista dei vescovi bolognesi di cui ci è stata tramandata la copia trecentesca, conservata oggi nella cattedrale di San Pietro.

sanpetronio1La Basilica di San Petronio, dedicata al patrono cittadino (ottavo vescovo di Bologna dal 431 al 450), è la più grande e importante chiesa bolognese (m 132 di lunghezza, 66 di larghezza totale, 47 di altezza). Nel 1514 Arduino degli Arriguzzi propone un nuovo modello a croce latina che avrebbe superato in grandezza la chiesa di San Pietro a Roma. Secondo la leggenda Pio IV bloccò la realizzazione di questo sogno megalomane, sollecitando i lavori per la costruzione dell’Archiginnasio. Anche la facciata rimase incompiuta. Celebre fu la Cappella musicale petroniana il cui il simbolo più prestigioso è un organo tuttora funzionante, costruito attorno al 1470 da Lorenzo da Prato: il piùsanpetronio4 vecchio al mondo ancora in uso. L’interno del tempio, benché costruito in diverse epoche, ha un mirabile senso classico, lontano quindi dal gotico oltremontano. È diviso in tre navate sorrette da dieci piloni a nervatura poligona, sui quali si slanciano gli archi e le volte: le campate della navata maggiore sono a pianta quadrata. Il Sole, simbolo dell’antica divinità è presente anche all’interno della chiesa: si tratta della meridiana che attraversa il pavimento della navata sinistra. sanpetronio7Realizzata dall’astronomo Gian Domenico Cassini nel 1655, coi suoi 66,8 metri è la più lunga del mondo. Indica con sorprendente precisione il mezzogiorno solare, al punto che si narrache i vecchi orologiai di Bologna andassero in San Petronio per regolare gli orologi. Una delle particolarità è che non è una linea d’ombra a indicare l’orario come nelle meridiane tradizionali, ma un cono di luce che ricorda la figura del Sole. Una leggenda vuole che visitare la meridiana sia di buon auspicio per gli innamorati, in quanto periodicamente proietta un’immagine a forma di cuore.

Potrete vedere le Cappelle più importanti e significative, di cui racconteremo le magiche storie connesse con affreschi e opere d’arte…

Cappella di S. Abbondio (I) già dei Dieci di Balia 
Fu restaurata in falso gotico nel 1865 da Albino Riccardi. Di antico resta la decorazione ornamentale con gli stemmi dei patroni (1397) e due grandi affreschi ritoccati da Giovanni da Modena (1420 ca.): a destra “Trionfo della chiesa cattolica sull’eresia” e a sinistra “Redenzione del peccato originale”. In questa cappella, nel 1530, fu incoronato imperatore Carlo V dal Papa Clemente VII.

Cappella dei Re Magi (IV) già Bolognini e Salina Amorini 
È l’unica che conserva, quasi intatta, la decorazione originaria. La cancellata gotica in marmo fu disegnata da Antonio di Vincenzo (1400). Furono dipinti da Jacopo di Paolo il “Polittico ligneo” e le finestre policrome. Le pareti furono sontuosamente affrescate da Giovanni da Modena con un ciclo raffigurante: “Il Paradiso” e “l’Inferno (l’affresco quattrocentesco, che continua a scandalizzare il mondo islamico, ritrae il Profeta Maometto, mentre viene seviziato e percosso da demoni feroci, naturalmente avvolto dalle fiamme. Seminudo, sofferente, dileggiato, vilipeso)” a sinistra, nella parete di destra “Le storie dei Re Magi”, nella parete di fondo “Consacrazione di San Petronio” e scene della sua vita.

Cappella di S. Vincenzo Ferrer (VI) già Griffoni, Cospi e Ranuzzi 
Si possono ammirare la grande tela con il santo di Vittorio Bigari (sulla destra).

Cappella di S. Sebastiano (V) già Vaselli 
In questa cappella si possono ammirare la grande tela a tempera “Martirio di S. Sebastiano”, “l’Annunziata” e i dodici “Apostoli” dipinti su tela di Lorenzo Costa; “l’Angelo Annunziante” è attribuito invece a Francesco Francia.

Cappella di S. Giacomo (VII) già Rossi e Baciocchi 
Sull’altare la splendida “Madonna in Trono”, capolavoro di Lorenzo Costa (1492); allo stesso autore sono attribuiti i disegni della vetrata policroma. Il monumento funebre di destra conserva le spoglie del principe Felice e di sua moglie Elisa Bonaparte e fu disegnato da Antonio Serra (1845).

Cappella di S. Rocco (VIII) o Cappella Malvezzi Ranuzzi  
Sull’altare si trova il “San Rocco” del Parmigianino (1527). Le vetrate furono disegnate da Achille Casanova (1926).

Cappella di S. Lorenzo (XVIII) già Garganelli, Ratta e Pallotti
Vi si trova la “Pietà” di Amico Aspertini.

Cappella di S. Brigida (XXI) già Pepoli 
Sull’altare spicca un polittico di Tommaso Garelli (1477). Il busto policromo della santa è di Giovanni Romagnoli.

Cappella della Madonna della Pace (XXII) 
La “Madonna” in pietra d’Istria è di Giovanni Ferabech (1394).

Cappella delle Reliquie XII già Zambeccari 
Il campanile è impostato su di essa.

Cappella della Santa Croce (XIX) o Cappella Rinaldi
Contiene affreschi di Francesco Lola, Giovanni da Modena e Pietro Lianori. La splendida vetrata venne realizzata dal beato frate Giacomo da Ulma su disegno di Michele di Matteo.

La cappella del SS. Sacramento in San Petronio
Il 4 ottobre nella basilica di San Petronio è riaperta la cappella del Santissimo Sacramento, restaurata su disegno di Angelo Venturoli. Sull’altare, in una nicchia che fu disegnata dal Vignola nel XVI secolo, si trova il trono del Santissimo di Alessandro Algardi, costruito con marmi provenienti da Roma antica. Per il nuovo allestimento, voluto dal marchese Antonio Malvezzi Campeggi, sono stati utilizzati il tabernacolo che prima si trovava nella chiesa delle monache di Santa Margherita e alcuni stalli del coro degli Olivetani di San Michele in Bosco.


quattro_crociIl mistero delle quattro croci
A delimitare la città di Bononia nei primi secoli di occupazione romana c’erano le cosiddette “quattro croci”. Per raccontare la loro storia occorre partire dal martirio dei santi Vitale e Agricola, che risale presumibilmente alla fine del III secolo, durante le persecuzioni ai cristiani volute dall’imperatore Diocleziano. Va sottolineato che i loro resti erano sepolti nel cimitero ebraico a testimonianza, forse, del fatto che fossero di origine giudaica. Di certo è escluso che Agricola fosse un cittadino romano, perché la pena sarebbe stata la decapitazione, e non la crocifissione. I loro corpi vennero riesumati dal vescovo di Milano, Ambrogio, nel 387 in visita a Bologna, città che in quegli anni era sotto la giurisdizione del capoluogo lombardo. La vita dei due santi, avvolta nel mistero, sarà argomento di discussione, durante il tour.


L’evento, che si terrà venerdì, 29 settembre 2023 (con punto di ritrovo presso piazza Galvani, sotto la statua dello scienziato), partirà alle ore 20:30, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora e mezza. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della visita guidata (che comprende: guida turistica, radio guide, ingresso esclusivo alla Basilica e alla Cappella Bolognini):  25,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 24 settembre 2023, ore 10: Il labirinto sotterraneo. “Villa Benni” e il suo rifugio antiaereo, a 15 metri nel sottosuolo…

villabenni_2022Alle porte della citta delle Due Torri, è situata “Villa Benni”. Un luogo d’incanto, per il suo parco, la villa e il rifugio antiaereo, sotterraneo…

IMG20221013101754Sede del comando tedesco, durante la seconda guerra mondiale e in stile Liberty, “Villa Benni” fu costruita per volontà di Alfredo Benni, già facoltosoIMG20221013095642 proprietario terriero, nella zona del budriese. A cinque minuti di cammino dal centro di Bologna, conta due ettari e mezzo di verde e un curioso camino rasoterra, che è il primo indizio del rifugio antiaereo, voluto proprio dagli ufficiali nazisti per assicurarsi la massima protezione, in caso di attacco.


IMG20221013101843Cinquantadue scalini (25 metri di lunghezza, totale) portano a una fitta rete di undici gallerie a circa quindici metri sotto il livello del suolo. Manodopera italiana, con una grande quantità di stanze a forme variegate, con numerose funzioni (centrale radio, magazzino delleIMG20221013102112 armi, magazzino viveri, magazzino abbigliamento), assicurava una grande protezione antiaerea, agli ufficiali. Il cunicolo di accesso doveva sempre restare libero, poiché l’aria era fondamentale all’interno delle gallerie. Due ingressi: uno vicino all’accesso principale della villa, IMG20221013102209l’altro, sul retro, con muro anti soffio e un bellissimo arco antiurto, che serviva a spezzare un’eventuale onda d’urto di un ordigno esploso. L’impianto elettrico è originale. Si nota, all’interno del parco, l’affascinante presenza diIMG20221013103419  una “garitta”, costruita per il riparo della sentinella, posta all’entrata secondaria che evoca ingressi di rumorose jeep militari e auto di rappresentanza… 

277535993_444883207434655_2223264304133196438_nAnche se sembra impossibile che un’abitazione a cinque minuti di cammino dal centro di Bologna possa essere circondata da un vero e proprio parco, sarebbe riduttivo definire quello che sta intorno a “Villa Benni”, semplicemente un giardino. Due ettari e mezzo di verde abbracciano la costruzione, con piante tipiche del sottobosco, felci, ciclamini primaverili e invernali e, in un angolo, un curioso caminoIMG20221013095507 rasoterra, che è il primo indizio dell’esistenza del rifugio antiaereo costruito dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Tuie secolari, tigli, Calicantus estivi – quelli che profumano d’aceto e mela – faggi, lecci, ippocampi, cedri del libano, un sorbo, un fico, un albero di rusticani e un’infinita varietà di altre piante costeggiano, scavalcano e si allontanano dal viale che corre – o sarebbe meglio dire, cammina – intorno alla villa, toccando, come ideali tappe di un percorso a metà strada tra la botanica e la storia, le testimonianze di un’epoca bellica che per un certo lasso di tempo è riuscita a colonizzare anche questo angolo sublime alle porte della città delle Due Torri. Villa che è stata IMG_8354-300x200sede del comando tedesco, durante la seconda guerra mondiale. Una villa in stile Liberty, ricca di stile e di bellezze. Situata davanti alla Madonna Grassa che è una statua settecentesca dello scultore Ferreri, ed è una delle stazioni della processione della Madonna di San Luca (è la prima stazione). Via Saragozza è dal 1900 un luogo prestigioso per costruire la propria residenza. La villa è stata costruita nel 1927, per volontà di Alfredo Benni (nasce a Vedrana di Budrio ed era proprietario della tenuta di Mezzolara, proprietà dell’ultima vedova di Napoleone III) che è stato sicuramente uno dei più importanti imprenditori agricoli della prima metà del novecento, nella nostra Regione. Prima di “Villa Benni”, c’erano già degli edifici ed erano casini di caccia, di famiglie bolognesi (sin dal 1400, primi insediamenti). Il progetto è di Bruno Orsoni, architetto molto notoIMG20221013100900 negli anni ’20 a Bologna. Costruita in un periodo post bellico, è un’espressione dell’atmosfera che si viveva a quei tempi (molto agiata). Questa villa ha vissuto un momento cupo, durante il periodo bellico.

La seconda guerra mondiale ha lasciato traccia del suo passaggio in uno dei rifugi meglio conservati della città, costruito in maniera magistrale. È ottimamente conservato. LaIMG20221013100950 particolarità di “Villa Benni” è che è rimasta cristallizzata al 1920. Tutto, anche nell’arredamento, è rimasto collegato a quell’epoca. Anche i radiatori sono rimasti risalenti all’epoca. L’ingresso è molto arioso e ricorda le planimetrie delle ville cinquecentesche bolognesi. La villa ha l’ottagono in ogni suo arredo, come simbolo di vita eterna nel cristianesimo. Questo tipo di simbologia, un tempo, era molto forte. Chi poteva permetterselo cercava di utilizzarli nella propria residenza. La villa è stata voluta per il figlio Aureliano e per la moglie a cui Alfredo era legato. Un simbolo di eternità della famiglia, della sua stirpe. Il parco arriva a noi come è stato pensato nel 1927, escluse le tuie, plurisecolari, che erano già presenti. Moltissima vegetazione, veramente straordinaria, è presente al suo interno. Da un angolo non troppo visibile, al lato dello scalone principale, un piccolo e mimetizzato cancello costituisce l’accesso al rifugio antiaereo, costruito dai nazisti durante la IMG20221013102230seconda guerra mondiale, quando i tedeschi requisirono “Villa Benni” per farne l’Alto Comando a Bologna. Cinquantadue scalini (25 metri di lunghezza, totale) portano a una fitta rete di undici gallerie a circa quindici metri sotto il livello del suolo. L’impianto elettrico è originale. Costruito con manodopera italiana e voluto dai tedeschi. Una grande quantità di stanze a forme variegate, per costituire una forte protezione antiaerea, quindi, portare, agli ufficiali, la massima protezione, possibile. Il cunicolo di accesso doveva essere sempre libero, poiché l’aria era fondamentaleIMG20221013101705 all’interno delle gallerie. Tutto il sistema ha un’ottima ventilazione naturale.

Sono presenti due ingressi (vicino all’ingresso principale della villa, sede degli ufficiali e sul retro, con un bellissimo arco e muro anti soffio, centrale, che doveva spezzare un’eventuale onda d’urto di un ordigno esploso). Le numerose stanze avevano tantissime funzioni: centrale radio, magazzino delle armi, magazzino viveri, abbigliamento e una sorta di sistema molto rudimentale di riscaldamento e ventilazione. C’era anche una “riservetta”, una stanza riservata alle munizioni. Il rifugio è davvero molto grandeIMG20221013101713 e poteva contenere 150/200 persone. Arrivava anche qualche civile, a difendersi dagli attacchi aerei. Una volta, questa zona, si prestava alla costruzione di rifugi in galleria. Per questo, da Porta Saragozza, fino al Meloncello, ne sussistevano dieci. Molto grande l’arco antiurto. Il rifugio non venne mai colpito, fortunatamente. Dalla villaIMG20221013101322 sono passati i tedeschi, gli inglesi, gli americani e, infine, anche gli italiani. C’è un cratere, una grande voragine, all’interno del parco (terreno), dove doveva sorgere una potentissima stazione radio. Gli inglesi la vollero trasformare in una struttura antiatomica, ma non fu mai terminata, fino alla fine del conflitto. È presente anche una “garitta”, costruita per il riparo della sentinella, posta all’entrata secondaria del parco, che evoca ingressi di rumorose jeep militari e auto di rappresentanza a quella che era la sede prescelta per ospitare il comando nazista a Bologna.


L’evento, che si terrà domenica, 24 settembre 2023 (con punto d’incontro davanti all’ingresso principale di Villa Benni, via Saragozza n. 210), partirà alle 10, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora e mezza, circa. 

Costo della visita guidata 25,00.
Sconto di € 2,00 per gli over 60.
Consigliate, scarpe comode.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.

Bologna, 9 settembre 2023, ore 11: Il luogo delle Ombre (inedito). Leggende, misteri e segreti, sconosciuti, della Basilica di Santo Stefano…

Il luogo delle Ombre: i segreti sconosciuti e inediti, del complesso delle Sette Chiese. Un’estasi di meraviglia e di curiosità, che solo tanta bellezza arcana sa sprigionare…

santo_stefano_diurna2023Dove anticamente sorgeva il Tempio di Iside, si trova ora il complesso di Santo Stefano e, sebbene il termine “complesso” possa sembrare più adatto ad una costruzione recentissima, non ne esiste uno migliore per indicare un insieme di diverse chiese, cappelle, chiostro e monastero, nessuno dei quali, però, è intitolato a Stefano, il primo martire cristiano…

Dell’antico tempio isiaco, si conservano diverse colonne in marmo e una colonna nera che è chiamata della Flagellazione e che, invece, era senz’altro collegata al culto di Iside, dato che il nero è l’elemento cromatico specifico della dea che, nei primissimi secoli dopo Cristo, aveva un culto diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo. Il complesso di Santo Stefano è un luogo misterioso, intriso di 1500 anni di storia, nonché, un concentrato di misteri, leggende e tradizioni bolognesi. È un luogo di ritrovo della società dei Lombardi, eredi dei Templari, inoltre, un luogo di meditazione e studio da parte di Dante Alighieri, durante la sua permanenza nel capoluogo emiliano. Sede della comunità benedettina di Bologna. Luogo dell’antico tempo di Iside. Contiene, infine, uno dei presepi più antichi al mondo.

bologna-piazza-santo-stefano-tramonto-foto-peterzulDocumentato fin dal X secolo, il complesso di Santo Stefano è uno dei luoghi cristiani più antichi della città, e anche per questo vibra di un alone di suggestione, mistico fascino che me fa una meta irrinunciabile per tutti i visitatori. Tuttavia, bisogna chiarire che la struttura così come ora appare è il prodotto di consistenti e non sempre felici lavori di restauro e di risistemazione compiuti tra Otto e Novecento, che non si sono basati tanto su ricostruzioni storicamente precise, quanto piuttosto di supposizioni.


s-stefano-boFin dal IX secolo si diffuse in gran parte d’Europa l’usanza di costruire chiese che imitassero l’Anastasis di Gerusalemme. Un pellegrinaggio in Terra Santa era cosa costosa e rischiosa, che ben pochi potevano o volevano affrontare. Si pensò, allora, di ricreare i luoghi santi nella propria terra; ecco dunque che sorse in Bologna la chiesa del Santo Sepolcro, la Sancta Jerusalem bononiensis.

Essa presenta, in chiarissima analogia con il Tempio di Salomone, una pianta ottagonale e dodici colonne che sorreggono la volta.
Le tre chiese più importanti sono quasi allineate: da destra a sinistra, si trovano la chiesa del Crocifisso, la chiesa del Santo Sepolcro (che si elevaSanto sul sito del Tempio di Iside), la chiesa dei Santi Vitale e Agricola.
Nel presbiterio che si trova al termine della chiesa del Crocifisso, affissa alla parete di sinistra, si noti una lapide del II secolo con la dedica a Iside: Dominae Isidi Victrici, alla dea iside vincitrice. La lapide venne rinvenuta durante uno scavo nel 1299, in essa vi si legge che il liberto Aniceto, esecutore testamentario, innalzò il tempio a Iside per esaudire il desiderio di Marco Calpurnio Tirone e della sua libertà Sestilia Omulla.

La chiesa del Santo Sepolcro o del Calvario, ha pianta ottagona irregolare: il suo interno è scandito da dodici colonne, sette delle quali sono doppie, formate cioé da una coppia di colonne più sottili, una delle quali è in laterizio, l’altra in marmo; con ogni probabilità, sono queste le colonne originali del Tempio di Iside.
22705538328_3ddb687e48_bDa notare che la serie delle colonne doppie individua l’asse nord-sud, ovvero la prima e l’ultima delle doppie colonne indicano rispettivamente il nord e il sud; ciò è un’altra rievocazione del Tempio di Salomone, i cui lati sono orientati verso i punti cardinali.
Al centro, dentro un altare con pulpito, si trova la tomba di San Petronio, celeberrimo patrono di Bologna.
Dietro alla chiesa, si apre il Cortile di Pilato, così chiamato per analogia con i luoghi santi della passione di Cristo e risalente all’undicesimo o dodicesimo secolo.

La chiesa della Trinità, attigua al cortile predetto, è stata completamente ristrutturata tra il 1910 e il 1923; sorge probabilmente 20151009-145148-largejpgsull’antico “martyrium”, cioé il cimitero cristiano, che accoglieva i primi “martiri” della fede, risalente al quinto o addirittura, al quarto secolo d.C.

In questo stesso edificio si trova, un po’ isolata dalle altre, una colonna che simboleggia il momento della fustigazione di Cristo, portata probabilmente dalle terre mediorientali.

All’interno della chiesa dei Santi Vitale e Agricola, protagonista di uno degli episodi più scandalosi della chiesa bolognese. Nel 1141 vennero infatti ritrovate, durante i restauri, delle reliquie chiuse in un cofanetto di legno recante il nome greco Simon. Inizialmente considerate di poco peso, queste reliquie Sancta_Jerusalem_di_Bologna._Prima_Chiesa,_SS._Trinità_sul_Cortile_di_Pilato._-_panoramio vennero rivalutate alla fine del XIV secolo quando le Sette Chiese stavano perdendo fama a favore della nascente Basilica di San Petronio. I monaci allora, desiderosi di avere un continuo flusso di pellegrini, cominciarono a raccontare che le reliquie trovate erano appartenenti a Simon Pietro, ovvero il padre della chiesa.
Le dicerie arrivarono fino a Roma e il Papa impose ai monaci di smentire questa versione dei fatti ricevendo però un netto rifiuto. Per tutta risposta il Papa decise di far scoperchiare la chiesa dei Santi Vitale e Agricola e di farla riempire di terra fino all’altezza delle bifore. La chiesa rimase in queste condizioni fino alla fine del ‘400 quando venne svuotata, riconsacrata e restaurata.

Una leggenda racconta infine che Dante, studente di diritto a Bologna, abbia tratto ispirazione per alcune delle terribili pene del suo 2012-11-ipad-486-0famosissimo inferno dai capitelli zoomorfi ed antropomorfi che decorano il lato del Chiostro Superiore sotto al campanile.

Bologna fu la sede templare più importante d’Italia, a capo della “provincia” del nord Italia. La storia templare della città fu però colpita da una feroce “damnatio memoriae” e per secoli si cercò di cancellarne tutte le tracce ed anche di rimuoverne il ricordo dalla storia. L’organizzazione del Tempio in Italia si basava su due province: una al nord, detta provincia di Lombardia, che comprendeva anche la Sardegna e faceva capo a Bologna, e una al sud, detta provincia di Apulia che faceva capo alla commenda di Monte Sant’Angelo. Roma non era soggetta a tali suddivisioni territoriali. I Templari arrivarono a Bologna nel 1161 e stabilirono la loro sede in strada Maggiore, tra vicolo Malgrado a via Torleone. L’entrata principale corrispondeva a quello che è oggi Palazzo Scaroli, in strada Maggiore n.80, vicino al monastero di Santa Caterina. Il Tempio a Bologna possedeva, fuori città, la più bella Commanderia del Nord Italia, il Cenobio di San Vittore, sui colli bolognesi. Il termine moderno ‘Commendatore’ deriva dal titolo del capo della Commanderia. Il termine era in uso sia tra i Templari che tra gli Ospitalieri.
Il Tempio possedeva inoltre 4 chiese nel centro di Bologna, di cui 3 in Strada Maggiore, molti terreni e vari palazzi. Appena a ridosso del centro città, era stata costruita, quasi mille anni prima, una Gerusalemme in miniatura, ancora oggi nota con questo nome, intorno al complesso di Santo Stefano, che non era di proprietà templare ma che i Templari rivitalizzarono con i loro rapporti con la Terrasanta.

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Curiosità

Nella cripta di San Giovanni Battista c’era (e c’è ancora) una colonna che venne portata dal vescovo Petronio di ritorno dalla Terra Santa e che documenta l’altezza di Gesù Cristo (circa un metro e settanta). Nella stessa chiesa una pietà in cartapesta ricorda le quaresime del ‘700, quando le beghine facevano il giro delle taverne sequestrando i mazzi di carte da gioco, che portavano poi a macerare per riprodurle in immagini sacre a remissione dei peccati commessi da mariti e figli. Sulla facciata della chiesa del Santo Sepolcro resta il segno di un’altra leggenda: una pietra nera così lucida che le donne vi si specchiavano. Indignato per tanta vanità un santo eremita fece un incantesimo e da quel giorno le donne non videro più i loro volti ma i loro peccati. Il vescovo proibì allora a tutti ad avvicinarsi alla pietra, e prodigiosamente la pietra diventò così opaca da non riflettere più nulla. Il Santo Sepolcro era la tomba scavata nella roccia dove venne deposto il corpo di Gesù Cristo. Il sepolcro originario, quello di Giuseppe di Arimatea, venne distrutto nell’anno 135 quando l’imperatore Adriano fece radere al suolo Gerusalemme a seguito della rivolta del 132. L’operazione venne eseguita dalla XXII Legione, che in seguito venne spostata sul limes e ampliò il piccolo avamposto di Mogontiacum, l’attuale Magonza. Fu l’imperatore Costantino I che a seguito del concilio di Nicea del 325 ordinò l’edificazione di una chiesa nei luoghi della passione di Gesù Cristo. La pietra in cui fu scavato il Santo Sepolcro venne chiusa da un piccolo edificio: l’edicola dell’Anastasis, chiesa consacrata nel 335.


L’evento, che si terrà sabato, 9 settembre 2023 (con punto di ritrovo in via Santo Stefano n. 24, davanti all’ingresso principale della basilica), partirà alle ore 11, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle ore 12:30. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della visita guidata (con accoglienza + guida turistica + radio guide):  22,00.
Consigliate, scarpe comode.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 1° ottobre 2023, ore 10 e 10:50: I misteri di Ustica. Apertura, in esclusiva, del museo per la Memoria delle 81 vittime della tragedia ancora senza colpevoli, né spiegazioni…

Il DC9 viaggia regolarmente. A bordo, 81 persone (tra cui 11 ragazzi e 2 neonati) perderanno la vita…

ustica_bigVolo Itavia 870, Bologna-Palermo, 27 giugno 1980: il silenzio delle autorità alimenta i sospetti di una collisione, nella tragedia di Ustica. Poi, nessuna indagine, fino al 1986, quando la ricerca della verità si fa urgente.

L’installazione permanente di Christian Boltanski al museo per la Memoria di Ustica, circonda i resti del DC9 abbattuto il 27 giugno 1980, mentre si dirigeva verso l’aeroporto di Palermo. Le 81 vittime della strage sono ricordate attraverso altrettante luci che, dal soffitto del museo, si accendono e si spengono al ritmo di un respiro.

Un tour toccante e suggestivo. Ne racconteremo la storia e le indagini che circondano questa misteriosa vicenda.

ustica1Le indagini procedono a rilento: solo il 16 marzo 1989 il primo collegio peritale, nominato nel novembre 1984 – a quattro anni dalla tragedia -consegna al giudice istruttore Bucarelli la sua relazione. I sei periti che compongono il collegio rilasciano alla stampa una breve dichiarazione: “Tutti gli elementi a disposizione fanno concordemente ritenere che l’incidente occorso al DC9 sia stato causato da un missile esploso in prossimità della zona anteriore dell’aereo. Allo stato odierno mancano elementi sufficienti per precisarne il tipo, la provenienza e l’identità”. Ricevono dal giudice il compito di proseguire le indagini per identificare il tipo di missile, ma le forti pressioni fanno vacillare le iniziali certezze investigative: due periti su sei non sono più certi del missile. Poi, a seguito di uno scontro con l’on. Giuliano Amato, che ha seguito la vicenda come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Bucarelli abbandona l’indagine, che viene affidata al giudice Rosario Priore.

ustica5Con il passare del tempo l’opinione pubblica diventa protagonista di un’ampia mobilitazione che porta il Parlamento ad interessarsi direttamente della vicenda con la Commissione Stragi, presieduta dal compianto senatore Libero Gualtieri, che approva nell’aprile del 1992 una relazione: “per la Commissione è possibile indicare al Parlamento le responsabilità delle istituzioni militari per avere trasformato una ‘normale’ inchiesta sulla perdita di un aereo civile, con tutti i suoi 81 passeggeri, in un insieme di menzogne, di reticenze, di deviazioni, al termine del quale, alle 81 vittime, se ne è aggiunta un’altra: quell’Aeronautica militare che, per quello che ha rappresentato e che rappresenta, non meritava certo di essere trascinata nella sua interezza in questa avventura”.

ustica4Il 15 maggio 1992 i generali, ai vertici dell’Aeronautica all’epoca dei fatti, sono incriminati per alto tradimento, “perché, dopo aver omesso di riferire alle Autorità politiche e a quella giudiziaria le informazioni concernenti la possibile presenza di traffico militare statunitense, la ricerca di mezzi aeronavali statunitensi a partire dal 27 giugno 1980, l’ipotesi di un’esplosione coinvolgente il velivolo e i risultati dell’analisi dei tracciati radar, abusando del proprio ufficio, fornivano alle Autorità politiche informazioni errate.”

Nei primi mesi del 1994 vengono resi noti i risultati delle perizie ordinate dal Giudice Priore. Queste perizie parziali, che dovrebbero essere le fondamenta della perizia conclusiva, escludono che sul DC9 sia esplosa una bomba. Non ci sono tracce di esplosione sui cadaveri, non ci sono segni di “strappi” da esplosione sui metalli, le analisi chimiche non danno spazio all’ipotesi di una bomba e anche gli esperimenti e le simulazioni di scoppio danno risultati negativi. Invece, alla fine del luglio 1994 gli stessi periti si pronunciano per la bomba, anche se poi non sanno dire come era fatta, né dove era collocata. Ma per i PM Coiro, Salvi e Rosselli e lo stesso giudice Priore, “il lavoro dei periti d’ufficio é affetto da tali e tanti vizi di carattere logico, da molteplici contraddizioni e distorsioni del materiale probatorio da renderlo inutilizzabile”. Restano comunque molti dubbi sull’attività di quei periti, alcuni dei quali sono stati estromessi, per indegnità, dal loro ruolo proprio dal giudice istruttore che li aveva nominati.
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Le indagini si concentrano allora sullo scenario radar, e per capire la situazione di un cielo che si vuol far credere vuoto da ogni presenza di aerei militari si chiede anche la collaborazione della Nato.
E così, a fine agosto del 1999, il giudice Rosario Priore concludendo la più lunga istruttoria della storia giudiziaria del nostro Paese può sentenziare “l’incidente al DC9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento”. Dunque c’era la guerra, quella notte del 27 giugno 1980 nel cielo di Ustica e il DC9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto.
Nell’ottobre del 2000 inizia il processo davanti alla terza sezione della Corte d’Assise di Roma contro i vertici dell’Aeronautica che nell‘aprile 2004 vengono assolti per prescrizione; si riconosce comunque che hanno omesso di riferire alle autorità politiche i risultati dell’analisi dei tracciati radar di Fiumicino/Ciampino – (i nastri di Ciampino sono quelli in cui tanti, negli anni successivi, hanno poi visto la presenza di una manovra d’attacco al dc 9) – conosciuti nell’immediatezza della tragedia, e hanno fornito informazioni errate alle autorità politiche escludendo il possibile coinvolgimento di altri aerei militari nella caduta dell’aereo civile.
Intanto però la maggioranza ha cancellato dal nostro ordinamento il reato dustica6i alto tradimento – o meglio lo ha mantenuto soltanto nel caso che ci sia uso della forza – e quindi è abbastanza scontata la successiva assoluzione in Appello, poi confermata, all’inizio del 2006 dalla Cassazione.
Dopo questa conclusione processuale, ha commentato Maurizio Costanzo “Dopo 26 anni veniamo informati che l’abbattimento di un aereo ad Ustica, che ha provocato tanti morti, non ha nessun colpevole.

Nel Marzo 2008 la magistratura ha riaperto l’inchiesta.


L’evento, che si terrà domenica, 1° ottobre 2023 (con punto di ritrovo presso via di Saliceto n. 3/22, Bologna), partirà alle ore 10 e 10:50, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo cinquanta minuti

Costo della visita guidata (con apertura esclusiva + guida turistica + radio guide):  20,00.
Sconsigliato ai bambini, sotto al nono anno di età. I ragazzi, dai 9 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata. Le persone con disabilità, non pagano.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.