Bologna, 29 aprile 2023, ore 15: Acque nascoste in città. Alla ricerca di canali e condutture sotterranee, con straordinaria discesa nel Guazzatoio…

acquenascoste_BOLOGNAAlla scoperta di una fittissima ragnatela di canali e torrenti, che nel passato favorì lo sviluppo dei traffici e dei trasporti fino al Po…

Bologna nasconde un complesso reticolo di circa 60 km di vie d’acqua, soltanto in parte visibile. Fin dal XII secolo la città si dota di un sistema idraulico artificiale composto da chiuse, canali e condutture sotterranee che distribuivano l’acqua, utilizzata prevalentemente come fonte di energia per le attività produttive.


Forse non lo sapevate, ma sotto Bologna esiste una piccola Venezia. La città felsinea nasconde sotto le proprie strade una fittissima ragnatela di canali e di torrenti con gli approdi, le chiuse e le antiche vestigia del sistema idraulico che nel passato favorì lo sviluppo dei traffici e dei trasporti fino al Po e, di qui, all’Adriatico e a Venezia…

canale-reno-bologna-wellness-delle-acque-la-grada-700x400CANALE DI RENO: GRADA…
In seguito ad accordi con alcuni privati, nel 1208 il Comune di Bologna fece costruire una nuova chiusa sul fiume Reno a Casalecchio e un canale che entrava in città alla Grada. Il nome si riferisce alle due grate di ferro, tuttora visibili, usate per fermare i rami e le frasche trasportate dalla corrente e per impedire introduzioni clandestine di merci e di persone all’interno della cinta muraria. Il canale di Reno alimentava diverse lavorazioni.

bologna-wellness-delle-acque-lavandaia-nuda-700x400MONUMENTO ALLA LAVANDAIA…
All’incrocio tra via della Grada e via San Felice una statua (a dire il vero molto controversa data l’immagine alquanto succinta e non ritenuta rispettosa) ricorda per sempre il lavoro durissimo della lavandaie di Bologna.

cavaticcioCANALE NAVILE: CAVATICCIO…
All’incrocio fra le attuali vie Riva di Reno e Marconi si dirama il Cavaticcio, realizzato riutilizzando, verosimilmente, l’antico corso del Rio Vallescura che scaturiva dai rilievi collinari fra le porte San Mamolo e Saragozza. Il Cavaticcio alimentava il canale navigabile, chiamato Navile. Lungo il primo tratto del Cavaticcio, caratterizzato da una notevole pendenza, erano distribuite alcune cartiere e segherie per legname, la prima delle quali fu edificata nel 1347.

bologna_salara_arcigayCANALE NAVILE: EX AREA PORTUALE…
Dalla metà del XVI secolo questa area era occupata dal porto cittadino, progettato da Iacopo Barozzi detto il Vignola. Qui iniziava il canale Navile che, alimentato dal Cavaticcio, consentiva di navigare fino a Ferrara e Venezia. L’area portuale era dotata di diverse infrastrutture, fra le quali la settecentesca Salara, ancora visibile sulla destra, utilizzata per il deposito del sale. Con l’abbandono dei trasporti via acqua il complesso portuale venne completamente disattivato fra il 1934 e il 1935.

14736811090_cea3f5d0fe_bCANALE DI RENO: APERTURA ESCLUSIVA DEL GUAZZATOIO (CON DISCESA A RIDOSSO DEL CANALE RENO)…
Lo scivolo scendeva a un guazzatoio destinato all’abbeveraggio e al lavaggio degli equini e dei bovini, realizzato nel canale di Reno nel 1219, anno in cui venne aperta la piazza del Mercato (attuale piazza VIII Agosto).

canale delle moline a bologna CANALE DI RENO: VIA PIELLA, AFFACCIO SUL CANALE…
Scampato alle coperture attuate fra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento, questo tratto di canale fungeva da fossato difensivo della seconda cerchia muraria, edificata nell’XI secolo. In passato il canale era fornito di lavatoi privati a ponte levatoio, costituiti da tavolati di legno sospesi sul livello dell’acqua, e di botti e vasche in cui si calavano le lavandaie per lavare i panni senza bagnarsi.


L’evento, che si terrà sabato, 29 aprile 2023 (con punto di ritrovo davanti all’ingresso del Guazzatoio, via Augusto Righi n. 1, Bologna), partirà alle ore 15, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà intorno alle 17. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (che comprende: ingresso esclusivo al Guazzatoio, meravigliosa location, a ridosso del canale Reno, guida turistica e radio guide):  25,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

Consigliate scarpe comode.

Il tour è a numero chiuso.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Santarcangelo di Romagna (RN), 16 aprile 2023, ore 10: “Tutti giù per terra”. Viaggio nella città sotterranea e nel borgo medievale…

Nel sottosuolo di Santarcangelo di Romagna, c’è una storia sotterranea e misteriosa, dove cavità, pozzi, cunicoli e gallerie, costituiscono una città sotterranea, ai più ancora sconosciuta…

sant_copertina“Tutti giù per terra” è un viaggio. Un viaggio misterioso ed emozionante. Una Santarcangelo d’altri tempi. Un sottosuolo ricco di vicende storiche, dove esistono suggestioni e sensazioni uniche, in un mondo sotterraneo, isolato nella sua quiete millenaria.

Un tour davvero singolare, che partirà dalla città sotterranea e arriverà all’antico borgo medievale. Una visita guidata dall’atmosfera suggestiva e indimenticabile.

grotte01-bigPrima tappa: GLI IPOGEI…
Gli ipogei di Santarcangelo, erroneamente definiti tufacei, sono circa 150, scavati nell’arenaria e nell’argilla. Situati nella parte orientale del colle Giove, sono disposti su tre piani. Vengono distinti in “grotte a struttura semplice“ ed altre a “struttura complessa”. I primi presentano solitamente un corridoio con nicchie laterali a pettine e copertura a botte o crociera; i secondi, complessivamente cinque, sono caratterizzati invece da una struttura molto più articolata. Se per i primi si è ipotizzato un uso pratico (depositi, cantine per la conservazione del nostro Sangiovese, grazie ad una temperatura costante di 12/13 gradi), per i secondi non si esclude, invece, una finalità cultuale. ipogei (58)Gli studiosi, a tale proposito, avanzano numerose ipotesi: tombe etrusche, grotte paleocristiane, sacelli per il culto orientale del Dio Mitra, basilichette di monaci Basiliani. Tuttora è un vero mistero! Sappiamo invece con certezza che, indipendentemente dalla loro origine, sono stati ottimi rifugi per gli abitanti della città durante la seconda guerra mondiale, occasione in cui furono messi tutti in comunicazione.

roccaSeconda tappa: ROCCA MALATESTIANA…
Passeggiando in via della Cella, si giunge all’ingresso dell’imponente Rocca, importante baluardo di difesa della famiglia Malatesta. La struttura è caratterizzata da un’alta torre del XIV secolo, così descritta da Cesare Clementini, storico riminese del 1600: “Carlo Malatesta… rizzò da fondamenti una torre, chi’in altezza e beltà superava le più famose e nominate d’Italia e dentro ad essa erano due scale a lumaca per salire e discendere… riputata poco meno che l’ottava meraviglia del mondo”.

porta_campanoneTerza tappa: PORTA DEL CAMPANONE VECCHIO…
Costituisce il più antico accesso della prima fortificazione sorta sul colle Giove. Era sormontata da una torre campanaria fino al 1880 circa, periodo in cui la popolazione, suo malgrado, decise di abbatterla poiché fatiscente. Sono ancora visibili i resti della prima cinta muraria in prossimità della porta, attraversata la quale si compie un viaggio indietro nel tempo. Piccole casette colorate, bastioni e torri caratterizzano le viuzze del borgo antico, giardini pensili e terrazzi adornati con ulivi e fiori invitano il visitatore a soffermarsi un attimo, assorto nella loro contemplazione, inebriato dai mille colori e dagli intensi profumi.

porta_cerveseQuarta tappa: PORTA CERVESE…
Conosciuta anche come “Porta del Sale”, costituisce l’unico accesso rimasto della seconda cinta muraria della città (in passato erano 4). Costruita dalla famiglia Malatesta, è così denominata poiché immette sulla via che in passato collegava Santarcangelo con Cervia, città nota soprattutto per le numerose saline. Munita in origine di un ponte levatoio, mostra tuttora traccia delle corsie per lo scorrimento degli assi.

campanone Quinta tappa: CAMPANONE
Si erge maestoso (25 metri di altezza) nel cuore del borgo medievale, in piazzetta Galassi; è forse il monumento più identificativo della città. Costruito nel 1893, in stile neogotico con merlatura in alto e coronato dall’immagine di San Michele Arcangelo in ferro battuto a mano indicante la direzione del vento. Il suo profilo ha ispirato numerosi artisti della città ed ha costituito inoltre lo scenario ideale per gli spettacoli più suggestivi del Festival dei Teatri.


L’evento, che si terrà domenica, 16 aprile 2023 (con punto di ritrovo in via Cesare Battisti n. 5, davanti allo IAT di Santarcangelo di Romagna), partirà alle 10, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle 12. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (con ingresso esclusivo presso gli Ipogei + guida turistica + radio guide):  22,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 26 marzo 2023, ore 15: Misteri occulti in Certosa. I simbolismi segreti, collegati al mondo dell’esoterismo e dell’arcano…

misteri_occulti_certosaA Bologna, nessun luogo è come il cimitero monumentale, il quale raccoglie in sé una moltitudine di storie legate al mondo dell’esoterismo e dell’arcano…

Misteri occulti in Certosa è un percorso, all’interno della Certosa di Bologna, tra monumenti e leggende, per evocare storie fantastiche di spiriti, luci misteriose, simboli millenari e la presenza di alcune personalità bolognesi legate al mondo dell’occulto.


Schermata 2020-06-11 alle 17.46.32Nell’universo simbolico della Certosa non mancano aspetti esoterici e massonici. Basti ricordare la presenza di sfingi, ma anche lucerne, caducei e il più conosciuto simbolo dell’eternità: il serpente che divora la propria coda. La stessa storia del luogo registra, inoltre, molti episodi di fantasmi e di storie fantastiche, di morti che si rivolgono ai vivi attraverso i monumenti e i loro spiriti… 

04sgirolamonavataIl cimitero monumentale della Certosa di Bologna si trova appena fuori dal cerchio delle mura della città, vicino allo stadio Renato Dall’Ara, ai piedi del colle della Guardia dove si trova il santuario della Madonna di San Luca.

Nell’immaginario comune i cimiteri sono legati al ricordo degli affetti familiari, luoghi d’arte e memoria collettiva; ma anche al mistero della morte e della perdita, alla notte, a ciò che potrebbe esserci dopo la vita terrena. Il Cimitero della Certosa, fin dalla 75040689_2534062723297643_4783526259781009408_osua fondazione avvenuta nel 1801, fu di ispirazione per componimenti poetici e letterari. Nei ricordi di molti personaggi (noti e meno noti) che hanno lasciato traccia scritta della propria visita alla Certosa, non mancano riferimenti a storie bizzarre, leggende misteriose, pratiche inconsuete.

Il cimitero comunale fu istituito nel 1801 riutilizzando le preesistenti strutture della Certosa di San Girolamo di Casara, fondata a metà del Trecento, soppressa nel 1797 da Napoleone, e di cui è sopravvissuta la Chiesa di San Girolamo. La forte passione della nobiltà e della borghesia per la costruzione dei sepolcri familiari trasformò la Certosa in un vero e proprio “museo all’aria aperta”, tappa del grand tour italiano75233325_2533982316639017_5282704749244710912_o: la visitarono Chateaubriand, Byron, Dickens, Mommsen, Stendhal. In particolare il Chiostro Terzo (o della Cappella) è un ciclo notevole di ispirazione neoclassica e simbologia illuministica; uniche forse nel mondo sono le tombe dipinte a tempera e quelle realizzate in stucco e scagliola. Il cimitero ha subito un forte ampliamento dagli anni cinquanta in poi. Nel 2007 la sala del Pantheon, dagli anni novanta del Novecento già destinata ai riti laici, diventa una sala del Commiato per chiunque intenda usufruire di un periodo di raccoglimento prima del rito; il nuovo allestimento è ad opera dell’artista Flavio Favelli. La chiesa, non78168106_2538952756141973_4769254843665612800_o parrocchiale, è da diversi anni gestita dalla comunità dei passionisti.

Un ruolo decisivo nel fascino che distingue la Certosa di Bologna dagli altri cimiteri monumentali europei deriva dalla complessa articolazione degli spazi. Dall’originario nucleo conventuale si diramano logge, sale e porticati che ricreano scorci e ambienti che rimandano alla città dei “vivi”. Anche il porticato ad archi, presente all’entrata est del cimitero, che si congiunge (salvo una brevissima soluzione di continuità) con quello che conduce al santuario della Madonna di San Luca posta sul colle della Guardia, vuole r1zzolimagnani-3 significare una continuità fra la necropoli e la città dei vivi.

I ritrovamenti della necropoli etrusca scoperta durante gli scavi archeologici per l’ampliamento del cimitero alla fine dell’Ottocento, sono ora custoditi nel Museo civico archeologico della città. La Certosa di Bologna e il cimitero monumentale rappresentano un vero e proprio museo all’aria aperta, ricco di arte e storia. Basti pensare che già alla fine dell’800 venne ritrovata proprio in questa area una necropoli etrusca. Le 420 tombe rinvenute fecero accorrere studiosi da tutta Europa e oggi sono custodite nel Museo Civico Archeologico.

75576347_2533982493305666_4290147784348139520_oFondato nel 1801, il cimitero sorge sulle strutture del convento certosino edificato a partire dal 1334 e soppresso nel 1796. La ricchezza della chiesa di san Girolamo riesce ancora oggi a farsi testimone della ricchezza perduta del convento. È ancora possibile ammirare il grande ciclo di dipinti dedicati alla vita di Cristo, realizzato dai principali pittori bolognesi della metà del XVII secolo. Il cuore del Cimitero bolognese è il Chiostro Terzo, di gusto neoclassico dove, alle iniziali tombe dipinte, si sono poi sostituite  opere in stucco e scagliola e – a partire dalla metà dell’Ottocento – in marmo e bronzo.

75380423_2533982656638983_7643738341615075328_oAll’interno si conserva un vastissimo patrimonio di pitture e sculture realizzate da quasi tutti gli artisti bolognesi attivi nel XIX e XX secolo, ma non solo, rimangono infatti molte testimonianze di artisti provenienti da lontano. Fra gli scultori di maggior rilievo segnaliamo  Giacomo De Maria, Lorenzo Bartolini, Leonardo Bistolfi, Silverio Montaguti e Giacomo Manzù, mentre tra i pittori Pelagio Pelagi e Pietro Fancelli.

Tra i personaggi illustri ospitati nel cimitero ricordiamo: il premio Nobel per la letteratura Giosuè Carducci  i pittori Giorgio Morandi e Bruno Saetti;  il cantante Lucio Dallai fondatori delle aziende Maserati, Ducati e Weber e della casa editrice Zanichelli.

Nel corso del ‘900 diversi monumenti segnano alcuni passaggi della storia nazionale: l‘Ossario dei caduti della prima guerra mondiale, quello ai caduti fascisti, il Monumento ai caduti in Russia nella seconda guerra mondiale, l’Ossario dei partigiani.


L’evento, che si terrà domenica, 26 marzo 2023 (con punto di ritrovo sotto al portico, a ridosso della chiesa di San Girolamo, ingresso da viale Gandhi), partirà alle 15, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle 16:30. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (con accoglienza + guida turistica + radio guide):  22,00.
Sconto di € 2,00 per gli over 60.
Consigliate, scarpe comode.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.

Bologna, 23 aprile 2023, ore 15: Il labirinto sotterraneo. “Villa Benni” e il suo rifugio antiaereo, a 15 metri nel sottosuolo…

villabenni_2022Alle porte della citta delle Due Torri, è situata “Villa Benni”. Un luogo d’incanto, per il suo parco, la villa e il rifugio antiaereo, sotterraneo…

IMG20221013101754Sede del comando tedesco, durante la seconda guerra mondiale e in stile Liberty, “Villa Benni” fu costruita per volontà di Alfredo Benni, già facoltosoIMG20221013095642 proprietario terriero, nella zona del budriese. A cinque minuti di cammino dal centro di Bologna, conta due ettari e mezzo di verde e un curioso camino rasoterra, che è il primo indizio del rifugio antiaereo, voluto proprio dagli ufficiali nazisti per assicurarsi la massima protezione, in caso di attacco.


IMG20221013101843Cinquantadue scalini (25 metri di lunghezza, totale) portano a una fitta rete di undici gallerie a circa quindici metri sotto il livello del suolo. Manodopera italiana, con una grande quantità di stanze a forme variegate, con numerose funzioni (centrale radio, magazzino delleIMG20221013102112 armi, magazzino viveri, magazzino abbigliamento), assicurava una grande protezione antiaerea, agli ufficiali. Il cunicolo di accesso doveva sempre restare libero, poiché l’aria era fondamentale all’interno delle gallerie. Due ingressi: uno vicino all’accesso principale della villa, IMG20221013102209l’altro, sul retro, con muro anti soffio e un bellissimo arco antiurto, che serviva a spezzare un’eventuale onda d’urto di un ordigno esploso. L’impianto elettrico è originale. Si nota, all’interno del parco, l’affascinante presenza diIMG20221013103419  una “garitta”, costruita per il riparo della sentinella, posta all’entrata secondaria che evoca ingressi di rumorose jeep militari e auto di rappresentanza… 

277535993_444883207434655_2223264304133196438_nAnche se sembra impossibile che un’abitazione a cinque minuti di cammino dal centro di Bologna possa essere circondata da un vero e proprio parco, sarebbe riduttivo definire quello che sta intorno a “Villa Benni”, semplicemente un giardino. Due ettari e mezzo di verde abbracciano la costruzione, con piante tipiche del sottobosco, felci, ciclamini primaverili e invernali e, in un angolo, un curioso caminoIMG20221013095507 rasoterra, che è il primo indizio dell’esistenza del rifugio antiaereo costruito dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Tuie secolari, tigli, Calicantus estivi – quelli che profumano d’aceto e mela – faggi, lecci, ippocampi, cedri del libano, un sorbo, un fico, un albero di rusticani e un’infinita varietà di altre piante costeggiano, scavalcano e si allontanano dal viale che corre – o sarebbe meglio dire, cammina – intorno alla villa, toccando, come ideali tappe di un percorso a metà strada tra la botanica e la storia, le testimonianze di un’epoca bellica che per un certo lasso di tempo è riuscita a colonizzare anche questo angolo sublime alle porte della città delle Due Torri. Villa che è stata IMG_8354-300x200sede del comando tedesco, durante la seconda guerra mondiale. Una villa in stile Liberty, ricca di stile e di bellezze. Situata davanti alla Madonna Grassa che è una statua settecentesca dello scultore Ferreri, ed è una delle stazioni della processione della Madonna di San Luca (è la prima stazione). Via Saragozza è dal 1900 un luogo prestigioso per costruire la propria residenza. La villa è stata costruita nel 1927, per volontà di Alfredo Benni (nasce a Vedrana di Budrio ed era proprietario della tenuta di Mezzolara, proprietà dell’ultima vedova di Napoleone III) che è stato sicuramente uno dei più importanti imprenditori agricoli della prima metà del novecento, nella nostra Regione. Prima di “Villa Benni”, c’erano già degli edifici ed erano casini di caccia, di famiglie bolognesi (sin dal 1400, primi insediamenti). Il progetto è di Bruno Orsoni, architetto molto notoIMG20221013100900 negli anni ’20 a Bologna. Costruita in un periodo post bellico, è un’espressione dell’atmosfera che si viveva a quei tempi (molto agiata). Questa villa ha vissuto un momento cupo, durante il periodo bellico.

La seconda guerra mondiale ha lasciato traccia del suo passaggio in uno dei rifugi meglio conservati della città, costruito in maniera magistrale. È ottimamente conservato. LaIMG20221013100950 particolarità di “Villa Benni” è che è rimasta cristallizzata al 1920. Tutto, anche nell’arredamento, è rimasto collegato a quell’epoca. Anche i radiatori sono rimasti risalenti all’epoca. L’ingresso è molto arioso e ricorda le planimetrie delle ville cinquecentesche bolognesi. La villa ha l’ottagono in ogni suo arredo, come simbolo di vita eterna nel cristianesimo. Questo tipo di simbologia, un tempo, era molto forte. Chi poteva permetterselo cercava di utilizzarli nella propria residenza. La villa è stata voluta per il figlio Aureliano e per la moglie a cui Alfredo era legato. Un simbolo di eternità della famiglia, della sua stirpe. Il parco arriva a noi come è stato pensato nel 1927, escluse le tuie, plurisecolari, che erano già presenti. Moltissima vegetazione, veramente straordinaria, è presente al suo interno. Da un angolo non troppo visibile, al lato dello scalone principale, un piccolo e mimetizzato cancello costituisce l’accesso al rifugio antiaereo, costruito dai nazisti durante la IMG20221013102230seconda guerra mondiale, quando i tedeschi requisirono “Villa Benni” per farne l’Alto Comando a Bologna. Cinquantadue scalini (25 metri di lunghezza, totale) portano a una fitta rete di undici gallerie a circa quindici metri sotto il livello del suolo. L’impianto elettrico è originale. Costruito con manodopera italiana e voluto dai tedeschi. Una grande quantità di stanze a forme variegate, per costituire una forte protezione antiaerea, quindi, portare, agli ufficiali, la massima protezione, possibile. Il cunicolo di accesso doveva essere sempre libero, poiché l’aria era fondamentaleIMG20221013101705 all’interno delle gallerie. Tutto il sistema ha un’ottima ventilazione naturale.

Sono presenti due ingressi (vicino all’ingresso principale della villa, sede degli ufficiali e sul retro, con un bellissimo arco e muro anti soffio, centrale, che doveva spezzare un’eventuale onda d’urto di un ordigno esploso). Le numerose stanze avevano tantissime funzioni: centrale radio, magazzino delle armi, magazzino viveri, abbigliamento e una sorta di sistema molto rudimentale di riscaldamento e ventilazione. C’era anche una “riservetta”, una stanza riservata alle munizioni. Il rifugio è davvero molto grandeIMG20221013101713 e poteva contenere 150/200 persone. Arrivava anche qualche civile, a difendersi dagli attacchi aerei. Una volta, questa zona, si prestava alla costruzione di rifugi in galleria. Per questo, da Porta Saragozza, fino al Meloncello, ne sussistevano dieci. Molto grande l’arco antiurto. Il rifugio non venne mai colpito, fortunatamente. Dalla villaIMG20221013101322 sono passati i tedeschi, gli inglesi, gli americani e, infine, anche gli italiani. C’è un cratere, una grande voragine, all’interno del parco (terreno), dove doveva sorgere una potentissima stazione radio. Gli inglesi la vollero trasformare in una struttura antiatomica, ma non fu mai terminata, fino alla fine del conflitto. È presente anche una “garitta”, costruita per il riparo della sentinella, posta all’entrata secondaria del parco, che evoca ingressi di rumorose jeep militari e auto di rappresentanza a quella che era la sede prescelta per ospitare il comando nazista a Bologna.


L’evento, che si terrà domenica, 23 aprile 2023 (con punto d’incontro davanti all’ingresso principale di Villa Benni, via Saragozza n. 210), partirà alle 15, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora e mezza, circa. 

Costo della visita guidata 25,00.
Sconto di € 2,00 per gli over 60.
Consigliate, scarpe comode.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.

Bologna, 23 aprile 2023, ore 10 e 10:50: I misteri di Ustica. Apertura, in esclusiva, del museo per la Memoria delle 81 vittime della tragedia ancora senza colpevoli, né spiegazioni…

Il DC9 viaggia regolarmente. A bordo, 81 persone (tra cui 11 ragazzi e 2 neonati) perderanno la vita…

ustica_bigVolo Itavia 870, Bologna-Palermo, 27 giugno 1980: il silenzio delle autorità alimenta i sospetti di una collisione, nella tragedia di Ustica. Poi, nessuna indagine, fino al 1986, quando la ricerca della verità si fa urgente.

L’installazione permanente di Christian Boltanski al museo per la Memoria di Ustica, circonda i resti del DC9 abbattuto il 27 giugno 1980, mentre si dirigeva verso l’aeroporto di Palermo. Le 81 vittime della strage sono ricordate attraverso altrettante luci che, dal soffitto del museo, si accendono e si spengono al ritmo di un respiro.

Un tour toccante e suggestivo. Ne racconteremo la storia e le indagini che circondano questa misteriosa vicenda.

ustica1Le indagini procedono a rilento: solo il 16 marzo 1989 il primo collegio peritale, nominato nel novembre 1984 – a quattro anni dalla tragedia -consegna al giudice istruttore Bucarelli la sua relazione. I sei periti che compongono il collegio rilasciano alla stampa una breve dichiarazione: “Tutti gli elementi a disposizione fanno concordemente ritenere che l’incidente occorso al DC9 sia stato causato da un missile esploso in prossimità della zona anteriore dell’aereo. Allo stato odierno mancano elementi sufficienti per precisarne il tipo, la provenienza e l’identità”. Ricevono dal giudice il compito di proseguire le indagini per identificare il tipo di missile, ma le forti pressioni fanno vacillare le iniziali certezze investigative: due periti su sei non sono più certi del missile. Poi, a seguito di uno scontro con l’on. Giuliano Amato, che ha seguito la vicenda come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Bucarelli abbandona l’indagine, che viene affidata al giudice Rosario Priore.

ustica5Con il passare del tempo l’opinione pubblica diventa protagonista di un’ampia mobilitazione che porta il Parlamento ad interessarsi direttamente della vicenda con la Commissione Stragi, presieduta dal compianto senatore Libero Gualtieri, che approva nell’aprile del 1992 una relazione: “per la Commissione è possibile indicare al Parlamento le responsabilità delle istituzioni militari per avere trasformato una ‘normale’ inchiesta sulla perdita di un aereo civile, con tutti i suoi 81 passeggeri, in un insieme di menzogne, di reticenze, di deviazioni, al termine del quale, alle 81 vittime, se ne è aggiunta un’altra: quell’Aeronautica militare che, per quello che ha rappresentato e che rappresenta, non meritava certo di essere trascinata nella sua interezza in questa avventura”.

ustica4Il 15 maggio 1992 i generali, ai vertici dell’Aeronautica all’epoca dei fatti, sono incriminati per alto tradimento, “perché, dopo aver omesso di riferire alle Autorità politiche e a quella giudiziaria le informazioni concernenti la possibile presenza di traffico militare statunitense, la ricerca di mezzi aeronavali statunitensi a partire dal 27 giugno 1980, l’ipotesi di un’esplosione coinvolgente il velivolo e i risultati dell’analisi dei tracciati radar, abusando del proprio ufficio, fornivano alle Autorità politiche informazioni errate.”

Nei primi mesi del 1994 vengono resi noti i risultati delle perizie ordinate dal Giudice Priore. Queste perizie parziali, che dovrebbero essere le fondamenta della perizia conclusiva, escludono che sul DC9 sia esplosa una bomba. Non ci sono tracce di esplosione sui cadaveri, non ci sono segni di “strappi” da esplosione sui metalli, le analisi chimiche non danno spazio all’ipotesi di una bomba e anche gli esperimenti e le simulazioni di scoppio danno risultati negativi. Invece, alla fine del luglio 1994 gli stessi periti si pronunciano per la bomba, anche se poi non sanno dire come era fatta, né dove era collocata. Ma per i PM Coiro, Salvi e Rosselli e lo stesso giudice Priore, “il lavoro dei periti d’ufficio é affetto da tali e tanti vizi di carattere logico, da molteplici contraddizioni e distorsioni del materiale probatorio da renderlo inutilizzabile”. Restano comunque molti dubbi sull’attività di quei periti, alcuni dei quali sono stati estromessi, per indegnità, dal loro ruolo proprio dal giudice istruttore che li aveva nominati.
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Le indagini si concentrano allora sullo scenario radar, e per capire la situazione di un cielo che si vuol far credere vuoto da ogni presenza di aerei militari si chiede anche la collaborazione della Nato.
E così, a fine agosto del 1999, il giudice Rosario Priore concludendo la più lunga istruttoria della storia giudiziaria del nostro Paese può sentenziare “l’incidente al DC9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento”. Dunque c’era la guerra, quella notte del 27 giugno 1980 nel cielo di Ustica e il DC9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto.
Nell’ottobre del 2000 inizia il processo davanti alla terza sezione della Corte d’Assise di Roma contro i vertici dell’Aeronautica che nell‘aprile 2004 vengono assolti per prescrizione; si riconosce comunque che hanno omesso di riferire alle autorità politiche i risultati dell’analisi dei tracciati radar di Fiumicino/Ciampino – (i nastri di Ciampino sono quelli in cui tanti, negli anni successivi, hanno poi visto la presenza di una manovra d’attacco al dc 9) – conosciuti nell’immediatezza della tragedia, e hanno fornito informazioni errate alle autorità politiche escludendo il possibile coinvolgimento di altri aerei militari nella caduta dell’aereo civile.
Intanto però la maggioranza ha cancellato dal nostro ordinamento il reato dustica6i alto tradimento – o meglio lo ha mantenuto soltanto nel caso che ci sia uso della forza – e quindi è abbastanza scontata la successiva assoluzione in Appello, poi confermata, all’inizio del 2006 dalla Cassazione.
Dopo questa conclusione processuale, ha commentato Maurizio Costanzo “Dopo 26 anni veniamo informati che l’abbattimento di un aereo ad Ustica, che ha provocato tanti morti, non ha nessun colpevole.

Nel Marzo 2008 la magistratura ha riaperto l’inchiesta.


L’evento, che si terrà domenica, 23 aprile 2023 (con punto di ritrovo presso via di Saliceto n. 3/22, Bologna), partirà alle ore 10 e 10:50, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo cinquanta minuti

Costo della sola visita guidata (con apertura esclusiva + guida turistica + radio guide):  20,00.
Sconsigliato ai bambini, sotto al nono anno di età. I ragazzi, dai 9 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata. Le persone con disabilità, non pagano.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Bologna, 26 marzo 2023, ore 10, 11 e 12 (durata: un’ora, 15° costanti all’interno del sito sotterraneo): “Tunnel misteriosi nel sottosuolo”. Visita agli antichi condotti idrici, sotterranei, realizzati per alimentare la fontana del Nettuno e l’orto di Sala Borsa…

Nel sottosuolo di Bologna ci sono luoghi sotterranei, sconosciuti, che raccontano una parte dell’antica città sull’acqua…

bagni_di_mario_2021“Tunnel misteriosi nel sottosuolo” è un viaggio. Un viaggio nella Bologna rinascimentale. Una cisterna, ricca di cunicoli e condotti, sotterranei, denominati “Conserva di Valverde”, che furono realizzati per alimentare la fontana del Nettuno e l’orto dei Semplici (attuale Sala Borsa).

Un tour davvero singolare, dove sono situate vasche originariamente destinate a raccogliere l’acqua proveniente da quattro condotti che si inoltrano nella collina di Valverde e che si utilizzavano per raccogliere le acque cittadine.

65038093_10157035899093382_1559603501074481152_nConserva di Valverde…
La Conserva di Valverde, che si suppose luogo per uso termale quando venne scoperta, nel XX secolo, in realtà non ha mai avuto attinenza con quell’uso. Cisterna di epoca rinascimentale (1563) eseguita da Tommaso Laureti, architetto palermitano, fu realizzata per alimentare la fontana del Nettuno e altre particolarità idrauliche come l’orto dei Semplici (oggi, piazza coperta di Sala Borsa).

Tunnel e cunicoli: scendendo nel sottosuolo incontriamo, oltre ad un vestibolo, una spettacolare sala ottagonale (sovrastata da un’ampia cupola avente stessa forma) dove, nel piano di calpestio, sono scavate otto piccole vasche originariamente destinate a raccogliere l’acqua proveniente da66108455_10157076726638382_4518577385217458176_n quattro condotti che si inoltrano nella collina di Valverde. Da questi l’acqua usciva depurata mediante un procedimento di decantazione. All’interno del primo cunicolo si segnala la particolarità di un camino di aerazione completamente ricoperto da incrostazioni calcaree secolari. Inoltre, è presente una seconda piccola camera ottagonale, detta Cisternetta, dotata di un’ulteriore vasca di decantazione, oggi, ancora visibile). L’acqua che usciva da questa seconda camera scendeva al livello inferiore tramite apposita tubazione, per percorrere centinaia di metri, prima di sfociare nel pieno centro città, andando ad alimentare la fontana del Nettuno e l’orto di Sala Borsa. Tutte le acque provenienti dalla Conserva di Valverde procedevano all’interno di un cunicolo in mattoni fin nei pressi della chiesa di Santa Maria dell’Annunziata, dove si univano a quelle del condotto del Remondato (fonte Remonda) che a sua volta raccoglieva le acque che scaturivano da San Michele in Bosco. Da qui sono immesse all’interno di una tubazione (originariamente in orcioli di terracotta) che, alloggiata sopra un muretto, arriva attraverso un cunicolo lungo oltre 1 km sotto la Fontana del Nettuno, realizzata proprio in quegli anni.


L’evento, che si terrà domenica, 26 marzo 2023 (con punto di ritrovo presso la Conserva di Valverde, via Bagni di Mario n. 10, Bologna), partirà alle ore 10, alle ore 11 e alle ore 12, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora

Costo della sola visita guidata (con ingresso esclusivo + guida turistica):  22,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Parma, 19 marzo 2023, ore 10, 11 e 12: “Parma Underground”. Visita agli spazi sotterranei denominati “Galleria delle Fontane”, in pieno centro storico (si scende da piazza Garibaldi, per risalire in via Farini; caschetto fornito)…

Percorrendo gli spazi sotterranei di piazza Garibaldi, fino a emergere lungo via Farini, compiremo un viaggio indietro nel tempo, alle origini della città di Parma (caschetto fornito)…

parmaunderground_2022“Parma Underground” ci darà la possibilità di scoprire il profondo legame tra l’acqua, risorsa imprescindibile per lo sviluppo della civiltà e le trasformazioni accorse durante i secoli, nel territorio parmense. L’acqua assumerà, quindi, un doppio significato: risorsa produttiva, ma anche elemento naturale riconducibile alla sacralità. Un percorso che mostrerà come, nei secoli, le acque siano state addomesticate grazie alle infrastrutture romane, alla canalizzazione di epoca medievale, fino agli interventi farnesiani.

Schermata 2022-06-21 alle 12.53.44Il progetto ha puntato, tra le altre cose, a rendere sicuri e fruibili gli spazi che si trovano al di sotto del palazzo Municipale, di origine medievale, collegati, poi, all’antico acquedotto Farnesiano che corre da piazza Garibaldi verso via Farini. Gli spazi ristrutturati, conosciuti come “Galleria delle Fontane“, sono oggi utilizzabili in sicurezza da parte del personale addetto alla manutenzioni dell’acquedotto e122618663-d98693bc-b932-4c84-8be7-e1d26f67ce10 soprattutto sono aperti alla cittadinanza, prevedendo visite turistiche ad hoc. Il percorso sotterraneo corre da piazza Garibaldi, lungo via Farini.

Un’infrastruttura turistica e culturale dedicata al tema dell’acqua per sensibilizzare il pubblico verso i temi della preservazione e ottimizzazione dello sfruttamento della risorsa idrica e per raccontare in una chiave di lettura multidisciplinare il valore di questa risorsa, preziosa anche per le produzioni alimentari tipiche e gestita dall’uomo, nel tempo, con perizia, gratitudine e passione.

Schermata 2022-06-21 alle 12.53.31La straordinaria ricchezza di acquiferi del territorio parmense, un unicum in regione, ha da sempre favorevolmente condizionato la vita del suo territorio. Nella valorizzazione di singoli luoghi strutturati in rete, non solo concettuale ma anche fisica grazie a supporti cartacei e digitali e fino ad ora mai interpretati come risorsa turistico-culturale, risiede il cuore pulsante del progetto, che metterà a disposizione della comunità risorse turistiche e culturali disponibili ben oltre l’anno 2020, consistenti nell’apertura al pubblico di aree e monumenti135634339-7c663f72-e109-4e04-b304-290b88432d80 prima non accessibili in modo strutturato e nella messa a disposizione ragionata di contributi multidisciplinari.

La rilevanza dell’iniziativa ha permesso di mettere insieme enti pubblici e privati legati dall’interesse nella valorizzazione di questo prezioso elemento. Hub dei percorsi è rappresentato dagli spazi della Galleria delle Fontane,
allestita e restituita ai cittadini grazie all’intervento di Comune di Parma e Iren Spa.Schermata 2022-06-21 alle 12.53.53

Accesso vietato a chi soffre di problemi cardiaci, cardio-vascolari, respiratori, a chi soffre di claustrofobia e alle persone con problemi di deambulazione. Inoltre, ai bambini sotto ai 6 anni. Raccomandate scarpe sportive e antiscivolo.

L’evento, che si terrà domenica, 19 marzo 2023 (con punto di ritrovo in piazza Garibaldi n. 1, Parma), partirà alle ore 10, alle ore 11 e alle ore 12, con guida turistica certificata e si concluderà dopo un’ora

Costo della visita guidata (con ingresso esclusivo + guida turistica + accoglienza):  22,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO (15 persone per turno).

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario. A chi dovesse essere impossibilitato a partecipare, forniamo un credito senza scadenza.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 18 marzo 2023, ore 15: Acque nascoste in città. Alla ricerca di canali e condutture sotterranee, con straordinaria discesa nel Guazzatoio…

acquenascoste_BOLOGNAAlla scoperta di una fittissima ragnatela di canali e torrenti, che nel passato favorì lo sviluppo dei traffici e dei trasporti fino al Po…

Bologna nasconde un complesso reticolo di circa 60 km di vie d’acqua, soltanto in parte visibile. Fin dal XII secolo la città si dota di un sistema idraulico artificiale composto da chiuse, canali e condutture sotterranee che distribuivano l’acqua, utilizzata prevalentemente come fonte di energia per le attività produttive.


Forse non lo sapevate, ma sotto Bologna esiste una piccola Venezia. La città felsinea nasconde sotto le proprie strade una fittissima ragnatela di canali e di torrenti con gli approdi, le chiuse e le antiche vestigia del sistema idraulico che nel passato favorì lo sviluppo dei traffici e dei trasporti fino al Po e, di qui, all’Adriatico e a Venezia…

canale-reno-bologna-wellness-delle-acque-la-grada-700x400CANALE DI RENO: GRADA…
In seguito ad accordi con alcuni privati, nel 1208 il Comune di Bologna fece costruire una nuova chiusa sul fiume Reno a Casalecchio e un canale che entrava in città alla Grada. Il nome si riferisce alle due grate di ferro, tuttora visibili, usate per fermare i rami e le frasche trasportate dalla corrente e per impedire introduzioni clandestine di merci e di persone all’interno della cinta muraria. Il canale di Reno alimentava diverse lavorazioni.

bologna-wellness-delle-acque-lavandaia-nuda-700x400MONUMENTO ALLA LAVANDAIA…
All’incrocio tra via della Grada e via San Felice una statua (a dire il vero molto controversa data l’immagine alquanto succinta e non ritenuta rispettosa) ricorda per sempre il lavoro durissimo della lavandaie di Bologna.

cavaticcioCANALE NAVILE: CAVATICCIO…
All’incrocio fra le attuali vie Riva di Reno e Marconi si dirama il Cavaticcio, realizzato riutilizzando, verosimilmente, l’antico corso del Rio Vallescura che scaturiva dai rilievi collinari fra le porte San Mamolo e Saragozza. Il Cavaticcio alimentava il canale navigabile, chiamato Navile. Lungo il primo tratto del Cavaticcio, caratterizzato da una notevole pendenza, erano distribuite alcune cartiere e segherie per legname, la prima delle quali fu edificata nel 1347.

bologna_salara_arcigayCANALE NAVILE: EX AREA PORTUALE…
Dalla metà del XVI secolo questa area era occupata dal porto cittadino, progettato da Iacopo Barozzi detto il Vignola. Qui iniziava il canale Navile che, alimentato dal Cavaticcio, consentiva di navigare fino a Ferrara e Venezia. L’area portuale era dotata di diverse infrastrutture, fra le quali la settecentesca Salara, ancora visibile sulla destra, utilizzata per il deposito del sale. Con l’abbandono dei trasporti via acqua il complesso portuale venne completamente disattivato fra il 1934 e il 1935.

14736811090_cea3f5d0fe_bCANALE DI RENO: APERTURA ESCLUSIVA DEL GUAZZATOIO (CON DISCESA A RIDOSSO DEL CANALE RENO)…
Lo scivolo scendeva a un guazzatoio destinato all’abbeveraggio e al lavaggio degli equini e dei bovini, realizzato nel canale di Reno nel 1219, anno in cui venne aperta la piazza del Mercato (attuale piazza VIII Agosto).

canale delle moline a bologna

CANALE DI RENO: VIA PIELLA, AFFACCIO SUL CANALE…
Scampato alle coperture attuate fra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento, questo tratto di canale fungeva da fossato difensivo della seconda cerchia muraria, edificata nell’XI secolo. In passato il canale era fornito di lavatoi privati a ponte levatoio, costituiti da tavolati di legno sospesi sul livello dell’acqua, e di botti e vasche in cui si calavano le lavandaie per lavare i panni senza bagnarsi.


L’evento, che si terrà sabato, 18 marzo 2023 (con punto di ritrovo davanti all’ingresso del Guazzatoio, via Augusto Righi n. 1, Bologna), partirà alle ore 15, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà intorno alle 17. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (che comprende: ingresso esclusivo al Guazzatoio, meravigliosa location, a ridosso del canale Reno, guida turistica e radio guide):  25,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

Consigliate scarpe comode.

Il tour è a numero chiuso.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 1˚ aprile 2023, ore 14:30: La Chiusa e i suoi misteri. Apertura, in esclusiva, della più antica opera di meccanica idraulica del mondo, ancora oggi utilizzata…

chiusa_casalecchio_2022La visita vi darà la possibilità di esplorare un sito normalmente non accessibile al pubblico, la cui storia attraversa i secoli…

Quando parliamo della Chiusa di Casalecchio di Reno, non stiamo parlando di una normale opera di ingegneria idraulica, come ne possiamo trovare tante nel nostro paese, ma della più antica opera di meccanica idraulica del mondo, ancora oggi utilizzata in maniera continua ed ininterrotta…

La Chiusa di Casalecchio è uno sbarramento artificiale realizzato a metà del XIV secolo lungo il corso del fiume Reno che consente di derivare una parte delle acque del fiume per sfruttarle artificialmente attraverso un canale eponimo (il canale di Reno), il quale ha contribuito in larga parte alle fortune economiche e alla difesa idraulica della città di Bologna dal medioevo fino ai giorni nostri.

Nell’antichità questo sbarramento e deviazione del fiume Reno fece le fortune della città di Bologna prima e dell’agricoltura poi, fornendo alla città e alla campagna sia una inesauribile fonte energetica, sia  una buona quantità d’acqua per l’irrigazione dei campi. Ma facciamo un passo indietro. La Chiusa di Casalecchio di Reno anticamente aveva una doppia funzione, serviva infatti sia come regolazione delle bizzarre e capricciose acque del fiume, spesso soggetto a piene improvvise e repentine secche, sia come opera idraulica che piegava il corso d’acqua agli usi della città di Bologna. Un canale infatti deviava parte della portata del Reno nella città felsinea che tra salti d’acqua, porti e canalizzazioni, era riuscita nel tempo a sfruttare la forza dell’acqua per azionare i marchingegni e gli argani idraulici degli opifici cittadini. A cavallo del Medioevo, quindi, Bologna poteva assomigliare ad una piccola Venezia, piena di canalizzazioni (pare fossero circa 86) che riuscivano a portare l’acqua del canale proveniente dal Reno in molte delle vie cittadine. Le prime testimonianze della realizzazione dell’opera sono datate intorno all’anno Mille. A quel tempo Bologna già sfruttava in parte l’acqua proveniente da alcuni rii cittadini, ma i commerci e la navigazione avevano bisogno per svilupparsi di un flusso d’acqua  costante, che fosse in grado con la sua portata di azionare i pesanti argani e mulini delle industrie cittadine. Fu così deciso di intraprendere questa imponente opera di deviazione del fiume attraverso un minuzioso piano di organizzazione delle risorse idriche che farebbe invidia ancora oggi per la precisione e dovizia con cui venivano sfruttate le preziose acque del Reno.

Nel tempo i canali bolognesi e la Chiusa di Casalecchio vennero spesso ristrutturati e ammodernati, o semplicemente riparati a causa di qualche piena del fiume, tanto che oggi si può affermare che il sistema idraulico bolognese è stato un millenario “lavori in corso” in cui l’uomo e la natura si sono fronteggiati in una lotta acerrima: l’uomo cercando di “educare” ai propri scopi la forza del fiume, mentre la Natura riprendendosi, ogni volta che poteva, il terreno sottrattole.
Nel tempo quindi questa imponente opera di ingegneria si è arricchita e migliorata, ha subito danni e distruzioni catastrofiche, ma non ha mai smesso di essere quella cerniera che ha sempre collegato la città di Bologna all’ambiente circostante, rendendola dipendente da questo.

Oggi la chiusa è visitabile ed è inserita all’interno di un area naturale molto vasta, tanto che molti abitanti della zona la sfruttano d’estate come luogo di relax, di pesca o per qualche bagno refrigerante. A dire il vero i popolani locali hanno sempre avuto l’abitudine di nuotare sia nel Reno, che nei canali bolognesi, cosa che ha suscitato spesso le ire delle autorità cittadine per lo scarso rispetto dei costumi morali della popolazione.

218403745_10159151868963382_4292190569817895644_nPer questa sua estrema importanza nel sistema economico della zona sulla Chiusa del Reno sono cresciuti miti e leggende, come il mito di un fantasma di colore rosso che si aggirerebbe tra i ballatoi durante la notte o come la leggenda di un tesoro nascosto in uno degli innumerevoli e millenari interventi di riparazione. In un epoca in cui non esistevano le energie fossili, la Chiusa sul Reno di Casalecchio, quindi, fu e rimane tutt’ora uno strumento di produzione energetica e uno strumento cui l’antica cittadinanza della zona intese il suo rapporto con il territorio, un mezzo per uno sviluppo economico più celere e una importante opera di regolazione dell’igiene pubblica. Visitare la chiusa oggi è allora un modo per apprezzare l’ingegneria umana, ma soprattutto è un modo per affrontare, valutare e riflettere sul rapporto tra l’uomo, l’ambiente e sulla cura e manutenzione di questo, come unico mezzo per controllare le forze naturali e piegarle al servizio umano nel modo più armonioso e sostenibile possibile.

20170301_155330La Chiusa e le opere idrauliche ad essa collegate sono espressione di una tecnologia paleoindustriale di grande impatto monumentale e paesaggistico e vanno considerate come uno dei siti di “archeologia delle acque” più interessanti e significativi d’Europa. Nel 2000 il sito ha ottenuto il riconoscimento UNESCO di “Patrimonio messaggero di una cultura di pace a favore dei giovani”. La visita vi darà la possibilità di esplorare un sito storico-tecnico normalmente non accessibile al pubblico, la cui storia attraversa i secoli dal Duecento fino ad oggi. Sospesi tra il fiume e il canale e circondati dal paesaggio del Parco della Chiusa, percorrerete il camminamento costruito nel XVI secolo, il cui progetto è stato attribuito Copertina_Foto di Paolo Cortesi 3al genio di Jacopo Barozzi, detto il Vignola, forse l’architetto più noto e più rappresentativo del tardo Rinascimento. Ammirerete la monumentale opera idraulica, il cui scivolo è lungo m 160 e largo m 35, con un dislivello di m 8, e scoprirete l’importanza funzionale ancora attuale della Chiusa, le cui conservazione e manutenzione sono curate dall’antico Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno.

Il sito è un luogo d’interesse storico, tecnico e paesaggistico, riuniti in un’unica passeggiata guidata da personale del Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno.

Consigliate scarpe comode. I bambini piccoli devono, obbligatoriamente, essere tenuti per mano.


L’evento, che si terrà sabato, 1˚ aprile 2023 (con punto di ritrovo davanti all’ingresso principale, via Porrettana n. 187, Casalecchio di Reno – Bologna), partirà alle ore 14:30, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora e mezza

Costo della sola visita guidata (con ingresso esclusivo + guida turistica + radio guide):  25,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.

La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 1˚ aprile 2023, ore 11: Simboli e segreti (INEDITO!) di Santo Stefano. I segreti sconosciuti, collegati al simbolismo, del complesso delle Sette Chiese…

Simboli e segreti di Santo Stefano: i segreti sconosciuti, collegati al simbolismo, del complesso delle Sette Chiese. Un’estasi di meraviglia e di curiosità, che solo tanta bellezza arcana sa sprigionare…

santo_stefano_2021Dove anticamente sorgeva il Tempio di Iside, si trova ora il complesso di Santo Stefano e, sebbene il termine “complesso” possa sembrare più adatto ad una costruzione recentissima, non ne esiste uno migliore per indicare un insieme di diverse chiese, cappelle, chiostro e monastero, nessuno dei quali, però, è intitolato a Stefano, il primo martire cristiano…

Dell’antico tempio isiaco, si conservano diverse colonne in marmo e una colonna nera che è chiamata della Flagellazione e che, invece, era senz’altro collegata al culto di Iside, dato che il nero è l’elemento cromatico specifico della dea che, nei primissimi secoli dopo Cristo, aveva un culto diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo. Il complesso di Santo Stefano è un luogo misterioso, intriso di 1500 anni di storia, nonché, un concentrato di misteri, leggende e tradizioni bolognesi. È un luogo di ritrovo della società dei Lombardi, eredi dei Templari, inoltre, un luogo di meditazione e studio da parte di Dante Alighieri, durante la sua permanenza nel capoluogo emiliano. Sede della comunità benedettina di Bologna. Luogo dell’antico tempo di Iside. Contiene, infine, uno dei presepi più antichi al mondo.

bologna-piazza-santo-stefano-tramonto-foto-peterzulDocumentato fin dal X secolo, il complesso di Santo Stefano è uno dei luoghi cristiani più antichi della città, e anche per questo vibra di un alone di suggestione, mistico fascino che me fa una meta irrinunciabile per tutti i visitatori. Tuttavia, bisogna chiarire che la struttura così come ora appare è il prodotto di consistenti e non sempre felici lavori di restauro e di risistemazione compiuti tra Otto e Novecento, che non si sono basati tanto su ricostruzioni storicamente precise, quanto piuttosto di supposizioni.


s-stefano-boFin dal IX secolo si diffuse in gran parte d’Europa l’usanza di costruire chiese che imitassero l’Anastasis di Gerusalemme. Un pellegrinaggio in Terra Santa era cosa costosa e rischiosa, che ben pochi potevano o volevano affrontare. Si pensò, allora, di ricreare i luoghi santi nella propria terra; ecco dunque che sorse in Bologna la chiesa del Santo Sepolcro, la Sancta Jerusalem bononiensis.

Essa presenta, in chiarissima analogia con il Tempio di Salomone, una pianta ottagonale e dodici colonne che sorreggono la volta.
Le tre chiese più importanti sono quasi allineate: da destra a sinistra, si trovano la chiesa del Crocifisso, la chiesa del Santo Sepolcro (che si elevaSanto sul sito del Tempio di Iside), la chiesa dei Santi Vitale e Agricola.
Nel presbiterio che si trova al termine della chiesa del Crocifisso, affissa alla parete di sinistra, si noti una lapide del II secolo con la dedica a Iside: Dominae Isidi Victrici, alla dea iside vincitrice. La lapide venne rinvenuta durante uno scavo nel 1299, in essa vi si legge che il liberto Aniceto, esecutore testamentario, innalzò il tempio a Iside per esaudire il desiderio di Marco Calpurnio Tirone e della sua libertà Sestilia Omulla.

La chiesa del Santo Sepolcro o del Calvario, ha pianta ottagona irregolare: il suo interno è scandito da dodici colonne, sette delle quali sono doppie, formate cioé da una coppia di colonne più sottili, una delle quali è in laterizio, l’altra in marmo; con ogni probabilità, sono queste le colonne originali del Tempio di Iside.
22705538328_3ddb687e48_bDa notare che la serie delle colonne doppie individua l’asse nord-sud, ovvero la prima e l’ultima delle doppie colonne indicano rispettivamente il nord e il sud; ciò è un’altra rievocazione del Tempio di Salomone, i cui lati sono orientati verso i punti cardinali.
Al centro, dentro un altare con pulpito, si trova la tomba di San Petronio, celeberrimo patrono di Bologna.
Dietro alla chiesa, si apre il Cortile di Pilato, così chiamato per analogia con i luoghi santi della passione di Cristo e risalente all’undicesimo o dodicesimo secolo.

La chiesa della Trinità, attigua al cortile predetto, è stata completamente ristrutturata tra il 1910 e il 1923; sorge probabilmente 20151009-145148-largejpgsull’antico “martyrium”, cioé il cimitero cristiano, che accoglieva i primi “martiri” della fede, risalente al quinto o addirittura, al quarto secolo d.C.

In questo stesso edificio si trova, un po’ isolata dalle altre, una colonna che simboleggia il momento della fustigazione di Cristo, portata probabilmente dalle terre mediorientali.

All’interno della chiesa dei Santi Vitale e Agricola, protagonista di uno degli episodi più scandalosi della chiesa bolognese. Nel 1141 vennero infatti ritrovate, durante i restauri, delle reliquie chiuse in un cofanetto di legno recante il nome greco Simon. Inizialmente considerate di poco peso, queste reliquie Sancta_Jerusalem_di_Bologna._Prima_Chiesa,_SS._Trinità_sul_Cortile_di_Pilato._-_panoramio vennero rivalutate alla fine del XIV secolo quando le Sette Chiese stavano perdendo fama a favore della nascente Basilica di San Petronio. I monaci allora, desiderosi di avere un continuo flusso di pellegrini, cominciarono a raccontare che le reliquie trovate erano appartenenti a Simon Pietro, ovvero il padre della chiesa.
Le dicerie arrivarono fino a Roma e il Papa impose ai monaci di smentire questa versione dei fatti ricevendo però un netto rifiuto. Per tutta risposta il Papa decise di far scoperchiare la chiesa dei Santi Vitale e Agricola e di farla riempire di terra fino all’altezza delle bifore. La chiesa rimase in queste condizioni fino alla fine del ‘400 quando venne svuotata, riconsacrata e restaurata.

Una leggenda racconta infine che Dante, studente di diritto a Bologna, abbia tratto ispirazione per alcune delle terribili pene del suo 2012-11-ipad-486-0famosissimo inferno dai capitelli zoomorfi ed antropomorfi che decorano il lato del Chiostro Superiore sotto al campanile.

Bologna fu la sede templare più importante d’Italia, a capo della “provincia” del nord Italia. La storia templare della città fu però colpita da una feroce “damnatio memoriae” e per secoli si cercò di cancellarne tutte le tracce ed anche di rimuoverne il ricordo dalla storia. L’organizzazione del Tempio in Italia si basava su due province: una al nord, detta provincia di Lombardia, che comprendeva anche la Sardegna e faceva capo a Bologna, e una al sud, detta provincia di Apulia che faceva capo alla commenda di Monte Sant’Angelo. Roma non era soggetta a tali suddivisioni territoriali. I Templari arrivarono a Bologna nel 1161 e stabilirono la loro sede in strada Maggiore, tra vicolo Malgrado a via Torleone. L’entrata principale corrispondeva a quello che è oggi Palazzo Scaroli, in strada Maggiore n.80, vicino al monastero di Santa Caterina. Il Tempio a Bologna possedeva, fuori città, la più bella Commanderia del Nord Italia, il Cenobio di San Vittore, sui colli bolognesi. Il termine moderno ‘Commendatore’ deriva dal titolo del capo della Commanderia. Il termine era in uso sia tra i Templari che tra gli Ospitalieri.
Il Tempio possedeva inoltre 4 chiese nel centro di Bologna, di cui 3 in Strada Maggiore, molti terreni e vari palazzi. Appena a ridosso del centro città, era stata costruita, quasi mille anni prima, una Gerusalemme in miniatura, ancora oggi nota con questo nome, intorno al complesso di Santo Stefano, che non era di proprietà templare ma che i Templari rivitalizzarono con i loro rapporti con la Terrasanta.

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Curiosità

Nella cripta di San Giovanni Battista c’era (e c’è ancora) una colonna che venne portata dal vescovo Petronio di ritorno dalla Terra Santa e che documenta l’altezza di Gesù Cristo (circa un metro e settanta). Nella stessa chiesa una pietà in cartapesta ricorda le quaresime del ‘700, quando le beghine facevano il giro delle taverne sequestrando i mazzi di carte da gioco, che portavano poi a macerare per riprodurle in immagini sacre a remissione dei peccati commessi da mariti e figli. Sulla facciata della chiesa del Santo Sepolcro resta il segno di un’altra leggenda: una pietra nera così lucida che le donne vi si specchiavano. Indignato per tanta vanità un santo eremita fece un incantesimo e da quel giorno le donne non videro più i loro volti ma i loro peccati. Il vescovo proibì allora a tutti ad avvicinarsi alla pietra, e prodigiosamente la pietra diventò così opaca da non riflettere più nulla. Il Santo Sepolcro era la tomba scavata nella roccia dove venne deposto il corpo di Gesù Cristo. Il sepolcro originario, quello di Giuseppe di Arimatea, venne distrutto nell’anno 135 quando l’imperatore Adriano fece radere al suolo Gerusalemme a seguito della rivolta del 132. L’operazione venne eseguita dalla XXII Legione, che in seguito venne spostata sul limes e ampliò il piccolo avamposto di Mogontiacum, l’attuale Magonza. Fu l’imperatore Costantino I che a seguito del concilio di Nicea del 325 ordinò l’edificazione di una chiesa nei luoghi della passione di Gesù Cristo. La pietra in cui fu scavato il Santo Sepolcro venne chiusa da un piccolo edificio: l’edicola dell’Anastasis, chiesa consacrata nel 335.


L’evento, che si terrà sabato, 1˚ aprile 2023 (con punto di ritrovo in via Santo Stefano n. 24, davanti all’ingresso principale della basilica), partirà alle ore 11, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle ore 12:30. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della visita guidata (con accoglienza + guida turistica + radio guide):  22,00.
Consigliate, scarpe comode.

IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…