Bologna, 2 febbraio 2024, ore 20: visita guidata alla Basilica di San Petronio, ai suoi aneddoti e segreti, con apertura esclusiva, serale…

La Basilica di San Petronio, apre in esclusiva per “I love Emilia Romagna”. Arte, cultura e leggendari aneddoti, daranno vita a una serata da ricordare (apertura straordinaria della Cappella Bolognini)…

sanpetronio_sera_2022Diversamente da ciò che avviene in altre città italiane ed europee, l’edificio sacro più importante di Bologna non è la cattedrale, bensì la Basilica dalla caratteristica facciata incompiuta che si trova in Piazza Maggiore ed è intitolata al patrono della città, San Petronio.

Ma chi era san Petronio? In realtà, si tratta di un vero e proprio mistero. La sua vita è avvolta nel mito dato che, su di lui esistono pochissime testimonianze storiche. È documentato che visse a Bologna nel V secolo: il suo nome compare come ottavo vescovo di Bologna nell’Elenco4-linferno Renano, l’antica lista dei vescovi bolognesi di cui ci è stata tramandata la copia trecentesca, conservata oggi nella cattedrale di San Pietro.

sanpetronio1La Basilica di San Petronio, dedicata al patrono cittadino (ottavo vescovo di Bologna dal 431 al 450), è la più grande e importante chiesa bolognese (m 132 di lunghezza, 66 di larghezza totale, 47 di altezza). Nel 1514 Arduino degli Arriguzzi propone un nuovo modello a croce latina che avrebbe superato in grandezza la chiesa di San Pietro a Roma. Secondo la leggenda Pio IV bloccò la realizzazione di questo sogno megalomane, sollecitando i lavori per la costruzione dell’Archiginnasio. Anche la facciata rimase incompiuta. Celebre fu la Cappella musicale petroniana il cui il simbolo più prestigioso è un organo tuttora funzionante, costruito attorno al 1470 da Lorenzo da Prato: il piùsanpetronio4 vecchio al mondo ancora in uso. L’interno del tempio, benché costruito in diverse epoche, ha un mirabile senso classico, lontano quindi dal gotico oltremontano. È diviso in tre navate sorrette da dieci piloni a nervatura poligona, sui quali si slanciano gli archi e le volte: le campate della navata maggiore sono a pianta quadrata. Il Sole, simbolo dell’antica divinità è presente anche all’interno della chiesa: si tratta della meridiana che attraversa il pavimento della navata sinistra. sanpetronio7Realizzata dall’astronomo Gian Domenico Cassini nel 1655, coi suoi 66,8 metri è la più lunga del mondo. Indica con sorprendente precisione il mezzogiorno solare, al punto che si narrache i vecchi orologiai di Bologna andassero in San Petronio per regolare gli orologi. Una delle particolarità è che non è una linea d’ombra a indicare l’orario come nelle meridiane tradizionali, ma un cono di luce che ricorda la figura del Sole. Una leggenda vuole che visitare la meridiana sia di buon auspicio per gli innamorati, in quanto periodicamente proietta un’immagine a forma di cuore.

Potrete vedere le Cappelle più importanti e significative, di cui racconteremo le magiche storie connesse con affreschi e opere d’arte…

Cappella di S. Abbondio (I) già dei Dieci di Balia 
Fu restaurata in falso gotico nel 1865 da Albino Riccardi. Di antico resta la decorazione ornamentale con gli stemmi dei patroni (1397) e due grandi affreschi ritoccati da Giovanni da Modena (1420 ca.): a destra “Trionfo della chiesa cattolica sull’eresia” e a sinistra “Redenzione del peccato originale”. In questa cappella, nel 1530, fu incoronato imperatore Carlo V dal Papa Clemente VII.

Cappella dei Re Magi (IV) già Bolognini e Salina Amorini 
È l’unica che conserva, quasi intatta, la decorazione originaria. La cancellata gotica in marmo fu disegnata da Antonio di Vincenzo (1400). Furono dipinti da Jacopo di Paolo il “Polittico ligneo” e le finestre policrome. Le pareti furono sontuosamente affrescate da Giovanni da Modena con un ciclo raffigurante: “Il Paradiso” e “l’Inferno” a sinistra, nella parete di destra “Le storie dei Re Magi”, nella parete di fondo “Consacrazione di San Petronio” e scene della sua vita.

Cappella di S. Vincenzo Ferrer (VI) già Griffoni, Cospi e Ranuzzi 
Si possono ammirare la grande tela con il santo di Vittorio Bigari (sulla destra).

Cappella di S. Sebastiano (V) già Vaselli 
In questa cappella si possono ammirare la grande tela a tempera “Martirio di S. Sebastiano”, “l’Annunziata” e i dodici “Apostoli” dipinti su tela di Lorenzo Costa; “l’Angelo Annunziante” è attribuito invece a Francesco Francia.

Cappella di S. Giacomo (VII) già Rossi e Baciocchi 
Sull’altare la splendida “Madonna in Trono”, capolavoro di Lorenzo Costa (1492); allo stesso autore sono attribuiti i disegni della vetrata policroma. Il monumento funebre di destra conserva le spoglie del principe Felice e di sua moglie Elisa Bonaparte e fu disegnato da Antonio Serra (1845).

Cappella di S. Rocco (VIII) o Cappella Malvezzi Ranuzzi  
Sull’altare si trova il “San Rocco” del Parmigianino (1527). Le vetrate furono disegnate da Achille Casanova (1926).

Cappella di S. Lorenzo (XVIII) già Garganelli, Ratta e Pallotti
Vi si trova la “Pietà” di Amico Aspertini.

Cappella di S. Brigida (XXI) già Pepoli 
Sull’altare spicca un polittico di Tommaso Garelli (1477). Il busto policromo della santa è di Giovanni Romagnoli.

Cappella della Madonna della Pace (XXII) 
La “Madonna” in pietra d’Istria è di Giovanni Ferabech (1394).

Cappella delle Reliquie XII già Zambeccari 
Il campanile è impostato su di essa.

Cappella della Santa Croce (XIX) o Cappella Rinaldi
Contiene affreschi di Francesco Lola, Giovanni da Modena e Pietro Lianori. La splendida vetrata venne realizzata dal beato frate Giacomo da Ulma su disegno di Michele di Matteo.

La cappella del SS. Sacramento in San Petronio
Il 4 ottobre nella basilica di San Petronio è riaperta la cappella del Santissimo Sacramento, restaurata su disegno di Angelo Venturoli. Sull’altare, in una nicchia che fu disegnata dal Vignola nel XVI secolo, si trova il trono del Santissimo di Alessandro Algardi, costruito con marmi provenienti da Roma antica. Per il nuovo allestimento, voluto dal marchese Antonio Malvezzi Campeggi, sono stati utilizzati il tabernacolo che prima si trovava nella chiesa delle monache di Santa Margherita e alcuni stalli del coro degli Olivetani di San Michele in Bosco.


quattro_crociIl mistero delle quattro croci
A delimitare la città di Bononia nei primi secoli di occupazione romana c’erano le cosiddette “quattro croci”. Per raccontare la loro storia occorre partire dal martirio dei santi Vitale e Agricola, che risale presumibilmente alla fine del III secolo, durante le persecuzioni ai cristiani volute dall’imperatore Diocleziano. Va sottolineato che i loro resti erano sepolti nel cimitero ebraico a testimonianza, forse, del fatto che fossero di origine giudaica. Di certo è escluso che Agricola fosse un cittadino romano, perché la pena sarebbe stata la decapitazione, e non la crocifissione. I loro corpi vennero riesumati dal vescovo di Milano, Ambrogio, nel 387 in visita a Bologna, città che in quegli anni era sotto la giurisdizione del capoluogo lombardo. La vita dei due santi, avvolta nel mistero, sarà argomento di discussione, durante il tour.


L’evento, che si terrà venerdì, 2 febbraio 2023 (con punto di ritrovo presso piazza Galvani, sotto la statua dello scienziato), partirà alle ore 20, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora e mezza. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della visita guidata (che comprende: guida turistica, radio guide, ingresso esclusivo alla Basilica e alla Cappella Bolognini):  25,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 16 dicembre 2023, ore 11: “A casa di Dalla. L’ELITE”. Visita alla spettacolare casa di Dalla e ai luoghi della sua infanzia e delle sue canzoni…

a_casa_di_dalla_elite“Bologna, ogni strada c’è una buca. Per prima cosa, mangio una pizza da Altero. C’è un barista buffo, un tipo nero. Bologna, sai… mi sei mancata un casino.” (Lucio Dalla)

Le porte del quattrocentesco Palazzo Fontana, dove Lucio Dalla aveva scelto di vivere nell’ultima parte della vita, venivano spalancate solo occasionalmente e nella data del 4 marzo, anniversario del compleanno. Da bambino, con la madre sarta, l’artista aveva abitato al 2 di piazza Cavour, lo slargo che corrisponde alla mitica “Piazza Grande”. Visiteremo i luoghi che lo appartenevano e che hanno plasmato il cuore dell’immenso poeta che ci ha regalato grandi cose…

sputoUna targa nell’androne del palazzo riporta iSchermata 2023-10-20 alle 16.14.13l suo pseudonimo condominiale: per vezzo, si faceva chiamare prof. Domenico Sputo. L’appartamento è la summa del suo universo. Afflitto, come lui stesso confessava, da “presepite acuta”, Dalla collezionava tutto ciò che univa sacro e profano. Sotto soffitti lignei dipinti ci sono frammenti di presepi napoletani e statue di aspetto canzonatorio cui il cantautore esprimeva gratitudine giornaliera offrendo confetti come ex-voto. La sala sede della sua casa discografica, la Pressing Line, conserva il ritratto di Caruso, la copertina del vinile di 4 marzo 1943 con cui nel ’71 arrivò quarto a Sanremo e la laurea honoris causa dell’Università di Bologna data per “l’inquietudine timbrica” che lo spingeva a cantare. Fuori da queste pareti, il legame di Dalla con la città resta stretto e tracciabile. In via Caprarie e via Orefici, incastonate nella pavimentazione ci sono targhe a forma di stella con i nomi dei grandi del jazz passati per Bologna. C’è la Fitzgerald. C’è naturalmente Dalla. Sotto antiche volte, in via C. Battisti, si trova la cantina per jam session Dr. Dixie Jazz Band dove, con Pupi Avati, Lucio aveva cominciato a suonare il jazz. La chiesa di San Domenico è l’area ove Lucio si recava, da bambino, “a chi sputava più lontano” è dove Dalla avrebbe conosciuto padre Michele Casati, il “caro amico” cui scrive nella canzone L’Anno che verrà.

Foto Massimo Paolone/LaPresse 10 luglio 2021 Bologna, Italia Cronaca Inaugurazione della statua dedicata a Lucio Dalla, donata dal cugino Lino Zaccanti alla città nell'ambito di un'iniziativa promossa dalla Fondazione Lucio Dalla Nella foto: La statua di Lucio Dalla Photo Massimo Paolone/LaPresse July 10, 2021 Bologna, Italy News Inauguration of the statue dedicated to Lucio Dalla, donated by his cousin Lino Zaccanti to the city as part of an initiative promoted by the Lucio Dalla Foundation In the pic: the statue dedicated to Lucio Dalla - Foto Massimo Paolone/LaPresse 10 luglio 2021 Bologna, Italia Cronaca Inaugurazione della statua dedicata a Lucio Dalla, donata dal cugino Lino Zaccanti alla città nell'ambito di un'iniziativa promossa dalla Fondazione Lucio Dalla - fotografo: Massimo PaoloneLucio Dalla, artista geniale ed eclettico. Cantautore, musicista, ma anche attore e regista, appassionato ed esperto d’arte, innamorato del cinema e della fotografia e affascinato dalla poesia. Al centro della sua vita c’è stata sempre l’arte, di cui si è nutrito, che lo ha ispirato e che egli stesso ha alimentato con una produzione artistica acclamata a livello mondiale, eterogenea e ricchissima. La sua casa, che Lucio amava profondamente, rappresenta tutto questo e costituisce un percorso affascinante tra le sue innumerevoli passioni e i suoi interessi mossi da un’insaziabile curiosità che, negli anni, lo ha portato a riempire gli spazi mescolando stili, epoche, copie di opere e preziosi originali, oggetti di valore e cose di poco conto, ma in grado di suscitare in lui emozioni e ricordi e in noi stupore e meraviglia. Meraviglia per la bellezza della casa e della ricca collezione d’arte, dagli artisti del ‘500 ai contemporanei, e stupore per i “premi” come lui li definiva, collanine o confetti dorati, che l’”eterno bambino” adagiava su opere e oggetti per ripagare, a modo suo, l’emozione che gli suscitavano. Visitare la casa di Lucio, attraversare le sue stanze, sentirne il profumo, osservarne gli oggetti, significa compiere un viaggio nella sua vita. La Fondazione dopo la sua scomparsa ha organizzato la visita intitolando ogni stanza prendendo spunto dalle storie che ciascuna ci racconta. La casa di Lucio si trova al piano nobile di un pregevole Palazzo Bolognese originario del ‘400 che all’inizio del ‘500 divenne di proprietà della famiglia Fontana il cui blasone è dipinto negli affreschi della Bottega di Antonio Basoli e Felice Giani che decorano i saloni.

casadalla_bologna1La “stanza Caruso”
Ancora oggi in questo salone ha la sede Pressing Line, etichetta discografica fondata e presieduta da Lucio Dalla che negli anni è stata artefice di alcuni tra i suoi album di maggior successo come Dallamericaruso, Dalla-Morandi, Cambio, Canzoni, solo per citarne alcuni. La casa discografica ha anche prodotto molti nuovi talenti del panorama musicale italiano, due nomi tra tutti: Luca Carboni e Samuele Bersani oltre ad aver promosso l’album Varietà del 1989 di Gianni Morandi. Questo grande ambiente era ufficio, sala riunioni, sala da pranzo e ufficio amministrativo, testimoniando ancora l’assoluta integrazione tra privato e lavoro. Lucio considerava i collaboratori come la propria famiglia con la quale amava condividere passioni e quotidianità.
Numerose le opere esposte, sia dipinti che sculture, tra le quali ritratti di Dalla realizzati da amici artisti. Particolarissimo quello di Carlo Pasini, allievo di Mondino, interamente realizzato con puntine da disegno.
Dalla sceglieva le opere e gli oggetti in totale autonomia, non si faceva consigliare, ma seguiva il proprio gusto personale senza dare troppa importanza al valore economico e di mercato. Molto importanti erano per lui le amicizie, i legami e le opere presenti in questa casa testimoniano le tante frequentazioni con artisti, più o meno famosi, a volte incoraggiati e aiutati proprio da Dalla.
Sono ora esposte sul grande tavolo di cristallo alcuni premi ricevuti da Lucio Dalla tra i quali un microfono donatogli dalla RCA.

Wooden wind musical instrument clarinet. Close-up.“Stanza delle Colonne”
Uno dei tanti salotti della casa che rappresenta al meglio lo splendore dei Palazzi bolognesi: gli alti soffitti sono affrescati da artisti della scuola di Antonio Basoli, esponente del neoclassicismo bolognese, a terra i pavimenti in legno di inizio ‘800, ornano poi il salone le alte colonne lavorate a marmo.
In questa stanza il comune denominatore è il “luogo”: tutte le opere rimandano a Napoli, al sud Italia, alla Sicilia, a Capri e testimoniano l’interesse di Dalla per questi luoghi e questa cultura che ha profondamente amato sin dall’adolescenza, dalle prime vacanze al Sud trascorse con la madre poi appuntamento fisso delle sue estati.
L’artista ricordò quel periodo in una intervista all’Europeo:
“E’ stato durante queste vacanze da emigrante alla rovescia, che è avvenuta in me la spaccatura tra due diversi modi di vivere. Così oggi mi ritrovo con due anime; quella nordica (ordinata, efficiente, futuribile, perfezionista, esigente verso di sé e verso gli altri) e quella meridionale (disordinata, brada, sensuale, onirica, mistica). E’ nel sud che sono diventato religioso, di una religiosità forsennata, irrazionale, pagana.”

Lo “Studio di Lucio”
Si tratta di una piccola stanza, ufficio e studio personale dell’artista che amava sedersi sulla poltrona vicino alla finestra e qui riceveva i suoi collaboratori o gli ospiti per riunioni “ristrette”. Moltissimi gli oggetti a lui cari come un frammento del muro di Berlino davanti al quale l’artista compose il famoso brano che ha come protagonisti due amanti, uno di Berlino Est, l’altro di Berlino Ovest, che progettano di avere una figlia che si chiamerà “Futura”. Molti i libri, di cui uno autografato da Dan Brown, grandissimo fan di Lucio, e opere alle pareti. Tra queste un disegno di Milo Manara, regalo dell’artista a Lucio, che diventerà la copertina di “12000 Lune”: Dalla è rappresentato come un marinaio al timone, alle sue spalle San Petronio sotto una notte stellata.

I luoghi delle canzoni e della sua infanzia

Schermata 2023-10-20 alle 16.42.47 Al civico numero 2 di Piazza Cavour, in un palazzo con elegante porticato, in cui oggi è ospitata la galleria d’arte “Stefano Forni”, nacque Lucio Dalla. Era il 4 marzo 1943 e in piena guerra mondiale a Bologna si aspettava la pace. I monumenti furono in parte distrutti, le piazze trasformate in campi di coltivazione, le cantine dei palazzi utilizzate come rifugi.

Lucio Dalla crebbe nei dintorni di “Piazza Grande”. A una cinquantina di metri adottò, come campo da gioco, Piazza San Domenico. Se oggi ci appare come un’elegante piazza, ai tempiIMG20230402114436_BURST001_COVER dell’infanzia di Lucio doveva essere molto diversa. C’era sempre il complesso clericale, con l’Arca a sorreggere la tombe e gli alberi al fianco delle mura. Tuttavia, i palazzi a far da cortina erano ruderi di guerra, venuti giù con le bombe. In questo spiazzo post apocalittico, un giovanissimo Lucio Dalla immaginava le storie di quei dottori sepolti sulle arche, mentre giocava, con i suoi amici, “a chi sputava più lontano”, donandosi, successivamente, l’appellativo di Domenico Sputo che, ancora oggi, rivediamo sul campanello di via D’Azeglio.

Lasciata l’abitazione di Piazza Cavour, Lucio Dalla si trasferì assieme alla madre nell’elegante quartiere “Murri”. Per la precisione, in via Schermata 2023-10-20 alle 16.49.23delle Fragole. Secondo le testimonianze fu qui che venne composta Anna e Marco. La terza abitazione, in cui visse l’artista, fu una piccola casa dall’intonaco giallo, situata in Vicolo Marescotti. Si dice che, all’interno, vi sia ancora parcheggiato il suo scooter, dopo anni. E ci piace pensare sia così. Il vicolo è centralissimo nella città, ed estremamente silenzioso. Ideale per immergersi nella melodia di un pianoforte e comporre una canzone con la massima concentrazione.

A pochi metri dalla residenza di via D’Azeglio, si trova l’Hotel Roma, in cui il cantante era di casa. A lui è dedicata la vetrina, che espone gli oggetti, gli strumenti musicali e gli album. In questa via si raccontano tanti aneddoti legati alla vita di Dalla, soprattutto del suo rapporto con i lavoratori. A ognuno dedicava una chiacchera, senza porre nessun distacco relazionale. Soprattutto al “Gran Bar”, in cui era solito richiedere un pucc-cappucc:Schermata 2023-10-20 alle 17.16.56 un termine da lui inventato per indicare un cappuccino con poco latte. Sempre qui richiedeva i cioccolatini della Fiat (prodotti dalla Majani), di cui era goloso. E una volta mandati giù tornava a suonare nel suo studiolo.

A trenta secondi dalla casa di Lucio Dalla, quella di Via D’Azeglio, si trova l’”Osteria De Cesari”. Lucio Dalla la frequentò per molto tempo, andandoci spesso insieme alla madre Jole. Nonostante amasse alla follia il piatto di gramigna con la salsiccia, non potendola mangiare per un disturbo gastrico, si accontentava di un’insalata di scarole, cipolla di tropea e grana.

Schermata 2023-10-20 alle 17.19.27Al fianco delle Due Torri, nel punto più importante della città, c’è un locale sotterraneo in cui Lucio Dalla era di casa. Oggi si chiama “Kinki Club”, un tempo era noto col nome di “Whiskey a Go Go”. Fu qui che il cantautore iniziò la sua lunga carriera, alla fine degli anni ’50. Qui conobbe Pupi Avati, al tempo musicista. Dal loro “dualismo” nacque una scissione con Lucio Dalla che continuò la carriera da cantante, mentre, Pupi Avati si dedicò alla regia. I due restarono amici per sempre.
Il secondo è uno studio di registrazione: il Fonoprint Studios. La musica d’autore italiana si sviluppò fra queste mura e non è un caso che qui abbiano registrano nomi come Bersani, Ramazzotti, gli Stadio, Zucchero, Carboni e soprattutto Mina.

L’evento, che si terrà sabato, 16 dicembre 2023 (con punto di ritrovo in piazza de’ Celestini, di fronte al murale di Dalla), partirà alle ore 11, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo due ore e mezzo.

COSTO DEL TOUR “A CASA DI DALLA, L’ELITE” (con ingresso presso la Casa di via D’Azeglio + tour nei luoghi d’infanzia e della musica con aneddoti esclusivi + guida turistica + accoglienza + radio guide): € 30,00, per persona.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO (34 persone).

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 11 novembre 2023, ore 10: “A casa di Dalla. L’ELITE”. Visita alla spettacolare casa di Dalla e ai luoghi della sua infanzia e delle sue canzoni…

a_casa_di_dalla_elite“Bologna, ogni strada c’è una buca. Per prima cosa, mangio una pizza da Altero. C’è un barista buffo, un tipo nero. Bologna, sai… mi sei mancata un casino.” (Lucio Dalla)

Le porte del quattrocentesco Palazzo Fontana, dove Lucio Dalla aveva scelto di vivere nell’ultima parte della vita, venivano spalancate solo occasionalmente e nella data del 4 marzo, anniversario del compleanno. Da bambino, con la madre sarta, l’artista aveva abitato al 2 di piazza Cavour, lo slargo che corrisponde alla mitica “Piazza Grande”. Visiteremo i luoghi che lo appartenevano e che hanno plasmato il cuore dell’immenso poeta che ci ha regalato grandi cose…

sputoUna targa nell’androne del palazzo riporta iSchermata 2023-10-20 alle 16.14.13l suo pseudonimo condominiale: per vezzo, si faceva chiamare prof. Domenico Sputo. L’appartamento è la summa del suo universo. Afflitto, come lui stesso confessava, da “presepite acuta”, Dalla collezionava tutto ciò che univa sacro e profano. Sotto soffitti lignei dipinti ci sono frammenti di presepi napoletani e statue di aspetto canzonatorio cui il cantautore esprimeva gratitudine giornaliera offrendo confetti come ex-voto. La sala sede della sua casa discografica, la Pressing Line, conserva il ritratto di Caruso, la copertina del vinile di 4 marzo 1943 con cui nel ’71 arrivò quarto a Sanremo e la laurea honoris causa dell’Università di Bologna data per “l’inquietudine timbrica” che lo spingeva a cantare. Fuori da queste pareti, il legame di Dalla con la città resta stretto e tracciabile. In via Caprarie e via Orefici, incastonate nella pavimentazione ci sono targhe a forma di stella con i nomi dei grandi del jazz passati per Bologna. C’è la Fitzgerald. C’è naturalmente Dalla. Sotto antiche volte, in via C. Battisti, si trova la cantina per jam session Dr. Dixie Jazz Band dove, con Pupi Avati, Lucio aveva cominciato a suonare il jazz. La chiesa di San Domenico è l’area ove Lucio si recava, da bambino, “a chi sputava più lontano” è dove Dalla avrebbe conosciuto padre Michele Casati, il “caro amico” cui scrive nella canzone L’Anno che verrà.

Foto Massimo Paolone/LaPresse 10 luglio 2021 Bologna, Italia Cronaca Inaugurazione della statua dedicata a Lucio Dalla, donata dal cugino Lino Zaccanti alla città nell'ambito di un'iniziativa promossa dalla Fondazione Lucio Dalla Nella foto: La statua di Lucio Dalla Photo Massimo Paolone/LaPresse July 10, 2021 Bologna, Italy News Inauguration of the statue dedicated to Lucio Dalla, donated by his cousin Lino Zaccanti to the city as part of an initiative promoted by the Lucio Dalla Foundation In the pic: the statue dedicated to Lucio Dalla - Foto Massimo Paolone/LaPresse 10 luglio 2021 Bologna, Italia Cronaca Inaugurazione della statua dedicata a Lucio Dalla, donata dal cugino Lino Zaccanti alla città nell'ambito di un'iniziativa promossa dalla Fondazione Lucio Dalla - fotografo: Massimo PaoloneLucio Dalla, artista geniale ed eclettico. Cantautore, musicista, ma anche attore e regista, appassionato ed esperto d’arte, innamorato del cinema e della fotografia e affascinato dalla poesia. Al centro della sua vita c’è stata sempre l’arte, di cui si è nutrito, che lo ha ispirato e che egli stesso ha alimentato con una produzione artistica acclamata a livello mondiale, eterogenea e ricchissima. La sua casa, che Lucio amava profondamente, rappresenta tutto questo e costituisce un percorso affascinante tra le sue innumerevoli passioni e i suoi interessi mossi da un’insaziabile curiosità che, negli anni, lo ha portato a riempire gli spazi mescolando stili, epoche, copie di opere e preziosi originali, oggetti di valore e cose di poco conto, ma in grado di suscitare in lui emozioni e ricordi e in noi stupore e meraviglia. Meraviglia per la bellezza della casa e della ricca collezione d’arte, dagli artisti del ‘500 ai contemporanei, e stupore per i “premi” come lui li definiva, collanine o confetti dorati, che l’”eterno bambino” adagiava su opere e oggetti per ripagare, a modo suo, l’emozione che gli suscitavano. Visitare la casa di Lucio, attraversare le sue stanze, sentirne il profumo, osservarne gli oggetti, significa compiere un viaggio nella sua vita. La Fondazione dopo la sua scomparsa ha organizzato la visita intitolando ogni stanza prendendo spunto dalle storie che ciascuna ci racconta. La casa di Lucio si trova al piano nobile di un pregevole Palazzo Bolognese originario del ‘400 che all’inizio del ‘500 divenne di proprietà della famiglia Fontana il cui blasone è dipinto negli affreschi della Bottega di Antonio Basoli e Felice Giani che decorano i saloni.

casadalla_bologna1La “stanza Caruso”
Ancora oggi in questo salone ha la sede Pressing Line, etichetta discografica fondata e presieduta da Lucio Dalla che negli anni è stata artefice di alcuni tra i suoi album di maggior successo come Dallamericaruso, Dalla-Morandi, Cambio, Canzoni, solo per citarne alcuni. La casa discografica ha anche prodotto molti nuovi talenti del panorama musicale italiano, due nomi tra tutti: Luca Carboni e Samuele Bersani oltre ad aver promosso l’album Varietà del 1989 di Gianni Morandi. Questo grande ambiente era ufficio, sala riunioni, sala da pranzo e ufficio amministrativo, testimoniando ancora l’assoluta integrazione tra privato e lavoro. Lucio considerava i collaboratori come la propria famiglia con la quale amava condividere passioni e quotidianità.
Numerose le opere esposte, sia dipinti che sculture, tra le quali ritratti di Dalla realizzati da amici artisti. Particolarissimo quello di Carlo Pasini, allievo di Mondino, interamente realizzato con puntine da disegno.
Dalla sceglieva le opere e gli oggetti in totale autonomia, non si faceva consigliare, ma seguiva il proprio gusto personale senza dare troppa importanza al valore economico e di mercato. Molto importanti erano per lui le amicizie, i legami e le opere presenti in questa casa testimoniano le tante frequentazioni con artisti, più o meno famosi, a volte incoraggiati e aiutati proprio da Dalla.
Sono ora esposte sul grande tavolo di cristallo alcuni premi ricevuti da Lucio Dalla tra i quali un microfono donatogli dalla RCA.

Wooden wind musical instrument clarinet. Close-up.“Stanza delle Colonne”
Uno dei tanti salotti della casa che rappresenta al meglio lo splendore dei Palazzi bolognesi: gli alti soffitti sono affrescati da artisti della scuola di Antonio Basoli, esponente del neoclassicismo bolognese, a terra i pavimenti in legno di inizio ‘800, ornano poi il salone le alte colonne lavorate a marmo.
In questa stanza il comune denominatore è il “luogo”: tutte le opere rimandano a Napoli, al sud Italia, alla Sicilia, a Capri e testimoniano l’interesse di Dalla per questi luoghi e questa cultura che ha profondamente amato sin dall’adolescenza, dalle prime vacanze al Sud trascorse con la madre poi appuntamento fisso delle sue estati.
L’artista ricordò quel periodo in una intervista all’Europeo:
“E’ stato durante queste vacanze da emigrante alla rovescia, che è avvenuta in me la spaccatura tra due diversi modi di vivere. Così oggi mi ritrovo con due anime; quella nordica (ordinata, efficiente, futuribile, perfezionista, esigente verso di sé e verso gli altri) e quella meridionale (disordinata, brada, sensuale, onirica, mistica). E’ nel sud che sono diventato religioso, di una religiosità forsennata, irrazionale, pagana.”

Lo “Studio di Lucio”
Si tratta di una piccola stanza, ufficio e studio personale dell’artista che amava sedersi sulla poltrona vicino alla finestra e qui riceveva i suoi collaboratori o gli ospiti per riunioni “ristrette”. Moltissimi gli oggetti a lui cari come un frammento del muro di Berlino davanti al quale l’artista compose il famoso brano che ha come protagonisti due amanti, uno di Berlino Est, l’altro di Berlino Ovest, che progettano di avere una figlia che si chiamerà “Futura”. Molti i libri, di cui uno autografato da Dan Brown, grandissimo fan di Lucio, e opere alle pareti. Tra queste un disegno di Milo Manara, regalo dell’artista a Lucio, che diventerà la copertina di “12000 Lune”: Dalla è rappresentato come un marinaio al timone, alle sue spalle San Petronio sotto una notte stellata.

I luoghi delle canzoni e della sua infanzia

Schermata 2023-10-20 alle 16.42.47 Al civico numero 2 di Piazza Cavour, in un palazzo con elegante porticato, in cui oggi è ospitata la galleria d’arte “Stefano Forni”, nacque Lucio Dalla. Era il 4 marzo 1943 e in piena guerra mondiale a Bologna si aspettava la pace. I monumenti furono in parte distrutti, le piazze trasformate in campi di coltivazione, le cantine dei palazzi utilizzate come rifugi.

Lucio Dalla crebbe nei dintorni di “Piazza Grande”. A una cinquantina di metri adottò, come campo da gioco, Piazza San Domenico. Se oggi ci appare come un’elegante piazza, ai tempiIMG20230402114436_BURST001_COVER dell’infanzia di Lucio doveva essere molto diversa. C’era sempre il complesso clericale, con l’Arca a sorreggere la tombe e gli alberi al fianco delle mura. Tuttavia, i palazzi a far da cortina erano ruderi di guerra, venuti giù con le bombe. In questo spiazzo post apocalittico, un giovanissimo Lucio Dalla immaginava le storie di quei dottori sepolti sulle arche, mentre giocava, con i suoi amici, “a chi sputava più lontano”, donandosi, successivamente, l’appellativo di Domenico Sputo che, ancora oggi, rivediamo sul campanello di via D’Azeglio.

Lasciata l’abitazione di Piazza Cavour, Lucio Dalla si trasferì assieme alla madre nell’elegante quartiere “Murri”. Per la precisione, in via Schermata 2023-10-20 alle 16.49.23delle Fragole. Secondo le testimonianze fu qui che venne composta Anna e Marco. La terza abitazione, in cui visse l’artista, fu una piccola casa dall’intonaco giallo, situata in Vicolo Marescotti. Si dice che, all’interno, vi sia ancora parcheggiato il suo scooter, dopo anni. E ci piace pensare sia così. Il vicolo è centralissimo nella città, ed estremamente silenzioso. Ideale per immergersi nella melodia di un pianoforte e comporre una canzone con la massima concentrazione.

A pochi metri dalla residenza di via D’Azeglio, si trova l’Hotel Roma, in cui il cantante era di casa. A lui è dedicata la vetrina, che espone gli oggetti, gli strumenti musicali e gli album. In questa via si raccontano tanti aneddoti legati alla vita di Dalla, soprattutto del suo rapporto con i lavoratori. A ognuno dedicava una chiacchera, senza porre nessun distacco relazionale. Soprattutto al “Gran Bar”, in cui era solito richiedere un pucc-cappucc:Schermata 2023-10-20 alle 17.16.56 un termine da lui inventato per indicare un cappuccino con poco latte. Sempre qui richiedeva i cioccolatini della Fiat (prodotti dalla Majani), di cui era goloso. E una volta mandati giù tornava a suonare nel suo studiolo.

A trenta secondi dalla casa di Lucio Dalla, quella di Via D’Azeglio, si trova l’”Osteria De Cesari”. Lucio Dalla la frequentò per molto tempo, andandoci spesso insieme alla madre Jole. Nonostante amasse alla follia il piatto di gramigna con la salsiccia, non potendola mangiare per un disturbo gastrico, si accontentava di un’insalata di scarole, cipolla di tropea e grana.

Schermata 2023-10-20 alle 17.19.27Al fianco delle Due Torri, nel punto più importante della città, c’è un locale sotterraneo in cui Lucio Dalla era di casa. Oggi si chiama “Kinki Club”, un tempo era noto col nome di “Whiskey a Go Go”. Fu qui che il cantautore iniziò la sua lunga carriera, alla fine degli anni ’50. Qui conobbe Pupi Avati, al tempo musicista. Dal loro “dualismo” nacque una scissione con Lucio Dalla che continuò la carriera da cantante, mentre, Pupi Avati si dedicò alla regia. I due restarono amici per sempre.
Il secondo è uno studio di registrazione: il Fonoprint Studios. La musica d’autore italiana si sviluppò fra queste mura e non è un caso che qui abbiano registrano nomi come Bersani, Ramazzotti, gli Stadio, Zucchero, Carboni e soprattutto Mina.


L’evento, che si terrà sabato, 11 novembre 2023 (con punto di ritrovo in piazza de’ Celestini, di fronte al murale di Dalla), partirà alle ore 10, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo due ore e mezzo.

COSTO DEL TOUR “A CASA DI DALLA, L’ELITE” (con ingresso presso la Casa di via D’Azeglio + tour nei luoghi d’infanzia e della musica con aneddoti esclusivi + guida turistica + accoglienza + radio guide): € 30,00, per persona.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO (30 persone).

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 26 novembre 2023, ore 10, 11, 12 e 13 (durata: un’ora, 15° costanti; unico sito, totalmente sotterraneo, visitabile): “Tunnel misteriosi nel sottosuolo”. Visita agli antichi condotti idrici, sotterranei, realizzati per alimentare la fontana del Nettuno e l’orto di Sala Borsa…

Nel sottosuolo di Bologna ci sono luoghi sotterranei, sconosciuti, che raccontano una parte dell’antica città sull’acqua…

bagni_di_mario_2021“Tunnel misteriosi nel sottosuolo” è un viaggio. Un viaggio nella Bologna rinascimentale. Una cisterna, ricca di cunicoli e condotti, sotterranei, denominati “Conserva di Valverde”, che furono realizzati per alimentare la fontana del Nettuno e l’orto dei Semplici (attuale Sala Borsa).366239203_664948365664788_5628299171221398763_n

Un tour davvero singolare, dove sono situate vasche originariamente destinate a raccogliere l’acqua proveniente da quattro condotti che si inoltrano nella collina di Valverde e che si utilizzavano per raccogliere le acque cittadine.

65038093_10157035899093382_1559603501074481152_nConserva di Valverde…
La Conserva di Valverde, che si suppose luogo per uso termale quando venne scoperta, nel XX secolo, in realtà non ha mai avuto attinenza con quell’uso. Cisterna di epoca rinascimentale (1563) eseguita da Tommaso Laureti, architetto palermitano, fu realizzata per alimentare la fontana del Nettuno e altre particolarità idrauliche come l’orto dei Semplici (oggi, piazza coperta di Sala Borsa).

Tunnel e cunicoli: scendendo nel sottosuolo incontriamo, oltre ad un vestibolo, una spettacolare sala ottagonale (sovrastata da un’ampia cupola avente stessa forma) dove, nel piano di calpestio, sono scavate otto piccole vasche originariamente destinate a raccogliere l’acqua proveniente da quattro condotti che si inoltrano nella collina di Valverde. Da questi l’acqua usciva depurata mediante un procedimento di decantazione. All’interno366302077_664947405664884_6217051495044828530_n del primo cunicolo si segnala la particolarità di un camino di aerazione completamente ricoperto da incrostazioni calcaree secolari. Inoltre, è presente una seconda piccola camera ottagonale, detta Cisternetta, dotata di un’ulteriore vasca di decantazione, oggi, ancora visibile). L’acqua che usciva da questa seconda camera scendeva al livello inferiore tramite apposita tubazione, per percorrere centinaia di metri, prima di sfociare nel pieno centro città, andando ad alimentare la fontana del Nettuno e l’orto di Sala Borsa. Tutte le acque provenienti dalla 366279562_664947528998205_6641506877550077943_nConserva di Valverde procedevano all’interno di un cunicolo in mattoni fin nei pressi della chiesa di Santa Maria dell’Annunziata, dove si univano a quelle del condotto del Remondato (fonte Remonda) che a sua volta raccoglieva le acque che scaturivano da San Michele in Bosco. Da qui sono immesse all’interno di una tubazione (originariamente in orcioli di terracotta) che, alloggiata sopra un muretto, arriva attraverso un cunicolo lungo oltre 1 km sotto la Fontana del Nettuno, realizzata proprio in quegli anni.


L’evento, che si terrà domenica, 26 novembre 2023 (con punto di ritrovo presso la Conserva di Valverde, via Bagni di Mario n. 10, Bologna), partirà alle ore 10, alle ore 11, alle ore 12 e alle ore 13, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora

Costo della sola visita guidata (con ingresso esclusivo + guida turistica):  20,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


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Bologna, 25 novembre 2023, ore 11: Simboli e segreti (INSOLITO!) di Santo Stefano. I segreti sconosciuti, collegati al simbolismo, del complesso delle Sette Chiese…

Simboli e segreti di Santo Stefano: i segreti sconosciuti, collegati al simbolismo, del complesso delle Sette Chiese. Un’estasi di meraviglia e di curiosità, che solo tanta bellezza arcana sa sprigionare…

santo_stefano_diurna102023Dove anticamente sorgeva il Tempio di Iside, si trova ora il complesso di Santo Stefano e, sebbene il termine “complesso” possa sembrare più adatto ad una costruzione recentissima, non ne esiste uno migliore per indicare un insieme di diverse chiese, cappelle, chiostro e monastero, nessuno dei quali, però, è intitolato a Stefano, il primo martire cristiano…

Dell’antico tempio isiaco, si conservano diverse colonne in marmo e una colonna nera che è chiamata della Flagellazione e che, invece, era senz’altro collegata al culto di Iside, dato che il nero è l’elemento cromatico specifico della dea che, nei primissimi secoli dopo Cristo, aveva un culto diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo. Il complesso di Santo Stefano è un luogo misterioso, intriso di 1500 anni di storia, nonché, un concentrato di misteri, leggende e tradizioni bolognesi. È un luogo di ritrovo della società dei Lombardi, eredi dei Templari, inoltre, un luogo di meditazione e studio da parte di Dante Alighieri, durante la sua permanenza nel capoluogo emiliano. Sede della comunità benedettina di Bologna. Luogo dell’antico tempo di Iside. Contiene, infine, uno dei presepi più antichi al mondo.

bologna-piazza-santo-stefano-tramonto-foto-peterzulDocumentato fin dal X secolo, il complesso di Santo Stefano è uno dei luoghi cristiani più antichi della città, e anche per questo vibra di un alone di suggestione, mistico fascino che me fa una meta irrinunciabile per tutti i visitatori. Tuttavia, bisogna chiarire che la struttura così come ora appare è il prodotto di consistenti e non sempre felici lavori di restauro e di risistemazione compiuti tra Otto e Novecento, che non si sono basati tanto su ricostruzioni storicamente precise, quanto piuttosto di supposizioni.


s-stefano-boFin dal IX secolo si diffuse in gran parte d’Europa l’usanza di costruire chiese che imitassero l’Anastasis di Gerusalemme. Un pellegrinaggio in Terra Santa era cosa costosa e rischiosa, che ben pochi potevano o volevano affrontare. Si pensò, allora, di ricreare i luoghi santi nella propria terra; ecco dunque che sorse in Bologna la chiesa del Santo Sepolcro, la Sancta Jerusalem bononiensis.

Essa presenta, in chiarissima analogia con il Tempio di Salomone, una pianta ottagonale e dodici colonne che sorreggono la volta.
Le tre chiese più importanti sono quasi allineate: da destra a sinistra, si trovano la chiesa del Crocifisso, la chiesa del Santo Sepolcro (che si elevaSanto sul sito del Tempio di Iside), la chiesa dei Santi Vitale e Agricola.
Nel presbiterio che si trova al termine della chiesa del Crocifisso, affissa alla parete di sinistra, si noti una lapide del II secolo con la dedica a Iside: Dominae Isidi Victrici, alla dea iside vincitrice. La lapide venne rinvenuta durante uno scavo nel 1299, in essa vi si legge che il liberto Aniceto, esecutore testamentario, innalzò il tempio a Iside per esaudire il desiderio di Marco Calpurnio Tirone e della sua libertà Sestilia Omulla.

La chiesa del Santo Sepolcro o del Calvario, ha pianta ottagona irregolare: il suo interno è scandito da dodici colonne, sette delle quali sono doppie, formate cioé da una coppia di colonne più sottili, una delle quali è in laterizio, l’altra in marmo; con ogni probabilità, sono queste le colonne originali del Tempio di Iside.
22705538328_3ddb687e48_bDa notare che la serie delle colonne doppie individua l’asse nord-sud, ovvero la prima e l’ultima delle doppie colonne indicano rispettivamente il nord e il sud; ciò è un’altra rievocazione del Tempio di Salomone, i cui lati sono orientati verso i punti cardinali.
Al centro, dentro un altare con pulpito, si trova la tomba di San Petronio, celeberrimo patrono di Bologna.
Dietro alla chiesa, si apre il Cortile di Pilato, così chiamato per analogia con i luoghi santi della passione di Cristo e risalente all’undicesimo o dodicesimo secolo.

La chiesa della Trinità, attigua al cortile predetto, è stata completamente ristrutturata tra il 1910 e il 1923; sorge probabilmente 20151009-145148-largejpgsull’antico “martyrium”, cioé il cimitero cristiano, che accoglieva i primi “martiri” della fede, risalente al quinto o addirittura, al quarto secolo d.C.

In questo stesso edificio si trova, un po’ isolata dalle altre, una colonna che simboleggia il momento della fustigazione di Cristo, portata probabilmente dalle terre mediorientali.

All’interno della chiesa dei Santi Vitale e Agricola, protagonista di uno degli episodi più scandalosi della chiesa bolognese. Nel 1141 vennero infatti ritrovate, durante i restauri, delle reliquie chiuse in un cofanetto di legno recante il nome greco Simon. Inizialmente considerate di poco peso, queste reliquie Sancta_Jerusalem_di_Bologna._Prima_Chiesa,_SS._Trinità_sul_Cortile_di_Pilato._-_panoramio

vennero rivalutate alla fine del XIV secolo quando le Sette Chiese stavano perdendo fama a favore della nascente Basilica di San Petronio. I monaci allora, desiderosi di avere un continuo flusso di pellegrini, cominciarono a raccontare che le reliquie trovate erano appartenenti a Simon Pietro, ovvero il padre della chiesa.
Le dicerie arrivarono fino a Roma e il Papa impose ai monaci di smentire questa versione dei fatti ricevendo però un netto rifiuto. Per tutta risposta il Papa decise di far scoperchiare la chiesa dei Santi Vitale e Agricola e di farla riempire di terra fino all’altezza delle bifore. La chiesa rimase in queste condizioni fino alla fine del ‘400 quando venne svuotata, riconsacrata e restaurata.

Una leggenda racconta infine che Dante, studente di diritto a Bologna, abbia tratto ispirazione per alcune delle terribili pene del suo 2012-11-ipad-486-0famosissimo inferno dai capitelli zoomorfi ed antropomorfi che decorano il lato del Chiostro Superiore sotto al campanile.

Bologna fu la sede templare più importante d’Italia, a capo della “provincia” del nord Italia. La storia templare della città fu però colpita da una feroce “damnatio memoriae” e per secoli si cercò di cancellarne tutte le tracce ed anche di rimuoverne il ricordo dalla storia. L’organizzazione del Tempio in Italia si basava su due province: una al nord, detta provincia di Lombardia, che comprendeva anche la Sardegna e faceva capo a Bologna, e una al sud, detta provincia di Apulia che faceva capo alla commenda di Monte Sant’Angelo. Roma non era soggetta a tali suddivisioni territoriali. I Templari arrivarono a Bologna nel 1161 e stabilirono la loro sede in strada Maggiore, tra vicolo Malgrado a via Torleone. L’entrata principale corrispondeva a quello che è oggi Palazzo Scaroli, in strada Maggiore n.80, vicino al monastero di Santa Caterina. Il Tempio a Bologna possedeva, fuori città, la più bella Commanderia del Nord Italia, il Cenobio di San Vittore, sui colli bolognesi. Il termine moderno ‘Commendatore’ deriva dal titolo del capo della Commanderia. Il termine era in uso sia tra i Templari che tra gli Ospitalieri.
Il Tempio possedeva inoltre 4 chiese nel centro di Bologna, di cui 3 in Strada Maggiore, molti terreni e vari palazzi. Appena a ridosso del centro città, era stata costruita, quasi mille anni prima, una Gerusalemme in miniatura, ancora oggi nota con questo nome, intorno al complesso di Santo Stefano, che non era di proprietà templare ma che i Templari rivitalizzarono con i loro rapporti con la Terrasanta.

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Curiosità

Nella cripta di San Giovanni Battista c’era (e c’è ancora) una colonna che venne portata dal vescovo Petronio di ritorno dalla Terra Santa e che documenta l’altezza di Gesù Cristo (circa un metro e settanta). Nella stessa chiesa una pietà in cartapesta ricorda le quaresime del ‘700, quando le beghine facevano il giro delle taverne sequestrando i mazzi di carte da gioco, che portavano poi a macerare per riprodurle in immagini sacre a remissione dei peccati commessi da mariti e figli. Sulla facciata della chiesa del Santo Sepolcro resta il segno di un’altra leggenda: una pietra nera così lucida che le donne vi si specchiavano. Indignato per tanta vanità un santo eremita fece un incantesimo e da quel giorno le donne non videro più i loro volti ma i loro peccati. Il vescovo proibì allora a tutti ad avvicinarsi alla pietra, e prodigiosamente la pietra diventò così opaca da non riflettere più nulla. Il Santo Sepolcro era la tomba scavata nella roccia dove venne deposto il corpo di Gesù Cristo. Il sepolcro originario, quello di Giuseppe di Arimatea, venne distrutto nell’anno 135 quando l’imperatore Adriano fece radere al suolo Gerusalemme a seguito della rivolta del 132. L’operazione venne eseguita dalla XXII Legione, che in seguito venne spostata sul limes e ampliò il piccolo avamposto di Mogontiacum, l’attuale Magonza. Fu l’imperatore Costantino I che a seguito del concilio di Nicea del 325 ordinò l’edificazione di una chiesa nei luoghi della passione di Gesù Cristo. La pietra in cui fu scavato il Santo Sepolcro venne chiusa da un piccolo edificio: l’edicola dell’Anastasis, chiesa consacrata nel 335.


L’evento, che si terrà sabato, 25 novembre 2023 (con punto di ritrovo in via Santo Stefano n. 24, davanti all’ingresso principale della basilica), partirà alle ore 11, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle ore 12:30. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della visita guidata (con accoglienza + guida turistica + radio guide):  20,00.
Under 18 e over 60: € 2,00, di sconto.

Consigliate, scarpe comode.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 12 novembre 2023, ore 15: “Le streghe e l’Inquisizione”. Un viaggio tra streghe enormissime, Revenant (teschi chiodati), medici astrologi, fino allo storico Tribunale dell’Inquisizione (INGRESSO ESCLUSIVO)…

streghe_e_inquisizioneDalle leggende più oscure ai fatti storici più inquietanti, Bologna si svela città dai segreti risvolti, streghe enormissime, Revenant (teschi chiodati), medici astrologi, approdando allo storico Tribunale dell’Inquisizione, situato all’interno del Complesso di San Domenico

Ore 15prima tappaDemoni, streghe e vampiri, i luoghi magici di Bologna

Demoni, streghe e vampiri, un viaggio nella magia di Bologna…

Il vampirismo, con i suoi Revenant bolognesi, la caccia alle streghe con la messa al rogo dell’henormissima Gentile Budrioli, la diffusione della Teriaca, considerata una panacea universale, i medici astrologi, che attraverso gli studi astronomici e l’oroscopo, erano richiestissimi anche dai principi, la Diavolessa di via d’Azeglio, protettrice dei viandanti, le apparizioni paranormali di torre Lambertini e, infine, le prime dissezioni sui cadaveri umani del teatro Anatomico dell’Archiginnasio, saranno le tappe principali di questo incredibile e suggestivo, tour.

Cranio rinvenuto nella cripta della basilica di S. Pietro, a Bologna. VIII-X secPrima tappa: IL VAMPIRISMO (i revenant bolognesi, ritrovati in un famoso luogo del centro cittadino, che vi sveleremo)…
Nel pensiero di ognuno di noi è Dracula il vampiro per antonomasia. E forse qualcuno che lavorò a Bologna potrebbe averlo davvero incontrato! Di sicuro, ha conosciuto il personaggio storico che ispirò il romanziere inglese. Stiamo parlando di Galeotto Marzio, che ricoprì la carica di lettore di Retorica e Poesia presso l’università di Bologna dal 1462 al 1477.
Personaggio eclettico, si direzionò verso studi di filologia, medicina, chiromanzia e astrologia.
La sua opera, gli valse un’accusa dal tribunale dell’Inquisizione e fu messo, per questo, alla berlina in pubblica piazza. Il suo libro fu anche bruciato. Galeotto, frequentò un’associazione di Budapest in cui si disquisiva di pura alchimia. In questo contesto, si cita la presenza di un certo “Vlad III di Valacchia, il Dracul”.
Anche Vasques d’Ayola, studente spagnolo in città, si occupò di non-morti, di vampiri di Bologna e scrisse, ispirato dagli studi di Galeotto, un racconto-ricerca sui Revenant, i redivivi. Scrisse di sepolture strane, di corpi scarnati e carichi di catene. I Revenant, così vengono soprannominati i redivivi, vengono descritti come persone border-line, che in vita hanno dovuto fare i conti con una vita disagiata, spesso, vissuta ai margini della società e che si sono dedicati alla delinquenza e, soprattutto, al maligno. Utilizzavano le arti nere per il loro potere terreno (a volte, riesumato il corpo sospettato di malvagità notturna e notati i caratteristici segnali di sicura non-morte – elasticità del corpo, bocca aperta mostrante i denti, oppure, un ventre particolarmente rigonfio di sangue), quindi, alla loro morte, il corpo veniva riesumato, legato, gli veniva estratto il cuore, veniva percosso con chiodi e spine e, tra le soluzioni più frequenti, vi era quella di conficcare lunghi chiodi benedetti nella testa del defunto, per fissare il suo luogo a terra e impedirgli il ritorno. Spesso, alle persone sospettate di potersi trasformare in vampiri, si amputavano gli arti.

279440827_10159683890138382_2828382671569331598_nSeconda tappa: LA CACCIA ALLE STREGHE…
C’erano potenti pozioni, malefiche o d’amore. Potevano aumentare il desiderio e favorire la fedeltà. Oppure, condurre la persona alla pazzia. Potevano donare potenza virile all’uomo e facoltà feconda alla donna. La Mandragora divenne il simbolo delle arti occulte delle streghe. Uno dei più potenti unguenti. Come si sa, la stessa contiene diverse sostanze tossiche che possono portare allucinazioni, che le antiche popolazioni consideravano visioni magiche, quindi, anche per questo motivo era considerata favorevole alla magia nera. Le origini della strega sono ascrivibili al complesso sistema di riti e miti antichi, come il sabba, ad esempio, che sarebbe un’antica cerimonia sciamanica, i cui attributi principali reggerebbero il mondo dell’occulto. Oppure, lo stato di trance e le trasformazioni in altri stadi, sarebbe provocata da erbe e funghi velenosi, sinonimo di magia nera, quindi, di arte del demonio.
Il termine “strega” potrebbe significare “strige, uccello notturno”, animale ritenuto in grado di succhiare il sangue dei bambini nella culla e di avvelenarli.
A volte, per indicare queste donne, si utilizzava la parola “lamia”, evocando un demonio femminile crudele. Oppure, “masca”, anima di morto.
Fino all’anno mille l’immagine della strega e dello stregone sembrano aver rivestito un ruolo marginale all’interno del sistema sociale.
Erano condannate dalla Chiesa le pratiche magiche, ma, allo stesso tempo, erano tollerate, in quanto l’istituzione religiosa doveva cercare di sconfiggere le pratiche pagane ancora molto diffuse e le insorgenti eresie, poiché solo Dio avrebbe dovuto avere il potere sugli elementi e le streghe, ovviamente, erano considerate pericolose in quanto seguaci di culti pagani, di derivazione assolutamente satanica.
A Bologna, Dina di Castagnolo fu portata al rogo nel 1357 a causa della sua abitudine di praticare la magia nera per indurre a rapporti carnali con l’uso di bamboline di cera, scongiuri e formule magiche e servendosi di piante velenose che dava, successivamente, da mangiare ai clienti, ai quali indicava di praticare riti e formule magiche precise, per far cadere nella rete carnale la vittima.
Una certa Caterina fu accusata di praticare riti di magia nera nei confronti del marito per togliergli la volontà psichica e incontrare, all’interno della sua abitazione, l’amante di Milano. Addirittura, la stessa aveva confessato di aver tagliato in due parti un colombo ancora vivo e di avergli strappato il cuore con i denti e tutto perché era insoddisfatta della sua condizione famigliare. Caterina utilizzava, per far addormentare il marito, l’oppio ricavato dal papavero, che una volta veniva utilizzato anche nelle minestre dei bambini per favorire il sonno.
La strega henormissima di Bologna fu Gentile Budrioli che discendeva da una famiglia nobile. Viveva nel torresotto compreso nelle mura di fronte alla chiesa di San Francesco. Gentile divenne astrologa e alchimista (negromanzia). La sua fama crebbe poiché cominciò a mettere in pratica la sua opera di guarire i mali dell’anima e del corpo. La gente l’apprezzava, ma affermava che avesse fatto un patto col diavolo, attraverso un rituale ripetuto nel tempo, per ottenere in cambio: ricchezza, potere e conoscenza.Gentile entrò nelle grazie di Ginevra Sforza, moglie di Giovanni II di Bentivoglio, al punto da esser einvitata a Mantova per curare la di lei figlioletta, Laura. Si creò un clima di pace in casa, che fu interrotto dalla congiura dei Malvezzi. Essi avevano tramato per uccidere i Bentivoglio e riconquistare Bologna. Giovanni scoprì la congiura e si vendicò, speditamente. Il clima a corte rimase tesissimo e il popolo mormorava che lui stesso non aveva tempra, ma che si facesse condizionare e plagiare da Gentile e Ginevra. La figura di Gentile, a questo punto, divenne molto scomoda, tanto che, per accontentare il popolo e accattivarsi la benevolenza del Pontefice, giovanni levò la protezione alla donna, poiché si persuase che le sue magie fossero veramente pericolose. Egli trovò il modo per liberarsi di lei, consegnandola al tribunale dell’Inquisizione con l’accusa di stregoneria, ignobile, diabolica e maledetta. La sua accusa fu quella di utilizzare i suoi poteri contro i membri della classe dirigente bolognese. Il processo di svolse in San Petronio, dove sotto tortura confessò terribili colpe esercitate per oltre vent’anni, a contatto con Lucifero stesso. Furono trovate polveri magiche (che prelevava dai defunti) e oggetti sacri con i quali celebrava messe nere ed esercitava i suoi poteri magici. Fu consegnata dall’Inquisizione al braccio secolare e messa al rogo in piazza San Domenico. Il boia, mastro Giacomo, legò la strega e fu messa al rogo insieme a polvere da sparo, per accreditare ancora meglio il suo legame con i demoni. Per questo, Gentile, venne soprannominata “strega henormissima”.

brododiserpe2012saaTerza tappa: LA TERIACA, PANACEA DI TUTTI I MALI…
Nel II secolo, si diffuse la teriaca, un farmaco inventato da Galeno che conteneva, tra gli altri ingredienti, dosi elevate di oppio. Galeno si trasferì dalla Grecia a Roma, nel 163 d.C. La sua opera univa conoscenze antiche a quelle esoteriche. La sua teriaca comprendeva meno di settanta ingredienti e divenne un famoso rimedio (nato su base alchemica), considerato la panacea universale. Utilizzato, in prima battuta, contro il morso di animali velenosi. Tra i suoi ingredienti, guarda caso, figurava anche la carne della vipera.
All’origine, in effetti, il termine “teriaca” designava un’intera categoria di farmaci nati per combattere l’avvelenamento. La stessa fu addirittura paragonata alla pietra filosofale degli alchimisti, quindi, in grado di curare tutti i mali. Per questo motivo, Ulisse Aldrovandi la produsse a Bologna nel 1574 nella spezieria del convento di San Salvatore. La chiesa era una delle spezierie cittadine, insieme a quella dell’Archiginnasio, del Meloncello e poche altre. Fu messa a punto all’interno dell’Archiginnasio. La relativa preparazione sottostava a un preciso rituale che, tra l’altro, vi racconteremo.

280020845_10159689865303382_2998308827716236183_nQuarta tappa: ASTRONOMIA E ASTROLOGIA, A BOLOGNA…
Nel XIII secolo l’astrologia fu un’arte apprezzata in Italia. Basti ricordare i legami tra Federico II e Michele Scoto, quelli tra Guido da Montefeltro e Guido Bonatti. Va sottolineato, inoltre, che in quest’epoca l’astrologia aveva molti più legami con il governo della cosa pubblica – i prìncipi, infatti, volevano conoscere la propria “fortuna” – che non con il privato, in particolare con la medicina. Ciò può essere riscontrato dalla lista dei possibili usi di un oroscopo, così come risulta dai trattati di Guido Bonatti e di Bartolomeo da Parma. All’inizio del secolo successivo si registra un diverso atteggiamento. Sia Pietro d’Abano (1250-1315), il famoso professore padovano di Medicina, che Francesco Stabili, meglio noto come Cecco d’Ascoli, mostrano un grandissimo interesse per quella che sarà poi denominata “astrologia medica”. L’astrologia medica includeva l’uso degli oroscopi e questo richiedeva una conoscenza più dettagliata dell’astronomia matematica di quanto non fosse giudicato necessario quando questa disciplina era apprezzata essenzialmente per il suo contenuto culturale, nel contesto delle arti liberali. In particolare era necessario insegnare le procedure per il calcolo delle longitudini dei pianeti e quelle per l’uso dell’astrolabio, il meraviglioso calcolatore analogico che permette di determinare, ad ogni data ora di un qualsiasi giorno dell’anno e senza fatica, le posizioni nel cielo delle stelle, dei pianeti e dell’eclittica e i cui principi di funzionamento, basati sugli sviluppi più avanzati della geometria greca, restavano per i più misteriosi.

195604455_10159050728233382_3920459350651771048_nQuinta tappa: LA DIAVOLESSA DI VIA D’AZEGLIO…
La diavolessa di via d’Azeglio, protettrice dei viandanti in un periodo in cui camminare di notte per le strade bolognesi rappresentava un viaggio pericoloso, è copia di un’altra scultura, uguale, creata dal Giambologna, presso la fontana del Nettuno. Nella tradizione popolare, il diavolo era associato o assimilato ad animali, per lo più come serpente, drago, capra o cane. Poteva assumere anche sembianze umane. Spesso, appariva mostruoso e deforme. Il diavolo, seguendo l’iconografia medievale dei tarocchi, rappresenterebbe il grande caos da cui nasce la vita. È androgino e, nella sua figura, coesistono i contrari, l’alto e il basso, unione del maschile col femminile. Per questo, rappresenta il potere creativo tra uomo e donna, ma anche la dipendenza e la schiavitù dei sensi, quando l’attrazione sensuale divine morbosa. Così, la diavolessa, posta in una posizione d’angolo sui muri, serve a rinfrescare la memoria del peccato.

torre-lambertini-pal.-re-enzo-5e Sesta tappa: TORRE LAMBERTINI E I FANTASMI DI CITTA’…
A Bologna, è la torre dei Lambertini ad aggiudicarsi il premiato sulle apparizioni dei fantasmi. Essa fu incorporata alla residenza del Capitano del Popolo, sul lato che guarda via degli Orefici. Sembra avere ospitato il più antico orologio pubblico della città. La leggenda vuole che, questa torre sia tuttora abitata dalle presenze della famiglia Lambertini, che a volte, si incontrano con i capitani del Popolo, usurpatori dell’antica residenza e con i fantasmi delle donne rinchiuse in essa, quando fu carcere femminile. Fu il cardinal Prospero della famiglia Lambertini, poi divenuto papa Benedetto XIV a descrivere, per la prima volta, i fenomeni paranormali nel suo testo di parapsicologia.

Schermata 2021-11-04 alle 19.21.00Settima tappa: ARCHIGINNASIO, CON LE PRIME DISSEZIONI SUI CADAVERI E IL TEATRO ANATOMICO…
La sala, chiamata Teatro per la caratteristica forma ad anfiteatro, fu progettata nel 1637 per le lezioni anatomiche dall’architetto bolognese Antonio Paolucci detto il Levanti, scolaro dei Carracci.
Venne rivestita in legno d’abete e decorata con due ordini di statue raffiguranti in basso dodici celebri medici (Ippocrate, Galeno, Fabrizio Bartoletti, Girolamo Sbaraglia, Marcello Malpighi, Carlo Fracassati, Mondino de’ Liuzzi, Bartolomeo da Varignana, Pietro d’Argelata, Costanzo Varolio, Giulio Cesare Aranzio, Gaspare Tagliacozzi) e in alto venti dei più famosi anatomisti dello Studio bolognese. La cattedra del lettore, che sovrasta quella del dimostratore, è fiancheggiata da due statue dette “Spellati”, scolpite nel 1734 su disegno di Ercole Lelli, che servivano a visualizzare il corpo umano, come un libro aperto. Sopra al baldacchino una figura femminile seduta, allegoria dell’Anatomia, riceve come omaggio da un putto alato non un fiore, ma un femore.

Schermata 2021-11-04 alle 19.54.24Ottava tappa: SAN PROCOLO E I FUNERALI DELLA CHIAROVEGGENTE, ANNA BONAZINGA D’AMICO…
A partire dal 1860, Anna Bonazinga d’Amico, esercita presso il frequentatissimo “gabinetto medico-magnetico, di via Solferino n. 15. Le cronache dell’epoca raccontano della presunta capacità della chiaroveggente di indirizzare i flussi energetici attraverso le proprie mani, per guarire le persone malate. Per usufruire delle consultazioni di Anna era sufficiente inviare una lettera contenente i sintomi della persona malata, insieme a due capelli e un compenso di 3,20 lire. Molto partecipate erano anche le sue celebri “serate magnetiche”, che prevedevano esibizioni di sonnambulismo. Nonostante queste pratiche fossero avversate dalla Chiesa, a Bologna, Anna era una figura molto amata. Le venne, infatti, celebrato il funerale solenne, presso la chiesa di San Procolo e dedicati ben due monumenti in Certosa. Anna Bonazinga, donna dell’Ottocento, che nel suo campo è stata un’autorità molto stimata, ci restituisce il ritratto di una Bologna incuriosita dal mistero.


Ore 16seconda tappaIl Tribunale dell’Inquisizione della Basilica di San Domenico
San DomenicoLa Basilica e il Tribunale dell’Inquisizione

IMG20230402162416Un gioiello d’arte e di storia, uno dei complessi più importanti di Bologna. Si trova qui la celeberrima Arca di San Domenico, capolavoroIMG20230402165859 universale di scultura che conserva le spoglie di san Domenico di Guzman: realizzata da Nicola Pisano e allievi, la parte superiore è opera di Nicolò dell’Arca, mentre tre delle statue sono opera giovanile di Michelangelo. Il monumentale coro intarsiato – un tempo chiamato l’ottava meraviglia del mondo – è un capolavoro per la finezza dell’intarsio ligneo. Ma la visita non si ferma alla Basilica: vedremo, infatti, il Tribunale dell’Inquisizione! 

Nel 1233 a Bologna fu istituito presso il convento di san Domenico il tribunale dell’inquisizione. Fu uno dei più violenti dell’epoca, specie nella caccia alle streghe. Le bolognesi condannate per stregoneria erano per lo più astrologhe, erboriste, prostitute.
Secondo le confessioni ottenute dall’inquisizione le streghe si radunavano per il sabba nei boschi vicino a Paderno volandovi su scope o bastoni, però bisogna considerare che allora nel bolognese era molto diffusa la coltivazione della canapa e presso i contadini si era soliti mangiare quello che si produceva e pertanto erano molto usate 3235a-aricette a base di canapa che procuravano allucinazioni da cui tali confessioni.

Il tribunale dell’inquisizione non lasciava scampo alle sue vittime, gli avvocati non erano disposti ad occuparsi della difesa degli inquisiti per non rendersi invisi, se gli indagati resistevano alla tortura senza confessare era una prova di colpevolezza poiché era il diavolo che li rendeva insensibili al dolore. Appena eseguita la sentenza si provvedeva al sequestro dei beni del condannato che venivano suddivisi in tre parti, una per il comune, una per l’inquisitore ed una per l’accusatore. Ciò portava ad aumentare il numero di sentenze in periodi di crisi economiche.


L’evento, che si terrà domenica, 12 novembre 2023 (con punto di ritrovo in piazza Galvani, sotto alla statua dello scienziato), partirà alle 15, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle 17:15. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della visita guidata (con accoglienza + guida turistica + ingresso esclusivo presso il Tribunale dell’Inquisizione della Basilica di San Domenico + radio guide):  22,00.
Sconto di € 2,00 per gli over 60.
Consigliate, scarpe comode.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 19 novembre 2023, ore 15: “Fino all’ultimo mistero”. La Certosa e i suoi lati inediti. Aneddoti e vicende storiche, collegati al mondo dell’esoterismo e dell’arcano…

ultimo_mistero_certosa2023A Bologna, nessun luogo è come il Cimitero Monumentale. Un museo a cielo aperto, il quale raccoglie in sé una moltitudine di storie, un repertorio straordinario di arte funeraria che ancora oggi possiamo ammirare e vicende storiche, collegate al mondo dell’esoterismo e dell’arcano…

21951002_10155499816878382_6050657294576888926_oIn un passato non troppo antico, divenne un luogo dove passeggiare la domenica per scoprire le novità artistiche del momento e la meta imprescindibile per visitatori come Lord Byron e Charles Dickens, trasformandosi nel repertorio straordinario di arte funeraria, famoso in tutta Europa.

Si passa dalle tombe del primo Ottocento, quasi prive di simboli religiosi, a sepolture eccentriche in stile Retour d’Egypte, passando per il Liberty, fino a sepolture ove non mancano aspetti esoterici e massonici…

edfIl cimitero della Certosa di Bologna venne fondato nel 1801 riutilizzando le strutture del convento certosino edificato a partire dal 1334 e soppresso nel 1796. La chiesa di san Girolamo è testimonianza intatta della ricchezza perduta del convento. Alle pareti spicca il grande ciclo di dipinti dedicati alla vita di Cristo, realizzato dai principali pittori bolognesi della metà del XVII secolo. Fulcro del cimitero è il Chiostro Terzo, riflesso fedele della cultura neoclassica locale dove, alle iniziali tombe dipinte, si sostituirono poi opere in stucco e scagliola e – a partire dalla metà dell’Ottocento – in marmo e bronzo. Il complesso nel corso dei secoli è il risultato di una articolata stratificazione di logge, chiostri ed edifici che vanno dal XV secolo ad oggi, che man mano assumono caratteri di progressivaIMG20220626165312 ampiezza e monumentalità. All’interno si conserva un vastissimo patrimonio di pitture e sculture realizzate da quasi tutti gli artisti bolognesi attivi nel XIX e XX secolo, testimonianza delle complesse vicende artistiche, storiche e intellettuali di Bologna, cui si sono aggiunte in anni recenti alcuni interventi di artisti contemporanei. Notevoli le presenze artistiche ottocentesche ‘forestiere’, vero banco di confronto e stimolo per gli artisti locali.

IMG20220626170223Nel cimitero sono ospitate alcune figure importanti per la storia locale e nazionale, tra cui lo statista Marco Minghetti; i pittori Giorgio Morandi e Bruno Saetti; il premio Nobel per la letteratura Giosue Carducci e lo scrittore Riccardo Bacchelli; il cantante d’opera Carlo Broschi detto Farinelli, il compositore Ottorino Respighi e il cantante Lucio Dalla; il generale Giuseppe Grabinski e il primo ministro Taddeo Matuszevic, polacchi; i fondatori delle aziende Maserati, Ducati e Weber e della casa editrice Zanichelli. La Certosa è stata perIMG20220918105456 tutto l’Ottocento meta privilegiata del visitatore a Bologna. Lord Byron, Jules Janin, Charles Dickens e Theodor Mommsen hanno lasciato traccia scritta della loro passeggiata nel cimitero.

Dal 2021 la Certosa di Bologna è Patrimonio dell’Umanità UNESCO nell’ambito del progetto “Portici di Bologna”.

279016556_10159668925043382_6800754597701384473_n Il cimitero fu inaugurato con l’intenzione di farne il luogo dove esaltare il contributo deiIMG20230506154119 cittadini rispetto alle glorieIl cimitero comunale fu istituito nel 1801 riutilizzando le preesistenti strutture della Certosa di San Girolamo di Casara, fondata a metà del Trecento, soppressa nel 1797 da Napoleone, e di cui è sopravvissuta la Chiesa di San Girolamo. La forte passione della nobiltà e della borghesia per la costruzione dei sepolcri familiari trasformò la Certosa in un vero e proprio “museo all’aria aperta”, tappa del grand tour italiano: la visitarono Chateaubriand, Byron, Dickens, Mommsen, Stendhal. In particolare il Chiostro Terzo (o della Cappella) è un ciclo notevole di ispirazione neoclassica e simbologia illuministica; uniche forse nel mondo sono le tombe dipinte a tempera e quelle realizzate in stucco e scagliola. Il cimitero ha subito un forte ampliamento dagli anni cinquanta in poi. Nel 2007 la sala del Pantheon, dagli anni novanta del Novecento già destinata ai riti laici, diventa una sala del Commiato per chiunque intenda usufruire di un periodo di raccoglimento prima del rito; il nuovo allestimento è ad opera dell’artista Flavio Favelli. La chiesa, non parrocchiale, è da diversi anni gestita dalla comunità dei passionisti.

IMG20230326154354Un ruolo decisivo nel fascino che distingue la Certosa di Bologna dagli altri cimiteri monumentali europei deriva dalla complessa articolazione degli spazi. Dall’originario nucleo conventuale si diramano logge, sale e porticati che ricreano scorci e ambienti che rimandano alla città dei “vivi”. Anche il porticato ad archi, presente all’entrata est del cimitero, che si congiunge (salvo una brevissima soluzione di continuità) con quello che conduce al santuario della Madonna di San Luca posta sul colle della Guardia, vuole significare una continuità fra la necropoli e la città dei vivi.


L’evento, che si terrà domenica, 19 novembre 2023 (con punto di ritrovo sotto al portico, a ridosso della chiesa di San Girolamo, ingresso da viale Gandhi), partirà alle 15, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle 17. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della visita guidata (con accoglienza + guida turistica + radio guide):  22,00.
Sconto di € 2,00 per gli over 60.
Consigliate, scarpe comode.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.

Casalecchio di Reno (BO), 18 novembre 2023, ore 11: La Chiusa e i suoi misteri. Apertura, in esclusiva, della più antica opera di meccanica idraulica del mondo, ancora oggi utilizzata…

chiusa_casalecchio_2022La visita vi darà la possibilità di esplorare un sito normalmente non accessibile al pubblico, la cui storia attraversa i secoli…

Quando parliamo della Chiusa di Casalecchio di Reno, non stiamo parlando di una normale opera di ingegneria idraulica, come ne possiamo trovare tante nel nostro paese, ma della più antica opera di meccanica idraulica del mondo, ancora oggi utilizzata in maniera continua ed ininterrotta…

La Chiusa di Casalecchio è uno sbarramento artificiale realizzato a metà del XIV secolo lungo il corso del fiume Reno che consente di derivare una parte delle acque del fiume per sfruttarle artificialmente attraverso un canale eponimo (il canale di Reno), il quale ha contribuito in larga parte alle fortune economiche e alla difesa idraulica della città di Bologna dal medioevo fino ai giorni nostri.

Nell’antichità questo sbarramento e deviazione del fiume Reno fece le fortune della città di Bologna prima e dell’agricoltura poi, fornendo alla città e alla campagna sia una inesauribile fonte energetica, sia  una buona quantità d’acqua per l’irrigazione dei campi. Ma facciamo un passo indietro. La Chiusa di Casalecchio di Reno anticamente aveva una doppia funzione, serviva infatti sia come regolazione delle bizzarre e capricciose acque del fiume, spesso soggetto a piene improvvise e repentine secche, sia come opera idraulica che piegava il corso d’acqua agli usi della città di Bologna. Un canale infatti deviava parte della portata del Reno nella città felsinea che tra salti d’acqua, porti e canalizzazioni, era riuscita nel tempo a sfruttare la forza dell’acqua per azionare i marchingegni e gli argani idraulici degli opifici cittadini. A cavallo del Medioevo, quindi, Bologna poteva assomigliare ad una piccola Venezia, piena di canalizzazioni (pare fossero circa 86) che riuscivano a portare l’acqua del canale proveniente dal Reno in molte delle vie cittadine. Le prime testimonianze della realizzazione dell’opera sono datate intorno all’anno Mille. A quel tempo Bologna già sfruttava in parte l’acqua proveniente da alcuni rii cittadini, ma i commerci e la navigazione avevano bisogno per svilupparsi di un flusso d’acqua  costante, che fosse in grado con la sua portata di azionare i pesanti argani e mulini delle industrie cittadine. Fu così deciso di intraprendere questa imponente opera di deviazione del fiume attraverso un minuzioso piano di organizzazione delle risorse idriche che farebbe invidia ancora oggi per la precisione e dovizia con cui venivano sfruttate le preziose acque del Reno.

Nel tempo i canali bolognesi e la Chiusa di Casalecchio vennero spesso ristrutturati e ammodernati, o semplicemente riparati a causa di qualche piena del fiume, tanto che oggi si può affermare che il sistema idraulico bolognese è stato un millenario “lavori in corso” in cui l’uomo e la natura si sono fronteggiati in una lotta acerrima: l’uomo cercando di “educare” ai propri scopi la forza del fiume, mentre la Natura riprendendosi, ogni volta che poteva, il terreno sottrattole.
Nel tempo quindi questa imponente opera di ingegneria si è arricchita e migliorata, ha subito danni e distruzioni catastrofiche, ma non ha mai smesso di essere quella cerniera che ha sempre collegato la città di Bologna all’ambiente circostante, rendendola dipendente da questo.

Oggi la chiusa è visitabile ed è inserita all’interno di un area naturale molto vasta, tanto che molti abitanti della zona la sfruttano d’estate come luogo di relax, di pesca o per qualche bagno refrigerante. A dire il vero i popolani locali hanno sempre avuto l’abitudine di nuotare sia nel Reno, che nei canali bolognesi, cosa che ha suscitato spesso le ire delle autorità cittadine per lo scarso rispetto dei costumi morali della popolazione.

218403745_10159151868963382_4292190569817895644_nPer questa sua estrema importanza nel sistema economico della zona sulla Chiusa del Reno sono cresciuti miti e leggende, come il mito di un fantasma di colore rosso che si aggirerebbe tra i ballatoi durante la notte o come la leggenda di un tesoro nascosto in uno degli innumerevoli e millenari interventi di riparazione. In un epoca in cui non esistevano le energie fossili, la Chiusa sul Reno di Casalecchio, quindi, fu e rimane tutt’ora uno strumento di produzione energetica e uno strumento cui l’antica cittadinanza della zona intese il suo rapporto con il territorio, un mezzo per uno sviluppo economico più celere e una importante opera di regolazione dell’igiene pubblica. Visitare la chiusa oggi è allora un modo per apprezzare l’ingegneria umana, ma soprattutto è un modo per affrontare, valutare e riflettere sul rapporto tra l’uomo, l’ambiente e sulla cura e manutenzione di questo, come unico mezzo per controllare le forze naturali e piegarle al servizio umano nel modo più armonioso e sostenibile possibile.

20170301_155330La Chiusa e le opere idrauliche ad essa collegate sono espressione di una tecnologia paleoindustriale di grande impatto monumentale e paesaggistico e vanno considerate come uno dei siti di “archeologia delle acque” più interessanti e significativi d’Europa. Nel 2000 il sito ha ottenuto il riconoscimento UNESCO di “Patrimonio messaggero di una cultura di pace a favore dei giovani”. La visita vi darà la possibilità di esplorare un sito storico-tecnico normalmente non accessibile al pubblico, la cui storia attraversa i secoli dal Duecento fino ad oggi. Sospesi tra il fiume e il canale e circondati dal paesaggio del Parco della Chiusa, percorrerete il camminamento costruito nel XVI secolo, il cui progetto è stato attribuito Copertina_Foto di Paolo Cortesi 3al genio di Jacopo Barozzi, detto il Vignola, forse l’architetto più noto e più rappresentativo del tardo Rinascimento. Ammirerete la monumentale opera idraulica, il cui scivolo è lungo m 160 e largo m 35, con un dislivello di m 8, e scoprirete l’importanza funzionale ancora attuale della Chiusa, le cui conservazione e manutenzione sono curate dall’antico Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno.

Il sito è un luogo d’interesse storico, tecnico e paesaggistico, riuniti in un’unica passeggiata guidata da personale del Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno.

Consigliate scarpe comode. I bambini piccoli devono, obbligatoriamente, essere tenuti per mano.


L’evento, che si terrà sabato, 18 novembre 2023 (con punto di ritrovo davanti all’ingresso principale, via Porrettana n. 187, Casalecchio di Reno – Bologna), partirà alle ore 11, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora e mezza. 

Costo della visita guidata (con ingresso esclusivo + guida turistica + radio guide):  25,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 14 ottobre 2023, ore 11 e 14: Esplorazioni urbane. Alla scoperta delle vie d’acqua, con straordinaria discesa nel canale di Reno, in secca manutentiva, annuale, con caschetto e stivaloni, in sotterranea…

esplorazioniurbane_BOLOGNA_2023Alla scoperta delle vie d’acqua, con straordinaria discesa, partendo dal Guazzatoio. per guadare il Canale di Reno, in secca manutentiva, annuale, con stivali e caschetto, alla scoperta della storia che scorre sotto la città…

Il Canale di Reno (ciò che, solitamente, potete ammirare dalla finestrella di via Piella e da via Malcontenti, una volta l’anno, è in secca, per via della relativa manutenzione ordinaria. E sarà proprio in quella occasione che lo percorreremo a piedi, con casco e stivaloni, in un’occasione senza precedenti…

IMG20221022120557Bologna nasconde un complesso reticolo di circa 60 km di vie d’acqua, soltanto in parte visibile. Fin dal XII secolo, la città si dota di un sistema idraulico artificiale, composto da chiuse, canali e condutture sotterranee che distribuivano l’acqua, utilizzata, prevalentemente come fonte di energia per le attività produttive. Sotto Bologna esisteIMG20221022113119 una piccola Venezia, una fittissima ragnatela di canali e di torrenti con gli approdi, le chiuse e le antiche vestigia del sistema idraulico che nel passato favorì lo sviluppo dei traffici e dei trasporti fino al Po e, di qui, all’Adriatico e a Venezia…

Ogni anno inizia, con l’abbassamento della paratìa alla Chiusa di Casalecchio, l’operazione “secca manutentiva” del Canale di Reno. Per circa un mese i corsi d’acqua alimentati dal Reno che irrorano la città verranno asciugati.

Tecnicamente, il Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno interrompe l’alimentazione dell’antica via d’acqua della città di Bologna, al fine di poter avviare i lavori di manutenzione utili per far fronte alla necessità determinata dalle piogge e nevicate del periodo invernale. Sfalcio del verde, sistemazione degli argini, manutenzione edile e verifica degli impianti di regolazione. Fondamentali attività che, al verificarsi di piene, potrebbero creare danni al territorio. La secca durerà fino a metà novembre, circa.

Durante la “secca’, per proteggere e salvaguardare il patrimonio naturale, i pesci rimasti intrappolati dall’improvvisa assenza di acqua verranno prelevati e portati nell’alveo del Reno. Per quattro settimane le squadre di manutenzione saranno all’opera e ai cittadini si offrirà uno sguardo inconsueto sui canali.

248398969_10159339651143382_6406376243131544862_nCANALE DELLE MOLINE: APERTURA ESCLUSIVA DEL GUAZZATOIO, DURANTE LA SECCA MANUTENTIVA, CON STIVALI E CASCHETTO (UNA PARTE DEL TOUR SARA’ SOTTERRANEA)
Ogni anno, per circa tre settimane, viene eseguita la secca manutentiva” del sistema dei canali cittadini, ovv248766430_10159339649993382_5416483848812937453_nero, l’interruzione dell’alimentazione delle antiche vie d’acqua della città di Bologna per poter realizzare i lavori di manutenzione. Con la mancanza d’acqua nel Canale di Renovi porteremo a percorrere il suo letto, a piedi, con caschetto e stivaloni (non forniti), passando sotto a ponti e vie inaccessibili, assolutamente chiuse al pubblico, nel tratto che parte da via Malcontenti e arriva a ridosso della “Pioggia”.


L’evento, che si terrà sabato, 14 ottobre 2023 (con punto di ritrovo presso il Guazzatoio, via Augusto Righi n. 1, Bologna), partirà alle ore 11 e alle ore 14, con la responsabile didattica di Canali di Bologna e si concluderà dopo un’ora e trenta. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (con accoglienza + guida turistica + radio guide + INGRESSO STRAORDINARIO NEL CANALE DELLE MOLINE, DA VIA MALCONTENTI A VIA OBERDAN, CON CASCHETTO, FORNITO):  32,00.
Sconto di € 2,00 per i ragazzi e per gli over 60.

OBBLIGATORI: STIVALI DI GOMMA O SCARPE DA TREKKEING, ALTE, NON FORNITI.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.

Bologna, 18 novembre 2023, ore 15:30: Acque nascoste in città. Alla ricerca di canali e condutture sotterranee, con straordinaria discesa nel Guazzatoio…

acquenascoste_BOLOGNAAlla scoperta di una fittissima ragnatela di canali e torrenti, che nel passato favorì lo sviluppo dei traffici e dei trasporti fino al Po…

Bologna nasconde un complesso reticolo di circa 60 km di vie d’acqua, soltanto in parte visibile. Fin dal XII secolo la città si dota di un sistema idraulico artificiale composto da chiuse, canali e condutture sotterranee che distribuivano l’acqua, utilizzata prevalentemente come fonte di energia per le attività produttive.


Forse non lo sapevate, ma sotto Bologna esiste una piccola Venezia. La città felsinea nasconde sotto le proprie strade una fittissima ragnatela di canali e di torrenti con gli approdi, le chiuse e le antiche vestigia del sistema idraulico che nel passato favorì lo sviluppo dei traffici e dei trasporti fino al Po e, di qui, all’Adriatico e a Venezia…

canale-reno-bologna-wellness-delle-acque-la-grada-700x400CANALE DI RENO: GRADA…
In seguito ad accordi con alcuni privati, nel 1208 il Comune di Bologna fece costruire una nuova chiusa sul fiume Reno a Casalecchio e un canale che entrava in città alla Grada. Il nome si riferisce alle due grate di ferro, tuttora visibili, usate per fermare i rami e le frasche trasportate dalla corrente e per impedire introduzioni clandestine di merci e di persone all’interno della cinta muraria. Il canale di Reno alimentava diverse lavorazioni.

bologna-wellness-delle-acque-lavandaia-nuda-700x400MONUMENTO ALLA LAVANDAIA…
All’incrocio tra via della Grada e via San Felice una statua (a dire il vero molto controversa data l’immagine alquanto succinta e non ritenuta rispettosa) ricorda per sempre il lavoro durissimo della lavandaie di Bologna.

cavaticcioCANALE NAVILE: CAVATICCIO…
All’incrocio fra le attuali vie Riva di Reno e Marconi si dirama il Cavaticcio, realizzato riutilizzando, verosimilmente, l’antico corso del Rio Vallescura che scaturiva dai rilievi collinari fra le porte San Mamolo e Saragozza. Il Cavaticcio alimentava il canale navigabile, chiamato Navile. Lungo il primo tratto del Cavaticcio, caratterizzato da una notevole pendenza, erano distribuite alcune cartiere e segherie per legname, la prima delle quali fu edificata nel 1347.

bologna_salara_arcigayCANALE NAVILE: EX AREA PORTUALE…
Dalla metà del XVI secolo questa area era occupata dal porto cittadino, progettato da Iacopo Barozzi detto il Vignola. Qui iniziava il canale Navile che, alimentato dal Cavaticcio, consentiva di navigare fino a Ferrara e Venezia. L’area portuale era dotata di diverse infrastrutture, fra le quali la settecentesca Salara, ancora visibile sulla destra, utilizzata per il deposito del sale. Con l’abbandono dei trasporti via acqua il complesso portuale venne completamente disattivato fra il 1934 e il 1935.

14736811090_cea3f5d0fe_bCANALE DI RENO: APERTURA ESCLUSIVA DEL GUAZZATOIO (CON DISCESA A RIDOSSO DEL CANALE RENO)…
Lo scivolo scendeva a un guazzatoio destinato all’abbeveraggio e al lavaggio degli equini e dei bovini, realizzato nel canale di Reno nel 1219, anno in cui venne aperta la piazza del Mercato (attuale piazza VIII Agosto).

canale delle moline a bologna CANALE DI RENO: VIA PIELLA, AFFACCIO SUL CANALE…
Scampato alle coperture attuate fra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento, questo tratto di canale fungeva da fossato difensivo della seconda cerchia muraria, edificata nell’XI secolo. In passato il canale era fornito di lavatoi privati a ponte levatoio, costituiti da tavolati di legno sospesi sul livello dell’acqua, e di botti e vasche in cui si calavano le lavandaie per lavare i panni senza bagnarsi.


L’evento, che si terrà sabato, 18 novembre 2023 (con punto di ritrovo, in via della Grada n. 12, Bologna), partirà alle ore 15:30, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà intorno alle 17:30. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (che comprende: ingresso esclusivo al Guazzatoio, meravigliosa location, a ridosso del canale Reno, guida turistica e radio guide):  25,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

Consigliate scarpe comode.

Il tour è a numero chiuso.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…