Bologna, 12 maggio 2019, ore 16: A due passi dal cielo. Visita al sottotetto di San Petronio. Un luogo magico e inaspettato, che regala grandi emozioni…

sottotetti_sanpetronio_2019Un’imperdibile occasione per visitare il sottotetto della Basilica di San Petronio, realizzato tra le capriate originali della chiesa e le sue volte, della metà del Seicento…

Nella seconda metà del Seicento la Basilica, iniziata nel 1390, conosce una seconda fase di lavori. Si decide, soprattutto, di sottrarre le inestetiche travature della capriata che costituiscono il tetto della chiesa alla vista dei fedeli, costruendo un nuovo soffitto a volta. Camminando tra le due intercapedini avremo al possibilità di ammirare i legni originali del tetto, le iscrizioni lasciate dai lavoratori edili e le cupole delle volte. Vedremo soprattutto gli argani utilizzati per alzare e abbassare i lampadari che illuminavano la chiesa e gli “apparati effimeri” montati nelle occasioni speciali.

Nel-sottotetto-di-San-PetronioQuella al sottotetto è una visita speciale il cui accesso ci permette di accedere in una foresta di capriate e travature, sopra l’abside e di costruzione seicentesca, fino alla facciata della Basilica, di costruzione trecentesca, da cui si scorge un panorama mozzafiato su piazza Maggiore attraverso le due finestrelle, corrispondenti. Un passaggio attraverso secoli di storia edile e artistica della Basilica che ha lasciato segni visibili delle diverse tecniche di travatura; sui muri si possono notare anche antiche iscrizioni di lavoratori che hanno lasciato a noi posteri l’incisione dell’anno che li ha visti dedicare sudore e fatica a questo luogo… 

non-c-e-piu-il-tempoIl sottotetto è una specie di soffitta, una per ogni navata, che sta tra le volte della chiesa (quelle in muratura decorate) ed il tetto interamente in legno (poi ovviamente ricoperto con tegole od altri sistemi). Quando il sottotetto è quello di San Petronio, terza chiesa più grande d’Italia e sesta nel mondo, l’emozione ed il senso della storia avvolgono lo spettatore in un mondo che non si aspetta.

La visita al sottotetto permette anche di guardare dall’alto verso l’interno attraverso il piccolo foro gnomonico della linea meridiana diimages Cassini, quella che, all’interno della Basilica, è posta sul pavimento, attorniata da simboli zodiacali e segnante il mezzogiorno; per motivi di sicurezza il foro della meridiana è visibile attraverso uno specchio appositamente posto. Si entra all’interno del sottotetto con apposito casco di sicurezza; è necessario indossare scarpe comode, per percorrere gli scalini che porteranno a destinazione.

sanpetronio1La Basilica di San Petronio, dedicata al patrono cittadino (ottavo vescovo di Bologna dal 431 al 450), è la più grande e importante chiesa bolognese (m 132 di lunghezza, 66 di larghezza totale, 47 di altezza). Nel 1514 Arduino degli Arriguzzi propone un nuovo modello a croce latina che avrebbe superato in grandezza la chiesa di San Pietro a Roma. Secondo la leggenda Pio IV bloccò la realizzazione di questo sogno megalomane, sollecitando i lavori per la costruzione dell’Archiginnasio. Anche la facciata rimase incompiuta. Celebre fu la Cappella musicale petroniana il cui il simbolo più prestigioso è un organo tuttora funzionante, costruito attorno al 1470 da Lorenzo da Prato: il piùsanpetronio4 vecchio al mondo ancora in uso. L’interno del tempio, benché costruito in diverse epoche, ha un mirabile senso classico, lontano quindi dal gotico oltremontano. È diviso in tre navate sorrette da dieci piloni a nervatura poligona, sui quali si slanciano gli archi e le volte: le campate della navata maggiore sono a pianta quadrata. Il Sole, simbolo dell’antica divinità è presente anche all’interno della chiesa: si tratta della meridiana che attraversa il pavimento della navata sinistra. sanpetronio7 Realizzata dall’astronomo Gian Domenico Cassini nel 1655, coi suoi 66,8 metri è la più lunga del mondo. Indica con sorprendente precisione il mezzogiorno solare, al punto che si narrache i vecchi orologiai di Bologna andassero in San Petronio per regolare gli orologi. Una delle particolarità è che non è una linea d’ombra a indicare l’orario come nelle meridiane tradizionali, ma un cono di luce che ricorda la figura del Sole. Una leggenda vuole che visitare la meridiana sia di buon auspicio per gli innamorati, in quanto periodicamente proietta un’immagine a forma di cuore.

Approfittando dei ponteggi allestiti per un cantiere di restauro, in questi mesi è stato reso accessibile, tramite visite guidate su prenotazione, un luogo che da 600 anni a questa parte è stato visto e calpestato solo da pochi addetti ai lavori.

L’evento, che si terrà domenica, 12 maggio 2019 (con punto di ritrovo presso piazza Galvani, sotto alla statua), partirà alle ore 16, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (che comprende: guida turistica, radio guide, ingresso esclusivo al sottotetto e noleggio caschetto di protezione):  25,00.
I bambini, sotto i 6 anni di età e i portatori di disabilità, non pagano la visita guidata. I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 65, usufruiscono di uno sconto di € 3,00 sul costo del tour.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si effettuerà ugualmente, perché completamente al chiuso.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Ferrara, 14 aprile 2019, ore 10 e 14: Senza Freni (Bike Tour). Viaggio alla scoperta dell’altra faccia dei monumenti…

Senza Freni (Bike Tour; con bike fornite): viaggio alla scoperta dell’altra faccia dei monumenti principali di Ferrara…

senza_freniStorie insolite, che si raccontano all’ombra dei suoi monumenti, in una città “legata alle stelle”. Ferrara è una città ammantata di un fascino arcano. Un set perfetto, insomma, per diventare grandi Predatori di Misteri. Una piacevole pedalata, muniti di radio guide, che renderà alla vostra domenica un vero valore aggiunto…

Castello_EstenseIl Castello, Ugo e Parisina, la chiesa di San Giuliano e la Prigione di don Giulio…

Il castello estense fu costruito per essere una fabbrica militare. Col tempo, però, divenne residenza degli Estensi. Iniziato nel 1385 su progetto di Bartolino Ploti di Novara, tuttora è circondato da un fossato di acqua corrente. Nel 1554, dopo un incendio, tutto l’edificio fu ristrutturato da Girolamo da Carpi, che sopraelevò le quattro torri. Inevitabilie corollario dell’originaria funzione militare e repressiva furono le prigioni, che nei sotterranei ebbero un’inespugnabile e tetra collocazione. Qui non vennero rinchiusi i detenuti comuni, normalmente destinati alle carceri cittadine, bensì i personaggi di alto rango o comunque, prigionieri sui quali gli Estensi intendevano avere una particolare sorveglianza. Negli interrati delle torri è possibile, ancora oggi, scorgere le scritte tracciate dai reclusi a memoria della loro infelice sorte.

Queste segrete, come ricordano le cronache antiche, furono teatro della tragica fine di Ugo e Parisina, i giovani amanti decapitati in fondo alla Torre Marchesana. Si trattava, rispettivamente, del figlio di primo letto e della moglie del marchese Nicolò III, entrambi ventenni, quando, nel 1425 vennero condannati al patibolo. Parleremo del gesto di pietà del grande Marchese, che su questa storia, mise la sua mano misericordiosa.

Meno cruenta della vicenda di Ugo e Parisina è la storia legata alla “Prigione di don Giulio”, un’impenetrabile cella ricavata all’interno della Torre dei Leoni, dove furono rinchiusi nel 1506 don Giulio e don Ferrante, fratelli del duca Alfonso I. Condannati a morte per aver attentato alla vita del duca e dell’altro fratello, il cardinal Ippolito, essi ebbero commutata la pena in carcere a vita, da scontarsi proprio nelle prigioni del Castello.

La piccola chiesa di San Giuliano, di fianco al castello, sorse nel 1400, cioé 200 anni dopo la distruzione da parte del re di Francia, Filippo il Bello, con la complicità del Papa.

Essa testimonia dell’ammirazione che a Ferrara si aveva di un ordine religioso che manifestava l’importanza di tenere insieme spirito e materia (morale e affari, si direbbe oggi), coniugando l’impegno religioso e quello nel mondo. L’intuizione che già era stata di San Benedetto, che introdusse la regola di “Ora, lege et labora”. I templari utilizzarono quel pensiero 700 anni dopo San Benedetto, coniugando lo spirito con la materia, messaggio oltremodo attuale.

cattedrale_ferraraIl Duomo e le leggende ad esso collegate e le botteghe dei merciai…

Iniziato dall’architetto Wiligelmo, con la collaborazione dello scultore Nicolò nel 1135, la Cattedrale o Duomo di Ferrara è una delle più significative chiese medievali italiane. Il campanile, rimasto incompiuto, è attribuito a Leon Battista Alberti. La Cattedrale è in stile romanico nella parte inferiore della facciata e gotico in quella superiore ed è consacrata a San Giorgio. Ma è la natura simbolica e misteriosa della facciata frontale e della fiancata laterale che colpisce maggiormente l’osservatore, come anche le file esterne di colonne annodate. Interessenti son ole forme scultoree vegetali presenti esternamente, che richiamano la vita; il loro suggestivo intreccio pare quasi rappresentare l’Eden sulla Terra. La chiesa, in un certo qual modo, pare la metafora di un immenso albero della vita, la cui natura rappresenta l’origine dell’esistenza. Rimane il fatto che, la facciata della Cattedrale è unica nel suo genere; costruita basando la geometria sul cerchio diviso in dieci parti uguali. La Cattedrale resta un’opera unica nel suo genere. Dalle sculture alle leggende misteriose ad essa collegate, è un monito alla bellezza e al prestigio.

Esiste anche una leggenda popolare che spiega il significato di queste curiose colonne: si narra, infatti, che i maestri scultori avevano terminato la Cattedrale e, le colonne che si trovavano ai lati erano ben dritte, simmetriche, le classiche colonne che abbelliscono gli edifici. Il diavolo, geloso di tanta bellezza, fece qualcosa di cui parleremo durante il nostro tour.

Parleremo, infine, delle botteghe dei merciai che nascondono le incisioni degli statuti comunali e sono visibili esclusivamente all’interno di alcuni negozi.

DIAMANTIIl Palazzo dei Diamanti e il Quadrivio degli Angeli

Una delle più coraggiose opere di Biagio Rossetti, realizzata verso la fine del Quattrocento, è Palazzo dei Diamanti, che deve il suo nome ai blocchetti di marmo (più i 12.000), sfaccettati a diamante, che rivestono le pareti esterne. Palazzo dei Diamanti ospita la Pinacoteca Nazionale, molto importante per la conoscenza della pittura ferrarese ed emiliana. Secondo una nota leggenda, Ecole I d’Este, avrebbe fatto di quest’opera architettonica uno scrigno da tutelare. Avrebbe, infatti, nascosto in una delle sue punte di marmo, un vero e proprio diamante. Non si trattava però di una gemma qualsiasi, bensì la più preziosa della sua corona. A conoscerne l’esatta ubicazione erano solo lui e il capomastro. La tradizione vorrebbe che, il Signore di Ferrara, in un gesto lugubre e macabro, gli fece mozzare la lingua e accecare gli occhi, occultando per sempre l’esatta posizione del Tesoro.

Il Quadrivio degli Angeli è il nome assegnato all’incrocio di Corso Ercole I d’Este, con l’asse Corso Porta Mare – Corso Biagio Rossetti e fa parte dell’Addizione Erculea. Intorno a questo Quadrivio, prospettano tre edifici rinascimentali di notevole interesse: Palazzo dei Diamanti, Palazzo Turchi di Bagno e Palazzo Prosperi-Sacrati. La progettazione degli edifici del quadrivio si deve a Biagio Rossetti, che diede ad ogni edificio un proprio peso architettonico.

ghetto_ferraraGhetto e la storia della comunità ebraica ferrarese, l’enciclopedia di Lampronti e la cucina ebraica

Il ghetto di Ferrara fu istituito nel 1627, in una delle zone più antiche della città, a poca distanza dalla Cattedrale e dal Castello Estense. Fu chiuso definitivamente nel 1859.

La presenza ebraica a Ferrara precede di secoli l’istituzione del ghetto. Quando esso fu imposto nel 1627, circa 1.500 ebrei vivevano a Ferrara. La chiusura del ghetto durò oltre un secolo. Le porte che l’occupazione francese aprì nel 1796 si richiusero nel 1826, anche se, con regole meno rigide, fino all’Unità d’Italia, nel 1861. Anche dopo la sua chiusura, il ghetto rimase il centro della vita della comunità ebraica di Ferrara.

Il Timore di Isacco, del medico e teologo ebreo, Isacco Lampronti, è una monumentale enciclopedia talmudica. La stessa è un’opera veramente imponente, un repertorio, in ordine alfabetico, di tutte le massime, i riti, i canoni, le leggi, le istituzioni talmudiche, con l’indicazione dei passi del Talmud, da dove sono estratti e degli autori che ne hanno scritto.

La cucina ferrarese offre ai suoi turisti una ristretta scelta dei prodotti tipici della zona, in quanto si basa su ciò che è stato tramandato anche dalla presenza degli ebrei, a Ferrara.

DSC037Piazza Ariostea: Ludovico Ariosto e l’Orlando Furioso

Piazza Ariostea è un importante piazza di Ferrara e fa parte integrante della terza grande addizione che ampliò la città medievale, detta Addizione Erculea, dal nome di Ercole I d’Este, duca di Ferrara. Autore di tale progetto urbanistico fu l’architetto Biagio Rossetti.

La piazza, un tempo chiamata piazza Nuova, si estende lungo il decumano della grande addizione rinascimentale, oggi asse Porta Porta Mare. Ha una forma rettangolare con una anello centrale ribassato, realizzato nel 1933, per le corse del Palio.

images Il Monastero di San Antonio in Polesine

È un monastero di clausura abitato da monache benedettine e risale al XIII secondo, quando era un sito su un’isola. Fu fondato da una santa dal nome di Beatrice. Questa fanciulla nacque nel 1226 nel castello di Calaone da Azzo d’Este e Giovanna di Puglia che morì quando la bimba aveva sette anni. Azzo si risposò con Mabilia dei Pallavicino che si rivelò una madre molto affettuosa.

Riuscì anche a trasmetterle la vocazione cristiana così intensamente che divenne monaca molto giovane contro il volere del resto della famiglia. Riuscì a raccogliere attorno a sé altre fanciulle devote e il Papa, Alessandro IV, che non poteva ignorare questa luce divina, le conferì la regola di San Benedetto. Così, con le sue seguaci, si trasferì nel monastero. Ma, Beatrice venne purtroppo colta da un grande male che la fece morire a soli 36 anni. Parleremo in modo approfondito di questa suggestiva vicenda.


L’evento, che si terrà domenica, 14 aprile 2019 (con punto di ritrovo presso la Stazione Centrale, Piazzale Stazione n. 28, alle ore 9:45 e alle 13:45), partirà alle ore 10 e alle ore 14, con guida turistica professionale e si concluderà alle 12:30 e 16:30. Auricolari forniti dallo staff, per un migliore ascolto della visita guidata. 

Costo della sola visita guidata (due ore e mezzo di percorso, comprensivo di noleggio bike + guida turistica + radio guide):  21,00. Ragazzi dai 7 ai 18 anni e over 65: € 19,00.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 6 aprile 2019, ore 15: Misteri all’improvviso. La Certosa e i suoi lati oscuri…

misteri_allimprovvisoA Bologna, nessun luogo è come il cimitero monumentale, il quale raccoglie in sé una moltitudine di storie legate al mondo dell’esoterismo e dell’arcano…

Misteri all’improvviso è un percorso, all’interno della Certosa di Bologna, tra monumenti e leggende, per evocare storie fantastiche di spiriti, luci misteriose, simboli millenari e la presenza di alcune personalità bolognesi legate al mondo dell’occulto.

Nell’universo simbolico della Certosa non mancano aspetti esoterici e massonici. Basti ricordare la presenza di sfingi, ma anche lucerne, caducei e il più conosciuto simbolo dell’eternità: il serpente che divora la propria coda. La stessa storia del luogo registra, inoltre, molti episodi di fantasmi e di storie fantastiche, di morti che si rivolgono ai vivi attraverso i monumenti e i loro spiriti… 

04sgirolamonavataIl cimitero monumentale della Certosa di Bologna si trova appena fuori dal cerchio delle mura della città, vicino allo stadio Renato Dall’Ara, ai piedi del colle della Guardia dove si trova il santuario della Madonna di San Luca.

Nell’immaginario comune i cimiteri sono legati al ricordo degli affetti familiari, luoghi d’arte e memoria collettiva; ma anche al mistero della morte e della perdita, alla notte, a ciò che potrebbe esserci dopo la vita terrena. Il Cimitero della Certosa, fin dalla Alba_chiostro_VI_3sua fondazione avvenuta nel 1801, fu di ispirazione per componimenti poetici e letterari. Nei ricordi di molti personaggi (noti e meno noti) che hanno lasciato traccia scritta della propria visita alla Certosa, non mancano riferimenti a storie bizzarre, leggende misteriose, pratiche inconsuete.

Il cimitero comunale fu istituito nel 1801 riutilizzando le preesistenti strutture della Certosa di San Girolamo di Casara, fondata a metà del Trecento, soppressa nel 1797 da Napoleone, e di cui è sopravvissuta la Chiesa di San Girolamo. La forte passione della nobiltà e della borghesia per la costruzione dei sepolcri familiari trasformò la Certosa in un vero e proprio “museo all’aria aperta”, tappa del grand tourcertosa-di-bolognaitaliano: la visitarono Chateaubriand, Byron, Dickens, Mommsen, Stendhal. In particolare il Chiostro Terzo (o della Cappella) è un ciclo notevole di ispirazione neoclassica e simbologia illuministica; uniche forse nel mondo sono le tombe dipinte a tempera e quelle realizzate in stucco e scagliola. Il cimitero ha subito un forte ampliamento dagli anni cinquanta in poi. Nel 2007 la sala del Pantheon, dagli anni novanta del Novecento già destinata ai riti laici, diventa una sala del Commiato per chiunque intenda usufruire di un periodo di raccoglimento prima del rito; il nuovo allestimento è ad opera dell’artista Flavio Favelli. La chiesa, CERTOSAdiBologna1 (1)non parrocchiale, è da diversi anni gestita dalla comunità dei passionisti.

Un ruolo decisivo nel fascino che distingue la Certosa di Bologna dagli altri cimiteri monumentali europei deriva dalla complessa articolazione degli spazi. Dall’originario nucleo conventuale si diramano logge, sale e porticati che ricreano scorci e ambienti che rimandano alla città dei “vivi”. Anche il porticato ad archi, presente all’entrata est del cimitero, che si congiunge (salvo una brevissima soluzione di continuità) con quello che conduce al santuario della Madonna di San Luca posta sul colle della Guardia, vuole r1zzolimagnani-3significare una continuità fra la necropoli e la città dei vivi.

I ritrovamenti della necropoli etrusca scoperta durante gli scavi archeologici per l’ampliamento del cimitero alla fine dell’Ottocento, sono ora custoditi nel Museo civico archeologico della città. La Certosa di Bologna e il cimitero monumentale rappresentano un vero e proprio museo all’aria aperta, ricco di arte e storia. Basti pensare che già alla fine dell’800 venne ritrovata proprio in questa area una necropoli etrusca. Le 420 tombe rinvenute fecero accorrere studiosi da tutta Europa e oggi sono custodite nel Museo Civico Archeologico.

Tomba_bisteghi1 Fondato nel 1801, il cimitero sorge sulle strutture del convento certosino edificato a partire dal 1334 e soppresso nel 1796. La ricchezza della chiesa di san Girolamo riesce ancora oggi a farsi testimone della ricchezza perduta del convento. È ancora possibile ammirare il grande ciclo di dipinti dedicati alla vita di Cristo, realizzato dai principali pittori bolognesi della metà del XVII secolo. Il cuore del Cimitero bolognese è il Chiostro Terzo, di gusto neoclassico dove, alle iniziali tombe dipinte, si sono poi sostituite  opere in stucco e scagliola e – a partire dalla metà dell’Ottocento – in marmo e bronzo.

Vela_Murat_Carisbo_F1_247All’interno si conserva un vastissimo patrimonio di pitture e sculture realizzate da quasi tutti gli artisti bolognesi attivi nel XIX e XX secolo, ma non solo, rimangono infatti molte testimonianze di artisti provenienti da lontano. Fra gli scultori di maggior rilievo segnaliamo  Giacomo De Maria, Lorenzo Bartolini, Leonardo Bistolfi, Silverio Montaguti e Giacomo Manzù, mentre tra i pittori Pelagio Pelagi e Pietro Fancelli.

Tra i personaggi illustri ospitati nel cimitero ricordiamo: il premio Nobel per la letteratura Giosuè Carducci  i pittori Giorgio Morandi e Bruno Saetti;  il cantante Lucio Dallai fondatori delle aziende Maserati, Ducati e Weber e della casa editrice Zanichelli.

Nel corso del ‘900 diversi monumenti segnano alcuni passaggi della storia nazionale: l‘Ossario dei caduti della prima guerra mondiale, quello ai caduti fascisti, il Monumento ai caduti in Russia nella seconda guerra mondiale, l’Ossario dei partigiani.


L’evento, che si terrà sabato, 6 aprile 2019 (con punto di ritrovo presso l’ingresso principale – Cortile Chiesa, di via della Certosa), partirà alle ore 15, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo due ore. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (che comprende: guida turistica, radio guide):  20,00.
I bambini, sotto i 6 anni di età e i portatori di disabilità, non pagano la visita guidata. I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 65, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si effettuerà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna. Domenica, 7 aprile 2019, ore 10: “TowerLand”. Il tour delle torri, con salita alla straordinaria torre Prendiparte…

tower_landBologna è una città europea dai mille volti. Con le torri e con i portici, elementi architettonici unici, tutti concentrati nel centro storico, è diventata un punto di riferimento architettonico notevole…

È antico il fascino di Bologna. Chi percorre i vicoli del centro storico, i monumenti e i portici che hanno reso celebre nel mondo la città, ne resta completamente ammaliato. Tutti conoscono la Bologna “dotta”, “grassa” e “turrita”. Noi riscopriremo il significato di questi tre appellativi.

Le torri sono un elemento architettonico che le famiglie nobili bolognesi costruivano presso le loro case. Venivano per lo più utilizzate come luoghi di vedetta e di difesa, in tempo di guerra. Dietro alle torri, si nascondono storie straordinarie: amori impossibili, tremendi delitti, leggende incredibili. Ne parleremo e avremo un’occasione senza precedenti: salire sulla torre Prendiparte, la seconda in altezza dopo gli Asinelli, ancora arredata come un tempo e visitabile…

STARTING TOUR: TORRE PRENDIPARTE…18519987_10155129643688382_5746828227371441102_n
(SULLA TORRE PRENDIPARTE SALIREMO ED È UN’OCCASIONE UNICA)
18519998_10155129644793382_5715004538692188474_nNota come la “Coronata”, costruita nella seconda metà del XII secolo, di fianco al Palazzo dell’Arcivescovado. In cima alla torre vi è, infatti, una caratteristica resega, a 4 cuspidi per lato, che assomigliando a una corona ha dato il soprannome al monumento. È la seconda di Bologna per altezza (58,60 metri). Le nove fila di parallelepipedi della base in selenite furo
no più volte restaurati. Lo spessore dei muri alla base è di 2,80 metri che si riduce progressivamente sino a 1,35 metri alla sommità. Come per tutte le torri medievali bolognesi, si tratta di una muratura a sacco: due cortine di prendiparte02laterizio racchiudono un conglomerato di ciottoli di fiume cementati da calce bianca. Tenuto conto delle dimensione del lato alla base (nove metri circa) e dello spessore dei muri, sempre alla base, è presumibile che la torre fosse progettata per essere ancora più alta. Non è neppure escluso (fatto questo accaduto a molte altre torri bolognesi) che sia stata successiv18556050_10155129647113382_7996896471988408450_namente mozzata. La torre venne adibita nel XVIII secolo a prigione per il foro ecclesiastico (all’interno sono ancor oggi visibili la sala dei carcerati e i loro graffiti) e poi divenne abitazione privata, quindi struttura ricettiva. A 18 metri dal suolo vi è lo stemma in arenaria, oggi molto degradato, del primo Arcivescovo di Bologna, Gabriele Paleotti.


asinelliPRIMA TAPPA: TORRE DEGLI ASINELLI…
(97 metri e 498 gradini per raggiungere la cima) Alla fine del ‘300 passò in proprietà al Comune. Il portale, posto sul lato della Torre che dà su Strada Maggiore, fu costruito in epoca rinascimentale quando la torre fu corredata del basso torresotto merlato. Il torresotto ha ospitato, prima, un corpo di guardia, poi, botteghe artigiane e commerciali. Subito dietro il portale, si trova la porticina, con architrave in selenite, che dà accesso alla torre. Questa piccola porta non è coeva alla torre poiché, come detto, tali costruzioni, che avevano scopo prima di tutto difensivo/offensivo, non presentavano porte di accesso, bensì una portafinestra posta a diversi metri dal suolo. Le torri erano, infatti, provviste di vari ballatoi esterni in legno sorretti da barre in selenite, dette meniani, di cui oggi è possibile osservare solo i monconi. Nel corso dei secoli la Torre degli Asinelli ha rappresentato un luogo simbolo per diversi aspetti della vita civile e militare bolognese: gli scienziati Giovanni Battista Riccioli (nel 1640) e Giovanni Battista Guglielmini (nel secolo successivo) utilizzarono la torre per esperimenti sul moto dei gravi e sulla rotazione della terra. Durante la seconda guerra mondiale,tra il 1943 e il 1945, la torre fu utilizzata con funzioni di avvistamento: quattro volontari si appostavano in cima alla torre durante i bombardamenti al fine di indirizzare i soccorsi verso i luoghi colpiti dalle bombe alleate. Infine, una curiosità: la Torre Asinelli nella sua lunga storia fu spesso colpita da fulmini, finché nel 1824 fu collocato l’impianto parafulmine. C’è una leggenda, collegata alla Torre degli Asinelli, di cui parleremo.


STorreGarisenda,Bologna ECONDA TAPPA: TORRE GARISENDA…
Citata nella Divina Commedia di Dante Alighieri, è famosa per la sua pendenza di 3,25 metri verso est/sudest, che indusse ad abbassarla di circa 20 metri a metà del ‘300. A partire dal Quattrocento la torre fu acquistata dall’Arte dei Drappieri, che ne diventò, poi, l’unica proprietaria fino alla fine dell’Ottocento, quando divenne proprietà comunale. Le superfici murarie esterne della torre sono state restaurate fra il 1998 ed il 2000, mentre una prima fase del consolidamento delle murature è stata attuata nel 1999 – 2000. La torre è visitabile dall’esterno.


torreuguzzoniTERZA TAPPA: TORRE DEGLI UGUZZONI…
Situata all’interno della zona della città storicamente riconosciuta come “Ghetto Ebraico”, costruita nel XIII secolo. A differenza delle altre torri costruite tra l’XI e XII secolo, presenta un’elegante porta a sesto acuto all’incirca a livello del suolo che già esisteva all’epoca della sua costruzione. Questa torre, con i due cavalcavia che la fiancheggiano, rappresenta uno degli angoli più caratteristici della Bologna Medievale. Uno dei cavalcavia ha una bella finestra in terracotta di foggia quattrocentesca. Al contrario delle torri vicine (Asinelli,Garisenda, Altabella, Prendiparte) qui alcuni blocchi diselenite del basamento sembrano, almeno in parte, d’epoca, vale a dire non sostituiti durante i restauri eseguiti tra ‘800 e ‘900. Parleremo della torre, collegata alla storia della Lady nera, di Bologna.


GUIDOZAGNIQUARTA TAPPA: TORRE DEI GUIDOZAGNI…
Dopo il crollo avvenuto nel 1487, divenne una casa-torre, cioè un’abitazione fortificata. Questa edificio rappresenta una testimonianza del passato feudale della città e la rivalità tra le famiglie nobili dell’epoca.

ARRENGOQUINTA TAPPA: TORRE DELL’ARRENGO…
Guardando frontalmente palazzo Re Enzo dal centro della Piazza, si vede la Torre dell’Arengo. Lo scarso spessore dei suoi muri alla base, soprattutto nei lati di est-nord e ovest e le  fondamenta poco profonde, non l’hanno mai resa decisamente solida. In origine e siamo all’inizio del 1200, era soltanto un modesto rialzamento sull’incrocio delle due vie coperte dal voltone. Solo successivamente ha potuto assumere forma di torre, e non prima di aver subito notevoli opere di consolidamento della base, di rafforzamento e di restauro. Poco solida ma molto equilibrista dunque, perché i quattro pilastri la sorreggono ma non le evitano di vibrare. Dal 1453, a vibrare ci ha pensato la campana, innalzata da Aristotele Fioravanti nella cella della torre che ancora oggi è possibile vedere. Meglio nota come il “campanone”, visti i suoi 47 quintali di bronzo, chiamava i bolognesi a raccolta, ed ogni 21 aprile continua a ricordare quel giorno del 1945 quando la città venne liberata dal fascismo.

torre accursioSESTA TAPPA: TORRE ACCURSIO…
Situata in Piazza Maggiore, Torre Accursio è anche nota come Torre dell’Orologio. Accursio, che ne era il proprietario, era arrivato da Firenze per studiare legge e divenuto poi illustre giurista, volle costruirsi la sua casa: una costruzione molto grande che includeva una scuola, con il portico verso la piazza, e una torre in angolo. La torre venne inglobata dalla residenza di Accursio che,  poco dopo la morte del proprietario, venne acquistata dal nuovo Comune, in fase di espansione. Con la vendita della casa, degli Accursi sulla scena rimarrà solo il nome dato al futuro municipio di Bologna. Ciò che ancora oggi salta agli occhi è l’enorme orologio meccanico, posto sulla facciata della Torre nel 1444. Alla meridiana posta sulla torre dell’Arengo restava il compito di segnare le ore diurne e soprattutto il mezzogiorno, rispetto a cui venivano tarati tutti gli altri orologi, mentre dal 1451 il nuovo meccanismo  iniziò a scandire anche la notte. Per fare posto al nuovo orologio la vecchia torre  venne un po’ alzata e completata con una torre di modeste dimensioni e consistenza. Dopo il pesante intervento di restauro di tutto il palazzo, eseguito fra il 1885 e il 1887 da Raffaele Faccioli, dalla torre venne rimosso il parapetto rinascimentale a pilastrini, sostituito con la fascia di mattoni considerata più adatta al nuovo aspetto complessivo del palazzo, di ritrovato stile medievale. Infatti il porticato ora visibile sotto palazzo d’Accursio è relativamente recente.

SETTIMA TAPPA: TORRE GALLUZZI…350px-Torre_Galluzzi
Fa parte della cosidetta triade dei grattacieli medievali di Bologna, insieme alle sue colleghe Prendiparte e Azzoguidi, che si stagliano in un’altra zona del centro. Seppur distanti tra loro, le tre torri appartenevano tutte a famiglie di parte guelfa, ovvero filo papali, e non è un caso che si trovino in zone della città cruciali da questo punto di vista: la Azzoguidi e la Prendiparte accanto alla sede vescovile, e la Galluzzi vicino alla prima sede  comunale, l’allora complesso di Sant’Ambrogio. La Galluzzi ancor oggi si distingue per l’altezza (30 metri, sicuramente ridotti rispetto all’origine) e la robustezza: la torre ha muri talmente spessi che ha sempre scoraggiato attacchi e incendi, ostentando una solidità che era sinonimo di potenza e ricchezza. La Galluzzi è interessante anche per il contesto in cui è inserita:  all’interno di un unico nucleo edilizio, che all’epoca veniva definito “curia”,  in cui si trovavano le case abitative, la cappella gentilizia e le torri di un’unica famiglia. Oggi il piano terra della stessa torre,  ospita una libreria dal cui interno è possibile vedere  il tipo di murature originarie messe in evidenza da un ottimo restauro. Dall’esterno, invece, si può osservare la porta originaria della costruzione, quella che si apre a oltre sei metri dal suolo. Da un lato la sua forma, ad arco ogivale (o a sesto acuto, cioè appuntito), dimostra la relativa modernità della Torre, visto che le consorelle antecedenti hanno tutte porte e finestre a modiglioni – cioè squadrate – o a tutto sesto – cioè circolari, stilisticamente più antiche. Dall’altro lato, lascia intravedere una chiara usura da calpestio: ciò potrebbe dimostrare come la porta fosse un punto di collegamento tra la torre e la casa di legno che le si addossava, aggrappata con le sue travi alla muratura della torre stessa.


L’evento, che si terrà domenica, 7 aprile 2019 (con punto di ritrovo presso piazza Galvani, davanti alla Banca di Bologna), partirà alle ore 10, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà verso le ore 13. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (che comprende: ingresso alla torre Prendiparte, guida turistica, radio guide):  25,00.
Visita guidata + pranzo (con cucina tradizionale o vegetariana, presso la “Trattoria Belfiore”):  45,00.
I bambini, sotto i 6 anni di età e i portatori di disabilità, non pagano la visita guidata (pagano per intero, soltanto il pranzo). I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 65, usufruiscono di uno sconto di € 3,00 sul costo del tour.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/WhatsApp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si effettuerà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Brescello (RE), 24 marzo 2019, ore 10: Don Camillo, Brescello e l’onorevole Peppone. Uno spaccato della vita emiliana del dopoguerra, tra i cimeli dei film che li hanno resi protagonisti, nel piccolo centro della Bassa Padana…

Brescello, 24 marzo 2019, ore 10: un itinerario che si snoda tra i luoghi resi celebri dallo schermo cinematografico. La chiesa con il crocifisso parlante, le strade, le piazze, i portici, la stazione ferroviaria, in un viaggio nel tempo che riporterà in vita la vicende che tanto abbiamo amato…

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“C’era una volta un piccolo paesino chiamato Brescello. Continuiamo la storia sempre uguale e sempre diversa, perché sempre uguale e sempre diversa è la storia del parroco Don Camillo e del sindaco Peppone. Brescello visto da destra è il paese di Don Camillo, visto da sinistra è il paese di Peppone, visto dall’alto è della gente che litiga senza mai essere nemici, tanto che la coscienza ha sempre l’ultima parola…”

Le parole di Giovanni Guareschi trovano loro compimento a Brescello, piccolo centro della Bassa Padana, divenuto il set naturale per gli eroi don Camillo e Peppone.

don-camilloLa casa di Peppone: situata lungo via Carducci, la casa (non visitabile all’interno) fu utilizzata per girare alcune riprese fra cui quella notissima del Schermata 2019-01-30 alle 11.23.23primo film, ‘Don Camillo’, quando dal suo balcone Peppone si affaccia mostrando a tutti i cittadini il figlio appena nato.

campanaLa campana di Peppone: nel film ‘Don Camillo Monsignore… ma non troppo’, Peppone fa costruire una campana per il funerale di un giovane comunista morto negli scontri con la polizia a Reggio Emilia e la fa sistemare davanti al municipio. Nella notte qualcuno ruba il batacchio ed è una vera fortuna, perché il sindaco, nel prosieguo del film, rimarrà sotto la campana (la campana, in cartapesta, cadde realmente in testa a Gino Cervi durante le prove). Oggi la campana è appesa sotto il porticato di via Giglioli.

stazione-ferroviaria-2La stazione ferroviaria: posta alla fine di viale Venturini, la stazione ha conservato pressoché immutata l’immagine mostrata nei film. È da qui che don Camillo parte per la sua ‘convalescenza politica’ in montagna, ne ‘Il ritorno di Don Camillo’.
La stazione, come all’epoca delle riprese, collega Brescello a Parma.

gisellaCaricatura di “Gisella”: il murales cinematografico realizzato per il film “Don Camillo Monsignore… ma non troppo” 1961 viene clonata da Marco Cagnolati nel 2008 mentre la “TSI” Televisione Svizzera riprende l’artista all’opera. Per i numerosissimi turisti, nel 2009 gli operai del comune hanno installato una targa sul muro di via Salvio Ottone n°2 che spiega ai visitatori il contenuto del nuovo sito visitabile.

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La locomotiva: accanto al museo è stata sistemata la locomotiva protagonista di tanti episodi dei film. È stata restaurata da volontari brescellesi.

Il carro armato: il carro armato utilizzato nel film Don Camillo e l’On. Peppone è collocato in Piazza Mingori, accanto al museo. Non si tratta dell’originale Sherman americano utilizzato nel film, ma di un Pershing M26 che i brescellesi Schermata 2019-01-30 alle 11.26.21hanno ottenuto dall’Esercito Italiano. Grazie ad una squadra di volontari è stata riparata la parte meccanica. Il 26 agosto 1991, in occasione della festa patronale di San Genesio, il carro armato è entrato trionfalmente in paese.

guareschiBusto di Guareschi: da vedere anche il busto in bronzo dedicato a Giovannino Guareschi, il ‘padre’ di Peppone e Don Camillo, realizzato dalla scultrice tedesca Gudrun Schreiner: si trova nel parco del museo a lui intitolato accanto alla locomotiva.

Il museo: è gestito dalla Pro Loco, raccoglie numerosi cimeli e ricordi della saga di Don Camillo e Peppone cinematografico. A Brescello furono girati, dal 1951 al 1965, cinque film ispirati ai celebri personaggi di Giovanni museo-di-peppone-e-donGuareschi, interpretati sullo schermo da Fernandel e Gino Cervi. Le sale contengono numerosi ricordi relativi alla lavorazione dei films (dall’abito sacerdotale indossato da Fernandel, alla moto di Peppone ecc.). Nel piazzale antistante il museo è sistemato il carro armato che compare in una famosa scena di un film; la campana, che cadde su xdoncamillo-peppone.jpg.pagespeed.ic.Kn5eFOWG-RPeppone invece si trova altrove: essa pende da una trave sotto il porticato che costeggia via Giglioli, il celebre Crocefisso parlante è conservato invece in una cappella laterale della chiesa di S.interno_museo_don_camillo_brescello Maria Maggiore.

Il comune di Brescello (RE): s
orto ad opera dei Gallo Cenomani e conquistata successivamente dai Romani, che la rinominarono Brixellum, Brescello è un must per gli appassionati di borghi e per gli appassionati di letteratura. Stiamo parlando, infatti, del luogo dove tutte le avventure di Don Camillo e Peppone sono ambientate.
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Rasa al suolo dai longobardi dopo la caduta dell’Impero Romano, passò poi sotto la dominazione bizantina e, in seguito, sotto quella degli Estensi, durata fino al 1859. Geograficamente si colloca nella bassa padana, in provincia di Reggio Emilia, are2015brescellopalazzo_municipalew10006albertobru circa 27 km dal capoluogo e sulle rive del fiume Enza, alla destra del Po.


L’evento, che si terrà domenica, 24 marzo 2019 (con punto di ritrovo presso piazza Giacomo Matteotti, Brescello (RE), sotto alla statua di Don Camillo), partirà alle 10, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora e mezza

Costo della sola visita guidata (con visita al museo di Don Camillo e Peppone + guida turistica + radio guide):  18,00.
I bambini, sotto i 6 anni di età e i portatori di disabilità, non pagano la visita guidata. I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 65, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

Il tour è a numero chiuso!

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente, perché completamente al chiuso.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.

Bologna, 31 marzo 2019, ore 10: I misteri di Ustica. Apertura, in esclusiva, del museo per la Memoria delle 81 vittime della tragedia ancora senza colpevoli, né spiegazioni…

Bologna, 31 marzo 2019, ore 10, museo per la Memoria di Ustica: il DC9 viaggia regolarmente. A bordo, 81 persone (tra cui 11 ragazzi e 2 neonati) perderanno la vita…

ustica_bigVolo Itavia 870, Bologna-Palermo, 27 giugno 1980: il silenzio delle autorità alimenta i sospetti di una collisione, nella tragedia di Ustica. Poi, nessuna indagine, fino al 1986, quando la ricerca della verità si fa urgente.

L’installazione permanente di Christian Boltanski al museo per la Memoria di Ustica, circonda i resti del DC9 abbattuto il 27 giugno 1980, mentre si dirigeva verso l’aeroporto di Palermo. Le 81 vittime della strage sono ricordate attraverso altrettante luci che, dal soffitto del museo, si accendono e si spengono al ritmo di un respiro.

Un tour toccante e suggestivo. Ne racconteremo la storia e le indagini che circondano questa misteriosa vicenda.

ustica1Le indagini procedono a rilento: solo il 16 marzo 1989 il primo collegio peritale, nominato nel novembre 1984 – a quattro anni dalla tragedia -consegna al giudice istruttore Bucarelli la sua relazione. I sei periti che compongono il collegio rilasciano alla stampa una breve dichiarazione: “Tutti gli elementi a disposizione fanno concordemente ritenere che l’incidente occorso al DC9 sia stato causato da un missile esploso in prossimità della zona anteriore dell’aereo. Allo stato odierno mancano elementi sufficienti per precisarne il tipo, la provenienza e l’identità”. Ricevono dal giudice il compito di proseguire le indagini per identificare il tipo di missile, ma le forti pressioni fanno vacillare le iniziali certezze investigative: due periti su sei non sono più certi del missile. Poi, a seguito di uno scontro con l’on. Giuliano Amato, che ha seguito la vicenda come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Bucarelli abbandona l’indagine, che viene affidata al giudice Rosario Priore.

ustica5Con il passare del tempo l’opinione pubblica diventa protagonista di un’ampia mobilitazione che porta il Parlamento ad interessarsi direttamente della vicenda con la Commissione Stragi, presieduta dal compianto senatore Libero Gualtieri, che approva nell’aprile del 1992 una relazione: “per la Commissione è possibile indicare al Parlamento le responsabilità delle istituzioni militari per avere trasformato una ‘normale’ inchiesta sulla perdita di un aereo civile, con tutti i suoi 81 passeggeri, in un insieme di menzogne, di reticenze, di deviazioni, al termine del quale, alle 81 vittime, se ne è aggiunta un’altra: quell’Aeronautica militare che, per quello che ha rappresentato e che rappresenta, non meritava certo di essere trascinata nella sua interezza in questa avventura”.

ustica4Il 15 maggio 1992 i generali, ai vertici dell’Aeronautica all’epoca dei fatti, sono incriminati per alto tradimento, “perché, dopo aver omesso di riferire alle Autorità politiche e a quella giudiziaria le informazioni concernenti la possibile presenza di traffico militare statunitense, la ricerca di mezzi aeronavali statunitensi a partire dal 27 giugno 1980, l’ipotesi di un’esplosione coinvolgente il velivolo e i risultati dell’analisi dei tracciati radar, abusando del proprio ufficio, fornivano alle Autorità politiche informazioni errate.”

Nei primi mesi del 1994 vengono resi noti i risultati delle perizie ordinate dal Giudice Priore. Queste perizie parziali, che dovrebbero essere le fondamenta della perizia conclusiva, escludono che sul DC9 sia esplosa una bomba. Non ci sono tracce di esplosione sui cadaveri, non ci sono segni di “strappi” da esplosione sui metalli, le analisi chimiche non danno spazio all’ipotesi di una bomba e anche gli esperimenti e le simulazioni di scoppio danno risultati negativi. Invece, alla fine del luglio 1994 gli stessi periti si pronunciano per la bomba, anche se poi non sanno dire come era fatta, né dove era collocata. Ma per i PM Coiro, Salvi e Rosselli e lo stesso giudice Priore, “il lavoro dei periti d’ufficio é affetto da tali e tanti vizi di carattere logico, da molteplici contraddizioni e distorsioni del materiale probatorio da renderlo inutilizzabile”. Restano comunque molti dubbi sull’attività di quei periti, alcuni dei quali sono stati estromessi, per indegnità, dal loro ruolo proprio dal giudice istruttore che li aveva nominati.
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Le indagini si concentrano allora sullo scenario radar, e per capire la situazione di un cielo che si vuol far credere vuoto da ogni presenza di aerei militari si chiede anche la collaborazione della Nato.
E così, a fine agosto del 1999, il giudice Rosario Priore concludendo la più lunga istruttoria della storia giudiziaria del nostro Paese può sentenziare “l’incidente al DC9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento”. Dunque c’era la guerra, quella notte del 27 giugno 1980 nel cielo di Ustica e il DC9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto.
Nell’ottobre del 2000 inizia il processo davanti alla terza sezione della Corte d’Assise di Roma contro i vertici dell’Aeronautica che nell‘aprile 2004 vengono assolti per prescrizione; si riconosce comunque che hanno omesso di riferire alle autorità politiche i risultati dell’analisi dei tracciati radar di Fiumicino/Ciampino – (i nastri di Ciampino sono quelli in cui tanti, negli anni successivi, hanno poi visto la presenza di una manovra d’attacco al dc 9) – conosciuti nell’immediatezza della tragedia, e hanno fornito informazioni errate alle autorità politiche escludendo il possibile coinvolgimento di altri aerei militari nella caduta dell’aereo civile.
Intanto però la maggioranza ha cancellato dal nostro ordinamento il reato dustica6i alto tradimento – o meglio lo ha mantenuto soltanto nel caso che ci sia uso della forza – e quindi è abbastanza scontata la successiva assoluzione in Appello, poi confermata, all’inizio del 2006 dalla Cassazione.
Dopo questa conclusione processuale, ha commentato Maurizio Costanzo “Dopo 26 anni veniamo informati che l’abbattimento di un aereo ad Ustica, che ha provocato tanti morti, non ha nessun colpevole.

Nel Marzo 2008 la magistratura ha riaperto l’inchiesta.


L’evento, che si terrà domenica, 31 marzo 2019 (con punto di ritrovo presso via di Saliceto n. 3/22, Bologna), partirà alle 10, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora

Costo della sola visita guidata (con apertura esclusiva + guida turistica + radio guide):  15,00.
Sconsigliato ai bambini, sotto al settimo anno di età. I ragazzi, dagli 8 ai 18 anni e gli over 65, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata. Le persone con disabilità, non pagano.

Il tour è a numero chiuso!

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente, perché completamente al chiuso.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.

Bologna, 17 marzo, ore 9: “In cima al mondo”. Visita alla terrazza della cupola di San Luca, appena inaugurata, passando per i misteri del Santuario…

Il Santuario di San Luca, scrigno di bellezza e devozione popolare, arricchisce il panorama bolognese con la sua inconfondibile sagoma che si vede da chilometri di distanza. Il Santuario è uno dei simboli indiscussi di Bologna e tradizionale oggetto di culto religioso legato alla devozione dell’immagine della Beata Vergine di San Luca

A veder San Luca, da lontano, ci si sente già a casa…

incimaalmondoCentodieci scalini e sei in cima a San Luca. Non il Colle, ma proprio il Santuario, la cupola. È l’ultimo percorso turistico inaugurato da qualche giorno. Bologna ha una nuova terrazza panoramica, quella del Santuario…

Visiteremo la terrazza sita proprio sulla sommità della cupola di San Luca, che rappresenta non soltanto Bologna, ma tutta l’Emilia Romagna. Tradizionale oggetto di culto, si erge imponente, sul Colle della Guardia e il suo portico lo collega alla città. Ci sono misteri e leggende, popolari, proprio collegate a San Luca, al suo lunghissimo portico, alla Beata Vergine del Santuario. Da dove arriva l’icona della Madonna di San Luca? Perché, gli archi del lungo porticato sono 666? Quale emozione ci aspetta, armati di binocolo, ammirando il panorama da un’altezza di quasi 350 metri sopra il livello del mare, che quando il cielo è davvero pulito si vede eccome il porto di Ravenna?!


IMG-20170408-WA0030Prima tappa: TERRAZZA DELLA CUPOLA DI SAN LUCA…
Quasi 350 metri d’altezza sopra il livello del mare. Pochi metri quadrati di terrazzina con prato verde sintetico e l’intero appennino, con vette, boschi e nuvole, da ammirare a vista d’occhio. E poi, girandosi indietro, ecco laggiù Bologna col suo centro storico. IMG-20170408-WA0008Esposizione spettacolare di 180°, principalmente rivolta a sud, riservata a una trentina di persone che, alternandosi gruppo dopo gruppo, si avventurerà su per la scaletta a chiocciola che parte da una porticina all’interno della chiesa: Tre minuti di ascesa e ti sembra di toccare il cielo con un dito.

sanlucaSeconda tappa: IL SANTUARIO DI SAN LUCA…
La chiesa attuale viene realizzata dal Dotti tra 1723 e 1757 in sostituzione di una precedente chiesa quattrocentesca mentre le due tribune esterne sono concluse dal figlio Giovanni Giacomo nel 1774. In sintonia con la tradizione bolognese il volume esterno si presenta privo di decorazioni enfatiche e solenni e si caratterizza per la semplicità del profilo curvilineo su cui è impostata la cupola. Entro una planimetria ellittica gli spazi interni si dilatano a croce greca culminando nell’altare principale che precede la cappella della Vergine. Le decorazioni sono affidate a V. Bigari per gli affreschi, ad A. Borelli e G. Calegari per gli stucchi e ad A. Piò per le statue. Tra gli artisti che adornano la chiesa si segnalano inoltre Guido Reni (terzo altare a destra), Donato Creti (seconda cappella a destra), Giuseppe Mazza (cappella di S. Antonio da Padova), Guercino (sagrestia maggiore). Nel 1930 Ferruccio Gasparri realizza una funivia che con un solo pilone supera il dislivello di 220 metri tra via Saragozza e il santuario. Le polemiche che accompagnano il conseguente annullamento del percorso devozionale si concludono però con la sua definitiva sospensione. Visiteremo insieme, questo Santuario, veramente suggestivo.

funiviaTerza tappa: I MISTERI DEL SANTUARIO, DALLA MADONNA DI SAN LUCA, AGLI ARCHI DEL PORTICATO CHE ALLA CITTA’ LO COLLEGA, PASSANDO PER LA VECCHIA FUNIVIA…portico-san-luca-bologna-b
Tanti sono i misteri collegati al Santuario: misteri che circondano il lungo portico che lo collega alla città con i suoi oltre 600 archi, fino al miracolo della Madonna di San Luca una mattina quando, con accompagnamento d5BV-di-san-luca i magistrati, di clero e di popolo, accompagnati da una pioggia incessante, ci si avviò verso la città con l’immagine della stessa e avvenne un miracolo, sotto gli occhi increduli della cittadinanza. Parleremo di leggende, misteri e della vecchia funivia che fu attiva dal 1931 al 1976.


L’evento, che si terrà domenica, 17 marzo 2019 (con punto di ritrovo davanti all’ingresso principale del Santuario), partirà alle 9, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle 11:30. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (con guida turistica + audio guide + ingresso alla terrazza della cupola di San Luca + binocolo):  20,00.
I bambini, sotto i 6 anni di età e i portatori di disabilità, non pagano la visita guidata. I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 65, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 9 marzo 2019, ore 14: Acque nascoste in città. Alla ricerca di canali e condutture sotterranee, con straordinaria discesa al Guazzatoio…

acquenascoste_BOLOGNAAlla scoperta di una fittissima ragnatela di canali e torrenti, che nel passato favorì lo sviluppo dei traffici e dei trasporti fino al Po…

Bologna nasconde un complesso reticolo di circa 60 km di vie d’acqua, soltanto in parte visibile. Fin dal XII secolo la città si dota di un sistema idraulico artificiale composto da chiuse, canali e condutture sotterranee che distribuivano l’acqua, utilizzata prevalentemente come fonte di energia per le attività produttive.

Forse non lo sapevate, ma sotto Bologna esiste una piccola Venezia. La città felsinea nasconde sotto le proprie strade una fittissima ragnatela di canali e di torrenti con gli approdi, le chiuse e le antiche vestigia del sistema idraulico che nel passato favorì lo sviluppo dei traffici e dei trasporti fino al Po e, di qui, all’Adriatico e a Venezia…

canale-reno-bologna-wellness-delle-acque-la-grada-700x400CANALE DI RENO: GRADA…
In seguito ad accordi con alcuni privati, nel 1208 il Comune di Bologna fece costruire una nuova chiusa sul fiume Reno a Casalecchio e un canale che entrava in città alla Grada. Il nome si riferisce alle due grate di ferro, tuttora visibili, usate per fermare i rami e le frasche trasportate dalla corrente e per impedire introduzioni clandestine di merci e di persone all’interno della cinta muraria. Il canale di Reno alimentava diverse lavorazioni.

bologna-wellness-delle-acque-lavandaia-nuda-700x400MONUMENTO ALLA LAVANDAIA…
All’incrocio tra via della Grada e via San Felice una statua (a dire il vero molto controversa data l’immagine alquanto succinta e non ritenuta rispettosa) ricorda per sempre il lavoro durissimo della lavandaie di Bologna.

cavaticcioCANALE NAVILE: CAVATICCIO…
All’incrocio fra le attuali vie Riva di Reno e Marconi si dirama il Cavaticcio, realizzato riutilizzando, verosimilmente, l’antico corso del Rio Vallescura che scaturiva dai rilievi collinari fra le porte San Mamolo e Saragozza. Il Cavaticcio alimentava il canale navigabile, chiamato Navile. Lungo il primo tratto del Cavaticcio, caratterizzato da una notevole pendenza, erano distribuite alcune cartiere e segherie per legname, la prima delle quali fu edificata nel 1347.

bologna_salara_arcigayCANALE NAVILE: EX AREA PORTUALE…
Dalla metà del XVI secolo questa area era occupata dal porto cittadino, progettato da Iacopo Barozzi detto il Vignola. Qui iniziava il canale Navile che, alimentato dal Cavaticcio, consentiva di navigare fino a Ferrara e Venezia. L’area portuale era dotata di diverse infrastrutture, fra le quali la settecentesca Salara, ancora visibile sulla destra, utilizzata per il deposito del sale. Con l’abbandono dei trasporti via acqua il complesso portuale venne completamente disattivato fra il 1934 e il 1935.

14736811090_cea3f5d0fe_bCANALE DI RENO: APERTURA ESCLUSIVA DEL GUAZZATOIO (CON DISCESA A RIDOSSO DEL CANALE RENO)…
Lo scivolo scendeva a un guazzatoio destinato all’abbeveraggio e al lavaggio degli equini e dei bovini, realizzato nel canale di Reno nel 1219, anno in cui venne aperta la piazza del Mercato (attuale piazza VIII Agosto).

canale delle moline a bologna CANALE DI RENO: VIA PIELLA, AFFACCIO SUL CANALE…
Scampato alle coperture attuate fra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento, questo tratto di canale fungeva da fossato difensivo della seconda cerchia muraria, edificata nell’XI secolo. In passato il canale era fornito di lavatoi privati a ponte levatoio, costituiti da tavolati di legno sospesi sul livello dell’acqua, e di botti e vasche in cui si calavano le lavandaie per lavare i panni senza bagnarsi.


L’evento, che si terrà sabato, 9 marzo 2019 (con punto di ritrovo presso il Consorzio della Grada, via della Grada n. 12), partirà alle ore 14, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà verso le ore 16:30. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (che comprende: ingresso esclusivo al Guazzatoio, meravigliosa location, a ridosso del canale Reno, guida turistica e radio guide):  22,00.
I bambini, sotto i 6 anni di età e i portatori di disabilità, non pagano la visita guidata. I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 65, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si effettuerà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Santarcangelo di Romagna (RN), 10 marzo 2019, ore 10: “Tutti giù per terra”. Viaggio nella città sotterranea e nel borgo medievale…

Nel sottosuolo di Santarcangelo di Romagna, c’è una storia sotterranea e misteriosa, dove cavità, pozzi, cunicoli e gallerie, costituiscono una città sotterranea, ai più ancora sconosciuta…

tuttigiuperterra_sant_natal“Tutti giù per terra” è un viaggio. Un viaggio misterioso ed emozionante. Una Santarcangelo d’altri tempi. Un sottosuolo ricco di vicende storiche, dove esistono suggestioni e sensazioni uniche, in un mondo sotterraneo, isolato nella sua quiete millenaria.

Un tour davvero singolare, che partirà dalla città sotterranea e arriverà all’antico borgo medievale. Una visita guidata dall’atmosfera suggestiva e indimenticabile.

grotte01-bigPrima tappa: GLI IPOGEI…
Gli ipogei di Santarcangelo, erroneamente definiti tufacei, sono circa 150, scavati nell’arenaria e nell’argilla. Situati nella parte orientale del colle Giove, sono disposti su tre piani. Vengono distinti in “grotte a struttura semplice“ ed altre a “struttura complessa”. I primi presentano solitamente un corridoio con nicchie laterali a pettine e copertura a botte o crociera; i secondi, complessivamente cinque, sono caratterizzati invece da una struttura molto più articolata. Se per i primi si è ipotizzato un uso pratico (depositi, cantine per la conservazione del nostro Sangiovese, grazie ad una temperatura costante di 12/13 gradi), per i secondi non si esclude, invece, una finalità cultuale. ipogei (58)Gli studiosi, a tale proposito, avanzano numerose ipotesi: tombe etrusche, grotte paleocristiane, sacelli per il culto orientale del Dio Mitra, basilichette di monaci Basiliani. Tuttora è un vero mistero! Sappiamo invece con certezza che, indipendentemente dalla loro origine, sono stati ottimi rifugi per gli abitanti della città durante la seconda guerra mondiale, occasione in cui furono messi tutti in comunicazione.

roccaSeconda tappa: ROCCA MALATESTIANA…
Passeggiando in via della Cella, si giunge all’ingresso dell’imponente Rocca, importante baluardo di difesa della famiglia Malatesta. La struttura è caratterizzata da un’alta torre del XIV secolo, così descritta da Cesare Clementini, storico riminese del 1600: “Carlo Malatesta… rizzò da fondamenti una torre, chi’in altezza e beltà superava le più famose e nominate d’Italia e dentro ad essa erano due scale a lumaca per salire e discendere… riputata poco meno che l’ottava meraviglia del mondo”.

porta_campanoneTerza tappa: PORTA DEL CAMPANONE VECCHIO…
Costituisce il più antico accesso della prima fortificazione sorta sul colle Giove. Era sormontata da una torre campanaria fino al 1880 circa, periodo in cui la popolazione, suo malgrado, decise di abbatterla poiché fatiscente. Sono ancora visibili i resti della prima cinta muraria in prossimità della porta, attraversata la quale si compie un viaggio indietro nel tempo. Piccole casette colorate, bastioni e torri caratterizzano le viuzze del borgo antico, giardini pensili e terrazzi adornati con ulivi e fiori invitano il visitatore a soffermarsi un attimo, assorto nella loro contemplazione, inebriato dai mille colori e dagli intensi profumi.

porta_cerveseQuarta tappa: PORTA CERVESE…
Conosciuta anche come “Porta del Sale”, costituisce l’unico accesso rimasto della seconda cinta muraria della città (in passato erano 4). Costruita dalla famiglia Malatesta, è così denominata poiché immette sulla via che in passato collegava Santarcangelo con Cervia, città nota soprattutto per le numerose saline. Munita in origine di un ponte levatoio, mostra tuttora traccia delle corsie per lo scorrimento degli assi.

campanone Quinta tappa: CAMPANONE
Si erge maestoso (25 metri di altezza) nel cuore del borgo medievale, in piazzetta Galassi; è forse il monumento più identificativo della città. Costruito nel 1893, in stile neogotico con merlatura in alto e coronato dall’immagine di San Michele Arcangelo in ferro battuto a mano indicante la direzione del vento. Il suo profilo ha ispirato numerosi artisti della città ed ha costituito inoltre lo scenario ideale per gli spettacoli più suggestivi del Festival dei Teatri.


L’evento, che si terrà domenica, 10 marzo 2019 (con punto di ritrovo in via Cesare Battisti n. 5, davanti allo IAT di Santarcangelo di Romagna), partirà alle 10, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle 13. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (con ingresso esclusivo presso gli Ipogei + guida turistica + radio guide):  20,00.
Visita guidata + pranzo (con cucina tradizionale o vegetariana, presso il ristorante “La Tavernetta” – abbiamo testato la trattoria e si mangia in modo spettacolare!):  40,00.
I bambini, sotto i 6 anni di età e i portatori di disabilità, non pagano la visita guidata (pagano per intero, soltanto il pranzo). I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 65, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Sabato, 2 marzo 2019, ore 20 (apertura straordinaria, in esclusiva, dopo 5 anni di attesa): Seven, le Sette Chiese. Misteri ed enigmi all’interno della basilica di Santo Stefano…

Seven, le Sette Chiese: alla scoperta della basilica di Santo Stefano, un’estasi di meraviglia e di curiosità, che solo tanta bellezza arcana sa sprigionare…

santo_stefanoA Bologna, nel centro storico, è situato un complesso religioso di straordinaria importanza, sia per la fede che per l’arte, che per i misteri ad esso collegati: il complesso abbaziale di Santo Stefano, un aggregato di edifici che riproducono i luoghi Santi di Gerusalemme…

Il complesso, racchiuso da una cancellata, fu sicuramente impostato sul modello dei Luoghi Santi di Gerusalemme in seguito all’impulso dato dalla prima Crociata, che vide la partecipazione di alcuni bolognesi. Si può pensare che i Cavalieri Templari abbiano svolto, in seguito, un ruolo nella realizzazione degli spazi del più affascinante complesso religioso di Bologna. 

bologna-piazza-santo-stefano-tramonto-foto-peterzulLa basilica di Santo Stefano, in pillole: divenne un antico tempio trasformato in un nucleo di edifici sacri cristiani, in epoca tardo romana, da Petronio (uomo colto, che aveva viaggiato in Oriente e aveva portato reliquie della passione a Bologna, tra cui la vera croce di Gesù, la colonna della flagellazione e, infine, la benda della Vergine Maria). È un luogo molto caro al cuore dei bolognesi. Le donne si recavano presso la basilica a pregare per un parto sano e sicuro, persino le prostitute vi erano ammesse, in particolari giorni dell’anno. È un luogo misterioso, intriso di 1500 anni di storia, nonché, un concentrato di misteri, leggende e tradizioni bolognesi. È un luogo di ritrovo della società dei Lombardi, eredi dei Templari, inoltre, un luogo di meditazione e studio da parte di Dante Alighieri, durante la sua permanenza nel capoluogo emiliano. Sede della comunità benedettina di Bologna. Luogo dell’antico tempo di Iside. Contiene, infine, uno dei presepi più antichi al mondo.


20151009-145148-largejpgLa chiesa di Santo Stefano è il luogo con la storia più originale di tutta Bologna. Sorta sulla base di un antico tempio pagano, fu immaginata come copia fedele del Santo Sepolcro di Gerusalemme, vide nei secoli una serie di ampliamenti che portarono non ad una ma a ben sette chiese, e una di queste chiese divenne talmente famosa per un ritrovamento inaspettato che fu necessario un intervento “straordinario” del papa. Delle sette chiese originarie al giorno d’oggi ne rimangono quattro, e soltanto una ha portato il nome di S. Stefano in un periodo incerto tra il V e l’ VIII secolo, poi lo ha cambiato dedicandosi al Santo Sepolcro, e del protomartire non è rimasta nemmeno una cappella. 22705538328_3ddb687e48_bComunque l’intero complesso è ricordato come Ecclesia Sancti Stephani e al giorno d’oggi comunemente indicato come Santo Stefano alle sette chiese.

La storia comincia una notte dell’anno 429, quando a papa Celestino I appare in sogno San Pietro che gli ordina di consacrare Petronio vescovo di Bologna. Considerando la motivazione della nomina (per inconfutabile segno divino) e il fatto che il buon Petronio sembra vantare origini nella famiglia imperiale di Costantino e Teodosio, la vicenda anticipa di più di un millennio l’attuale stile italiano di attribuzione delle cariche importanti. Petronio aveva abbandonato una posizione sociale molto elevata per entrare nell’ordine sacerdotale, era uomo di santa vita ed esercitato fin dall’adolescenza negli studi dei monaci, aveva meditato come eremita nei deserti egiziani, ma soprattutto aveva visitato più volte Gerusalemme, tornandone arricchito di informazioni e con reliquie di prim’ordine, tra cui il piede sinistro di Santa Caterina e un frammento della vera croce (a detta di alcune malelingue comprate per 3000 pezzi d’oro da mercanti saraceni). E a quanto pare decide di ricostruire a Bologna una Gerusalemme da dedicare ai suoi fedeli locali.

Bologna-Santo-Stefano-sepolcroGerusalemme e i luoghi santi all’epoca esercitavano un richiamo enorme sull’immaginario europeo, e i cristiani, finalmente liberi dalle persecuzioni dei secoli passati, vorrebbero vedere con i loro occhi la Terra Promessa dalla quale è arrivata la luce della speranza, anche per ottenere di riflesso la remissione e il premio dei giusti. Il progetto comincia dalla trasformazione in battistero cristiano di un antico tempio di Iside, che attorno all’anno 100 era stato fatto costruire da una ricca matrona bolognese a circa 80 metri dalla via Emilia, la strada che collegava Rimini con Piacenza. Rimasta vedova di Osiride, ucciso dal fratello Seth, Iside supplica il supremo dio Ra di ridar vita al marito, e Ra lo concede, ma solamente se lei riuscirà a ritrovare ogni parte del corpo di Osiride, ormai sparsa un po’ ovunque nel mondo. Dopo varie peripezie Iside ricompone il corpo di Osiride e Ra mantiene la promessa. A parte la vicenda intricata, soprattutto considerando il fatto che Iside Osiride e Seth erano tutti fratelli, tornando alla chiesa di SantoSanto Stefano il fatto interessante è che l’iniziazione al culto di Iside prevedeva un rituale molto simile a quello del battesimo, ed in entrambi i culti c’è il medesimo concetto di resurrezione come premio alla fede e al sacrificio. La fonte originaria viene riconsacrata con l’acqua del Giordano, e il colonnato circolare a cielo aperto che la circonda viene chiuso con un muro e sormontato con una cupola. Le colonne esistono ancora oggi all’interno del battistero: le colonne originali del sacrario di Iside sono quelle in cipollino nero (sette in tutto), mentre quelle in mattoni sono state aggiunte dopo.

Durante il vescovato di Petronio, negli anni 431-450, l’iseo diventa dunque un battistero cristiano coperto, ed accanto viene costruita la chiesa di San Vitale, la seconda delle 7 chiese. Successivamente poco distante viene aggiunto il Martyrium. Nel 737 arrivano i Longobardi. Non toccano l’esistente complesso, ma costruiscono un quartiere accanto al complesso, e una nuova chiesa a destra del battistero che dedicano a San Giovanni Battista. Nella parte posteriore sorgono nove piccoli edifici, alcuni dei quali sono dati in uso ad un gruppo di monaci detti Stefaniani, di cui però non si conosce né provenienza né devozione. Negli anni 1000-1100 i monaci Benedettini costruiscono il campanile, il chiostro, un grande monastero e una nuova chiesa, quella che sarà chiamata del Cenacolo (che sorge a sinistra del campanile). In questo periodo anche il battistero originario viene trasformato in chiesa, quella del Santo Sepolcro, a pianta ottagonale e tamburo della cupola a dodici lati.

2590200541_d2e07234dc_o-810x538 A questo punto la storia diventa interessante: verso la fine del 1300 viene rinvenuta una tomba di epoca romana sepolta sotto il pavimento dell’attuale chiesa dei santi Vitale e Agricola, su cui è nitidamente inciso il nome “Simone”, che era il nome originario di San Pietro (ribattezzato poi da Gesù “Kefa”, che in aramaico significa appunto “pietra”).
Nessuno si pone minimamente il dubbio che possa trattarsi di un qualsiasi altro Simone, e il sarcofago viene collocato sull’altare, il vescovo fa suonare le campane a festa e la chiesa è immediatamente dedicata a San Pietro. E tra i pellegrini che arrivano dal nord si diffonde la voce che il sepolcro del primo vicario di Cristo in terra non si trova a Roma, ma a Bologna. La notizia arriva anche in Vaticano, ma in un primo momento non viene creduta perché troppo inverosimile. E poi nel dicembre del 1399 si era a poche settimane dal nuovo anno santo e c’erano ben altri pensieri per l’organizzazione. Ma già a febbraio i cardinali preposti alle celebrazioni del Giubileo si accorgono che qualche cosa non funziona: gli arrivi dei pellegrini sono inferiori al previsto, e anche la durata del soggiorno di quelli che arrivano è ridotta. Nonostante il grande successo di questo giubileo riportato da molte cronache, si comincia a lamentare il clero, si lamentano osti e artigiani, cerusici e negozianti, persino ladri e prostitute: è un disastro economico, ed è dovuto al fatto che i pellegrini si fermano a Bologna e tornano a casa contenti e ricolmi di indulgenze. La risposta di Bonifacio VIII è durissima: la chiesa viene sconsacrata e il vescovo ha l’ordine di demolirla e reinterrare il sarcofago in un luogo segreto con la massima discrezione, nonché ovviamente di spiegare ai fedeli che i veri resti di San Pietro non si sono mai mossi da Roma. Nel giro di pochi giorni crollano il tetto e le parti alte delle mura, la tomba sparisce. Quindi, caso unico nella storia, una chiesa non viene distrutta dagli infedeli ma dal primo ministro di Dio, il Papa. E tutto questo senza dare scandalo, ma a maggior gloria del Signore, le cui vie sono decisamente infinite. Questo comportamento può sembrare inverosimile al giorno d’oggi,  basilica-santuario-dima a quei tempi molti vicari di Cristo si preoccupavano più degli interessi personali che del Santo Ufficio. Ad esempio tra le sante opere di papa Bonifacio VIII, oltre alla incredibile distruzione della chiesa di Santo Stefano, possiamo anche ricordare l’incarcerazione e successiva eliminazione del suo inoffensivo predecessore Celestino V (colui che fece per viltade il gran rifiuto) e l’aver completamente raso al suolo l’intera città di Palestrina per motivi di vendetta personale contro i Colonna.

2012-11-ipad-486-0Tornando alla chiesa distrutta, soltanto settant’anni più tardi Sisto IV consentirà che la chiesa, ormai in completa rovina, sia riaperta al culto, purché dedicata ai santi Vitale e Agricola (due martiri bolognesi uccisi nella persecuzione di Domiziano nel 304). Probabilmente il tutto fu dovuto alle ambizioni e agli interessi del nipote, Girolamo Riario, che difatti nel 1473 diventa signore di Imola e subito dopo anche di Forlì. Nell’attuale chiesa i sarcofaghi dei santi sono ai lati dell’abside: quello di San Vitale è alla sinistra, sul suo sarcofago è scolpito un pavone, simbolo dell’immortalità; quello di Agricola è sul lato destro, è più ricco e rifinito dell’altro, e porta i simboli del cervo e del leone. L’altare centrale è un’ara pagana con il coperchio rivoltato.

Sancta_Jerusalem_di_Bologna._Prima_Chiesa,_SS._Trinità_sul_Cortile_di_Pilato._-_panoramioNonostante tutto i bolognesi rimasero affezionati alla loro piccola Gerusalemme. Tra il 1400 e il 1800 il complesso raggiunse il suo massimo sviluppo, e tranne piccole modifiche è giunto intatto ai nostri giorni.  In particolare qui possiamo osservare la più antica, e si suppone più fedele, ricostruzione del Santo Sepolcro di Gerusalemme.  Grazie alle testimonianze dei cavalieri crociati il sepolcro venne ricostruito nelle stesse forme e proporzioni di quelle che l’imperatore bizantino Costantino IX Monomaco aveva eretto a Gerusalemme nel 1050, che a sua volta replicava quanto più fedelmente possibile il disegno dell’originale (vedi anche note a fondo pagina).

Curiosità

Nella cripta di San Giovanni Battista c’era (e c’è ancora) una colonna che venne portata dal vescovo Petronio di ritorno dalla Terra Santa e che documenta l’altezza di Gesù Cristo (circa un metro e settanta). Nella stessa chiesa una pietà in cartapesta ricorda le quaresime del ‘700, quando le beghine facevano il giro delle taverne sequestrando i mazzi di carte da gioco, che portavano poi a macerare per riprodurle in immagini sacre a remissione dei peccati commessi da mariti e figli. Sulla facciata della chiesa del Santo Sepolcro resta il segno di un’altra leggenda: una pietra nera così lucida che le donne vi si specchiavano. Indignato per tanta vanità un santo eremita fece un incantesimo e da quel giorno le donne non viderò più i loro volti ma i loro peccati. Il vescovo proibì allora a tutti ad avvicinarsi alla pietra, e prodigiosamente la pietra diventò così opaca da non riflettere più nulla. Il Santo Sepolcro era la tomba scavata nella roccia dove venne deposto il corpo di Gesù Cristo. Il sepolcro originario, quello di Giuseppe di Arimatea, venne distrutto nell’anno 135 quando l’imperatore Adriano fece radere al suolo Gerusalemme a seguito della rivolta del 132. L’operazione venne eseguita dalla XXII Legione, che in seguito venne spostata sul limes e ampliò il piccolo avamposto di Mogontiacum, l’attuale Magonza. Fu l’imperatore Costantino I che a seguito del concilio di Nicea del 325 ordinò l’edificazione di una chiesa nei luoghi della passione di Gesù Cristo. La pietra in cui fu scavato il Santo Sepolcro venne chiusa da un piccolo edificio: l’edicola dell’Anastasis, chiesa consacrata nel 335.


L’evento, che si terrà sabato, 2 marzo 2019 (con punto di ritrovo in via Santo Stefano n. 24, davanti alla basilica di Santo Stefano), partirà alle ore 20, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un paio d’ore. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (con ingresso ESCLUSIVO alla basilica di Santo Stefano, guida turistica e radio guide):  22,00.
I bambini, sotto i 6 anni di età e i portatori di disabilità, non pagano la visita guidata.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 65, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…