Bologna, 20 ottobre 2019: “Storie di eterne melodie”. Seguendo le tracce e i misteri della musica, nella città della musica, con visita esclusiva al Teatro Comunale…

Parlare di Bologna, senza citarne la fervida realtà musicale che la contraddistingue, è praticamente impossibile. In effetti, anche l’UNESCO, nel 2006, l’ha dichiarata “città creativa della musica”. Camminando per le vie del centro, ripercorreremo le tappe di grandi maestri, che hanno fatto la storia della musica, passando anche per Bologna (con aneddoti e misteri, che il grande pubblico non conosce), per concludere la visita al Teatro Comunale, primo esempio di teatro lirico edificato con fondi pubblici e affittato dalla municipalità…

storie_di_eterne_melodie_2019“Storie di eterne melodie” è un viaggio. Un viaggio nella città della musica. Una Bologna che ha intrinseca, nella propria storia, la cultura della musica. Le prime tracce riguardanti l’attività musicale bolognese risalgono al Duecento, ma il fermento vero e proprio va a coincidere con gli anni dell’amministrazione pontificia.

Un tour davvero singolare, che partirà dal Teatro Comunale – opera in stile Barocco -, arriverà al Convento di San Domenico, toccherà la Basilica di San Petronio, per concludersi in uno scorcio di Rossini. I protagonisti indiscussi saranno la musica e artisti quali Mozart, Rossini e Donizetti, che a Bologna hanno studiato e vissuto.

Teatro Comunale_articoloPrima tappa: TEATRO COMUNALE (ingresso esclusivo)…
Il fuoco che nel 1745 distrusse l’allora Teatro Malvezzi di Bologna, tutto in legno, dà inizio alla storia del teatro d’opera bolognese. Dopo l’incendio la città commissionò ad Antonio Galli Bibiena, membro della famosa famiglia di architetti teatrali e di scenografi, la costruzione di un nuovo teatro d’opera in pietra nello stile barocco del periodo. Il 14 maggio 1763 il Teatro Comunale aprì le sue porte al pubblico con la prima esecuzione de Il trionfo di Clelia di Gluck.
Documenti dell’epoca riportano che 1500 persone parteciparono all’evento inaugurale, sul totale di una popolazione che a quel tempo era di 70.000 abitanti. Da allora il Comunale è diventato famoso per l’alto livello qualitativo dei suoi spettacoli e per la fama degli artisti che arrivano da tutto il mondo. La cultura musicale di Bologna è ben nota: molti compositori, Mozart incluso, hanno studiato all’Accademia Musicale di Bologna; Rossini visse in città per anni e vide le sue opera messe in scena al Comunale; Verdi lavorava nellaTeatroComunaleBologna-2 vicina Busseto e a Sant’Agata. Nel 1867 la prima rappresentazione italiana del Don Carlo ebbe luogo sul palcoscenico del Bibiena a pochi mesi di distanza dalla “priFacciata-da-ufficio-di-fronte-2014-ph-Rocco-Casaluci-1ma” parigina. Ma la città e il teatro furono anche aperti all’arrivo di produzioni ed artisti non italiani. Poiché fu il primo teatro a mettere in scena le wagneriane LohengrinTannhauserDer fliegende HolländerTristan und Isolde e Parsifal, il Teatro Comunale acquisì per Bologna la fama di città “wagneriana”. Durante la prima esecuzione italiana del Lohengrin, Verdi era seduto in un palco del Teatro, tra le mani la partitura del suo rivale. Tra i grandi direttori apparsi sulla scena bolognese ricordiamo: Mariani, Toscanini, Furtwängler, von Karajan, Gavazzeni, Celibidache, Solti, Delman e, più recentemente, Muti, Abbado, Chailly, Thielemann, Sinopoli, Gatti e Jurowski. Le grandi voci storiche del XIX secolo sono tutte passate sul palcoscenico del Comunale.  Nel XX secolo cantanti quali Stignani, Schipa, Gigli, Di Stefano, Christoff, Tebaldi, Del Monaco e, più recentemente, Pavarotti, Freni, Bruson, Horne, Ludwig, Anderson si sono esibiti in questo teatro. Oggi il Teatro Comunale continua la sua tradizione di eccellenza. Le produzioni più recenti sono state firmate da Pier Luigi Pizzi, Luca Ronconi, Bob Wilson, Pier’Alli, Werner Herzog e Calixto Bieito. Il Teatro si avvale della collaborazione di 95 professori d’orchestra e 70 artisti del coro e realizza in una stagione circa 80 spettacoli lirici e 30 concerti sinfonici.
Oltre a servire Bologna e la regione Emilia-Romagna, il Teatro ha viaggiato all’estero: ricordiamo le tournèes in Giappone negli anni 1993, 1998, 2002 e nel 2006, oltre alla partecipazione ad importanti festival internazionali quali Aix en Provence nel 2005 e Savonlinna nel 2006.

MozartVeronadallaRosaSeconda tappa: CONVENTO DI SAN DOMENICO, PIANO DI MOZART…
La chiesa di San Domenico e l’annesso convento costituiscono uno dei più importanti complessi monumentali della città. Lungo le navate laterali si aprono numerose cappelle riccamente decorate. La basilica conserva – e qui, si fonda la prima tappa del tour – l’organo su cui studiò Wolfgang Amadeus Mozart, quando soggiornò a Bologna (Mozart, nel 1770 aveva 14 anni ed era impegnato, sotto la guida del padre, in un viaggio in Italia. Il primo soggiorno bolognese di Mozart ebbe luogo nel marzo dello stesso anno. Inoltre, dal 20 luglio al 18 ottobre. In quell’occasione, Mozart prese lezioni da Giovanni Battista Martini, proprio sul piano conservato nella chiesta di San Domenico).

organo_s_petronio_bolognaTerza tappa: ORGANO MONUMENTALE DI SAN PETRONIO…

La basilica di San Petronio è la chiesa principale di Bologna: domina l’antistante piazza Maggiore e, nonostante sia ampiamente incompiuta, è la sesta chiesa più grande d’Europa. Ai due lati dell’altare maggiore, sopra delle apposite cantorie, si trovano due organi a canne, tra i più antichi d’Italia e gli unici, ancora funzionanti. Il più antico è quello situato sul lato destro del presbiterio: un capolavoro che venne costruito nel 1400 e, pur essendo stato rimaneggiato nei secoli, è il più antico degli organi italiani giunti fino a noi. Nel corso dei secoli, entrambi gli strumenti hanno subito alcune modifiche ed entrambi sono stati, nel corso del tempo, restaurati.

casa_rossini Quarta tappa: CASA ROSSINI…
Il palazzo, acquistato nel 1824 dal celebre compositore pesarese Gioacchino Rossini, fu la dimora del musicista per circa vent’anni, prima del suo trasferimento a Parigi. Sulla facciata principale troneggia un distico latino che recita: “Non è il padrone che deve inorgoglirsi della casa, ma la casa del padrone”, mentre su quella laterale, tra note musicali, si legge il distico “Accompagna i versi con le sette note musicali, in mezzo ad un profumato boschetto di alloro”…


L’evento, che si terrà il 20 ottobre 2019 (con punto di ritrovo presso Largo Respighi nr. 1, davanti al Teatro Comunale), partirà alle ore 10, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle 12:30 (con pranzo tradizionale o vegetariano, la conclusione è prevista per le ore 14:45). Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (con ingresso esclusivo presso il Teatro Comunale + guida turistica + radio guide):  22,00.
Visita guidata + pranzo (con cucina tradizionale o vegetariana, presso la “Trattoria Belfiore”):  42,00.
I bambini, sotto i 6 anni e i portatori di disabilità, non pagano la visita guidata. I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 14 dicembre 2019, ore 20: visita guidata alla Basilica di San Petronio (Cappella Bolognini, inclusa), aperta in esclusiva per I love Emilia Romagna…

La Basilica di San Petronio, apre in esclusiva per “I love Emilia Romagna”. Arte, cultura e leggendari aneddoti, daranno vita a una serata da ricordare (apertura straordinaria delle Cappelle più importanti, compresa la Cappella Bolognini)…

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Diversamente da ciò che avviene in altre città italiane ed europee, l’edificio sacro più importante di Bologna non è la cattedrale, bensì la Basilica dalla caratteristica facciata incompiuta che si trova in Piazza Maggiore ed è intitolata al patrono della città, San Petronio.

Ma chi era san Petronio? In realtà, si tratta di un vero e proprio mistero. La sua vita è avvolta nel mito dato che, su di lui esistono pochissime testimonianze storiche. È documentato che visse a Bologna nel V secolo: il suo nome compare come ottavo vescovo di Bologna nell’Elenco Renano, l’antica lista dei vescovi bolognesi di cui ci è stata tramandata la copia trecentesca, conservata oggi nella cattedrale di San Pietro.

sanpetronio1La Basilica di San Petronio, dedicata al patrono cittadino (ottavo vescovo di Bologna dal 431 al 450), è la più grande e importante chiesa bolognese (m 132 di lunghezza, 66 di larghezza totale, 47 di altezza). Nel 1514 Arduino degli Arriguzzi propone un nuovo modello a croce latina che avrebbe superato in grandezza la chiesa di San Pietro a Roma. Secondo la leggenda Pio IV bloccò la realizzazione di questo sogno megalomane, sollecitando i lavori per la costruzione dell’Archiginnasio. Anche la facciata rimase incompiuta. Celebre fu la Cappella musicale petroniana il cui il simbolo più prestigioso è un organo tuttora funzionante, costruito attorno al 1470 da Lorenzo da Prato: il piùsanpetronio4 vecchio al mondo ancora in uso. L’interno del tempio, benché costruito in diverse epoche, ha un mirabile senso classico, lontano quindi dal gotico oltremontano. È diviso in tre navate sorrette da dieci piloni a nervatura poligona, sui quali si slanciano gli archi e le volte: le campate della navata maggiore sono a pianta quadrata. Il Sole, simbolo dell’antica divinità è presente anche all’interno della chiesa: si tratta della meridiana che attraversa il pavimento della navata sinistra. sanpetronio7Realizzata dall’astronomo Gian Domenico Cassini nel 1655, coi suoi 66,8 metri è la più lunga del mondo. Indica con sorprendente precisione il mezzogiorno solare, al punto che si narrache i vecchi orologiai di Bologna andassero in San Petronio per regolare gli orologi. Una delle particolarità è che non è una linea d’ombra a indicare l’orario come nelle meridiane tradizionali, ma un cono di luce che ricorda la figura del Sole. Una leggenda vuole che visitare la meridiana sia di buon auspicio per gli innamorati, in quanto periodicamente proietta un’immagine a forma di cuore.

Verranno aperte le Cappelle più importanti e significative, dove entreremo e prenderemo parte alle magiche storie connesse con affreschi e opere d’arte:

Cappella di S. Abbondio (I) già dei Dieci di Balia 
Fu restaurata in falso gotico nel 1865 da Albino Riccardi. Di antico resta la decorazione ornamentale con gli stemmi dei patroni (1397) e due grandi affreschi ritoccati da Giovanni da Modena (1420 ca.): a destra “Trionfo della chiesa cattolica sull’eresia” e a sinistra “Redenzione del peccato originale”. In questa cappella, nel 1530, fu incoronato imperatore Carlo V dal Papa Clemente VII.

Cappella dei Re Magi (IV) già Bolognini e Salina Amorini 
È l’unica che conserva, quasi intatta, la decorazione originaria. La cancellata gotica in marmo fu disegnata da Antonio di Vincenzo (1400). Furono dipinti da Jacopo di Paolo il “Polittico ligneo” e le finestre policrome. Le pareti furono sontuosamente affrescate da Giovanni da Modena con un ciclo raffigurante: “Il Paradiso” e “l’Inferno (l’affresco quattrocentesco, che continua a scandalizzare il mondo islamico, ritrae il Profeta Maometto, mentre viene seviziato e percosso da demoni feroci, naturalmente avvolto dalle fiamme. Seminudo, sofferente, dileggiato, vilipeso)” a sinistra, nella parete di destra “Le storie dei Re Magi”, nella parete di fondo “Consacrazione di San Petronio” e scene della sua vita.

Cappella di S. Vincenzo Ferrer (VI) già Griffoni, Cospi e Ranuzzi 
Si possono ammirare la grande tela con il santo di Vittorio Bigari (sulla destra).

Cappella di S. Sebastiano (V) già Vaselli 
In questa cappella si possono ammirare la grande tela a tempera “Martirio di S. Sebastiano”, “l’Annunziata” e i dodici “Apostoli” dipinti su tela di Lorenzo Costa; “l’Angelo Annunziante” è attribuito invece a Francesco Francia.

Cappella di S. Giacomo (VII) già Rossi e Baciocchi 
Sull’altare la splendida “Madonna in Trono”, capolavoro di Lorenzo Costa (1492); allo stesso autore sono attribuiti i disegni della vetrata policroma. Il monumento funebre di destra conserva le spoglie del principe Felice e di sua moglie Elisa Bonaparte e fu disegnato da Antonio Serra (1845).

Cappella di S. Rocco (VIII) o Cappella Malvezzi Ranuzzi  
Sull’altare si trova il “San Rocco” del Parmigianino (1527). Le vetrate furono disegnate da Achille Casanova (1926).

Cappella di S. Lorenzo (XVIII) già Garganelli, Ratta e Pallotti
Vi si trova la “Pietà” di Amico Aspertini.

Cappella di S. Brigida (XXI) già Pepoli 
Sull’altare spicca un polittico di Tommaso Garelli (1477). Il busto policromo della santa è di Giovanni Romagnoli.

Cappella della Madonna della Pace (XXII) 
La “Madonna” in pietra d’Istria è di Giovanni Ferabech (1394).

Cappella delle Reliquie XII già Zambeccari 
Il campanile è impostato su di essa.

Cappella della Santa Croce (XIX) o Cappella Rinaldi
Contiene affreschi di Francesco Lola, Giovanni da Modena e Pietro Lianori. La splendida vetrata venne realizzata dal beato frate Giacomo da Ulma su disegno di Michele di Matteo.

La cappella del SS. Sacramento in San Petronio
Il 4 ottobre nella basilica di San Petronio è riaperta la cappella del Santissimo Sacramento, restaurata su disegno di Angelo Venturoli. Sull’altare, in una nicchia che fu disegnata dal Vignola nel XVI secolo, si trova il trono del Santissimo di Alessandro Algardi, costruito con marmi provenienti da Roma antica. Per il nuovo allestimento, voluto dal marchese Antonio Malvezzi Campeggi, sono stati utilizzati il tabernacolo che prima si trovava nella chiesa delle monache di Santa Margherita e alcuni stalli del coro degli Olivetani di San Michele in Bosco.


quattro_crociIl mistero delle quattro croci
A delimitare la città di Bononia nei primi secoli di occupazione romana c’erano le cosiddette “quattro croci”. Per raccontare la loro storia occorre partire dal martirio dei santi Vitale e Agricola, che risale presumibilmente alla fine del III secolo, durante le persecuzioni ai cristiani volute dall’imperatore Diocleziano. Va sottolineato che i loro resti erano sepolti nel cimitero ebraico a testimonianza, forse, del fatto che fossero di origine giudaica. Di certo è escluso che Agricola fosse un cittadino romano, perché la pena sarebbe stata la decapitazione, e non la crocifissione. I loro corpi vennero riesumati dal vescovo di Milano, Ambrogio, nel 387 in visita a Bologna, città che in quegli anni era sotto la giurisdizione del capoluogo lombardo. La vita dei due santi, avvolta nel mistero, sarà argomento di discussione, durante il tour.


L’evento, che si terrà sabato, 14 dicembre 2019 (con punto di ritrovo in Piazza Galvani, davanti alla Banca di Bologna), partirà alle ore 20, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle 21:45 (con cena tradizionale o vegetariana, la conclusione è prevista per le ore 23). Auricolari forniti dallo staff, obbligatori per l’entrata in Basilica. 

Costo della sola visita guidata (con ingresso esclusivo presso la Basilica di San Petronio + guida turistica + radio guide):  25,00.
Visita guidata + cena (con cucina tradizionale o vegetariana, presso la “Trattoria Belfiore”):  45,00.
I bambini, sotto i 5 anni di età, non pagano la visita guidata (pagano per intero, soltanto la cena).

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/WhatsApp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si effettuerà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Santarcangelo di Romagna (RN), 29 settembre 2019, ore 10: “Tutti giù per terra”. Viaggio nella città sotterranea e nel borgo medievale…

Nel sottosuolo di Santarcangelo di Romagna, c’è una storia sotterranea e misteriosa, dove cavità, pozzi, cunicoli e gallerie, costituiscono una città sotterranea, ai più ancora sconosciuta…

tuttigiuperterra_sant_natal“Tutti giù per terra” è un viaggio. Un viaggio misterioso ed emozionante. Una Santarcangelo d’altri tempi. Un sottosuolo ricco di vicende storiche, dove esistono suggestioni e sensazioni uniche, in un mondo sotterraneo, isolato nella sua quiete millenaria.

Un tour davvero singolare, che partirà dalla città sotterranea e arriverà all’antico borgo medievale. Una visita guidata dall’atmosfera suggestiva e indimenticabile.

grotte01-bigPrima tappa: GLI IPOGEI…
Gli ipogei di Santarcangelo, erroneamente definiti tufacei, sono circa 150, scavati nell’arenaria e nell’argilla. Situati nella parte orientale del colle Giove, sono disposti su tre piani. Vengono distinti in “grotte a struttura semplice“ ed altre a “struttura complessa”. I primi presentano solitamente un corridoio con nicchie laterali a pettine e copertura a botte o crociera; i secondi, complessivamente cinque, sono caratterizzati invece da una struttura molto più articolata. Se per i primi si è ipotizzato un uso pratico (depositi, cantine per la conservazione del nostro Sangiovese, grazie ad una temperatura costante di 12/13 gradi), per i secondi non si esclude, invece, una finalità cultuale. ipogei (58)Gli studiosi, a tale proposito, avanzano numerose ipotesi: tombe etrusche, grotte paleocristiane, sacelli per il culto orientale del Dio Mitra, basilichette di monaci Basiliani. Tuttora è un vero mistero! Sappiamo invece con certezza che, indipendentemente dalla loro origine, sono stati ottimi rifugi per gli abitanti della città durante la seconda guerra mondiale, occasione in cui furono messi tutti in comunicazione.

roccaSeconda tappa: ROCCA MALATESTIANA…
Passeggiando in via della Cella, si giunge all’ingresso dell’imponente Rocca, importante baluardo di difesa della famiglia Malatesta. La struttura è caratterizzata da un’alta torre del XIV secolo, così descritta da Cesare Clementini, storico riminese del 1600: “Carlo Malatesta… rizzò da fondamenti una torre, chi’in altezza e beltà superava le più famose e nominate d’Italia e dentro ad essa erano due scale a lumaca per salire e discendere… riputata poco meno che l’ottava meraviglia del mondo”.

porta_campanoneTerza tappa: PORTA DEL CAMPANONE VECCHIO…
Costituisce il più antico accesso della prima fortificazione sorta sul colle Giove. Era sormontata da una torre campanaria fino al 1880 circa, periodo in cui la popolazione, suo malgrado, decise di abbatterla poiché fatiscente. Sono ancora visibili i resti della prima cinta muraria in prossimità della porta, attraversata la quale si compie un viaggio indietro nel tempo. Piccole casette colorate, bastioni e torri caratterizzano le viuzze del borgo antico, giardini pensili e terrazzi adornati con ulivi e fiori invitano il visitatore a soffermarsi un attimo, assorto nella loro contemplazione, inebriato dai mille colori e dagli intensi profumi.

porta_cerveseQuarta tappa: PORTA CERVESE…
Conosciuta anche come “Porta del Sale”, costituisce l’unico accesso rimasto della seconda cinta muraria della città (in passato erano 4). Costruita dalla famiglia Malatesta, è così denominata poiché immette sulla via che in passato collegava Santarcangelo con Cervia, città nota soprattutto per le numerose saline. Munita in origine di un ponte levatoio, mostra tuttora traccia delle corsie per lo scorrimento degli assi.

campanone Quinta tappa: CAMPANONE
Si erge maestoso (25 metri di altezza) nel cuore del borgo medievale, in piazzetta Galassi; è forse il monumento più identificativo della città. Costruito nel 1893, in stile neogotico con merlatura in alto e coronato dall’immagine di San Michele Arcangelo in ferro battuto a mano indicante la direzione del vento. Il suo profilo ha ispirato numerosi artisti della città ed ha costituito inoltre lo scenario ideale per gli spettacoli più suggestivi del Festival dei Teatri.


L’evento, che si terrà domenica, 29 settembre 2019 (con punto di ritrovo in via Cesare Battisti n. 5, davanti allo IAT di Santarcangelo di Romagna), partirà alle 10, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle 13. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (con ingresso esclusivo presso gli Ipogei + guida turistica + radio guide):  20,00.
Visita guidata + pranzo (con cucina tradizionale o vegetariana, comprensiva di menu completo, acqua, vino, dolce e caffé):  40,00.
I bambini, sotto i 6 anni di età e i portatori di disabilità, non pagano la visita guidata (pagano per intero, soltanto il pranzo). I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 9 novembre 2019, ore 14:30: Misteri all’improvviso. La Certosa e i suoi lati oscuri…

misteri_allimprovvisoA Bologna, nessun luogo è come il cimitero monumentale, il quale raccoglie in sé una moltitudine di storie legate al mondo dell’esoterismo e dell’arcano…

Misteri all’improvviso è un percorso, all’interno della Certosa di Bologna, tra monumenti e leggende, per evocare storie fantastiche di spiriti, luci misteriose, simboli millenari e la presenza di alcune personalità bolognesi legate al mondo dell’occulto.

Nell’universo simbolico della Certosa non mancano aspetti esoterici e massonici. Basti ricordare la presenza di sfingi, ma anche lucerne, caducei e il più conosciuto simbolo dell’eternità: il serpente che divora la propria coda. La stessa storia del luogo registra, inoltre, molti episodi di fantasmi e di storie fantastiche, di morti che si rivolgono ai vivi attraverso i monumenti e i loro spiriti… 

04sgirolamonavataIl cimitero monumentale della Certosa di Bologna si trova appena fuori dal cerchio delle mura della città, vicino allo stadio Renato Dall’Ara, ai piedi del colle della Guardia dove si trova il santuario della Madonna di San Luca.

Nell’immaginario comune i cimiteri sono legati al ricordo degli affetti familiari, luoghi d’arte e memoria collettiva; ma anche al mistero della morte e della perdita, alla notte, a ciò che potrebbe esserci dopo la vita terrena. Il Cimitero della Certosa, fin dalla Alba_chiostro_VI_3sua fondazione avvenuta nel 1801, fu di ispirazione per componimenti poetici e letterari. Nei ricordi di molti personaggi (noti e meno noti) che hanno lasciato traccia scritta della propria visita alla Certosa, non mancano riferimenti a storie bizzarre, leggende misteriose, pratiche inconsuete.

Il cimitero comunale fu istituito nel 1801 riutilizzando le preesistenti strutture della Certosa di San Girolamo di Casara, fondata a metà del Trecento, soppressa nel 1797 da Napoleone, e di cui è sopravvissuta la Chiesa di San Girolamo. La forte passione della nobiltà e della borghesia per la costruzione dei sepolcri familiari trasformò la Certosa in un vero e proprio “museo all’aria aperta”, tappa del grand tourcertosa-di-bolognaitaliano: la visitarono Chateaubriand, Byron, Dickens, Mommsen, Stendhal. In particolare il Chiostro Terzo (o della Cappella) è un ciclo notevole di ispirazione neoclassica e simbologia illuministica; uniche forse nel mondo sono le tombe dipinte a tempera e quelle realizzate in stucco e scagliola. Il cimitero ha subito un forte ampliamento dagli anni cinquanta in poi. Nel 2007 la sala del Pantheon, dagli anni novanta del Novecento già destinata ai riti laici, diventa una sala del Commiato per chiunque intenda usufruire di un periodo di raccoglimento prima del rito; il nuovo allestimento è ad opera dell’artista Flavio Favelli. La chiesa, CERTOSAdiBologna1 (1)non parrocchiale, è da diversi anni gestita dalla comunità dei passionisti.

Un ruolo decisivo nel fascino che distingue la Certosa di Bologna dagli altri cimiteri monumentali europei deriva dalla complessa articolazione degli spazi. Dall’originario nucleo conventuale si diramano logge, sale e porticati che ricreano scorci e ambienti che rimandano alla città dei “vivi”. Anche il porticato ad archi, presente all’entrata est del cimitero, che si congiunge (salvo una brevissima soluzione di continuità) con quello che conduce al santuario della Madonna di San Luca posta sul colle della Guardia, vuole r1zzolimagnani-3significare una continuità fra la necropoli e la città dei vivi.

I ritrovamenti della necropoli etrusca scoperta durante gli scavi archeologici per l’ampliamento del cimitero alla fine dell’Ottocento, sono ora custoditi nel Museo civico archeologico della città. La Certosa di Bologna e il cimitero monumentale rappresentano un vero e proprio museo all’aria aperta, ricco di arte e storia. Basti pensare che già alla fine dell’800 venne ritrovata proprio in questa area una necropoli etrusca. Le 420 tombe rinvenute fecero accorrere studiosi da tutta Europa e oggi sono custodite nel Museo Civico Archeologico.

Tomba_bisteghi1 Fondato nel 1801, il cimitero sorge sulle strutture del convento certosino edificato a partire dal 1334 e soppresso nel 1796. La ricchezza della chiesa di san Girolamo riesce ancora oggi a farsi testimone della ricchezza perduta del convento. È ancora possibile ammirare il grande ciclo di dipinti dedicati alla vita di Cristo, realizzato dai principali pittori bolognesi della metà del XVII secolo. Il cuore del Cimitero bolognese è il Chiostro Terzo, di gusto neoclassico dove, alle iniziali tombe dipinte, si sono poi sostituite  opere in stucco e scagliola e – a partire dalla metà dell’Ottocento – in marmo e bronzo.

Vela_Murat_Carisbo_F1_247All’interno si conserva un vastissimo patrimonio di pitture e sculture realizzate da quasi tutti gli artisti bolognesi attivi nel XIX e XX secolo, ma non solo, rimangono infatti molte testimonianze di artisti provenienti da lontano. Fra gli scultori di maggior rilievo segnaliamo  Giacomo De Maria, Lorenzo Bartolini, Leonardo Bistolfi, Silverio Montaguti e Giacomo Manzù, mentre tra i pittori Pelagio Pelagi e Pietro Fancelli.

Tra i personaggi illustri ospitati nel cimitero ricordiamo: il premio Nobel per la letteratura Giosuè Carducci  i pittori Giorgio Morandi e Bruno Saetti;  il cantante Lucio Dallai fondatori delle aziende Maserati, Ducati e Weber e della casa editrice Zanichelli.

Nel corso del ‘900 diversi monumenti segnano alcuni passaggi della storia nazionale: l‘Ossario dei caduti della prima guerra mondiale, quello ai caduti fascisti, il Monumento ai caduti in Russia nella seconda guerra mondiale, l’Ossario dei partigiani.


L’evento, che si terrà sabato, 9 novembre 2019 (con punto di ritrovo presso l’ingresso principale – Cortile Chiesa, di via della Certosa), partirà alle ore 14:30, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo due ore. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (che comprende: guida turistica, radio guide):  20,00.
I bambini, sotto i 6 anni di età e i portatori di disabilità, non pagano la visita guidata. I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 65, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si effettuerà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Sabato, 19 ottobre 2019, ore 20 (apertura straordinaria serale): Seven, le Sette Chiese. Misteri ed enigmi all’interno della basilica di Santo Stefano…

Seven, le Sette Chiese: alla scoperta della basilica di Santo Stefano, un’estasi di meraviglia e di curiosità, che solo tanta bellezza arcana sa sprigionare…

santo_stefanoA Bologna, nel centro storico, è situato un complesso religioso di straordinaria importanza, sia per la fede che per l’arte, che per i misteri ad esso collegati: il complesso abbaziale di Santo Stefano, un aggregato di edifici che riproducono i luoghi Santi di Gerusalemme…

Il complesso, racchiuso da una cancellata, fu sicuramente impostato sul modello dei Luoghi Santi di Gerusalemme in seguito all’impulso dato dalla prima Crociata, che vide la partecipazione di alcuni bolognesi. Si può pensare che i Cavalieri Templari abbiano svolto, in seguito, un ruolo nella realizzazione degli spazi del più affascinante complesso religioso di Bologna. 

bologna-piazza-santo-stefano-tramonto-foto-peterzulLa basilica di Santo Stefano, in pillole: divenne un antico tempio trasformato in un nucleo di edifici sacri cristiani, in epoca tardo romana, da Petronio (uomo colto, che aveva viaggiato in Oriente e aveva portato reliquie della passione a Bologna, tra cui la vera croce di Gesù, la colonna della flagellazione e, infine, la benda della Vergine Maria). È un luogo molto caro al cuore dei bolognesi. Le donne si recavano presso la basilica a pregare per un parto sano e sicuro, persino le prostitute vi erano ammesse, in particolari giorni dell’anno. È un luogo misterioso, intriso di 1500 anni di storia, nonché, un concentrato di misteri, leggende e tradizioni bolognesi. È un luogo di ritrovo della società dei Lombardi, eredi dei Templari, inoltre, un luogo di meditazione e studio da parte di Dante Alighieri, durante la sua permanenza nel capoluogo emiliano. Sede della comunità benedettina di Bologna. Luogo dell’antico tempo di Iside. Contiene, infine, uno dei presepi più antichi al mondo.


20151009-145148-largejpgLa chiesa di Santo Stefano è il luogo con la storia più originale di tutta Bologna. Sorta sulla base di un antico tempio pagano, fu immaginata come copia fedele del Santo Sepolcro di Gerusalemme, vide nei secoli una serie di ampliamenti che portarono non ad una ma a ben sette chiese, e una di queste chiese divenne talmente famosa per un ritrovamento inaspettato che fu necessario un intervento “straordinario” del papa. Delle sette chiese originarie al giorno d’oggi ne rimangono quattro, e soltanto una ha portato il nome di S. Stefano in un periodo incerto tra il V e l’ VIII secolo, poi lo ha cambiato dedicandosi al Santo Sepolcro, e del protomartire non è rimasta nemmeno una cappella. 22705538328_3ddb687e48_bComunque l’intero complesso è ricordato come Ecclesia Sancti Stephani e al giorno d’oggi comunemente indicato come Santo Stefano alle sette chiese.

La storia comincia una notte dell’anno 429, quando a papa Celestino I appare in sogno San Pietro che gli ordina di consacrare Petronio vescovo di Bologna. Considerando la motivazione della nomina (per inconfutabile segno divino) e il fatto che il buon Petronio sembra vantare origini nella famiglia imperiale di Costantino e Teodosio, la vicenda anticipa di più di un millennio l’attuale stile italiano di attribuzione delle cariche importanti. Petronio aveva abbandonato una posizione sociale molto elevata per entrare nell’ordine sacerdotale, era uomo di santa vita ed esercitato fin dall’adolescenza negli studi dei monaci, aveva meditato come eremita nei deserti egiziani, ma soprattutto aveva visitato più volte Gerusalemme, tornandone arricchito di informazioni e con reliquie di prim’ordine, tra cui il piede sinistro di Santa Caterina e un frammento della vera croce (a detta di alcune malelingue comprate per 3000 pezzi d’oro da mercanti saraceni). E a quanto pare decide di ricostruire a Bologna una Gerusalemme da dedicare ai suoi fedeli locali.

Bologna-Santo-Stefano-sepolcroGerusalemme e i luoghi santi all’epoca esercitavano un richiamo enorme sull’immaginario europeo, e i cristiani, finalmente liberi dalle persecuzioni dei secoli passati, vorrebbero vedere con i loro occhi la Terra Promessa dalla quale è arrivata la luce della speranza, anche per ottenere di riflesso la remissione e il premio dei giusti. Il progetto comincia dalla trasformazione in battistero cristiano di un antico tempio di Iside, che attorno all’anno 100 era stato fatto costruire da una ricca matrona bolognese a circa 80 metri dalla via Emilia, la strada che collegava Rimini con Piacenza. Rimasta vedova di Osiride, ucciso dal fratello Seth, Iside supplica il supremo dio Ra di ridar vita al marito, e Ra lo concede, ma solamente se lei riuscirà a ritrovare ogni parte del corpo di Osiride, ormai sparsa un po’ ovunque nel mondo. Dopo varie peripezie Iside ricompone il corpo di Osiride e Ra mantiene la promessa. A parte la vicenda intricata, soprattutto considerando il fatto che Iside Osiride e Seth erano tutti fratelli, tornando alla chiesa di SantoSanto Stefano il fatto interessante è che l’iniziazione al culto di Iside prevedeva un rituale molto simile a quello del battesimo, ed in entrambi i culti c’è il medesimo concetto di resurrezione come premio alla fede e al sacrificio. La fonte originaria viene riconsacrata con l’acqua del Giordano, e il colonnato circolare a cielo aperto che la circonda viene chiuso con un muro e sormontato con una cupola. Le colonne esistono ancora oggi all’interno del battistero: le colonne originali del sacrario di Iside sono quelle in cipollino nero (sette in tutto), mentre quelle in mattoni sono state aggiunte dopo.

Durante il vescovato di Petronio, negli anni 431-450, l’iseo diventa dunque un battistero cristiano coperto, ed accanto viene costruita la chiesa di San Vitale, la seconda delle 7 chiese. Successivamente poco distante viene aggiunto il Martyrium. Nel 737 arrivano i Longobardi. Non toccano l’esistente complesso, ma costruiscono un quartiere accanto al complesso, e una nuova chiesa a destra del battistero che dedicano a San Giovanni Battista. Nella parte posteriore sorgono nove piccoli edifici, alcuni dei quali sono dati in uso ad un gruppo di monaci detti Stefaniani, di cui però non si conosce né provenienza né devozione. Negli anni 1000-1100 i monaci Benedettini costruiscono il campanile, il chiostro, un grande monastero e una nuova chiesa, quella che sarà chiamata del Cenacolo (che sorge a sinistra del campanile). In questo periodo anche il battistero originario viene trasformato in chiesa, quella del Santo Sepolcro, a pianta ottagonale e tamburo della cupola a dodici lati.

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A questo punto la storia diventa interessante: verso la fine del 1300 viene rinvenuta una tomba di epoca romana sepolta sotto il pavimento dell’attuale chiesa dei santi Vitale e Agricola, su cui è nitidamente inciso il nome “Simone”, che era il nome originario di San Pietro (ribattezzato poi da Gesù “Kefa”, che in aramaico significa appunto “pietra”).
Nessuno si pone minimamente il dubbio che possa trattarsi di un qualsiasi altro Simone, e il sarcofago viene collocato sull’altare, il vescovo fa suonare le campane a festa e la chiesa è immediatamente dedicata a San Pietro. E tra i pellegrini che arrivano dal nord si diffonde la voce che il sepolcro del primo vicario di Cristo in terra non si trova a Roma, ma a Bologna. La notizia arriva anche in Vaticano, ma in un primo momento non viene creduta perché troppo inverosimile. E poi nel dicembre del 1399 si era a poche settimane dal nuovo anno santo e c’erano ben altri pensieri per l’organizzazione. Ma già a febbraio i cardinali preposti alle celebrazioni del Giubileo si accorgono che qualche cosa non funziona: gli arrivi dei pellegrini sono inferiori al previsto, e anche la durata del soggiorno di quelli che arrivano è ridotta. Nonostante il grande successo di questo giubileo riportato da molte cronache, si comincia a lamentare il clero, si lamentano osti e artigiani, cerusici e negozianti, persino ladri e prostitute: è un disastro economico, ed è dovuto al fatto che i pellegrini si fermano a Bologna e tornano a casa contenti e ricolmi di indulgenze. La risposta di Bonifacio VIII è durissima: la chiesa viene sconsacrata e il vescovo ha l’ordine di demolirla e reinterrare il sarcofago in un luogo segreto con la massima discrezione, nonché ovviamente di spiegare ai fedeli che i veri resti di San Pietro non si sono mai mossi da Roma. Nel giro di pochi giorni crollano il tetto e le parti alte delle mura, la tomba sparisce. Quindi, caso unico nella storia, una chiesa non viene distrutta dagli infedeli ma dal primo ministro di Dio, il Papa. E tutto questo senza dare scandalo, ma a maggior gloria del Signore, le cui vie sono decisamente infinite. Questo comportamento può sembrare inverosimile al giorno d’oggi,  basilica-santuario-dima a quei tempi molti vicari di Cristo si preoccupavano più degli interessi personali che del Santo Ufficio. Ad esempio tra le sante opere di papa Bonifacio VIII, oltre alla incredibile distruzione della chiesa di Santo Stefano, possiamo anche ricordare l’incarcerazione e successiva eliminazione del suo inoffensivo predecessore Celestino V (colui che fece per viltade il gran rifiuto) e l’aver completamente raso al suolo l’intera città di Palestrina per motivi di vendetta personale contro i Colonna.

2012-11-ipad-486-0Tornando alla chiesa distrutta, soltanto settant’anni più tardi Sisto IV consentirà che la chiesa, ormai in completa rovina, sia riaperta al culto, purché dedicata ai santi Vitale e Agricola (due martiri bolognesi uccisi nella persecuzione di Domiziano nel 304). Probabilmente il tutto fu dovuto alle ambizioni e agli interessi del nipote, Girolamo Riario, che difatti nel 1473 diventa signore di Imola e subito dopo anche di Forlì. Nell’attuale chiesa i sarcofaghi dei santi sono ai lati dell’abside: quello di San Vitale è alla sinistra, sul suo sarcofago è scolpito un pavone, simbolo dell’immortalità; quello di Agricola è sul lato destro, è più ricco e rifinito dell’altro, e porta i simboli del cervo e del leone. L’altare centrale è un’ara pagana con il coperchio rivoltato.

Sancta_Jerusalem_di_Bologna._Prima_Chiesa,_SS._Trinità_sul_Cortile_di_Pilato._-_panoramioNonostante tutto i bolognesi rimasero affezionati alla loro piccola Gerusalemme. Tra il 1400 e il 1800 il complesso raggiunse il suo massimo sviluppo, e tranne piccole modifiche è giunto intatto ai nostri giorni.  In particolare qui possiamo osservare la più antica, e si suppone più fedele, ricostruzione del Santo Sepolcro di Gerusalemme.  Grazie alle testimonianze dei cavalieri crociati il sepolcro venne ricostruito nelle stesse forme e proporzioni di quelle che l’imperatore bizantino Costantino IX Monomaco aveva eretto a Gerusalemme nel 1050, che a sua volta replicava quanto più fedelmente possibile il disegno dell’originale (vedi anche note a fondo pagina).

Curiosità

Nella cripta di San Giovanni Battista c’era (e c’è ancora) una colonna che venne portata dal vescovo Petronio di ritorno dalla Terra Santa e che documenta l’altezza di Gesù Cristo (circa un metro e settanta). Nella stessa chiesa una pietà in cartapesta ricorda le quaresime del ‘700, quando le beghine facevano il giro delle taverne sequestrando i mazzi di carte da gioco, che portavano poi a macerare per riprodurle in immagini sacre a remissione dei peccati commessi da mariti e figli. Sulla facciata della chiesa del Santo Sepolcro resta il segno di un’altra leggenda: una pietra nera così lucida che le donne vi si specchiavano. Indignato per tanta vanità un santo eremita fece un incantesimo e da quel giorno le donne non viderò più i loro volti ma i loro peccati. Il vescovo proibì allora a tutti ad avvicinarsi alla pietra, e prodigiosamente la pietra diventò così opaca da non riflettere più nulla. Il Santo Sepolcro era la tomba scavata nella roccia dove venne deposto il corpo di Gesù Cristo. Il sepolcro originario, quello di Giuseppe di Arimatea, venne distrutto nell’anno 135 quando l’imperatore Adriano fece radere al suolo Gerusalemme a seguito della rivolta del 132. L’operazione venne eseguita dalla XXII Legione, che in seguito venne spostata sul limes e ampliò il piccolo avamposto di Mogontiacum, l’attuale Magonza. Fu l’imperatore Costantino I che a seguito del concilio di Nicea del 325 ordinò l’edificazione di una chiesa nei luoghi della passione di Gesù Cristo. La pietra in cui fu scavato il Santo Sepolcro venne chiusa da un piccolo edificio: l’edicola dell’Anastasis, chiesa consacrata nel 335.


L’evento, che si terrà sabato, 19 ottobre 2019 (con punto di ritrovo in via Santo Stefano n. 24, davanti alla basilica di Santo Stefano), partirà alle ore 20, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un paio d’ore. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (con ingresso ESCLUSIVO alla basilica di Santo Stefano, guida turistica e radio guide):  22,00.
I bambini, sotto i 6 anni di età e i portatori di disabilità, non pagano la visita guidata.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 65, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 13 ottobre 2019, ore 17: A due passi dal cielo. Visita al sottotetto di San Petronio. Un luogo magico e inaspettato, che regala grandi emozioni…

sottotetti_sanpetronio_2019Un’imperdibile occasione per visitare il sottotetto della Basilica di San Petronio, realizzato tra le capriate originali della chiesa e le sue volte, della metà del Seicento…

Nella seconda metà del Seicento la Basilica, iniziata nel 1390, conosce una seconda fase di lavori. Si decide, soprattutto, di sottrarre le inestetiche travature della capriata che costituiscono il tetto della chiesa alla vista dei fedeli, costruendo un nuovo soffitto a volta. Camminando tra le due intercapedini avremo al possibilità di ammirare i legni originali del tetto, le iscrizioni lasciate dai lavoratori edili e le cupole delle volte. Vedremo soprattutto gli argani utilizzati per alzare e abbassare i lampadari che illuminavano la chiesa e gli “apparati effimeri” montati nelle occasioni speciali.

61188171_10156965264808382_8960080959537938432_n (1)Quella al sottotetto è una visita speciale il cui accesso ci permette di accedere in una foresta di capriate e travature, sopra l’abside e di costruzione seicentesca, fino alla facciata della Basilica, di costruzione trecentesca, da cui si scorge un panorama mozzafiato su piazza Maggiore attraverso le due finestrelle, corrispondenti. Un passaggio attraverso secoli di storia edile e artistica della Basilica che ha lasciato segni visibili delle diverse tecniche di travatura; sui muri si possono notare anche antiche iscrizioni di lavoratori che hanno lasciato a noi posteri l’incisione dell’anno che li ha visti dedicare sudore e fatica a questo luogo… 

65386715_10218884184125390_6487996752891740160_nIl sottotetto è una specie di soffitta, una per ogni navata, che sta tra le volte della chiesa (quelle in muratura decorate) ed il tetto interamente in legno (poi ovviamente ricoperto con tegole od altri sistemi). Quando il sottotetto è quello di San Petronio, terza chiesa più grande d’Italia e sesta nel mondo, l’emozione ed il senso della storia avvolgono lo spettatore in un mondo che non si aspetta.

La visita al sottotetto permette anche di guardare dall’alto verso l’interno attraverso il piccolo foro gnomonico della linea meridiana diimages Cassini, quella che, all’interno della Basilica, è posta sul pavimento, attorniata da simboli zodiacali e segnante il mezzogiorno; per motivi di sicurezza il foro della meridiana è visibile attraverso uno specchio appositamente posto. Si entra all’interno del sottotetto con apposito casco di sicurezza; è necessario indossare scarpe comode, per percorrere gli scalini che porteranno a destinazione.

sanpetronio1La Basilica di San Petronio, dedicata al patrono cittadino (ottavo vescovo di Bologna dal 431 al 450), è la più grande e importante chiesa bolognese (m 132 di lunghezza, 66 di larghezza totale, 47 di altezza). Nel 1514 Arduino degli Arriguzzi propone un nuovo modello a croce latina che avrebbe superato in grandezza la chiesa di San Pietro a Roma. Secondo la leggenda Pio IV bloccò la realizzazione di questo sogno megalomane, sollecitando i lavori per la costruzione dell’Archiginnasio. Anche la facciata rimase incompiuta. Celebre fu la Cappella musicale petroniana il cui il simbolo più prestigioso è un organo tuttora funzionante, costruito attorno al 1470 da Lorenzo da Prato: il piùsanpetronio4 vecchio al mondo ancora in uso. L’interno del tempio, benché costruito in diverse epoche, ha un mirabile senso classico, lontano quindi dal gotico oltremontano. È diviso in tre navate sorrette da dieci piloni a nervatura poligona, sui quali si slanciano gli archi e le volte: le campate della navata maggiore sono a pianta quadrata. Il Sole, simbolo dell’antica divinità è presente anche all’interno della chiesa: si tratta della meridiana che attraversa il pavimento della navata sinistra. sanpetronio7 Realizzata dall’astronomo Gian Domenico Cassini nel 1655, coi suoi 66,8 metri è la più lunga del mondo. Indica con sorprendente precisione il mezzogiorno solare, al punto che si narrache i vecchi orologiai di Bologna andassero in San Petronio per regolare gli orologi. Una delle particolarità è che non è una linea d’ombra a indicare l’orario come nelle meridiane tradizionali, ma un cono di luce che ricorda la figura del Sole. Una leggenda vuole che visitare la meridiana sia di buon auspicio per gli innamorati, in quanto periodicamente proietta un’immagine a forma di cuore.

Approfittando dei ponteggi allestiti per un cantiere di restauro, in questi mesi è stato reso accessibile, tramite visite guidate su prenotazione, un luogo che da 600 anni a questa parte è stato visto e calpestato solo da pochi addetti ai lavori.

L’evento, che si terrà domenica, 13 ottobre 2019 (con punto di ritrovo presso piazza Galvani, sotto alla statua), partirà alle ore 17, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (che comprende: guida turistica, radio guide, ingresso esclusivo al sottotetto e noleggio caschetto di protezione):  25,00.
I bambini, sotto i 6 anni di età e i portatori di disabilità, non pagano la visita guidata. I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 65, usufruiscono di uno sconto di € 3,00 sul costo del tour.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si effettuerà ugualmente, perché completamente al chiuso.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna. Sabato, 12 ottobre 2019, ore 15, 16:15 e 17:30: “A casa di Dalla”. Un viaggio nei luoghi più intimi del cantautore e poeta, che Bologna porta nel cuore…

a_casa_di_dalla2“Bologna, ogni strada c’è una buca. Per prima cosa mangio una pizza da Altero c’è un barista buffo, un tipo nero Bologna, sai mi sei mancata un casino.” (Lucio Dalla)… 

Le porte del quattrocentesco Palazzo Fontana, dove Lucio Dalla aveva scelto di vivere nell’ultima parte della vita, venivano spalancate solo occasionalmente e nella data del 4 marzo, anniversario del compleanno. Da bambino, con la madre sarta, l’artista aveva abitato al 2 di piazza Cavour, lo slargo che corrisponde alla mitica “Piazza Grande”. Aveva poi scelto Casa Fontana perché da qui poteva ascoltare le campane di San Petronio di cui amava il tocco…

sputoUna targa nell’androne del palazzo riporta il suo pseudonimo condominiale: per vezzo, si faceva chiamare prof. Domenico Sputo. L’appartamento è la summa del suo universo. Afflitto, come lui stesso confessava, da “presepite acuta”, Dalla collezionava tutto ciò che univa sacro e profano. Sotto soffitti lignei dipinti ci sono frammenti di presepi napoletani e statue di aspetto canzonatorio cui il cantautore esprimeva gratitudine giornaliera offrendo confetti come ex-voto. La sala sede della sua casa discografica, la Pressing Line, conserva il ritratto di Caruso, la copertina del vinile di 4 marzo 1943 con cui nel ’71 vinse Sanremo e la laurea honoris causa dell’Università di Bologna data per “l’inquietudine timbrica” che lo spingeva a cantare. Fuori da queste pareti, il legame di Dalla con la città resta strettoe tracciabile. In via Caprarie e via Orefici, incastonate nella pavimentazione ci sono targhe a forma di stella con i nomi dei grandi del jazz passati per Bologna. C’è la Fitzgerald. C’è naturalmente Dalla. Sotto antiche volte, in via C. Battisti, si trova la cantina per jam session Dr. Dixie Jazz Band dove, con Pupi Avati, Lucio aveva cominciato a suonare il jazz. La chiesa di San Domenico è dove Dalla avrebbe conosciuto padre Michele Casati, il “caro amico” cui scrive nella canzone L’Anno che verrà.

nxHKXfBXJSnsckt-800x450-noPadLucio Dalla, artista geniale ed eclettico. Cantautore, musicista, ma anche attore e regista, appassionato ed esperto d’arte, innamorato del cinema e della fotografia e affascinato dalla poesia. Al centro della sua vita c’è stata sempre l’arte, di cui si è nutrito, che lo ha ispirato e che egli stesso ha alimentato con una produzione artistica acclamata a livello mondiale, eterogenea e ricchissima. La sua casa, che Lucio amava profondamente, rappresenta tutto questo e costituisce un percorso affascinante tra le sue innumerevoli passioni e i suoi interessi mossi da un’insaziabile curiosità che, negli anni, lo ha portato a riempire gli spazi mescolando stili, epoche, copie di opere e preziosi originali, oggetti di valore e cose di poco conto, ma in grado di suscitare in lui emozioni e ricordi e in noi stupore e meraviglia. Meraviglia per la bellezza della casa e della ricca collezione d’arte, dagli artisti del ‘500 ai contemporanei, e stupore per i “premi” come lui li definiva, collanine o confetti dorati, che l’ ”eterno bambino” adagiava su opere e oggetti per ripagare, a modo suo, l’emozione che gli suscitavano. Visitare la casa di Lucio, attraversare le sue stanze, sentirne il profumo, osservarne gli oggetti, significa compiere un viaggio nella sua vita. La Fondazione dopo la sua scomparsa ha organizzato la visita intitolando ogni stanza prendendo spunto dalle storie che ciascuna ci racconta. La casa di Lucio si trova al piano nobile di un pregevole Palazzo Bolognese originario del ‘400 che all’inizio del ‘500 divenne di proprietà della famiglia Fontana il cui blasone è dipinto negli affreschi della Bottega di Antonio Basoli e Felice Giani che decorano i saloni.

casadalla_bologna1La “stanza Caruso”
Ancora oggi in questo salone ha la sede Pressing Line, etichetta discografica fondata e presieduta da Lucio Dalla che negli anni è stata artefice di alcuni tra i suoi album di maggior successo come Dallamericaruso, Dalla-Morandi, Cambio, Canzoni, solo per citarne alcuni. La casa discografica ha anche prodotto molti nuovi talenti del panorama musicale italiano, due nomi tra tutti: Luca Carboni e Samuele Bersani oltre ad aver promosso l’album Varietà del 1989 di Gianni Morandi. Questo grande ambiente era ufficio, sala riunioni, sala da pranzo e ufficio amministrativo, testimoniando ancora l’assoluta integrazione tra privato e lavoro. Lucio considerava i collaboratori come la propria famiglia con la quale amava condividere passioni e quotidianità.
Numerose le opere esposte, sia dipinti che sculture, tra le quali ritratti di Dalla realizzati da amici artisti. Particolarissimo quello di Carlo Pasini, allievo di Mondino, interamente realizzato con puntine da disegno.
Dalla sceglieva le opere e gli oggetti in totale autonomia, non si faceva consigliare, ma seguiva il proprio gusto personale senza dare troppa importanza al valore economico e di mercato. Molto importanti erano per lui le amicizie, i legami e le opere presenti in questa casa testimoniano le tante frequentazioni con artisti, più o meno famosi, a volte incoraggiati e aiutati proprio da Dalla.
Sono ora esposte sul grande tavolo di cristallo alcuni premi ricevuti da Lucio Dalla tra i quali un microfono donatogli dalla RCA.

Wooden wind musical instrument clarinet. Close-up.“Stanza delle Colonne”
Uno dei tanti salotti della casa che rappresenta al meglio lo splendore dei Palazzi bolognesi: gli alti soffitti sono affrescati da artisti della scuola di Antonio Basoli, esponente del neoclassicismo bolognese, a terra i pavimenti in legno di inizio ‘800, ornano poi il salone le alte colonne lavorate a marmo.
In questa stanza il comune denominatore è il “luogo”: tutte le opere rimandano a Napoli, al sud Italia, alla Sicilia, a Capri e testimoniano l’interesse di Dalla per questi luoghi e questa cultura che ha profondamente amato sin dall’adolescenza, dalle prime vacanze al Sud trascorse con la madre poi appuntamento fisso delle sue estati.
L’artista ricordò quel periodo in una intervista all’Europeo:
“E’ stato durante queste vacanze da emigrante alla rovescia, che è avvenuta in me la spaccatura tra due diversi modi di vivere. Così oggi mi ritrovo con due anime; quella nordica (ordinata, efficiente, futuribile, perfezionista, esigente verso di sé e verso gli altri) e quella meridionale (disordinata, brada, sensuale, onirica, mistica). E’ nel sud che sono diventato religioso, di una religiosità forsennata, irrazionale, pagana.”

Lo “Studio di Lucio”
Si tratta di una piccola stanza, ufficio e studio personale dell’artista che amava sedersi sulla poltrona vicino alla finestra e qui riceveva i suoi collaboratori o gli ospiti per riunioni “ristrette”. Moltissimi gli oggetti a lui cari come un frammento del muro di Berlino davanti al quale l’artista compose il famoso brano che ha come protagonisti due amanti, uno di Berlino Est, l’altro di Berlino Ovest, che progettano di avere una figlia che si chiamerà “Futura”. Molti i libri, di cui uno autografato da Dan Brown, grandissimo fan di Lucio, e opere alle pareti. Tra queste un disegno di Milo Manara, regalo dell’artista a Lucio, che diventerà la copertina di “12000 Lune”: Dalla è rappresentato come un marinaio al timone, alle sue spalle San Petronio sotto una notte stellata.


L’evento, che si terrà sabato, 12 ottobre 2019 (con punto di ritrovo in piazza de’ Celestini, davanti alla casa di Dalla), partirà alle ore 15, 16:15 e 17:30, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna.

Costo della sola visita guidata (che comprende: ingresso esclusivo presso la Casa di Dalla, coordinatore e guida turistica certificata):  25,00.
I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour. Le persone con disabilità non pagano.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/WhatsApp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si effettuerà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Modena. Domenica, 15 settembre 2019, ore 10: “OroGialloBlu”. I monumenti e le leggende del cuore cittadino e la Galleria Estense…

oro_giallo_bluModena è una città nel cuore della pianura padana. La città degli Este, che custodisce opere di una indescrivibile bellezza e preziosità. Visiteremo i principali monumenti del centro storico e la Galleria Estense, una delle più più antiche e importanti gallerie nazionali d’Italia…

Modena, è una città nel cuore della pianura padana, situata lungo una delle vie più importanti del passato: la via Emilia. A Modena, è tutto giallo-blu! Dallo stadio alle palestre, dal colore degli autobus alle bandiere. Queste cromie nascono nel Medioevo e si sono trascinate con campanilismo fino ai giorni nostri. Città etrusca e colonia romana. Antico Ducato degli Este, città universitaria di fama indiscussa, ospita nel proprio territorio alcuni imponenti palazzi e costruzione di grande valore storico-artistico. Tra queste, spetta il privilegio al Duomo, incluso tra i patrimoni UNESCO. Patria felice della gastronomia emiliana, grazie soprattutto ad alcuni prodotti culinari degni di nota. Visiteremo alcuni importanti monumenti del centro storico, toccandone anche gli aneddoti e le leggende. Ci recheremo presso la Galleria Estense, dove è esposto il patrimonio artistico che la famiglia d’Este ha accumulato negli anni (si contano circa 40.000 pezzi, di autori come il Bernini, il Correggio e Guido Reni).

PRIMA TAPPA: LA GALLERIA ESTENSE…
Galleria_Estense_Modena_MyModenaDiary_ArpaEstenseLa Galleria Estense di Modena, erede della plurisecolare vicenda di collezionismo d’arte legato Galleria_Estense_Modena_MyModenaDiary_Cembalo_-MicheleAntonioGrandialla famiglia degli Este, è una delle più importanti e più antiche Gallerie Nazionali d’Italia. Ad una ricchissima quadreria si aggiungono un’importante raccolta grafica (disegni, stampe, matrici silografiche), una sceltissima collezione di sculture, antiche e moderne, una significativa selezione di arti decorative (metalli, vetri, avori, maioliche, ceramiche, mobili e arredi) e una raccolta numismatica tra le più cospicue del mondo (monete antiche e moderne, medaglie e placchette, sigilli, coni e punzoni). La raccolta trae origine dalle favolose collezioni degli Este, dapprima Marchesi, poi Duchi di Ferrara, che si trasferirono nel 1598 a Modena, dove le raccolte vennero prevalentemente alloggiate nel nuovo e sontuoso Palazzo Ducale°°, edificato a partire dal 1630 attorno ad un nucleo di origine medievale (vedi la pagina sulla storia della città). Le collezioni riflettono i poliedrici e raffinati gusti degli Estensi, indirizzati non solo alla pittura e alla scultura, ma anche verso le antichità e le arti decorative, la grafica e la numismatica. Particolarmente significativo è il nucleo della quadreria, che presenta soprattutto capolavori della pittura emiliana dal XIV al XVIII secolo, da Cosmè Tura al Correggio, dai Carracci a Guercino a Guido Reni. Al generoso mecenatismo del duca Francesco I d’Este (1629-1659) si devono i due maggiori capolavori che la Galleria conserva, il suo ritratto ad opera di Diego Velázquez(1638-1639) e il meraviglioso busto in marmo di Gian Lorenzo Bernini (1650-51). Dopo la vendita di cento capolavori all’Elettore di Sassonia nel 1746 (la cosiddetta ‘vendita di Dresda’) e il drammatico periodo delle spoliazioni napoleoniche, le raccolte si arricchirono ulteriormente attraverso acquisti, doni GALLERIA-ESTENSE-interno5e lasciti, fra i quali spiccano quelli delle collezioni di Tommaso degli Obizzi (Trittico di El Greco) e di Giuseppe Campori (Madonna col Bambino del Correggio). Nel 1854 la Galleria fu Galleria_Estense_Modena_MyModenaDiary_Coveraperta al pubblico nella storica sede di Palazzo Ducale°°. Lasciata in eredità alla città dall’ultimo duca, Francesco V d’Austria-Este, la Galleria venne in seguito trasferita nel monumentale Palazzo dei Musei°°, già Albergo dei poveri, destinato ad ospitare le più importanti istituzioni culturali della città. Nella nuova collocazione la rinnovata Galleria Estense venne riaperta al pubblico il 3 giugno del 1894, dopo un’importante opera di riordino ad opera di uno dei maggiori storici dell’arte italiani, Adolfo Venturi, che nel 1882 aveva pubblicato un volume, tuttora fondamentale, sulla storia delle collezioni estensi. L’attuale aspetto della Galleria è il frutto di un’importante opera di riassetto museografico ad opera dell’architetto Leone Pancaldi realizzato fra il 1968 e il 1975, sottoposto in anni recenti ai necessari adeguamenti per rimanere al passo con le nuove esigenze del pubblico. La Galleria espone 609 opere: 327 dipinti, 40 sculture e 242 oggetti pregiati. Ecco un elenco delle più interessanti.
Gian Lorenzo Bernini, Busto del Duca Francesco I d’Este; Tommaso da Modena, Altarolo portatile; Barnaba da Modena, Altarolo portatile; Agnolo e Bartolomeo degli Erri, SS. Geminiano e Andrea; Bartolomeo Bonascia, Pietà; Cosmè Tura, S. Antonio da Padova; Francesco Bianchi Ferrari, Crocifissione, Annunciazione, Noli me tangere; Cristoforo da Lendinara, Madonna col Bambino; l’Antico, Vaso Gonzaga; Lorenzo di Credi, San Sebastiano; Joos van Cleve, Madonna col Bambino e Sant’Anna; Albrecht Bouts, S. Cristoforo; Mabuse, Madonna col Bambino; Cima da Conegliano, Pietà; Girolamo Mocetto, Testa di ragazzo, Boccaccio Boccaccino, Madonna col bambino e due pastori; Giovan Battista Giacomelli, Arpa Estense; Niccolò dell’Arca, Busto di Santa monaca; Guido Mazzoni, Testa virile; Nicolò dell’Abate, Battuta di caccia; Lelio Orsi, Pietà; Antonio Allegri dettoGalleria_Estense_Modena_MyModenaDiary_Violoncello-e-Violino il Correggio, Madonna col Bambino; Antonio Begarelli, Madonna col Bambino; Giovanni Luteri detto Dosso Dossi, Madonna in tronoMadonna col BambinoRitratto di buffone; Prospero Spani, Busto di Ercole II; Lelio Orsi, Martirio di Santa Caterina; Domenico Thetocopuli detto El Greco, Trittichetto portatile; il Garofalo, Madonna col Bambino; Pellegrino Munari, Natività; Bartolomeo Schedoni, Madonna col Bambino; Francesco Vellani, Sposalizio di Santa Caterina; Diego Rodriguez de Silva y Velazquez, Ritratto del Duca Francesco I; Ercole dell’Abate, Ritratto di letterato; Ludovico Lana, Ritratto di giovinetto; bottega di Pietro Paolo Rubens, Adorazione dei Magi; Charles le Brun, Nozze di Mosè e Sefora; Sigismondo Caula, San Carlo Borromeo; Raffaele Rinaldi detto il Menia, Ruderi con vedute; Rosalba Carriera, Ritratto di donna; Luca Carlevarijs, Fiera di Piazza San MarcoVeduta del porto di Livorno; Francesco Guardi, Isola di San Giorgio Maggiore; Jacopo Robusti detto il Tintoretto, Metamorfosi di Ovidio; Paolo Caliari detto il Veronese, San Giovanni Battista; Jacopo galleria_estense3 da Ponte detto il Bassano, Santi Pietro e Paolo; Jacopo Negretti detto Palma il Giovane, Visitazione; Alessandro Varotari detto il Padovanino, Sposalizio di Santa Caterina; Guido Reni, S. Rocco in carcereCrocifissione; Ludovico Carracci, Assunzione; Annibale Carracci, Venere; Agostino Carracci, Plutone; Giovanni Andrea Donducci detto il Mastelletta, galleria_estense4Ritrovamento di Mosè; Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, Martirio di San PietroMarte, Venere e AmoreRitratto di vecchio; Cristoforo Munari, Natura morta; Lionello Spada, Buona Ventura; Giovanni Boulanger, Ritratto; Ippolito Scarsella detto lo Scarsellino, Natività; Leone Leoni, Scrittoio da viaggio; Giovan Battista Crespi detto il Cerano, Sant’Ignazio; Daniele Crespi, Incoronazione della Vergine; Francesco del Cairo, La buona ventura; Salvator Rosa, Paesaggio con ErminiaVeduta di una baia.


duomoSECONDA TAPPA: IL DUOMO…
La posa della prima pietra per il nuovo Duomo avvenne il 9 giugno del 1099, incredibilmente in un momento in cui la sede vescovile era vacante: fu dunque la comunità cittadina in piena autonomia – e anzi per rivendicarla – a volere una degna cattedrale al fine di custodire le spoglie del Santo Patrono Geminiano (312-397). Architetto del complesso fu nominato Lanfranco. L’apparato scultoreo fu invece commissionato a Wiligelmo. I lavori procedettero in fretta a partire dalle absidi, e, nel 1106si poté traslare il corpo del Santo nella nuova cripta, alla presenza di Papa Pasquale II e di Matilde di Canossa (questo il racconto della Relatio de innovatione ecclesiae Sancti Geminiani ac de transaltione eius beatissimi corporis conservata nel Museo del Duomo). Qui nel 1173 si tenne un congresso della Lega Lombarda, cui Modena apparteneva. La solenne consacrazione ad opera di Papa Lucio III (il severo pontefice della decretale Ad leoniabolendam contro l’eresia) avvenne invece nel 1184. Già dalla fine del XII secolo intervennero alla fabbrica, sostituendosi ai seguaci di Lanfranco e di Wiligelmo, i Maestri Campionesi, che vi restarono sino almeno alla metà del Trecento, apportando importanti modifiche di gusto gotico (il rosone, le porte laterali in facciata, la Porta Regia su Piazza Grande, il finto transetto, molte decorazioni interne, la magnifica guglia della Ghirlandina). Nella prima metà del ‘400 si costruirono le volte a crociera in mattoni, sostituendo le precedenti capriate lignee, e si arricchì l’interno di pregevoli opere d’arte e monumenti. Sempre al centro della vita cittadina, pronto a fare da sfondo ai principali avvenimenti, la leggenda vuole per esempio che quando l’Imperatore Carlo V passò da Modena, visitandolo, rischiò di rompersi una gamba scivolando sul pavimento. Considerato incredibilmente sgraziato e spoglio dai modenesi dell’epoca barocca, veniva rivestito all’interno e all’esterno con decorazioni e apparati effimeri più confacenti al gusto del tempo. Quduomo3alcuno pensò anche di demolirlo e di costruivi quella che oggi sarebbe una banale chiesa come tante, ma per fortuna non fu esaudito.
Altri interventi risalgono al Settecento – in particolare la zona dell’abside centrale della cripta – e alla fine del secolo successivo, quando il Duomo venne ripulito da tutto ciò che vi era stato aggiunto di non pertinente. Di qui passò anche Napoleone, e in suo onore fu intonato un solenne Te Deum, salvo poi fare altrettanto per la sua sconfitta e il ritorno dei Duchi Estensi. La storia più recente del Duomo è prevalentemente storia di restauri conservativi, che mirano a mantenerlo nelle migliori condizioni possibili, proteggendolo dallo smog e dalla subsidenza, e consentendoci di ammiralo come i tantissimi che fecero altrettanto in quasi mille anni di storia.

ghirlandina TERZA TAPPA: LA GHIRLADINA…
I modenesi ne sono a ragione convinti: la Ghirlandina è il più bel campanile del mondo. La sua storia è antica quanto quella del Duomo. Simbolo indiscusso della città, svetta da quasi mille anni a 86,12 metri sopra i tetti. Le pietre chiare che la rivestono la rendono ricca e luminosa, le sue proporzioni sono armoniche ed eleganti.
Il nome deriva secondo alcuni dalle ghirlande che la caratterizzano, ossia le due balaustre della parte ottagonale, secondo altri dalla Giralda di Siviglia, la torre con cui un certo numero di ebrei spagnoli stabilitisi in città nel XVI secolo avrebbe ravvisato una certa somiglianza. Si distinguono nettamente, ma armoniosamente, due parti. I primi sei piani sono a base quadrata e sono coevi alla Cattedrale: i primi cinque furono completati entro il 1184, il sesto riprende il tema a trifora dell’inferiore ed era già realizzato nel 1261. Fino ad allo006_Centro_Modenara il campanile rimase tronco, anche per importanti problemi di staticità: cedimenti nel terreno di fondazione, infatti, condussero ben presto all’inclinazione che oggi si nota verso il Duomo. Poi i cittadini, sensibili al gusto gotico nel frattempo diffusosi, chiamarono Arrigo da Campione perché la completasse: costui decise di elevare un’ardita guglia ottagonale con due balconate ornate da pinnacoli (poi rimossi), piegata leggermente in direzione opposta alla Cattedrale, sì da correggere la pendenza. I lavori furono terminati nel 1319. Un nuovo cedimento costrinse alla costruzione dei due archi che la uniscono alla chiesa, verosimilmente nel 1338. Solo nel 1588, però, venne effettivamente completato il campanile così come lo vediamo oggi: durante una cerimonia ufficiale, issandola lungo una scala a pioli esterna, venne montata in cima la croce, saldata alla sfera dorata in cui un’urna (incisa con la sigla S.P.Q.M., Senatus PopulusQue Mutinensis) contiene alcune reliquie del Santo Patrono Geminiano.
La torre venne usata non solo per funzioni religiose, ma anche civili e difensive. Osservando i rilievi che la decorano (oltre a quelli di reimpiego romano e ai protomi dalle figure umane e naturali), si possono vedere alcuni soggetti che rimandano alle altre funzioni della Ghirlandina: la Medusa pietrifica i nemici, Tritone doma i mostri marini, protomi leonine incutono soggezione, un’aquila si getta dal secondo piano, un corno avverte del pericolo, due guerrieri salvano una donzella, un altro uccide un capretto, il Re David suona un’arpa.


immagine3QUARTA TAPPA: PALAZZO DUCALE…
Secondo molti si tratta del primo palazzo barocco d’Europa, quello in cui vennero cioè per la prima volta realizzati i canoni dell’arte seicentesca. È monumentale e ricchissimo, d’arte e di storia: un gioiello degno delle ambizioni di chi lo volle. Per grandezza e fasto, ben potrebbe essere annoverato tra le più prestigiose regge a livello europeo.
L’attuale palazzo sorge sul luogo un tempo occupato dal castello fatto erigere nel 1291 da Obizzo d’Este, marchese di Ferrara, poi ricostruito mezzo secolo più tardi. Qui confluivano (e confluiscono tuttora, sottoterra) i vari canali modenesi che, scorrendo da sud verso il Po, si univano nel fossato della fortezza e ne uscivano uniti dal retro, lungo l’attuale viale Vittorio Emanuele II. Quando, nel 1598, la capitale del Ducato estense, dopo la devoluzione di Ferrara al Papa, divenne Modena, Cesare I si sistemò nella roccaforte, già allora inadatta come residenza principale di una corte europea. Fu così che il suo successore, Francesco I, uno dei più grandi Duchi che Modena abbia mai avuto, commissionò il progetto di un nuovo e meraviglioso palazzo, grande molto più del doppio del primo. Siccome desiderava ottenere una reggia sontuosa, si rivolse ai maggiori architetti dell’epoca: dopo un primo progetto di Girolamo Rainaldi degli anni 1631-2, intervennero Bartolomeo Avanzini, che ne curò la realizzazione, Gian Lorenzo Bernini (suoi lo scalone e i finestroni alla sommità della torre centrale), Francesco Borromini (interpellato come acerrimo rivale del primo, per sicurezza) e Pietro da Cortona. Si cominciò con la costruzione del lato orientale, dove sorgeva precedentemente il castello medievale e si continuò pezzo dopo pezzo (anche per via degli elevati costi) piazza-roma-modena_IM31032sino all’ottocento.
La facciata è solidissima ma anche estremamente armoniosa. È caratterizzata dai due torrioni laterali (che rimandano alla costruzione precedente) e da quello centrale, di più ampie dimensioni. Le finestre sono binate, incorniciate di marmo quelle a destra, dipinte quelle a sinistra, i piani sono scanditi da cornici doppie, il fregio contiene delle aquile, simbolo degli Este, tra finestre ovali. Coronano la facciata delle statue: seicentesche quelle a destra e al centro (da destra: Mercurio, Pallade, Giunone, Ercole; il Tempo, la Fortezza, la Virtù, Marte); del primo novecento, ad opera di Giuseppe Graziosi, quelle a sinistra (da destra: Venere, Bacco, Cerere, Vulcano). Stupisce poi la ricchezza del torrione centrale, con cinque ordini di colonne sovrapposti. Accanto al portone di accesso, sormontato da un’aquila, stanno le statue cinquecentesche di Prospero Spani con Ercole e Marco Emilio Lepido. Al bel balcone (da cui si affacciarono Re e Papi) si accede da una grande porta finestra con cariatidi, mentre i piani superiori riprendono i motivi delle cortine laterali. L’orologio che conclude la torre venne istallato nel 1757, in conformità alle nuove mode francesi.

QUINTA TAPPA: GIARDINI DUCALI…
giardini ducali-3L’origine del Giardino Ducale Estense (già Giardini Pubblici) si può far risalire al 1598, anno in cui il duca Cesare fece recintare con una siepe un ampio spazio incolto a Nord del Castello. La trasformazione in giardino fu realizzata negli anni successivi seguendo una tipologia frequente nel giardino rinascimentale. Nel 1634 furono ultimati anche i lavori di costruzione della palazzina del Vigarani, edificio di bella fattura che conserva i classici caratteri dell’architettura seicentesca. Successivamente, dopo quasigiardino_ducale3 un secolo di abbandono, sotto la corte di Francesco III, venne creato l’orto botanico, ripristinata la struttura interna del parco fino alle sostanziali modifiche avvenute a metà 800 che ci hanno consegnato un’area a giardino “misto”, con una zona ad aiuole ben disegnate per mantenere un raccordo formale con i vari edifici ducali e le rimanenti zone a boschetto.  Attualmente il parco è fortemente caratterizzato dal disegno originario e dalla presenza della pregevole palazzina Vigarani che emerge in tutte le principali prospettive. Sul piano vegetazionale va sottolineata la presenza di alberi appartenenti a diverse specie di notevole grandezza e importanza.


Tigellino37PER CHI LO DESIDERA, DALLE 13 ALLE 14, POSSIBILITA’ DI PRANZARE IN COMPAGNIA E CONCLUDERE IN BELLEZZA IL TOUR, ASSAGGIANDO LE PRELIBATEZZE DELLA CUCINA MODENESE. Il menu, a un costo di € 10,00, prevede: tigelle miste, farcite con prodotti della tradizione e un calice di vino. Acqua, tigella dolce e caffé.
La Crescentina, meglio conosciuta con il nome di Tigella, è uno dei più caratteristici Tigellino5prodotti alimentari modenesi. Originaria della montagna modenese, dove la sua storia si perde nella notte dei tempi, questo particolare tipo di pane veniva cotto nei camini impilato in dischi di terracotta (chiamati Tigelle) e consumato nei saloni delle povere case. Fedeli alle antiche tradizioni vi proponiamo questa peculiarità della gastronomia modenese accompagnata da una ricca e variegata scelta di farciture , dalle più classiche alla più innovative, il tutto accompagnato da dell’ottimo Lambrusco, eccellenza della vinicultura modenese o da un calice di Pignoletto DOC, dei colli bolognesi.
 


L’evento, che si terrà domenica, 15 settembre 2019 (con punto di ritrovo in Piazza Grande, davanti al Duomo), partirà alle ore 10, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà verso le ore 13. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (che comprende: ingresso alla Galleria Estense, guida turistica, coordinatore e radio guide):  21,00.
Visita guidata + pranzo (a base di tigelle farcite con prodotti della tradizione, tigella dolce, acqua, calice di vino e caffé):  31,00.
I bambini, sotto i 6 anni di età e i portatori di disabilità, non pagano la visita guidata (pagano per intero, soltanto il pranzo). I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo del tour.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/WhatsApp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si effettuerà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna. Domenica, 15 settembre 2019, ore 10: “TowerLand”. Il tour delle torri, con salita alla straordinaria torre Prendiparte…

tower_landBologna è una città europea dai mille volti. Con le torri e con i portici, elementi architettonici unici, tutti concentrati nel centro storico, è diventata un punto di riferimento architettonico notevole…

È antico il fascino di Bologna. Chi percorre i vicoli del centro storico, i monumenti e i portici che hanno reso celebre nel mondo la città, ne resta completamente ammaliato. Tutti conoscono la Bologna “dotta”, “grassa” e “turrita”. Noi riscopriremo il significato di questi tre appellativi.

Le torri sono un elemento architettonico che le famiglie nobili bolognesi costruivano presso le loro case. Venivano per lo più utilizzate come luoghi di vedetta e di difesa, in tempo di guerra. Dietro alle torri, si nascondono storie straordinarie: amori impossibili, tremendi delitti, leggende incredibili. Ne parleremo e avremo un’occasione senza precedenti: salire sulla torre Prendiparte, la seconda in altezza dopo gli Asinelli, ancora arredata come un tempo e visitabile…

STARTING TOUR: TORRE PRENDIPARTE…18519987_10155129643688382_5746828227371441102_n
(SULLA TORRE PRENDIPARTE SALIREMO ED È UN’OCCASIONE UNICA)
18519998_10155129644793382_5715004538692188474_nNota come la “Coronata”, costruita nella seconda metà del XII secolo, di fianco al Palazzo dell’Arcivescovado. In cima alla torre vi è, infatti, una caratteristica resega, a 4 cuspidi per lato, che assomigliando a una corona ha dato il soprannome al monumento. È la seconda di Bologna per altezza (58,60 metri). Le nove fila di parallelepipedi della base in selenite furo
no più volte restaurati. Lo spessore dei muri alla base è di 2,80 metri che si riduce progressivamente sino a 1,35 metri alla sommità. Come per tutte le torri medievali bolognesi, si tratta di una muratura a sacco: due cortine di prendiparte02laterizio racchiudono un conglomerato di ciottoli di fiume cementati da calce bianca. Tenuto conto delle dimensione del lato alla base (nove metri circa) e dello spessore dei muri, sempre alla base, è presumibile che la torre fosse progettata per essere ancora più alta. Non è neppure escluso (fatto questo accaduto a molte altre torri bolognesi) che sia stata successiv18556050_10155129647113382_7996896471988408450_namente mozzata. La torre venne adibita nel XVIII secolo a prigione per il foro ecclesiastico (all’interno sono ancor oggi visibili la sala dei carcerati e i loro graffiti) e poi divenne abitazione privata, quindi struttura ricettiva. A 18 metri dal suolo vi è lo stemma in arenaria, oggi molto degradato, del primo Arcivescovo di Bologna, Gabriele Paleotti.


asinelliPRIMA TAPPA: TORRE DEGLI ASINELLI…
(97 metri e 498 gradini per raggiungere la cima) Alla fine del ‘300 passò in proprietà al Comune. Il portale, posto sul lato della Torre che dà su Strada Maggiore, fu costruito in epoca rinascimentale quando la torre fu corredata del basso torresotto merlato. Il torresotto ha ospitato, prima, un corpo di guardia, poi, botteghe artigiane e commerciali. Subito dietro il portale, si trova la porticina, con architrave in selenite, che dà accesso alla torre. Questa piccola porta non è coeva alla torre poiché, come detto, tali costruzioni, che avevano scopo prima di tutto difensivo/offensivo, non presentavano porte di accesso, bensì una portafinestra posta a diversi metri dal suolo. Le torri erano, infatti, provviste di vari ballatoi esterni in legno sorretti da barre in selenite, dette meniani, di cui oggi è possibile osservare solo i monconi. Nel corso dei secoli la Torre degli Asinelli ha rappresentato un luogo simbolo per diversi aspetti della vita civile e militare bolognese: gli scienziati Giovanni Battista Riccioli (nel 1640) e Giovanni Battista Guglielmini (nel secolo successivo) utilizzarono la torre per esperimenti sul moto dei gravi e sulla rotazione della terra. Durante la seconda guerra mondiale,tra il 1943 e il 1945, la torre fu utilizzata con funzioni di avvistamento: quattro volontari si appostavano in cima alla torre durante i bombardamenti al fine di indirizzare i soccorsi verso i luoghi colpiti dalle bombe alleate. Infine, una curiosità: la Torre Asinelli nella sua lunga storia fu spesso colpita da fulmini, finché nel 1824 fu collocato l’impianto parafulmine. C’è una leggenda, collegata alla Torre degli Asinelli, di cui parleremo.


STorreGarisenda,Bologna ECONDA TAPPA: TORRE GARISENDA…
Citata nella Divina Commedia di Dante Alighieri, è famosa per la sua pendenza di 3,25 metri verso est/sudest, che indusse ad abbassarla di circa 20 metri a metà del ‘300. A partire dal Quattrocento la torre fu acquistata dall’Arte dei Drappieri, che ne diventò, poi, l’unica proprietaria fino alla fine dell’Ottocento, quando divenne proprietà comunale. Le superfici murarie esterne della torre sono state restaurate fra il 1998 ed il 2000, mentre una prima fase del consolidamento delle murature è stata attuata nel 1999 – 2000. La torre è visitabile dall’esterno.


torreuguzzoniTERZA TAPPA: TORRE DEGLI UGUZZONI…
Situata all’interno della zona della città storicamente riconosciuta come “Ghetto Ebraico”, costruita nel XIII secolo. A differenza delle altre torri costruite tra l’XI e XII secolo, presenta un’elegante porta a sesto acuto all’incirca a livello del suolo che già esisteva all’epoca della sua costruzione. Questa torre, con i due cavalcavia che la fiancheggiano, rappresenta uno degli angoli più caratteristici della Bologna Medievale. Uno dei cavalcavia ha una bella finestra in terracotta di foggia quattrocentesca. Al contrario delle torri vicine (Asinelli,Garisenda, Altabella, Prendiparte) qui alcuni blocchi diselenite del basamento sembrano, almeno in parte, d’epoca, vale a dire non sostituiti durante i restauri eseguiti tra ‘800 e ‘900. Parleremo della torre, collegata alla storia della Lady nera, di Bologna.


GUIDOZAGNIQUARTA TAPPA: TORRE DEI GUIDOZAGNI…
Dopo il crollo avvenuto nel 1487, divenne una casa-torre, cioè un’abitazione fortificata. Questa edificio rappresenta una testimonianza del passato feudale della città e la rivalità tra le famiglie nobili dell’epoca.

ARRENGOQUINTA TAPPA: TORRE DELL’ARENGO…
Guardando frontalmente palazzo Re Enzo dal centro della Piazza, si vede la Torre dell’Arengo. Lo scarso spessore dei suoi muri alla base, soprattutto nei lati di est-nord e ovest e le  fondamenta poco profonde, non l’hanno mai resa decisamente solida. In origine e siamo all’inizio del 1200, era soltanto un modesto rialzamento sull’incrocio delle due vie coperte dal voltone. Solo successivamente ha potuto assumere forma di torre, e non prima di aver subito notevoli opere di consolidamento della base, di rafforzamento e di restauro. Poco solida ma molto equilibrista dunque, perché i quattro pilastri la sorreggono ma non le evitano di vibrare. Dal 1453, a vibrare ci ha pensato la campana, innalzata da Aristotele Fioravanti nella cella della torre che ancora oggi è possibile vedere. Meglio nota come il “campanone”, visti i suoi 47 quintali di bronzo, chiamava i bolognesi a raccolta, ed ogni 21 aprile continua a ricordare quel giorno del 1945 quando la città venne liberata dal fascismo.

torre accursioSESTA TAPPA: TORRE ACCURSIO…
Situata in Piazza Maggiore, Torre Accursio è anche nota come Torre dell’Orologio. Accursio, che ne era il proprietario, era arrivato da Firenze per studiare legge e divenuto poi illustre giurista, volle costruirsi la sua casa: una costruzione molto grande che includeva una scuola, con il portico verso la piazza, e una torre in angolo. La torre venne inglobata dalla residenza di Accursio che,  poco dopo la morte del proprietario, venne acquistata dal nuovo Comune, in fase di espansione. Con la vendita della casa, degli Accursi sulla scena rimarrà solo il nome dato al futuro municipio di Bologna. Ciò che ancora oggi salta agli occhi è l’enorme orologio meccanico, posto sulla facciata della Torre nel 1444. Alla meridiana posta sulla torre dell’Arengo restava il compito di segnare le ore diurne e soprattutto il mezzogiorno, rispetto a cui venivano tarati tutti gli altri orologi, mentre dal 1451 il nuovo meccanismo  iniziò a scandire anche la notte. Per fare posto al nuovo orologio la vecchia torre  venne un po’ alzata e completata con una torre di modeste dimensioni e consistenza. Dopo il pesante intervento di restauro di tutto il palazzo, eseguito fra il 1885 e il 1887 da Raffaele Faccioli, dalla torre venne rimosso il parapetto rinascimentale a pilastrini, sostituito con la fascia di mattoni considerata più adatta al nuovo aspetto complessivo del palazzo, di ritrovato stile medievale. Infatti il porticato ora visibile sotto palazzo d’Accursio è relativamente recente.

SETTIMA TAPPA: TORRE GALLUZZI…350px-Torre_Galluzzi
Fa parte della cosidetta triade dei grattacieli medievali di Bologna, insieme alle sue colleghe Prendiparte e Azzoguidi, che si stagliano in un’altra zona del centro. Seppur distanti tra loro, le tre torri appartenevano tutte a famiglie di parte guelfa, ovvero filo papali, e non è un caso che si trovino in zone della città cruciali da questo punto di vista: la Azzoguidi e la Prendiparte accanto alla sede vescovile, e la Galluzzi vicino alla prima sede  comunale, l’allora complesso di Sant’Ambrogio. La Galluzzi ancor oggi si distingue per l’altezza (30 metri, sicuramente ridotti rispetto all’origine) e la robustezza: la torre ha muri talmente spessi che ha sempre scoraggiato attacchi e incendi, ostentando una solidità che era sinonimo di potenza e ricchezza. La Galluzzi è interessante anche per il contesto in cui è inserita:  all’interno di un unico nucleo edilizio, che all’epoca veniva definito “curia”,  in cui si trovavano le case abitative, la cappella gentilizia e le torri di un’unica famiglia. Oggi il piano terra della stessa torre,  ospita una libreria dal cui interno è possibile vedere  il tipo di murature originarie messe in evidenza da un ottimo restauro. Dall’esterno, invece, si può osservare la porta originaria della costruzione, quella che si apre a oltre sei metri dal suolo. Da un lato la sua forma, ad arco ogivale (o a sesto acuto, cioè appuntito), dimostra la relativa modernità della Torre, visto che le consorelle antecedenti hanno tutte porte e finestre a modiglioni – cioè squadrate – o a tutto sesto – cioè circolari, stilisticamente più antiche. Dall’altro lato, lascia intravedere una chiara usura da calpestio: ciò potrebbe dimostrare come la porta fosse un punto di collegamento tra la torre e la casa di legno che le si addossava, aggrappata con le sue travi alla muratura della torre stessa.

torre_catalaniOTTAVA TAPPA: TORRE CATALANI…
La foto identificativa che abbiamo riportato nella carta d’identità ha diversi anni, mancando ora gli spincioni di legno (per altro rifatti) infissi nelle mura come supporti di antichi ballatoi.
I Catalani (ma sarebbe meglio dire i Castellani) erano una potente famiglia bolognese, di parte Guelfa, che senza dubbio primeggiarono in città, possedendo oltre a questa, altre due torri nei pressi del Palazzo Comunale. Una di queste era alta quasi come l’Asinelli e venne mozzata nel 1484 forse perché pericolante. Per alcuni la torre “mozzata” è questa, per altri è la Garisenda che subì la stessa sorte.
I Catalani furono fra i fondatori della compagnia dei Frati Gaudenti (1251), istituiti per riappacificare le città e le loro fazioni. Furono loro affidate molte città e non sappiamo se questa funzione fosse svolta bene, certamente non per Dante che li condanna all’inferno.
Si sa che questa torre, dopo aver protetto la famosa famiglia, ebbe a “proteggere” per secoli il maggiore bordello di Bologna che si collocava negli edifici che l’affiancavano, anche se dopo i catalani diventò proprietà dei Frati Celestini. Dal 1796, con la soppressione degli ordini monastici, la torre divenne proprietà dello Stato. La torre è un grosso blocco squadrato e disadorno, poco visibile in quanto inserito in un angusto viottolo.


L’evento, che si terrà domenica, 15 settembre 2019 (con punto di ritrovo presso piazza Galvani, davanti alla Banca di Bologna), partirà alle ore 10, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà verso le ore 13. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour. 

Costo della sola visita guidata (che comprende: ingresso alla torre Prendiparte, guida turistica, radio guide):  25,00.
Visita guidata + pranzo (con cucina tradizionale o vegetariana, presso la “Trattoria Belfiore”):  45,00.
I bambini, sotto i 6 anni di età e i portatori di disabilità, non pagano la visita guidata (pagano per intero, soltanto il pranzo). I ragazzi, dai 7 ai 18 anni, gli over 65, usufruiscono di uno sconto di € 3,00 sul costo del tour.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/WhatsApp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni logistiche e amministrative, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si effettuerà ugualmente.

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…

Bologna, 27 luglio 2019, ore 10, 11 e 16 (durata: un’ora, 15° costanti all’interno del sito sotterraneo): “Giù la testa”. Cunicoli e condotti, sotterranei, realizzati per alimentare la fontana del Nettuno…

Nel sottosuolo di Bologna, c’è tutto un mondo da scoprire, che racconta una parte della città a molti sconosciuta…

giulatesta_bologna“Giù la testa” è un viaggio. Un viaggio nella Bologna rinascimentale. Una cisterna, ricca di cunicoli e condotti, sotterranei, che furono realizzati per alimentare la fontana del Nettuno e l’Orto dei Semplici (attuale piazza coperta di Sala Borsa).

Un tour davvero singolare, dove sono situate vasche originariamente destinate a raccogliere l’acqua proveniente da quattro condotti che si inoltrano nella collina di Valverde e spettacolari cunicoli in mattoni, che si utilizzavano per raccogliere le acque cittadine.

BAGNI3Bagni di Mario o Conserva di Valverde…
Nome erroneamente dato alla Conserva di Valverde, che si suppose luogo per uso termale quando venne scoperta, nel XX secolo, anche se in realtà non ha mai avuto attinenza con quell’uso. Cisterna di epoca rinascimentale (1563) eseguita da Tommaso Laureti, architetto palermitano, fu realizzata per alimentare la Fontana del Nettuno e altre particolarità idrauliche come l’Orto dei Semplici (oggi piazza coperta della ex Sala Borsa).

i-bagni-di-marioLivello superiore: scendendo nel sottosuolo incontriamo, oltre ad un vestibolo, una spettacolare sala ottagonale (sovrastata da un’ampia cupola avente stessa forma) dove, nel piano di calpestio, sono scavate otto piccole vasche originariamente destinate a raccogliere l’acqua proveniente da quattro condotti che si inoltrano nella collina di Valverde. Da questi l’acqua usciva depurata mediante un procedimento di decantazione. All’interno del primo cunicolo si segnala la particolarità di un camino di aerazione completamente ricoperto da incrostazioni calcaree secolari. Sempre al livello superiore è presente una seconda piccola camera ottagonale, detta Cisternetta, dotata di un’ulteriore vasca di decantazione, collegata, tramite una breve scala, alla sala principale. L’acqua che usciva da questa seconda camera scendeva al livello inferiore tramite apposita tubazione.

bologna-acque-sotterranee-cisterna-di-valverde-bagni-di-mario-5Livello inferiore: tutte le acque provenienti dal livello superiore procedevano all’interno di un cunicolo in mattoni fin nei pressi della chiesa di Santa Maria dell’Annunziata, dove si univano a quelle del condottobologna-acque-sotterranee-cisterna-di-valverde-bagni-di-mario-800 del Remondato (Fonte Remonda) che a sua volta raccoglieva le acque che scaturivano da san Michele in Bosco.


L’evento, che si terrà sabato, 27 luglio 2019 (con punto di ritrovo presso Bagni di Mario – Conserva di Valverde, via Bagni di Mario n. 10, Bologna), partirà alle 10, alle ore 11 e alle ore 16 (durata del tour: un’ora), con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà dopo un’ora

Costo della sola visita guidata (con ingresso esclusivo + guida turistica):  25,00.
I bambini, sotto i 6 anni di età, non possono partecipare. I ragazzi, dai 7 ai 18 anni e gli over 60, usufruiscono di uno sconto di € 2,00 sul costo della visita guidata. Le persone con disabilità, non pagano.

Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un SMS/Whatsapp, al numero +39 3897995877, oppure, mandando un messaggio alla pagina di Facebook “I love Emilia Romagna” (indicate il nome e cognome di ogni partecipante, numero di telefono e almeno un indirizzo email).

La quota di partecipazione, per questioni di esclusività del tour, con ingressi a tappe, prenotati e remunerati in anticipo, sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito (PayPal), oppure, bonifico bancario.

In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente, perché completamente al chiuso (verrà modificato esclusivamente il punto di ritrovo).

Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.


Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…