Un cappelletto gigante creato al Sigep…

Un cappelletto gigante creato al Sigep

cappellettoUn cappelletto gigante creato al Sigep, il 37/o salone internazionale della gelateria, pasticceria e panificazione artigianali, in corso alla Fiera di Rimini. Per realizzare il supercappelletto, che pesa 3,7 Kg, sono stati utilizzati 8000 grammi di farina e 8 uova per la sfoglia, 1 kg di ricotta, 1 kg di parmigiano, 500 g di mascarpone, 1 cucchiaino di noce moscata, la scorza di 3 limoni e 3 uova per il ripieno. 

Ed ecco una leccornia, che proviene proprio dalla città di Piacenza: i tortelli con la coda…

Turteil cun la cuà…

“Tortelli piacentini con la coda”

tortellicodaIn realtà i tortelli piacentini furono inventati per la tavola di un nobile signore: era il 1351 quando le cuoche del castello di Vigolzone crearono dei fagottini di pasta ripiena in onore di Francesco Petrarca, illustre ospite di Bernardo Anguissola, il feudatario dei Visconti che allora dominava sul Borgo. “Al turtel (quand al capitta) l’è cme al libar ad la vitta”, scriveva il poeta piacentino Valente Faustini celebrando, con giusta enfasi, le delizie dei tortelli piacentini “con la coda” in una poesia i cui versi proclamavano questo piatto degno di figurare “in sla tàvla anca dal re”. A Vigolzone, in onore del tortello si organizza ogni anno una grande festa che coinvolge l’intero paese per ben cinque giorni.

Ingredienti
Per la pasta: 400 gr. di farina bianca, 2 uova, sale.
Per il ripieno: 300 gr. di spinaci, 40 gr. di formaggio grana piacentino, 200 gr. di ricotta, un uovo, noce moscata, sale.
Per il condimento: Una noce di burro, qualche foglia di salvia, formaggio grattugiato.

tortelli-coda2Preparazione
Mettere la farina a fontana sul tavolo, nel centro mettere le uova, il sale un po’ d’acqua tiepida e impastare il tutto. Tirare una sfoglia sottile, dividerla in strisce di circa otto cm. e farne tanti quadrati di 4 cm. per lato, su ogni riquadro mettere un cucchiaino di ripieno così preparato: lessare gli spinaci, scolarli, strizzarli e tritarli con la mezzaluna.
Amalgamare il tutto con l’uovo, la ricotta, il formaggio e un poco di noce moscata ripiegare la pasta chiudendo il tortello a triangolo, poi girare i due angoli e formare una treccia o meglio due code ben strette e sottili arricciandole tra il pollice il medio e l’indice. Cuocere i tortelli in acqua bollente e ben salata. Scolare i tortelli in una zuppiera di ceramica e versarvi sopra il burro fuso , la salvia e una manciata di grana piacentino grattugiato.
Vino consigliato
Gutturnio vivace, Barbera.

Dessert della tradizione ferrarese: torta tenerina al caffé…

Torta tenerina al caffé

Dosi per 8 persone

Presentazione

tenerinaLa torta tenerina è una specialità e un vanto della città di Ferrara.
Preparata con una base di cioccolato fondente, burro, zucchero, uova e pochissima farina, una volta sfornata è sormontata da una croccante crosticina ed ha la particolarità di rimanere bassa e con un cuore tenerissimo e umido.

Ingredienti:

  • Cioccolato fondente di ottima qualità 200 gr
  • Uova medie 3
  • Zucchero 150 g
  • Farina 60 g
  • Latte 3 cucchiai
  • Sale 1 pizzico
  • Burro 100 g
  • 80 ml di caffé

Preparazione

tenerina1Per preparare la torta tenerina, spezzettate il cioccolato fondente (1) e mettetelo a sciogliere a bagnomaria fino a che divenga cremoso e liscio. Tagliate il burro freddo a cubetti e aggiungetelo 2 cubetti alla volta al cioccolato fuso ancora sul fuoco (2), avendo cura di farlo assorbire bene prima di aggiungerne altro. Quando avrete disciolto tutto il burro (3), togliete il pentolino dal fuoco e lasciate intiepidire il composto.

tenerina2Nel frattempo sgusciate le uova e ponete i tuorli (4) a montare con metà dello zucchero (5): sbattete per bene con le fruste di uno sbattitore o con un robot da cucina fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Sempre sbattendo, unite il composto di cioccolato e burro a quello di tuorli e zucchero (6).

tenerina3Unite al composto ben amalgamato il latte tiepido (7), la farina, il caffé (8) e incorporate bene tutti gli ingredienti: dovrete ottenere un impasto omogeneo e senza grumi (9).

tenerina4A parte, montate gli albumi con il pizzico di sale e il restante zucchero (10): sbattete fino a che non si formi una crema bianca compatta (11); poi, con un mestolo di legno o una spatola, incorporate delicatamente gli albumi montati a neve con lo zucchero al composto di cioccolato (12), mescolando dal basso verso l’alto.

tenerina5Foderate con carta forno una tortiera del diametro di 24 cm e versateci dentro l’impasto della torta (13) in modo uniforme (14). Infornate in forno già caldo a 180° per 25-30 minuti, quindi spegnete il forno, e lasciate raffreddare la torta tenendo lo sportello del forno socchiuso. Una volta fredda (15), estraete la torta dallo stampo (con molta delicatezza e stando attenti a non romperla) e ponetela su di un piatto da portata: la vostra torta tenerina è pronta!

Conservazione
Conservate la torta tenerina sotto una campana di vetro anche a temperatura ambiente per massimo 3-4 giorni.

Consiglio
Ecco le eventuali varianti che volendo, potete apportare alla ricetta: al posto dei 3 cucchiai di latte, potete aggiungere 1 altro uovo medio all’impasto della torta tenerina.
Se siete degli irrriducibili amanti del cioccolato poi, potete sostituire la farina con del cacao amaro, aggiungendo anche altri due cucchiai di zucchero (per contrastare l’amaro del cacao).

Il tocco finale della torta tenerina è una bella spolverizzata di zucchero a velo o di cacao amaro in polvere!

 

Puré di patate fatto in casa…

Puré di patate fatto in casa

pureIl purè di patate (o purea di patate) è un gustoso contorno, un classico molto diffuso e apprezzato anche all’estero.
Di facile preparazione, il purè di patate è un piatto a base di patate lessate.
A queste, dopo essere state schiacciate con un passaverdura, viene aggiunto il burro a pezzetti e il latte bollente.
Il tutto dev’essere mescolato fino ad ottenere un composto gonfo e omogeneo.
Il purè di patate per la sua delicatezza piace molto anche ai bambini e ben si presta ad affiancare numerose preparazioni: arrosti, cotolette, scaloppine, pesce!
Il purè di patate è un contorno delicato e saporito, tutto da provare!
Purè goloso

Ingredienti:

  • Patate bianche (farinose) 1 kg
  • Latte fresco 300 ml
  • Burro 80 g
  • Sale q.b.
  • Noce moscata q.b.

Preparazione:
Per preparare il purè di patate iniziate procurandovi delle patate della stessa dimensione, meglio se non molto grosse (se lo sono, dividetele a metà). Lavate le patate molto bene sotto l’acqua corrente, e lessatele con tutta la buccia in acqua salata per circa 40-45 minuti, a seconda della grandezza (1). Accertatevi dell’avvenuta cottura punzecchiandole con un forchettone, e poi scolatele. Sbucciate le patate ancora calde (2), quindi riducetele a tocchetti e passatele nel passaverdure o nello schiacciapatate (3).
pure2Mettete la purea ottenuta in una padella antiaderente a fuoco basso, unite una grattata di noce moscata (4), aggiustate di sale (5), e mescolate. Aggiungete ora il burro a pezzetti (6) e mescolate di nuovo fino a quando il burro non si sarà distribuito in modo omogeneo.
pure3Aggiungete poco alla volta il latte bollente (7), fino a quando otterrete un purè liscio, gonfio e omogeneo (non deve risultare liquido, regolatevi con il latte!). Il purè di patate è pronto, togliete il recipiente dal fuoco e servite immediatamente.
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Conservazione
Il purè di patate può essere preparato anche il giorno prima, conservato in frigorifero e chiuso in un contenitore ermetico. Quando sarà il momento di riscardarlo basterà rimestarlo un pochino con un goccio di latte e il vostro purè di patate sembrerà come appena fatto! Sconsigliamo la congelazione.

Curiosità
Per preparare il purè di patate è consigliabile acquistare delle patate farinose, che sono più asciutte, e adatte ad essere utilizzate per purè, gnocchi, sformati.
Essendo farinose ed asciutte, assorbiranno meglio i liquidi, come il latte contenuto nella ricetta del purè di patate.
Le patate farinose sono quelle a polpa bianca, generalmente di forma tonda, che si cucinano più in fretta di quelle a polpa gialla, che sono invece sode e compatte, e meglio utilizzabili per fritture.
Un’alternativa alle patate bianche potrebbero essere quelle rosse, adatte un po’ a tutti gli utilizzi. Non preparate mai il purè con le patate novelle, troppo acquose.

Consiglio
Se volete rendere ancora più goloso e saporito il purè di patate potete aggiungere 2 o 3 cucchiai di parmigiano grattugiato, e sostituire 100ml di latte con della panna fresca che monterete ed unirete al composto alla fine, prima di servire la pietanza.

Salama da sugo con purè di patate: ricetta della tradizione ferrarese…

Salama da sugo con purè di patate


Ingredienti

Dosi per 8 persone
1 Salama da sugo, di 1 kg, stagionata per almeno 6 mesi

salamaPreparazione

Avvolgere bene la salamina in un telo e legarla. Prendere una pentola di capacità pari almeno a 5 volte il suo volume, riempirla d’acqua e immergervi la salamina legata con l’estremità superiore del telo ad un bastoncino che la tenga in sospensione in modo che non tocchi né il fondo né le pareti della pentola. Lasciarla nell’acqua fredda per una notte poi trasferirla sul fuoco e cuocere a fuoco molto basso per 5 ore. Alla fine liberare la salama dal telo, tagliare l’apice e servirla al cucchiaio su un letto di purè di patate.

Stanchi del solito risotto? Provate questo risotto di Natale, con le rane…

Schermata 2024-03-13 alle 19.17.49Stanchi del solito risotto? Provate questo risotto di Natale, con le rane!

Un classico della cucina ferrarese è il risotto con le rane, un piatto antico, che purtroppo ormai si vede poco sulle nostre tavole e ancor meno nei menu dei ristoranti.Ma trovare buone rane non è facile e serve un fornitore di fiducia.

E allora ci siamo rivolti ad un maestro della cucina ferrarese, il mitico Adalberto “Athos” Migliari, proprietario di un noto ristorante di Portomaggiore, in provincia di Ferrara, che ci ha concesso in esclusiva la sua ricetta speciale per un risotto con le rane fatto a regola d’arte.

Se trovate delle buone rane, provate a farlo anche a casa, per una ricetta diversa dal solito, delicatissima e piena di gusto, ma poi passate alla Chiocciola e provate il risotto di Atos e poi piangete, perché capirete cos’è la perfezione.

Ingredienti

Per 8/10 persone

  • 1 kg di rane spellate e private delle interiora
  • 3 scalogni
  • 80 grammi di polpa di pomodoro
  • 150 grammi di vino bianco secco
  • 480/ 550 grammi di riso superfino carnaroli
  • 20 grammi di prezzemolo
  • pepe bianco
  • 3 coste di sedano verde
  • 2 cipolle dorate

Come preparare un risotto di rane perfetto

In una pentola preparare il brodo di rane portando ad ebollizione 3 litri di acqua leggermente salata con il sedano e le cipolle dorate.
Raggiunta l’ebollizione scottare le rane intere, colarle, raffreddarle e spolparle. Tenere da parte la polpa mentre le ossa rimetterle nel brodo e continuare l’ebollizione a fuoco lento per un’altra ora e mezza.
A parte in una casseruola imbiondire lo scalogno finemente tritato con un filo d’olio e una noce di burro, unire il pomodoro e il vino bianco, lasciare crogiolare 10 minuti.
Aggiungere la polpa delle rane al fondo, sale e pepe bianco macinato e cuocere un paio di minuti sempre a fuoco medio.
Unire il riso e tostarlo assieme al fondo di rane. A tostatura avvenuta bagnare con il brodo di rane filtrato e sempre mescolando portare a cottura unendo il restante brodo.
Mantecare con una noce di burro e un filo d’extra vergine d’oliva a crudo tenendolo “all’onda” ed infine unire il prezzemolo tritato.
Impiattate e servite il risotto alla rane, una ricetta lunga e che comporta un certo lavoro, ma sicuramente originale, con cui stupirete i vostri commensali.

Cappellacci di zucca ferraresi: ricetta originale…

Cappellacci di zucca ferraresi: ricetta originale

Schermata 2024-03-13 alle 19.21.35I cappellacci di zucca sono il piatto simbolo della cucina di Ferrara. Una dichiarazione d’amore per uno dei grandi prodotti di questa terra: la zucca, che secondo i ricettari storici ferraresi trova impiego anche come accompagnamento alla carne e non solo come ripieno o contorno. La prima ricetta scritta dei cappellacci di zucca risale al 1584 ed è di Giovanni Battista Rossetti, cuoco della corte di Alfonso II d’Este, che la pubblica nella sua opera “Dello Scalco”.Da allora ad oggi la ricetta è cambiata radicalmente. Prima nel ripieno, in puro stile rinascimentale, si trovavano anche zenzero e cannella e poi con l’andare del tempo i cappellacci sono diventati ricetta popolare: oggi rimane solo la noce moscata come spezia a ricordo di quel passato aristocratico.Per questa ricetta è stata usata la zucca violina, chiamata butternut in inglese, tipica del ferrarese, la più adatta per la sua dolcezza che crea un eccezionale sapore agro-dolce quando si mescola agli altri ingredienti. Il nome cappellacci, caplaz in dialetto, deriva dal cappello di paglia a tesa larga dei contadini, non dimentichiamoci che per secoli la zucca è stata la principale fonte di sostentamento nelle campagne.

Ingredienti

Per 5-6 persone
Per la pasta

  • 6 uova
  • 7 etti di farina

Per il ripieno

  • 1 kg di zucca violina
  • 300 grammi di parmigiano grattugiato
  • 1 uovo
  • sale, pepe e noce moscata

Come preparare i cappellacci di zucca ferraresi perfetti

Preparare una sfoglia con 6 uova e lasciatela riposare per 30 minuti.
Nel frattempo tagliate la zucca a pezzi, eliminate i semi ed i filamenti e cuocetela al forno. Servendovi di un cucchiaio togliete la parte più tenera della polpa lontano dalla buccia e passatela poi al setaccio. Amalgamatela poi con gli altri ingredienti.
Tirate la sfoglia e tagliarla a quadretti piuttosto grossi e versate al centro di ognuno in cucchiaino abbondante di ripieno. Unite i due angoli opposti di ciascun quadretto imbottito fino ad ottenere un triangolo e saldatene bene i lati con la pressione delle dita.
Cuocete i cappellacci in acqua bollente per 5-6 minuti e serviteli con con burro, salvia e un’ulteriore spolverata di noce moscata. Grattugiatevi sopra abbondante parmigiano e il gioco è fatto. La tradizione ferrarese li prevede anche conditi con un buon ragù di carne. Da non disdegnare neanche con un semplice sugo di pomodoro.
La ricetta è semplice, tutto si basa sulla zucca, che deve essere perfetta, dolce, ben soda. Non esagerate con la noce moscata, serve solo una spolverata per smussare la dolcezza della zucca e aggiungere ulteriore dimensione. Se il ripieno dovesse essere troppo bagnato aggiungete pane grattugiato. Come detto prima noi usiamo la zucca violina, che ha un sapore più intenso e gustoso, ma ogni zona ha la propria zucca da difendere!

Bologna: panchine di pietra sotto le Torri. Duemila euro l’una e cattivo gusto…

Panchine di pietra sotto le Torri: “2mila euro l’una e cattivo gusto”

Ancora polemica sui nuovi arredi urbani nelle piazze Mercanzia e Ravegnana, il caso approda in Consiglio Comunale. Affondo della consigliera Scarano: ‘Offendono il contesto che si rifiuta di accoglierli’

panchina1Mentre si attende il completamento delle sedute in pietra sotto le Due Torri (stamattina via al rivestimento in legno – vedi foto) ed è partita la petizione “anti-lapidi”, il restlyling delle polemiche di Piazza di Porta Ravegnana e di Piazza della Mercanzia arriva in consiglio comunale.

E’ la consigliera leghista Francesca Scarano a intervenire sul “progetto esecutivo per interventi di valorizzazione territoriale e riqualificazione ambientale e commerciale, dell’importo complessivo di euro 629.758″, un atto dettagliato con la specifica dei cinque ambiti urbani di intervento (Piazza San Martino, piazzetta San Donato, piazzetta Ravegnana, piazza della Mercanzia, via Azzo Gardino)” e su “come  quell’atto  vide il nostro voto contrario allora così ci vede in Aula ribadire il livello assai discutibile di utilità e di qualità degli interventi con una valutazione che voglio basare su quattro aspetti”.

Per Scarano il primo è di carattere funzionale: “E’ noto ormai ai più il Colombo pensiero di ampliare gli spazi pedonali e, a suo dire, rendere più bella la città. Come concetto generale nulla da obiettare. Ma, attenzione, perché una città è più bella quanto più è pulita e sicura perciò qualsiasi proget.to di riqualificazione deve essere preceduto da un progetto di educazione e sensibilizzazione al senso civico ed una lotta seria al degrado dilagante e di tutela della sicurezza dei cittadini” e avanza dubbi anche sulla comodità delle sedute.

panchine2Il costo di 630mila euro per la consigliera “E’ davvero eccessivo. Ogni seduta di pietra costa circa 2.000 euro per fare un esempio…”, e, naturalmente, non poteva non considerare l’aspetto estetico che ha messo d’accordo molti cittadini e critici d’arte come Sgarbi e Daverio: “Ritengo che il concetto di bello e curato, il buon gusto non appartenga proprio a questa Giunta e a questa maggioranza perché come alcuni palazzi, scorci e contesti hanno un elevato valore storico architettonico alcuni oggetti non lo hanno anzi offendono ed infastidiscono quel  buon gusto  di cui siete privi ed offendono altresì il contesto che si rifiuta di accoglierli”

Francesca Scarano critica anche il metodo di lavoro e comunicazione utilizzato con la Sovrintendenza che avrebbe dato “una autorizzazione troppo facile che lascia perplessi tutti anche l’Assessore regionale Donini ed il Comune che doveva essere più chiaro verso la cittadinanza su interventi e costi. Abbiamo presentato tramite il senatore della Lega NordnCentinaio una interrogazione al Ministro Franceschini per fare chiarezza in merito e la capogruppo Borgonzoni  ha  interpellato la Sovrintendenza per avere delucidazioni sulla propria posizione. Infine, presentiamo un ordine del giorno che vuole ottenere un ripensamento su una parte dei lavori, un dettaglio sulle singole voci di costo ed una garanzia sulla sicurezza discutibile delle sedute di pietra”.

Fonte: BolognaToday

Parma ha il marchio Unesco…

Parma ha il marchio Unesco: è “Città creativa per la gastronomia”

Parma ha il marchio Unesco: è "Città creativa per la gastronomia"

Ufficiale la nomina. La gioia del sindaco Pizzarotti: “Siamo sul tetto del mondo. Sono orgoglioso e felice che la città in cui sono nato e cresciuto, e di cui sono il sindaco, abbia raggiunto un traguardo così prestigioso”. Ministro Martina: “Sono particolarmente soddisfatto, aiuterà non solo Parma ma tutto l’agroalimentare italiano”

La notizia è ufficiale ed è stata comunicata al sindaco Federico Pizzarotti da Irina Bokova, direttore generale di Unesco. Dunque la città nota nel mondo per il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto e altri prodotti alimentari di eccellenza può fregiarsi del marchio Unesco.

unesco2C’era attesa per la comunicazione che è arrivata oggi nel primo pomeriggio a conclusione di una lunga corsa avviata in primavera, quando, attorno al tavolo rotondo della sala Giunta, il Comune di Parma ha invitato tutti gli attori titolati a lanciare e sostenere la candidatura.

Per l’Italia è festa doppia dato che Roma ha ricevuto dall’Unesco il marchio di città creativa del Cinema.

“Questo riconoscimento – è il commento del sindaco Federico Pizzarotti – rafforza la vocazione internazionale di Parma e può aprire la strada ad importanti sviluppi per la nostra economia, soprattutto in campo turistico. E’ anche la conferma che il futuro del territorio parmense passa in primo luogo attraverso la valorizzazione dei suoi prodotti di eccellenza e la capacità di trasformarli in cibo. Sono anche convito che, se saremo bravi, potremo utilizzare questo riconoscimento come volano per far conoscere Parma nel mondo anche come città d’arte, carica di storia, che si appresta a celebrare i suoi primi 2.200 anni di vita”.
Insieme al Comune – che ha gestito e coordinato l’intera operazione attraverso l’assessorato alle attività produttive e turismo – hanno lavorato per diversi mesi fianco a fianco tutte le istituzioni e le associazioni della città, senza dimenticare il contributo dell’associazione di cuochi “Chef to Chef” e il sostegno della Regione Emilia Romagna.

TUTTE LE REAZIONI – IL COMMENTO DI RUVIDAMENTE

“E’ una vittoria della città e del territorio in tutte le loro espressioni – ci tiene a rimarcare l’assessore al Commercio e turismo Cristiano Casa – abbiamo avuto da tutti risposte positive e disponibilità a collaborare. E’ la dimostrazione che lavorare insieme è la ricetta giusta per raggiungere anche gli obiettivi più difficili. Ma non è il momento di celebrare noi stessi. Il lavoro, quello vero per mettere a frutto il riconoscimento dell’Unesco, comincia oggi. Se sapremo muoverci con coralità d’intenti e con la stessa determinazione che abbiamo mostrato in questa occasione, sono certo che moltiplicheremo gli effetti positivi, con benefici che si ripercuoteranno su tutto il nostro territorio”. Casa: “Grande lavoro di squadra”.
Parma Città della Gastronomia Unesco, ecco lo spot
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Pizzarotti ha convocato per domani (sabato) alle ore 11,30 in Municipio tutti gli attori istituzionali per condividere l’importante obiettivo raggiunto. A seguire, alle ore 12, si terrà la conferenza stampa ufficiale per dare conto alla città del risultato raggiunto.

‎La gioia di Pizzarotti arriva anche tramite il profilo facebook dove si toglie quache sassolino: “Parma è sul tetto del mondo. Siamo la prima città italiana nella storia a essere diventati Patrimonio Unesco della Gastronomia. Contro tutti i profeti di sventura, tutti i professionisti del no, la nostra idea è stata giudicata la migliore tra quelle presentate dalle diverse candidate del pianeta”.

Pizzarotti: sconfitti i profeti di sventura – Per anni – aggiunge il primo cittadino – “si ha avuto l’impressione che Parma avesse esaurito il futuro che aveva, che avesse giocato tutte le sue carte. Io invece ho sempre pensato che ci fosse una Parma brillante e intelligente per le strade, una Parma che ci tiene a riemergere. Quattro anni a lavorare per rimetterla in carreggiata e ora possiamo cominciare a fare sogni più grandi di quelli fatti finora. Sono orgoglioso e felice che la città in cui sono nato e cresciuto, e di cui sono il sindaco, abbia raggiunto un traguardo così prestigioso. Grazie all’assessore Casa, al dirigente del Comune Righi, allo chef Spigaroli e a tutte le istituzioni parmigiane che hanno fatto veramente squadra e ci hanno creduto dall’inizio. Ora il lavoro per Parma continua. Verso cose più grandi”.

I parlamentari Pd di Parma Giorgio Pagliari, Patrizia Maetsri e Giuseppe Romanini più che al Comune guardano al al lavoro fatto dal Governo: “Viene premiato il buon lavoro condotto in questi mesi dal Ministero dell’Agricoltura, che ha guidato il negoziato, dalla Regione e dalle istituzioni e realtà locali per arrivare a questo bellissimo risultato che ci consegna una grande responsabilità quella di investire sul sapere e sulla cultura che caratterizza da sempre questa nostra terra, lavorando come sistema per mettere in valore quanto abbiamo”.

“Sono particolarmente soddisfatto di questo risultato – ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina – la visibilità dell’Unesco e delle sue città creative aiuterà non solo Parma ma tutto l’agroalimentare italiano per contrastare anche quei fenomeni di Italian sounding che fanno delle nostre produzioni tipiche le più imitate al mondo”.

Le altre città creative per la gastronomia proclamate dall’Unesco sono: Bergen in Norvegia, Belem in Brasile, Burgos in Spagna, Phuket in Spagna.

Nelle scorse settimane, durante i lavori dell’assemblea generale dell’Unesco, la città di Parma insieme all’ambasciatrice italiana all’Unesco, Vincenza Lomonaco e al coordinatore del negoziato, il dirigente del ministero dell’Agricoltura Pier Luigi Petrillo, avevano organizzato a Parigi un grande evento di supporto alla candidatura che aveva particolarmente colpito la direttrice generale
dell’Unesco, Irina Bukova. E Petrillo commenta: “Premiata soprattutto la capacità creativa dei parmigiani che nei secoli hanno saputo dare vita a un elenco di prodotti alimentari unici nel loro genere”.

Per il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini si tratta di un “un riconoscimento che premia tutta l’Emilia-Romagna. Come Regione abbiamo creduto in questa candidatura e l’abbiamo sostenuta”.

Ravenna, la città dei mosaici…

Ravenna, la città dei mosaici

 

Ravenna è la città più grande e storicamente più importante della Romagna; il suo territorio comunale è il secondo in Italia per superficie, superato solo da quello di Roma e comprende nove lidi della Riviera romagnola.

Nella seconda metà del XX secolo la città ha conosciuto un periodo di grande espansione. Alla crescita demografica si è affiancata una serie di progetti architettonici che si concentrano in particolare attorno al canale Candiano, che collega la città al mare Adriatico. La darsena di città e le antiche zone portuali sono al centro della rivoluzione urbanistica che la città conoscerà nei primi decenni del XXI secolo con la creazione di zone verdi, viali, zone a carattere commerciale, del polo nautico e del Tecnopolo per l’energia.


Ravenna, importante centro artistico dell’Emilia Romagna, è situata a poca distanza dal mare. Essa fu capitale per ben tre volte durante l’Impero Romano d’Occidente, nel periodo degli Ostrogoti e in quello Bizantino. Ravenna, la “città dei Mosaici”, conserva tesori inestimabili nel cuore del suo centro storico. Esplorare Ravenna a piedi e visitare i monumenti più importanti, permette di ottenere un vasto panorama storico-culturale. A Ravenna i mosaici non riflettono solo la storia di una città, che è stata tre volte capitale di grandi imperi, ma anche il carattere odierno di un territorio che si collega ad un mare, l’Adriatico, attraverso le sue acque interne che si rivolge alla pianura più centrale.

Ravenna non ha certo bisogno di far “vedere” il suo orgoglio patrimoniale, che sta lì indomito dai secoli, così tanti da diventare millenni. Come uno scrigno di tesori ha visto passare la mano gentile dell’arte, quella forte della storia e quella appassionata della cultura. La curiosità è forte, e per cominciare, possiamo fare subito un salto alla Biblioteca Classense. In una delle sue sale monumentali è custodito il busto scolpito della donna amata da Byron, realizzato nel 1821 da Bartolini. Dopo, puoi recati al Mausoleo di Galla Placidia, che secondo le leggende era la sorellastra di Teodosio. Il Mausoleo (V secolo) fu commissionato dall’imperatrice romana fautrice del trasferimento dell’Impero Romano d’Occidente da Milano a Ravenna nel 402 d. C. ed è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. L’edificio è a croce latina e all’esterno è caratterizzato da mattoncini in laterizio. Al suo interno degno di attenzione sono gli straordinari mosaici di forte ispirazione bizantina, tematicamente a cavallo tra la tradizione greco-romana e quella cristiana, che ricoprono pareti, archi e lunette. La cupola a vela è decorata da un mosaico raffigurante un cielo stellato.

Altri bellissimi mosaici li troverai nella Basilica di San Vitale. Questa basilica (525 d. C.) è uno dei massimi esempi di arte paleocristiana in Italia. All’interno della Basilica, situata nei pressi del Mausoleo di Galla Placidia, si resta incantati dalla pavimentazione, dai ricchi mosaici che decorano il presbiterio e dalla maestosa cupola affrescata. Essa di forma ottagonale presenta all’interno pulvini e capitelli molto particolari. Rimarrai sicuramente affascinato dalla luce che entra da diverse angolazioni creando effetti spettacolari. Famosissimi i mosaici di Teodora e la sua corte e di Giustiniano.

Infine, non perdere la famosa Basilica di Sant’Apollinare in Classe (493-526 d. C.), costruita per volere di Teodorico, ma successivamente “ripulita” di quasi tutti i riferimenti alla stirpe di quest’ultimo a causa di una condanna della memoria. Approfondimento Come e cosa visitare a Ravenna (clicca qui) I mosaici bizantini raffiguranti scene cristologiche e motivi religiosi, rappresentano il più esteso ed importante ciclo musivo del mondo. Con un magnifico abside colmo di mosaici dorati. L’interno è diviso in tre navate e il soffitto è a capriate in legno. Ti consiglio di vedere poi, anche il mausoleo di Teodorico risalente al 520 e realizzato tutto in bianchissima pietra d’Istria.

Chi non ha mai sentito parlare del parco divertimenti “Mirabilandia”? Esso nasce a Ravenna nel 1992 ed è da subito uno dei parchi più grandi d’Italia, dove ogni anno vengono create attrazioni sempre nuove. Mirabilandia regala ogni giorno grandi emozioni per tutta la famiglia. Per i più coraggiosi abbiamo attrazioni dove l’adrenalina sale alle stelle, come sul “Max Adventures Master Thai”, ovvero un doppio ottovolante, oppure “Extreme”, “Kantun”, le celebri “Torri Gemelle”, e infine “Ispeed”, l’ultimo arrivato, che ha la caratteristica di regalare emozioni pari a quelle provate in una gara di Formula 1.

Tuttavia il Parco di Mirabilandia è fortemente consigliato anche per i bambini, poiché ha tante aree gioco create apposta per loro e per le famiglie, con zone pic-nic e relax, zona shopping e tanto altro ancora.

Da qualche anno, Mirabilandia ha inaugurato anche il “Mirabilandia Beach”, un parco acquatico dall’atmosfera caraibica, dove fra gli scivoli, le tante palme e la spiaggia bianchissima, vi daranno l’illusione di essere nel Mar Rosso.

Persone legate a Ravenna: Sant’Apollinare, proto-vescovo di Ravenna; Sant’Ursicino, martire; San Severo, vescovo; Sant’Orso, vescovo; Stilicone, generale romano; Costanzo III, imperatore romano; Onorio, imperatore romano; Neone, vescovo; Galla Placidia, augusta dell’impero romano; Pietro Crisologo, vescovo di Ravenna e santo; Valentiniano III, imperatore romano; Maggiorano, imperatore romano; Romolo Augusto, imperatore romano; Papa Giovanni I, romano pontefice; Teodorico, re d’Italia; Amalasunta, figlia di Teodorico; Vitige, re d’Italia; Marasunta, moglie di Vitige; Massimiano, primo arcivescovo di Ravenna; Rosmunda, regina dei Longobardi; Gerberto di Aurillac, in seguito papa con il nome di Silvestro II, matematico, astronomo e teologo; San Pier Damiani, santo e dottore della Chiesa; Guiberto di Ravenna, arcivescovo, poi antipapa col nome Clemente III; San Romualdo, monaco, fondatore dell’eremo di Camaldoli; Gentile da Ravenna, poeta e letterato; Guidarello Guidarelli, condottiero; Luca Longhi, pittore; Barbara Longhi, pittrice; Serafino Pasolini, abate; Paolo Costa, letterato e fisolofo; Vincenzo Gallina, patriota carbonaro; Anita Garibaldi, patriota; Gaetano Monti, scultore; Cristino Rasponi, mecenate; Jacopo Landoni, scrittore; Angelo Mariani, compositore, direttore d’orchestra e musicista; Giuseppe Pasolini, politico; Enrico Pazzi, scultore; Giovanni Balella, imprenditore e presidente di Confindustria; Alberto Bardi, pittore e partigiano; Arrigo Boldrini, partigiano, MOVM e uomo politico; Bruno Corra, scrittore e sceneggiatore; Angelo Costa, allenatore della Robur e della nazionale di pallavolo; Giuseppe D’Alema, politico e padre di Massimo D’Alema; Serafino Ferruzzi, imprenditore; Giovanni Frignani, tenente colonnello dei Carabinieri, martire delle Fosse Ardeatine e medaglia d’oro al valor militare; Raul Gardini, industriale; Mario Gordini, partigiano; Luigi Guardigli, mosaicista; Gionata Mingozzi, calciatore; Attilio Monti, imprenditore; Ettore Muti, gerarca e militare fascista; Marino Pascoli, giornalista e partigiano; Luigi Rava, ministro del Regno d’Italia e sindaco di Roma; Francesco Tarducci, scrittore e storico italiano; Giuseppe Vitali, matematico; Silvio Buzzi, scenziato; Paola Amadesi, scrittrice; Eraldo Baldini, scrittore; Flavio Caroli, docente, scrittore e critico d’arte; Luce Caponegro, in arte Selen, attrice; Andrea Collinelli, ciclista olimpionico; Antonio Casanova, illusionista e personaggio televisivo; Elisabetta De Palo, attrice; Davide Franceschetti, pianista; Alex Majoli, fotografo; Marco Martinelli, regista; Marco Melandri, motociclista; Ermanna Montanari, attrice; Riccardo Muti, direttore d’orchestra; Davide Reviati, fumettista e illustratore; Claudio Rivalta, calciatore; Paolo Roversi, fotografo; Sergio Zavoi, giornalista.

Le ricette Ravenna racchiudono in sé tutta la tipica gastronomia romagnola; oltre alla famosa piadina che non manca mai sulla tavola dei romagnoli, questa regione ama la pasta fatta in casa. Per questa ragione molte ricette della cucina tipica Ravenna sono a base di tagliatelle, pappardelle, cappelletti e tortelli. In particolar modo i tortelli di origine ravennate sono molto amati: sono generalmente di grande formato e ripieni di ricotta e spinaci. Un altro piatto a base di pasta sono i cappelletti: le massaie della zona di Ravenna li preparavano con un buon ripieno di formaggio, sia molle che duro; solo in seguito ci fu l’aggiunta della carne, pratica importata dalle ricette delle altre provincie romagnole e che diventò un elemento fondamentale delle ricette Ravenna.

I piatti tipici lidi di Ravenna sono anche molto influenzati dalla vicinanza della pineta di San Vitale e del mare che offrono buoni spunti per piatti a base di funghi o pesce. Mentre dal sottobosco si ricavano porcini e tartufi neri e bianchi, con i frutti del mare si preparano gustose polpette di mare e brodetti alla romagnola. I pesci tipici della zona sono l’anguilla, il cefalo, la spigola, la sogliola e il branzino mentre come molluschi si pescano cozze, vongole e scafarche; oltre al pesce nei piatti tipici lidi di Ravenna sono molto apprezzati uccelli e anfibi, come le folaghe ai ferri o il riso con carne d’anitra selvatica e zuppe di rane.