Updated on dicembre 7, 2017
Bologna, 23 dicembre, ore 10: “Scorci di Natale”. Affreschi, presepi, meridiane, Nettuno, pranzo e lotteria finale (con ricchi premi collegati alla tradizione bolognese)…
Nel capoluogo emiliano l’appuntamento con la tradizione si rinnova ogni anno in occasione del Natale…
“Scorci di Natale” è un viaggio. Un viaggio nella Bologna della suggestiva tradizione natalizia.
La febbre natalizia sale in maniera palpabile, in quel del Capoluogo emiliano. Opere di livello elevatissimo, accompagnate da storie della tradizione, contornate dagli odori tipici del torrone e della frutta tostata, dei dolciumi e delle spezie, che provengono dal Mercato di Mezzo. E visto che, la Fontana del Nettuno riapre in tutto il suo splendore, il 22 dicembre, sarà tappa del tour.
Prima tappa: AFFRESCO PRESEPE DEI CARRACCI, SANTA MARIA DELLA PIOGGIA…
Situata all’incrocio fra via Galliera e via Riva di Reno la chiesa, conosciuta oggi con il nome di Santa Maria della Pioggia, era originariamente nota come Chiesa di San Bartolomeo di Reno. Accanto ad essa nel Medioevo scorreva infatti il Canale di Reno, poi sotterrato, a cui la chiesa doveva il nome. Il santuario fu poi intitolato alla Vergine della Pioggia, la cui tavola conservata nella chiesa raffigura una Madonna col Bambino circondati da sette teste d’angeli attribuita al pittore del quattrocento Michele di Matteo. La tavola è considerata miracolosa per vari motivi: ritrovata indenne sotto le macerie di un palazzo distrutto da un incendio, ad essa vennero attribuiti la restituzione della vista ad un cieco venuto per rendere omaggio all’icona riscoperta e l’aiuto offerto ai Bolognesi durante un grave periodo di siccità avvenuto nel ‘500. L’interno della chiesa si compone di un’unica navata con tre cappelle laterali per lato, coperta da una volta a botte affrescata. Le opere oggi presenti derivano da generose offerte lasciate dalla cittadinanza per arricchire e ringraziare la nobile opera di assistenza della chiesa, tra cui spiccano Circoncisione e Adorazione dei Pastori di Agostino Carracci e Madonna in trono con Bambino fra le sante Caterina e Lucia di Lorenzo Sabbatini.
Da Via Riva di Reno si accede agli ambienti che portano al primo piano del complesso un tempo intitolato a San Bartolomeo di Reno e che ospitava alcune sale dell’orfanotrofio e l’oratorio sede della Compagnia di San Bartolomeo. Si sale per la scalinata settecentesca su cui domina il Paesaggio con San Bartolomeo di Ludovico Mattioli. Nelle sale si possono trovare degli affreschi del cinquecento e una particolare scultura in terracotta di Alfonso Lombardi rappresentante San Bartolomeo.
Seconda tappa: IL BUE E L’ASINELLO, DI PAOLO UCCELLO, CHIESA DI SAN MARTINO…
L’opera, oggi collocata nella prima cappella a sinistra della chiesa, era stata originariamente dipinta in sagrestia, da cui fu staccata in maniera brutale, salvando solo due grandi frammenti. Fu commissionata da una famiglia privata di cui sono raffigurati alcuni membri nell’affresco stesso. A mano libera si legge una data graffita: interpretata inizialmente come 1437, è forse invece 1431, come sembrano propendere le letture più recenti. Una cornice dentellata scorciata e illuminata in maniera diversa con cura, inquadra la scena dell’Adorazione del Bambino ambientata sotto la capanna di Betlemme il cui tetto e la cui parete sinistra sono scorciati con ardita complessità. Si riconoscono nella metà inferiore la Madonna inginocchiata, il Bambino disteso che si solleva come un piccolo Ercolino (evidenti sono i richiami alle citazioni dell’antico di Donatello e Masaccio), il bue e l’asinello in scorcio e due personaggi in costumi contemporanei, uno inginocchiato e uno stante, forse una donna a giudicare dall’esile mano. Si tratta quasi certamente dei committenti dell’opera. Appena visibile, a sinistra in alto, la testa di san Giuseppe. Nella metà superiore, sullo sfondo, i tre re Magi cercano smarriti la stella che li guiderà, mentre una sottile falce di luna rischiara il cupo cielo notturno. Le figure inferiori appaiono slanciate e monumentali, esaltate nella volumetria dallo sfondo scuro. L’incisiva illuminazione, che esalta il chiaroscuro con ampie campiture illuminate, anticipa la possanza scultorea di artisti quali Piero della Francesca e Mantegna.
Terza tappa: CHI E’ BABBO NATALE? SAN NICOLO’ DEGLI ALBARI, VIA OBERDAN…
Ricostruita completamente da Nicola Barelli intorno al 1680, ha subito restauri all’inizio del XIX secolo. Nell’interno è conservato un capolavoro giovanile di Giuseppe Maria Crespi, la Tentazione di Sant’Antonio (1690 c.). San Nicolò è uno dei Santi più venerati nel mondo e la sua fama è universale. Particolarmente sentito è a Trieste il culto del Santo protettore dei bambini che il 6 dicembre di ogni anno porta dei doni a quelli buoni e carbone a quelli più discoli. Nicola nacque in Medio Oriente presumibilmente nella città di Patana nella regione della Licia (attualmente in Turchia) attorno all’anno 270 d.C. da una famiglia nobile molto ricca. Rimase orfano molto presto ed usò le proprie ricchezze per aiutare i più poveri. Divenne sacerdote nella città di Myra, sempre nella regione della Licia, dove in seguito ne fu il Vescovo. Grandissime sono le doti ed i miracoli ancora in vita attributi a questo religioso, dalla resurrezione di tre bambini uccisi da un oste all’aver scongiurato una carestia nella città, dall’aver calmato una tempesta in mare all’aver salvato dalla pena di morte tre ufficiali condannati ingiustamente. Moltissimi altri miracoli sono inoltre a lui attribuiti dopo la sua morte ma la leggenda di San Nicolò narra anche di un padre, nobile decaduto, costretto a mandare alla prostituzione le sue tre figlie non potendo offrire loro la possibilità di un matrimonio decoroso, al quale Nicola gettò dentro la finestra tre sacchetti pieni di monete, una ogni notte per tre notti di seguito; nell’iconografia del Santo troviamo infatti, oltre alla mitra ed al bastone pastorale, anche tre sacchetti o tre palle d’oro. Per tutto questo e molto altro ancora, San Nicola è oggi il Santo Protettore dei bambini, delle ragazze nubili, degli scolari, dei marinai, dei farmacisti, degli avvocati, profumieri, bottai, mercanti, pescatori e delle vittime di errori giudiziari. In vita fu perseguitato da Diocleziano ma fu liberato da Costantino e sembra sia stato uno dei 318 partecipanti al Primo Concilio di Nicea del 325 voluto dall’Imperatore Costantino per sedare i conflitti interni della Chiesa. Morì a Myra il 6 dicembre di un anno non ben definito (presumibilmente nel 343). Il 9 maggio del 1087, 62 marinai partiti da Bari, trafugarono le spoglie del Santo dalla città di Myra conquistata dai Musulmani e le portarono nella città pugliese. Alcuni anni dopo la Serenissima riuscì a trafugare altre ossa del Santo rinvenute nella zona del suo primo sepolcro a Myra e le depositarono nella chiesa di San Nicolò sul Porto del Lido. San Nicola è quindi il patrono di Bari e si festeggia sia il 6 dicembre che il 9 maggio. Nelle zone di Trieste, Gorizia, basso Friuli, Istria e Alto Adige (zone ex Impero Austro-Ungarico), permane il culto di San Nicolò che porta, doni, mandarini e dolci ai bambini al loro risveglio il 6 di dicembre. Dal culto di San Nicola nasce quello di Santa Klaus (ossia Saint Nikolaus) o semplicemente Babbo Natale, che viene festeggiato tradizionalmente il giorno di Natale.
Quarta tappa: ADORAZIONE DEI MAGI, DI SIMONE DEI CROCEFISSI, PRESSO LA BASILICA DI SANTO STEFANO…
Chiamata anche chiesa della Santa Croce o del Calvario o della Trinità. In origine doveva essere edificata in forma di basilica a 5 navate, con abside antistante il santo giardino (cortile di Pilato) e la facciata verso est, esattamente com’era in origine il Santo Sepolcro a Gerusalemme voluto da Constantino. Probabilmente per mancanza di fondi, Petronio non riuscì a portare a termine l’edificio che rimase incompiuto. Successivamente, con l’avvento dei Longobardi, sarebbe divenuta Battistero. Agli inizi del mille, durante le ricostruzioni operate dai benedettini, ci furono parecchie incertezze su come terminare l’opera, considerando che anche l’originale Santo Sepolcro era stato pesantemente alterato e proprio in quegli anni il califfo fatimita al-Hakim ne operava la distruzione. Così avendo perso i riferimenti storici di com’era in origine, i benedettini non riuscirono a completarlo. Dopo le scriteriate ristrutturazioni tardo ottocentesche, attualmente si presenta divisa in 5 navate, con la facciata antistante il cortile e l’abside rivolta a est, entrambe costruite in stile neoromanico sul modello del Santo Sepolcro edificato dai crociati. Dal tempo delle Crociate e fino al 1950, nella cappella centrale era custodita una reliquia della Santa Croce. Di grande interesse, nell’ultima cappelletta, entrando a destra, è sistemato permanentemente il grande gruppo ligneo dell’Adorazione dei Magi, con statue a grandezza d’uomo. Si tratta del più antico presepio conosciuto al mondo composto da statue a tutto tondo.[5] Uno studio approfondito dell’opera pubblicato nel 1981 da Massimo Ferretti, alla fine del primo grande restauro effettuato da Marisa e Otello Caprara, ha identificato che lo scultore delle statue è lo stesso Maestro del Crocefisso 1291 custodito nelle Collezioni d’Arte del Comune di Bologna. L’opera fu prima scolpita da tronchi di tiglio e di olmo, forse nell’ultimo decennio del XIII secolo da uno anonimo scultore bolognese. L’opera rimase senza coloritura fino al 1370, quando fu incaricato il pittore bolognese Simone dei Crocifissi che ne curò la ricca policromia e la doratura con il suo personalissimo stile gotico. Il restauro del 1981 fece riemergere la splendida policromia, che si era oscurata nel corso dei secoli, come è possibile vedere nelle foto precedenti a quel restauro. Ma con il successivo trascorrere degli anni l’umidità della Chiesa, in cui l’opera era esposta per tutto l’anno, aveva iniziato a rovinare di nuovo la policromia. Per tale ragione agli inizi del 2000 le statue sono state prelevate un paio alla volta e sono state nuovamente restaurate, fino al 2004, in cui tutta l’opera è stata esposta nella Pinacoteca di Bologna, dove è rimasta fino al Natale 2006, quando è stata riportata a Santo Stefano. Infine, il 21 gennaio 2007 è stata inaugurata l’opera al completo dentro a una grande teca a umidità e temperatura controllate elettronicamente, dotata di vetri antisfondamento, che ospita l’intero gruppo in forma definitiva e permanente.
Quinta tappa: SOLSTIZIO D’INVERNO SULLA MERIDIANA PIU’ LUNGA DEL MONDO, PRESSO LA BASILICA DI SAN PETRONIO…
Al posto degli orologi, una meridiana. Nella basilica di San Petronio sapere che ore sono non è impossibile. La struttura ospita infatti lameridiana più lunga del mondo. Misura 67 metri e attraversa il pavimento della chiesa fin dal 1657. A realizzarla fu Domenico Cassini, professore di astronomia, convinto che il moto dei pianeti dipendesse da quello del Sole. Secondo questa teoria, quindi, l’unico modo per studiare le orbite planetarie era indagare su quella solare. La basilica era un luogo perfetto per i suoi esperimenti: grande abbastanza e con una meridiana già presente. La prima fu infatti inserita in San Petronio tra il 1575 e il 1576 dal domenicano Egnazio Danti, che già si era occupato della meridiana di Santa Maria Novella a Firenze. Questo primo esemplare, però, fu distrutto da alcuni lavori di allungamento della chiesa. A sostituirlo arrivò la meridiana di Cassini, che per portare a termine il suo progetto forò il tetto della navata sinistra a 27,07 metri di altezza. In questo modo si poteva vedere il sole senza alcun intralcio. A terra venne invece disegnata una linea in ferro con un lastricato di marmo su cui vennero incisi i segni zodiacali, i mesi e gli equinozi. La meridiana venne poi restaurata nel 1775 da Eustachio Zanotti, che sostituì il ferro della linea sul pavimento con l’ottone. L’idea di Cassini alla fine risultò vincente: non solo riuscì a dimostrare che il Sole ha due tipi di moto, uno reale e uno apparente, ma la sua meridiana, pari alla seicentomillesima parte del meridiano terrestre, si affermò come strumento di precisione. Uno strumento che ancora oggi ci permette di riconoscere il mezzogiorno solare per tutto l’anno, in qualsiasi stagione.
In marmo e bronzo, la Fontana del Nettuno fu costruita dal fiammingo Giambologna su progetto di Tommaso Laureti tra il 1563 e il 1566.
E’ il simbolo del potere papale: come Nettuno domina le acque, così il Papa domina il mondo.
Ai piedi del Dio sono infatti quattro putti, che rappresentano Gange, Nilo, Rio delle Amazzoni e Danubio, cioè i fiumi dei continenti allora conosciuti.
INOLTRE…
Pranzo con lotteria finale, presso la trattoria Belfiore, di via Marsala n. 13/A. Lo stesso, può essere tradizionale o vegetariano. Vino, acqua, caffé e amaro della casa, compresi. Ricchi premi in prodotti tradizionali, bolognesi.
L’evento, che si terrà sabato, 23 dicembre 2017 (con punto di ritrovo presso Santa Maria della Pioggia, via Riva di Reno n. 124), partirà alle 10, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo due ore e mezzo. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour.
Costo della sola visita guidata (con ingresso presso la Basilica di San Petronio, la Basilica di Santo Stefano e Santa Maria della Pioggia) + guida turistica + radio guide: € 20,00.
Visita guidata + pranzo (con cucina tradizionale o vegetariana + partecipazione alla lotteria, presso la “Trattoria Belfiore”): € 38,00.
I bambini, sotto i 6 anni di età e i portatori di disabilità, non pagano la visita guidata (pagano per intero, soltanto il pranzo). I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 65, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata.
Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).
La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.
In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.
Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…
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